Note
d'inizio capitolo: Sì
lo so, sono impredonabile: vi ho fatto aspettare moltissimo, un po'
perché ultimamente avevo davvero poco tempo (ed ho poco
tempo) un po' perché, per quanto corto, questo capitolo mi
ha causato un bel po' di scompensi mentali. Sono ad un punto
particolare della storia che spero riuscirete comunque ad apprezzare
per quanto intriso d'angst.
Ed a proposito,
preferisco mettervi un bell'avvertimento grosso: questo
capitolo è un concentrato di rivelazioni angst, ma vi prego
di "sperare" perché il finale della storia è
positivo. Sto
solo gettando le basi per riuscire a farla finire bene, anche se
può sembrare il contrario.
Detto questo, ringrazio
la mia beta, nacchan, e vi lascio alla lettura!
15.
Miles Away
“Di nuovo
tu.”
La donna che era al
bancone del Lima Bean si spostò verso Blaine, guardandolo
dall’alto in basso. Non era riuscito a sfuggire al suo
sguardo gelido.
La donna stringeva tra
le dita il cappuccino che aveva appena ordinato, la sua espressione era
ancora ostile, ma forse meno rispetto a poco prima.
Blaine prese un respiro
profondo cercando di non far caso a tutta quella tensione: doveva
rimanere rilassato. Non aveva fatto e non stava facendo niente di male,
anche se ogni fibra del suo corpo sembrava volergli dire il contrario.
Era come se ci fosse un
inconscio presentimento in fondo a tutta quella storia, qualcosa che
gli faceva presumere che… qualcosa non andasse poi
così bene. Che quella ricerca fosse profondamente sbagliata.
Una volta Kurt gli
aveva parlato di come gli umani non dovessero 'venire a
contatto con’ gli avvenimenti nelle altre
dimensioni, né stravolgerli in alcun modo. Forse stava
andando tutto male a causa di quel motivo, magari non era destino che
Blaine incontrasse il Kurt della sua era.
“Posso farti
una domanda?” finalmente la donna parlò, la sua
voce era comunque molto fredda. Blaine annuì, quasi
spaventato.
“Perché
cercavi Kurt Hummel?” chiese, afferrando la sedia libera
davanti a lui ed accomodandosi, come se fosse scontato che le avesse
dato il permesso. Blaine la fissò per qualche secondo senza
sapere cosa rispondere: doveva forse dire la verità?
Blaine si morse il
labbro inferiore, per un attimo inquietato da quella domanda. Come
doveva rispondere?
“E-era un mio
amico…” improvvisò. La donna lo
guardò più severamente, sicuramente doveva aver
toppato qualcosa in quella risposta.
“Mh?
Sì? E dove vi siete conosciuti?” Blaine
bevve un sorso del suo cappuccino, nervosamente.
“A…
a scuola,” rispose, netto. Ma mentiva, e Blaine non sapeva
mentire.
La donna rise,
sorprendendolo. Ma era una risata amara e per niente divertita, era una
risata fredda e distaccata, colma di disagio.
“Non credo
sia possibile, sai?” rispose, poi, con improvvisa calma,
“ma se non mi dirai per quale motivo stavi cercando Kurt
Hummel, io non ti dirò niente.”
Blaine si morse il
labbro inferiore ed i loro sguardi s’incrociarono
un’altra volta. Picchiettò le dita contro il
bicchiere ricolmo ancora del cappuccino, rimasto praticamente intatto.
“È
troppo complesso da spiegare,” ammise Blaine, infine,
“non posso raccontarle i dettagli, ma posso dirle che per me
era una persona importante…”
La donna
annuì, tirando un sospiro.
“Io sono Rose
Williams,” allungò una mano verso quella di Blaine
per stringerla, il ragazzo la afferrò, “e
sono… o meglio ero, la zia di Kurt Hummel.”
*
Kurt fu sorpreso di
vedere che Artie era davvero riuscito a riaggiustare
quell’oggetto che sembrava ormai da cestinare. Forse poteva
avere qualche risposta, o anche solo un semplice indizio. O magari
sarebbe stato solo un ritrovamento inutile.
Non sapeva cosa
pensare. Si morse il labbro inferiore, mentre teneva in mano il
dispositivo.
“Cosa aspetti
a verificarne le funzioni?” gli chiese con
curiosità.
“Ho paura che
non possa darmi quello… quello che cerco,”
rispose, con un tremito nella voce.
Artie annuì,
anche se non riusciva a comprendere in pieno il perché di
quella risposta.
“Se lo vorrai
sono sicuro che te lo darà,” rispose poi, con una
semplicità disarmante.
Kurt crucciò
la fronte per un attimo e poi avviò il dispositivo: una
serie di immagini veloci cominciarono ad apparire sullo schermo, tanto
veloci che né lui né Artie riuscirono a capire di
cosa trattassero.
Passò
qualche rapido secondo e finalmente la sequela si fermò,
mostrando un’unica immagine fissa. Una foto con una donna, un
uomo ed un bambino tra le braccia. Lo schermo lampeggiava leggermente,
oscurando e rendendo più luminosa l’immagine a
tratti, ma Kurt ed Artie riuscirono perfettamente a vederla.
“Ma
quella…” cominciò Artie.
“Quella
è la madre di Blaine, e quel bambino…”
sussurrò Kurt, identificandola solo a quel modo. Tutto
tornava. Quella era sua madre, quello era Blaine e fin lì
non c’era niente di nuovo.
Provò un
senso di amarezza misto a delusione: una foto era un indizio inutile
per qualcosa che già sapeva dentro di sé, era
solo un’inutile conferma.
“Vuoi dire
che… la signora Anderson era la persona che stavi cercando?
Ma sai bene quanto me che è morta,” disse lo
scienziato, cercando di capire la posizione dell’amico. Kurt
scosse la testa.
“No, non
è questo… io cercavo proprio suo
figlio.”
Sul volto di Artie
apparve un’espressione cupa.
“Kurt,
dovresti sapere meglio di me che… è coinvolto in
questioni che potrebbero non essere le migliori del mondo.”
“Solo
perché sua madre era una politica famosa e molto
influente?” chiese, “ormai è morta,
probabilmente il figlio avrà ereditato i suoi poteri e
niente più.”
“È
stata assassinata, Kurt. Lo sai meglio di me che sono faccende con cui
non scherzare,” rispose, rigido. Kurt si strinse nelle
spalle, “Stai giocando con qualcosa che è
più grande di te. Non puoi nemmeno sapere se… suo
figlio è ancora qua oppure sia scappato altrove.
Sinceramente, nella sua posizione io me la sarei data a gambe. Gli
intrighi politici della nostra era sono molto pericolosi,”
Artie si voltò, tornando ad aggiustare un apparecchio su cui
stava lavorando poco prima che il ragazzo arrivasse.
Kurt fissò
lo schermino, in parte intenerito da quella foto ed in parte
arrabbiato; aveva solo bisogno di qualche informazione più
rilevante di quella. Solo di qualche parola in più.
Strinse i denti,
tentato di buttare via l’apparecchio elettronico,
finché non riprese a frusciare intensamente ed il rumore
metallico venne a sua volta sostituito da una voce, una voce di donna:
“Figlio
mio… queste saranno le mie ultime parole per te. Questo
è il mio testamento ed il mio ultimo giorno. Ho scoperto il
piano dei Supremi, vogliono uccidermi. Tu devi scappare, devi andare da
tuo padre. Oggi ho una conferenza, l’ultima della mia vita.
Lì mi assassineranno, è una trappola e non posso
non andare… se non andrò, faranno cose
più terribili, se non mi sacrificherò
rischierò di mettere in ballo la tua vita e quella di tuo
padre.
Devi
essere forte Blaine, devi esserlo per me, devi prendere tutto e
scappare. Vai a Westerville, Blaine. Vai a Westerville. La tua mamma ti
vuole bene e te ne vorrà sempre, ricordalo. Nonostante le
nostre liti, nonostante…” per un attimo il file audio
riprese a frusciare e la voce della donna sembrava rotta dal pianto,
“nonostante tutto. Blaine, la mamma ti ama. Ricorda solo
questo, d’accordo? E prenditi cura di
papà… Addio, Blaine. Distruggi questo
registratore non appena avrai sentito il messaggio.”
Il file si chiuse con
un fruscio ed il dispositivo si spense di botto facendo un piccolo
‘scoppio.’
Kurt aveva gli occhi
spalancati e se lo lasciò sfuggire dalle mani. Il suo cuore
era stretto nel petto, si sentiva oppresso, intristito dal sentire
quelle parole. E oh, la voce di quella donna, così cupa,
così piena di amarezza.
Come poteva una persona
sacrificarsi con così tanta
‘facilità’, Kurt tremava, spaventato e
confuso.
“Kurt?”
la voce di Artie cercò di risvegliarlo, ma il ragazzo scosse
la testa, con gli occhi pieni di lacrime.
“Io…”
balbettò, insicuro. Non sapeva nemmeno lui perché
si sentiva così, sapeva che si stava immischiando in
qualcosa di più grande di lui e forse era proprio
quell’eventualità a spaventarlo così
tanto: Blaine era ancora vivo? Sarebbe riuscito a trovarlo? O forse
sarebbe andato a Westerville facendo solo un buco nell’acqua?
Non riusciva a rispondersi veramente.
Si strinse nelle
spalle; era arrivato fin lì e sarebbe andato fino in fondo.
Avrebbe risposto a tutte le domande che gli assillavano la mente: il
padre di Blaine era ancora vivo? Che significava il discorso che sua
madre gli aveva fatto? Chi erano i Supremi?
“Kurt?”
la voce di Artie lo risvegliò una seconda volta,
“Kurt chi è quel Blaine? Perché
è a lui che sei interessato, non è
così?”
Il ragazzo
annuì, cercando di non tradirsi oltre con le lacrime.
“È
il ragazzo che ho conosciuto nel presente, Artie. Volevo…
gli ho promesso di ritrovarlo nel nostro tempo,”
spiegò, brevemente, con le guance arrossate, “ma a
questo punto non so nemmeno più se è
vivo… o se è morto. Non so nemmeno come arrivare
a Westerville… e soprattutto non so come trovare casa sua,
non c’era alcun riferimento al dove abitasse,”
sussurrò, guardando il dispositivo che era caduto a terra.
Artie si
spostò solo un secondo per aprire un cassetto e porgergli un
oggettino tondo, con uno schermo scuro.
“È
una cartina virtuale. Un navigatore, è un modello un
po’ vecchio ma è molto preciso, può
portarti ovunque,” gli disse con calma, accendendolo.
Digitò ”Westerville” sullo schermo ed
immediatamente comparve una lucettina rossa – un laser
– che puntava davanti a loro.
“Posso
assicurarti che non esiste guida più sicura di
questa,” disse lo scienziato, “e puoi prendere la
metro che parte da Lima in ogni caso, l’unico problema
è che è un po’
costosa…”
“Non
sarà un problema. Aiuterò mio padre in officina
per qualche giorno. Ed ho qualche risparmio nella mia cassa
virtuale.”
Artie gli sorrise,
“allora sei pronto per partire.”
“Forse,”
rispose, stringendosi il navigatore al petto.
Aveva paura di
così tante cose che la sola idea gli faceva tremare il cuore
nel petto: aveva paura di trovare Blaine diverso, totalmente diverso, e
temeva di non trovarlo.
E cosa gli avrebbe
detto anche se ci fosse riuscito?
Kurt non lo sapeva,
poteva soltanto sperare di riuscirci.
*
“E-era?”
Blaine stava per strozzarsi con la sua stessa saliva. Cosa significava era?
La donna aveva gli
occhi lucidi e l’aria di qualcuno che stava per piangere.
“Ero.
Mia…” Rose si portò una mano al viso,
passandosela con disperazione e riavviandosi i capelli, “mia
sorella… Elizabeth Hummel, era la madre di Kurt.
Entrambi… sono morti in un’incidente
d’auto qualche anno fa…”
sussurrò la donna, abbassando lo sguardo colmo di agitazione
e tristezza. Si portò una mano alla bocca per sopprimere i
singhiozzi, ma aveva una gran voglia di piangere.
Blaine
spalancò gli occhi, scattando e buttando indietro la sedia.
Era come se si fosse visto passare la vita davanti. Kurt era
morto… Kurt non c’era, Kurt non…
No, no no no.
Non voleva crederci,
non poteva essere vero. Era solo un brutto sogno, si sarebbe
risvegliato presto.
“Non
è possibile,” sussurrò, con voce
strozzata.
“Mi
dispiace… mi dispiace. Non so per quale motivo tu stessi
cercando Kurt, ma… la verità è
questa,” rispose la donna, singhiozzando.
“Io…”
Rose si strinse nelle
spalle, guardando il bicchiere del proprio cappuccino e vedendolo
sfuocato. Sfilò un fazzoletto dalla borsetta e si
asciugò le lacrime, cercando di non pensarci.
“Sono passati
anni ormai, ma non riuscirò mai ad abituarmi
all’idea che loro non ci siano
più…” sussurrò, piano,
“sai, Elizabeth era una… una donna tanto cara.
Amava la sua famiglia, amava suo figlio e, soprattutto, amava la vita
più di ogni altra cosa. Forse più di
me,” la sua voce era bassa, sembrava riuscisse a malapena a
parlare, “se Kurt fosse ancora vivo… avrebbe
più o meno la tua età,” aggiunse,
deducendolo dal fisico del ragazzo, “sai Blaine…
ogni giorno, ogni giorno spero di poter vedere mia sorella rivivere.
Ogni giorno aspetto una sua telefonata, ogni giorno aspetto
che… arrivi di fronte a casa mia con Kurt in braccio. Ma lei
non arriva. Non arriva mai.”
Tutte quelle parole
erano per Blaine delle coltellate al cuore, una dopo l’altra.
Aveva risvegliato dei pensieri orribili all’interno di quella
persona. Come aveva potuto? Ma come avrebbe potuto prevederlo? Non si
aspettava di certo un esito del genere, tutt’altro. Non
c’aveva mai pensato.
Tornò a
sedersi, guardando la donna con fare comprensivo mentre sentiva lo
stomaco accartocciarsi su se stesso.
“Mi
dispiace,” sussurrò, piano, perché in
fondo che altro poteva dire?
La donna scosse la
testa.
“Non
è colpa tua, sai? Lo capisco… tu non potevi
saperlo.”
Ed in effetti, lui non
poteva davvero saperlo.
“Eri
un… un vecchio amico di Kurt?
D’infanzia?” chiese la donna.
“Diciamo di
sì,” rispose, sapendo di mentirle e senza volerlo
fare davvero, non amava molto dire bugie, specie dopo aver scoperto
quella cosa.
“Sembri un
bravo ragazzo, Blaine,” la donna si asciugò gli
occhi ed aprì uno specchietto: sembrava una persona davvero
molto curata, probabilmente non voleva andare in giro con il trucco
tutto sbavato, “mi spiace di averti detto una notizia del
genere e di averti trattato così, oggi. Non volevo,
è solo che… è una vicenda che mi
scuote ancora molto. Non sono del tutto indifferente e non ho davvero
superato quella fase.”
Blaine scosse la testa,
comprendendo cosa voleva dire quella donna. Ma si sentiva sconfitto,
amareggiato e pieno di delusione.
Che chance aveva,
adesso? L’unico modo per rivedere Kurt era andare nel futuro,
cosa che non poteva fare considerando lo sbalzo temporale.
Doveva mettere una
pietra sopra al suo progetto. Poteva sconfiggere delle miglia di
distanza ed avrebbe preferito che Kurt fosse stato dall’altro
capo del mondo… ma non nell’aldilà.
Si morse il labbro
inferiore, pensieroso.
Avrebbe potuto buttare
via tutti i suoi appunti, tutte le sue teorie.
Ormai non servivano
più.
Note
di fine capitolo:
Avete istinti omicidi nei miei confronti? vi capisco ma frenateli :D
voi non potete saperlo, ma questa fase è assolutamente
necessaria per il lieto fine della storia (per quanto sia
indiscutibilmente angst e triste.)
In realtà
spero che il capitolo vi sia piaciuto perché ci tengo un
sacco, è stato uno dei più difficili da
sviluppare perché non volevo cadere in qualcosa di banale ed
è uno snodo piuttosto importante della storia.
Spero che lo abbiate
apprezzato, davvero, e che deciderete di farmi sapere cosa ne pensate.
Tra l'altro, colgo
l'occasione per pubblicizzare la mia pagina FB, come al solito: *QUI* nel caso qualcuno di voi
voglia lanciarmi anche qualche insulto di persona ;D
E poi volevo comunicare
che ho aggiornato anche l'altra mia storia: Love
Game per chi
la segue :) e provvederò a mettere il nuovo capitolo entro
la fine di questa settimana...
Al solito, spero di
riprendere gli aggiornamenti settimanali in maniera più o
meno regolare, non mi piace non mantenere le promesse!
Al prossimo capitolo,
Flan
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