II – 26
Marzo 2012
I pigri raggi solari ormai primaverili filtravano
dalla tenda poco tirata della grande finestra della camera da letto,
Leonard si
girò sul fianco destro maledicendosi mentalmente di non aver
abbassato la
serranda prima di coricarsi, ma ogni tentativo di riposarsi quel
pomeriggio
sembrava destinato a non andare a buon fine. Difatti proprio quando le
stanche
e anziane palpebre stavano di nuovo per chiudersi al sonno, la
vibrazione di
quell’infernale cellulare le riaprirono prepotentemente.
Il suo braccio cercò il piccolo oggetto nero sotto
le lenzuola e sotto il cuscino con estrema lentezza, sperando quasi di
non
trovarlo forse, e infine raggiunse la sua meta.
Un altro messaggio.
Una cosa che Leonard rimpiangeva del suo vecchio
cellulare erano i tasti, non si sarebbe mai abituato a
quell’aggeggio
avveniristico e dannazione, era troppo vecchio per farlo!
Troppo stanco per concentrarsi e scrivere una mail
di risposta, optò per un’antica e sana telefonata.
E non ci misero nemmeno uno squillo intero per
rispondere all’altro capo del filo.
“Chi hai chiamato cariatide?”
Esordì Leonard sdraiandosi sulla schiena, con la
voce ancora un po’ assonnata, e sentì Bill
ridacchiare
“Non mi dire
che sei riuscito a leggere la mail! E’ un traguardo che
merita adeguati
festeggiamenti!”
“Sei sempre divertente”
Rispose Len con evidente sarcasmo
“Lo so, che
faresti senza di me!”
Stavolta la sua risposta fu quasi istintiva
“E’ un problema che non mi sono mai posto”
E non serviva vedersi in viso per immaginare, e in
qualche modo captare le reazioni e le espressioni dell’altro,
bastava chiudere
gli occhi e si palesavano inconsciamente, grazie a quella speciale
connessione
instaurata nel corso di ormai cinque decadi.
E quindi Len vide
benissimo il volto pieno e ancora incredibilmente giovane, o
per lo meno
molto più giovane del proprio, di Bill sorridere dolcemente.
“Che stai
facendo?”
Leonard sbuffò
“Dormivo”
“Oh giusto,
è notte lì da te”
“Veramente sono le due del pomeriggio”
Sentì Bill farfugliare qualche istante,
sicuramente alle prese con nuovi calcoli mentali istantanei
“Cosa? Ho
sbagliato col fuso orario! Ma è il 26?”
Sicuramente avrebbe voluto mandargli quella mail
per la mezzanotte
“Sì… Sei una persona anziana non
pretendere troppo
da te stesso!”
Mormorò sarcasticamente attaccando il punto debole
dell’amico; la vecchiaia. Ma l’animo di Bill, forte
della sua ancora potente
giovinezza interiore, non si lasciava battere da nessuno su quel piano.
“Parla
quello che dorme tutto il giorno e non riesce a usare le applicazioni
sul
cellulare!”
E Leonard ridacchiò accusando il colpo, mettendosi
poi seduto sul materasso e stirando un po’ le lunghe gambe
“Vista l’occasione potresti anche dirmi qualcosa
di carino che te ne pare?”
“Buon
compleanno!”
“Tutto qui?”
Seguì qualche secondo di silenzio
“Sì, per
telefono è meglio così…”
Leonard annuì, consapevole
“Già…”
“Ma l’ho
scritto su twitter!”
Risero entrambi, Bill non aveva mai avuto problemi
a sbandierare a destra e manca la sua vita privata, e con la vecchiaia
questa
tendenza si era anche accentuata.
E negli ultimi anni internet e i nuovi sistemi di
comunicazione multimediale gli avevano aperto un vasto mondo nel quale
William
si trovava completamente a suo agio, quasi ci fosse nato e cresciuto. E
se i
fan trovavano piacevole leggere le loro affettuose litigate su twitter,
Bill
trovava oltre modo piacevole metterle bene in mostra. Era uno dei tanti
modi
per stare al centro dell’attenzione del resto.
Il campanello dell’elegante appartamento suonò un
paio di volte e Leonard si alzò fiaccamente e quasi
controvoglia dal letto
“Cos’è?”
Domandò Bill sospettoso udendo il fastidioso suono
“Che vuoi che sia, il campanello! Che dovrebbe
essere secondo te?!”
Rispose l’amico sarcasticamente infilandosi le
pantofole, Bill sbuffò
“Se è Susan
mandala via!”
Leonard sorrise scuotendo la testa
“Certo, come no…”
Mormorò a malapena, osservò un attimo il telefono
sorridendo e terminò la chiamata senza aggiungere altro,
lasciando poi cadere
il cellulare sul materasso.
E quando aprì la porta, sulla soglia trovò
esattamente chi doveva essere; Bill, con un’espressione
corrucciata e con lo
sguardo fisso ancora sul suo i-phone di ultima generazione
“Quando hai capito che ero qui?”
Gli domandò incuriosito, forse un po’ deluso,
Leonard incrociò le braccia al petto
“Quando hai nominato mia moglie”
“E ti sembra carino attaccarmi il telefono in
faccia?”
Ribatté Bill entrando in casa
“Susan ha le chiavi, sai?”
“Anche io”
Leonard sospirò, chiuse la porta con delicatezza e
aiutò l’amico a togliersi la giacca
“Che ci fai qui?”
Domandò curioso, per quanto ne sapeva Bill doveva
trovarsi a Los Angeles per qualche convention, o a San Francisco, o Dio
solo
sapeva dove altro, dato che quell’uomo, in barba agli
ottantuno anni da pochi
giorni compiuti, non riusciva a stare fermo un attimo.
Bill alzò le spalle girandosi verso di lui, con
assoluta nonchalance
“Beh, ho pensato; non c’è nulla di
più bello di me
come regalo e, soprattutto, nulla che Leonard desideri di
più. Quindi, buon
compleanno!”
Gli disse allargando le braccia e sul suo volto un
po’ arrossato si dipinse un bel sorriso
“Però volevo farti una
sorpresa…”
Aggiunse ancora, con una punta di delusione, ma
oramai era ben consapevole di essere diventato troppo prevedibile per
il
compagno, che non solo conosceva alla perfezione ogni sua mossa ma era
anche in
grado di prevederla e forse ancor prima che venisse in testa a lui
stesso.
E questo era infondo una cosa decisamente piacevole.
Era straordinario vedere come quel naturale sentimento e
quell’affinità unica
che si era instaurata tra di loro seguitasse non solo a esistere dopo
cinquant’anni, ma continuasse addirittura a crescere ancora.
Non era qualcosa destinata ad avere una fine.
Leonard gli si avvicinò e lo strinse a sé
“Grazie. Era proprio il regalo che
volevo…”
Gli sussurrò all’orecchio, dolcemente.
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