L'uccello, il gatto e la collezione di spilloni di NonnaPapera (/viewuser.php?uid=72743)
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Epilogo
In
Canada, sulle rive di un tranquillo laghetto, aveva
la propria casa un giovane ragazzo di nome Martin. Se ne viveva in pace
e
solitario nel mezzo della natura.
La casa era piccolina senza soffitto e senza cucina ma era bella
davvero e nel
giardino, c’erano tantissimi fiori di lillà
profumati.
Poco più avanti, delle enormi vasche prendevano acqua dal
lago per permettere
ai pesci rossi di Martin di vivere una vita altrettanto serena.
L’esistenza di Martin e dei suoi duecento tredici pesci rossi
scorreva senza
grossi scossoni. Tutte le ragazze del paese ogni giorno andavano a
fargli
visita per lodare le meraviglie della sua dimora.
Era una casa molto carina, non si poteva entrarci dentro
perché non c’era il
pavimento ma per il resto era decisamente abitabile.
Martin oltre ad accudire i pesci rossi coltivava anche fiori di
lillà,
coltivava solo quella specie perché si intonava al colore
dei muri della casa.
Con i fiori ormai maturi intrecciava tante sedie. Le sedie di
lillà realizzate
da Martin erano rinomante in tutto il paese e anche in una piccola
parte degli
Stati Uniti.
Come già detto in precedenza, la vita di Martin trascorreva
in pace e letizia
fintanto che, un giorno, la sua splendida casa, il suo più
grande motivo
d’orgoglio, prese misteriosamente fuoco.
Bruciò completamente dalle fondamenta al tetto, anche se non
c’era, e Martin si
ritrovò da un giorno all’altro senza nessun posto
dove andare.
Però il buon ragazzo, intagliatore di sedie di
lillà e allevatore di pesci
rossi era un uomo dalla tempra forte, perciò riprese in mano
i progetti della
casa e senza lamentarsi si rimise a costruirla.
Ci vollero quaranta giorni e quaranta notti, periodo in cui piovve
sempre, ma
finalmente la casa tornò a ergersi di nuovo in piedi.
Quando la notizia si sparse, tutte le ragazze del villaggio si
organizzarono
per andare ad ammirare la nuova dimora.
Tutte affermarono all’unanimità che fosse una casa
splendida. Era molto carina,
senza soffitta e senza cucina e, anche se non si poteva entrare dentro
perché
non c’era il pavimento, era bella, bella davvero.
Martin, ormai tranquillo, riprese la sua solita esistenza senza
più
preoccuparsi della brutta disavventura che lo aveva colpito.
Purtroppo una notte l’odore di bruciato lo destò
dal suo sonno e si accorse con
sgomento che la casa era nuovamente in fiamme.
A nulla valse l’impegno di tutti i pesci rossi, che avevano
iniziato a
spruzzare acqua sulle fiamme, la povera abitazione, nel giro di poche
ore si
ridusse in cenere.
Questa volta le autorità iniziarono le indagini, per trovare
quale fosse la
causa di quella seconda devastazione.
Nonostante il dolore, per la seconda perdita della sua splendida casa,
Martin
si rimboccò nuovamente le maniche e con grande fatica
ricostruì ancora una
volta la sua dimora.
Ripiantò anche tutti i fiori di lillà e la vita
parve riprendere il suo corso.
Le ragazze tornarono nuovamente e con entusiasmo asserirono che quella,
era la
più bella casetta con fiori di lillà di tutto il
Canada.
Il terzo incendio venne accolto con molto mormorio, poca
solidarietà e tante
chiacchere.
C’era chi sosteneva che gli incendi fossero stati provocati
dallo stesso
ragazzo, per frodare l’assicurazione, ma erano per lo
più male lingue.
Un’altra versione, quella che prese più piede,
attribuì i nefasti gesti ad
opera di un certo Pinco Panco, ex amante di Martin.
Geloso, si vociferava che avesse incendiato per ben tre volte la casa
di Martin
perché non sopportava di non potervi più vivere
dentro insieme al suo grande
amore.
Comunque tutto rimase un mistero irrisolto dato che le indagini vennero
abbandonate perché il buon Martin, stanco di quella vita,
decise di prendere
tutti i suoi pesci rossi e tutti i suoi fiori e di trasferirsi in un
posto meno
pericoloso.
Ricostruì la casa in Alaska ma vi apportò qualche
modifica: mise tetto e
pavimento, visto che in inverno si
toccavano i meno quaranta gradi, non invitò più
nessuna ragazza, dato che i
fiori di lillà non potevano crescere in quel luogo.
I suoi duecento tredici pesci vennero
messi nel congelatore della cucina, visto che decise di costruire anche
quella,
e smise di frequentare uomini psicopatici che si sarebbero potuti
trasformare
in futuri piromani.
Visse felice, per lo meno così si narra.
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