Oggi non c’è nessun Kurt Cobain a tenermi compagnia, solo una ripetizione casuale che adesso parla della fretta con cui la notte cambia, della paura di non saper rinunciare ai sogni una volta svegli; che non c’è bisogno di spaventarsi anche se il tempo cambia così velocemente perché me and you non cambierà mai, neppure di mattina. 

Racconta di lei che sceglie di indossare quel vestito rosso stasera, lo stesso che sua madre non approva perché è troppo succinto. Ed io un po’ la vedo, mentre si specchia decisa a vivere questa notte. Esce, camminando con le ballerine ai piedi, con la testa rivolta ad un cielo che vomita stelle. 

Guida troppo veloce, sta solo mettendo più distanza tra lei e la sua coscienza. 

La luna le sta accarezzando i capelli, promette che andrà tutto bene. Ma tanto lei sa già cosa sta cercando, e nessun rimpianto questa sera varrà la pena di essere ricordato.

Poi lo vede, tranquillo, nascosto dietro il fumo di una sigaretta prossima al termine; si chiede perché il cuore batta così forte.Mette ansia, ha paura che lui lo possa sentire. Però la fa sentire viva, non vuole che smetta, è bello così. Forse potessero ascoltarsi a vicenda scoprirebbero di avere il battito sincronizzato.

La luna le sta baciando la pelle, promette che andrà tutto bene, che questa notte è all’altezza delle sue aspettative.

Perché in fondo questa cupola scura di stelle è l’unica complice del passo che lei sta compiendo quella sera. Scavalca un sogno, sta diventando grande. Sboccia come una rosa, la sua giovinezza, ed è davvero solo un misero punto ciò che la separa dal capitolo precedente. Basta una notte che copra le colpe, un dì che le giustifichi. E non è forse per questo che a sua madre non piace quel vestito?, perché le ricorda quell’innocenza colpevole che ha ormai perduto. E non è forse quel “tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”?