[...] Quando Clint Barton diceva di organizzare matrimoni, la gente rideva e gli batteva la mano sulla spalla, come per complimentarsi di una battuta particolarmente spiritosa. Poi alcuni loro amici si sposavano e tessevano sperticate lodi del loro oh così simpatico e arguto Wedding Planner dell'Iowa.

"Dio! Devo essere stato investito da un camion e finito all'inferno."
Quando Phil cominciò a prendere coscienza di se e del proprio corpo, il dolore alla testa -E ad alcune parti dove non avrebbe dovuto, in alcun modo, sentire dolore- lo portarono a pensare ad un suo incidente con qualche mezzo di trasporto. Mosse la testa sul cuscino, attivando la salivazione che gli portò un retrogusto amaro sulla lingua -Birra mischiata a qualche altro alcolico, probabilmente- e aprì gli occhi su un letto sfatto, dalle lenzuola bianco sporco. Sfregandosi con forza il viso per scacciare il mal di testa, il sonno e l'intontimento, cercò di farsi tornare alla mente gli ultimi avvenimenti. C'era stata la festa a casa di Thor e lui aveva avuto la brillante idea di andarci con Audrey. Poi... Poi? Bhé dovevano averci dato dentro pesantemente con i bicchieri, a giudicare dal mal di testa assordante e la bocca impastata. E il suo essere nudo... In un letto a lui sconosciuto... Sollevò le lenzuola e... Si, era decisamente nudo. Lui e Audrey dovevano averci dato dentro di brutto... Anche se non capiva perché si sentiva indolenzito dove non avrebbe dovuto esserlo...

“Occhio Di Falco.” Disse solo. “E' qui.”
Phil, seduto dietro la scrivania del proprio ufficio, coperta di documenti e cartine e mappe, era chino proprio su una di esse. Al suono dell’allarme aveva risollevato la testa e all’entrata di May aveva abbandonato del tutto la sedia, “Cosa?” [...]
"Ha detto qualcosa?"
“Tana per Coulson, appena prima di perdere i sensi.”
Phil non poté far a meno di sorridere. "Tipico di Clint."

Phil aveva le braccia conserte, il volto scuro, gli occhi assottigliati a mandare scariche e pugnalate. "Cosa diavolo hai combinato?" Sollevò un sopracciglio a scorgere una seconda ombra, la mano volata subito sulla fondina, "Barton?"
Subito, nell'avvertire una scossa dei muscoli di Vedova Nera sotto i polpastrelli, Clint alzò le braccia e mostrò i palmi al superiore, come a dirgli di non fare mosse avventate o gesti inconsulti.
“Signore, io...” Prese un respiro profondo, “Signore, non ho potuto ucciderla. Non ce l'ho fatta. Non lo meritava. Lei per primo mi ha insegnato il valore della vita, il rispetto di e per essa. Non meritava di morire.”
Coulson rimase fermo a fissarlo, la mano sempre poggiata sulla pistola, "Non solo hai disubbidito ad un ordine, ma hai portato una pericolosa assassina nel nostro nascondiglio."

“Ehi! Ehi! Fatemi uscire! Fatemi uscire! Voglio parlare col mio avvocato!”
Che poi, mica ce l'aveva un avvocato. Era così, tanto per dire. Per fare un po' di schiamazzo e far sì che i secondini smettessero di sfilargli davanti come tante papere dondolanti e gli prestassero attenzione.
Non avrebbero dovuto dargli un avvocato d'ufficio, intanto? Nei telefilm succedeva così e Law&Order era la Sacra Bibbia dell'iter giudiziario su piccolo schermo. (...)
Pochi minuti dopo dei passi lenti e calibrati risuonarono nel corridoio e un uomo – di circa una trentina d’anni – infagottato in un completo giacca e cravatta nero, perfettamente stirato – non una grinza osava mostrarsi, non una piega sgualciva il colletto o le maniche – perfettamente su misura. Sembrava che fosse una seconda pelle per l’uomo; gli occhi azzurri, vividi e luminosi, che si fissarono sul viso del ragazzo, erano leggermente incuriositi - e forse un po’ annoiati, ma giusto un po’. In mano stringeva una cartelletta color pulce che aprì arrivato davanti alle sbarre, “Clinton Barton?” Chiese, mordendosi appena il labbro inferiore, gli occhi che scorrevano velocemente le pagine racchiuse nel cartone.
“Clinton Francis Barton."

Pochi giorni dopo la nomina a Prefectus, alla villa della gens Coul alcune guardie portarono un giovane ragazzo: “Un regalo da parte del sommo Commodo, Prefectus.” Phil si avvicinò al giovane che, nonostante le catene ai polsi e alle caviglie, conservava uno sguardo fiero e irriverente. (...)
La giornata era davvero calda e il giardino sembrava risplendere di verde smeraldo sotto i raggi del sole, così come sembravano risplendere i capelli color grano maturo del giovane che si trovava davanti a lui: aveva gli occhi color del cielo in inverno, la veste corta lasciava intravedere le gambe ben tornite e le braccia muscolose – corpo degno di un vero gladiatore e Phil si chiese come mai Commodo non avesse tenuto il ragazzo per se, visto che non sdegnava la compagnia di giovani e irriverenti ragazzi.

"Niente da fare Barton!" Il direttore incrociò le braccia al petto, con sguardo omicida, "L'Hydra non andrà in vacanza, quindi non ci andremo neanche noi! E riporta quell'albero dove l'hai trovato!"
“L'ho scritto nella letterina a Babbo Natale, Coulson, e Babbo Natale esaudisce sempre i desideri dei bambini buoni.” Fu l'incontrovertibile replica dell'altro, “E non lo riporterò indietro. Ravviva l'ambiente. Le piante fanno bene e mettono di buon umore.”
"Non un abete di quasi tre metri!"

Chiusa la porta, lanciando sguardi disgustati a tutta la stanza, Phil si soffermò sul ragazzo dopo qualche minuto, spalancando subito occhi e bocca quando incontrò il viso ancora acerbo del giovane: “Dio mio, ma quanti anni hai? Quindici?”
Il ragazzo spalancò le palpebre, schifato. “Quindici?!” Sbottò, la bocca storta.
“Ma vaffanculo!” Si allungò quindi all'indietro, a rovistare con le mani sotto il cuscino: ne estrasse un pacchetto di Marlboro Light ed un accendino viola pallido. “Se ti preoccupa l'accusa di abuso su minore, mettiti pure il cuore in pace, stronzo.”

Trovato, con non poca fatica, l’edificio in questione, vide un ragazzo mentre sistemava dei palloni e gli si avvicinò: “Scusa ragazzo, sto cercando il professor Barton, sai dove posso trovarlo?”
“Nessun Professor Barton“ disse, con l'accento non troppo nascosto dell'Iowa, e si girò completamente verso Coulson (...) “Clint andrà benissimo.”