{Rin Matsuoka x Aiichirou Nitori}
Rin riemerse per prendere fiato. A giudicare dall’affanno che aveva, si capiva che aveva resistito in apnea il più a lungo possibile. Notò il turbamento di Aiichirou e lo abbracciò. “Cosa c’è?”
“Potrebbero scoprirci, Rin-senpai.”
Per tutta risposta, questi gli sorrise suadente e gli leccò il labbro superiore, mordicchiando poi l’arco di cupido. “Non verrà nessuno a quest’ora. Fidati di me.” Il capitano Mikoshiba era stato indulgente e aveva assecondato la singolare richiesta di Rin a restare oltre il consueto orario per allenarsi con l’amico, da soli: nessuno aveva mai voglia di restare in piscina più del necessario.

Rin non si arrabbia. Non si sente triste. Si rannicchia soltanto su un fianco ed ascolta il proprio respiro.
Nessuno somiglia al successivo, ma si succedono anche quando smette di pensarci.
Respira anche senza ordinare al proprio corpo di farlo. Si chiede se smettere di nuotare gli farà perdere anche quella facoltà. Se smetterà davvero di respirare o riprenderà, nel panico che precede il soffocamento.
Ormai anche muoversi tra un evento e l'altro della propria esistenza non dipende più da lui.

Rin si nutre di illusioni;
Seijurou fa scelte sbagliate;
Aiichirou cerca di mettere insieme i pezzi.

Si rese conto che il blocco era durato un attimo, un solo, insignificante, inutile battito di ciglia, lo spazio miserevole tra un battito di cuore e l'altro. L'attesa dopo una domanda importante, l'attesa troppo lunga, terribile, colma di paure e di ansie, di interrogativi e accuse.
Avrei fatto meglio a stare zitto, pensò.
Ho scelto un momento sbagliato, non era questo, si disse.

Calpesta, nella fretta, il bocciolo chiuso di un fiore addormentato: sotto la suola dello stivale di pelle scura non fa neanche rumore e si piega, stelo e foglia, fino a essere schiacciato a terra. Marco ha a malapena il tempo per accorgersene, quando lo sguardo gli è scivolato in basso solo un istante tra gli steli d'erba su cui stanno correndo, timoroso di inciampare nei piedi dell'altro - altrimenti avrebbe continuato a guardare le sue spalle, la sua nuca e i suoi capelli resi più scuri dal buio della notte, e anche quelle orecchie che sa rosse di imbarazzo. Bellissimo, tutto.
[A Mattie, con affetto (L)]

A lui nessuno aveva mai insegnato come gestire i rapporti di coppia, la spontaneità non faceva parte del suo essere, doveva rielaborare le informazione, ponderare per bene ogni azione e gesto, capire se qualcosa doveva andare fatto o meno. Di manuali sulle relazioni di coppia ne esistevano a milioni ma gli stessi autori avrebbero stracciato ogni pagina dei loro libri se solo avessero conosciuto Nagisa.

Quando il biondino gli aveva chiesto cosa volesse per Natale, Rei non aveva saputo cosa rispondere. Avrebbe voluto rifletterci sopra, almeno per non ritrovarsi tra le mani chissà quale diavoleria del compagno, ma alla fine gli aveva detto:- Non so, decidi tu cosa regalarmi.-
Aveva lasciato al puro caso la scelta di Hazuki. Probabilmente se ne sarebbe pentito appena scartato il tutto, ma forzare l'altro a fare una scelta che avrebbe dovuto essere arbitraria avrebbe rovinato solo la sorpresa natalizia.

Di come certi piani di intrusione possano fallire miseramente.
Oppure no.

Il nuovo panorama lo riempì di una strana sensazione.
Anzi, mille tutte insieme: angoscia, smarrimento, e solo dopo cinque minuti buoni passati a fissare quelle labbra socchiuse nel sonno e a sentire il lieve respiro di Nagisa penetrargli piano nelle orecchie, un enorme senso di beatitudine seguita da gioia.
Era quello ciò che sentì maggiormente.

Da quando sembra essersi riappacificato coni suoi vecchi compagni, Rin è più rilassato. È evidente nel modo in cui cerca di parlargli senza far roteare gli occhi e sopportando i suoi complimenti continui. È evidente nel modo in cui Nitori riesce a svelare nuove piccole sfaccettature della sua personalità.
Rin nota una certa reazione di Aiichirou e decide di chiedere spiegazioni.

[Daddies!ReiGisa]
Eppure in quel momento, se gli avessero chiesto cosa incarnasse perfettamente la sua idea di bellezza, Rei si sarebbe aggiustato gli occhiali pensando ai miliardi di quadri venduti e alle tante sculture presentate da giovani artisti in erba, ma avrebbe risposto senza alcuna esitazione “I tre sorrisi che trovo tornando a casa”.

«Rei-chan, vieni a dormire da me sabato sera?»
Molti, forse, sarebbero andati nel panico ad una frase del genere, ma non Rei. Lui aveva tre giorni di tempo e un piano.