I
NIFF YOU
Day 5. A very Niff Christmas
The Christmas
tree
Il piccolo Jeff rimase
a
bocca aperta quando raggiunse il centro della piazza con la mamma.
Lo
aveva portato in centro città perché, in quel
periodo prenatalizio, le piazze
erano stracolme di bancarelle di tutti i tipi: da quelle dei dolci a
quelle dei
giocattoli a quelle dell’artigianato. Jeff le amava e sua
madre lo sapeva.
Ma
la cosa che più lo lasciò di stucco tra tutte
quelle bellezze invernali, era il
maestoso albero di Natale che era situato al centro della piazza: era immenso, grande quanto il palazzo
lì a
fianco, decorato con lunghi striscioni rosso e oro e una marea di
palline di
tutte le forme e colori.
Jeff
continuava a fissarlo incantato, come se da un momento
all’altro potesse
sradicarsi dal suolo e prendere vita. Quell’albero simboleggiava la vita.
Tenendo
lo il nasetto puntato all’insù – quasi
da fargli cadere la testa all’indietro –
fece il giro attorno, senza staccare lo sguardo dai rami. Era una delle
cose
più belle che avesse mai visto, decisamente.
Continuò
a camminare incantato, finché non sbatté contro
qualcosa... qualcuno.
Se
non fosse che subito dopo sentì un tonfo, quasi non si
sarebbe preso la briga
di voltarsi: c’era un bambino lì per terra. Lo
stava scrutando con uno sguardo
strano, cosa che a lui non importava granché, ma gli dava un
tantino fastidio.
Continuava
a fissarlo e starsene lì imbambolato.
Ancora.
E
ancora.
...
Ancora.
Jeff
si voltò, arrivando alla conclusione che magari stava
solamente fissando un
punto dietro di lui, ma quando tornò a guardarlo nulla era
cambiato.
«Vuoi
un autografo?» disse poi, alzando un sopracciglio.
L’altro
assottigliò lo sguardo. «Mi hai fatto cadere...
suppongo tu mi voglia aiutare
ad alzarmi!».
«Veramente
no» rispose Jeff, un po’ preso in contropiede dalla
schiettezza di quel
bambino. Ma come si permetteva di rispondergli male in quel modo?
«Però a
differenza di qualcuno, sono un
bambino educato» e gli porse comunque la mano.
Era
poco più basso di lui, ma doveva avere all’incirca
la sua età.
«Ho
perso i miei occhiali» se ne uscì poi il
piccoletto, guardandosi intorno.
«Sono
quelli là dei Pokémon?» disse Jeff
indicando un punto per terra accanto a lui.
L’altro bimbo li raccolse e li pulì delicatamente
con i guanti.
«No»
rispose. «I miei sono tutti neri».
«Allora
questi dalli a me!» esclamò il biondino,
strappandoglieli dalle mani e
infilandosi, mettendosi poi in posa come se fosse una star.
«Ma
sono di qualcun altro!».
«Evidentemente
non erano così importanti per lui, se stavano lì
a terra» rispose Jeff pacato.
«Lo prendo come un regalo di Natale da parte del
pavimento».
Jeff
era certo di aver visto l’ombra di un sorriso attraversare il
visetto paffutello
del bambino.
Riportò
lo sguardo sull’albero.
«Ti
piace?» domandò poi.
L’altro
annuì, ma lui non poté vederlo.
«Sì, è bellissimo!».
«Già...
non ho mai visto qualcosa di così colorato e felice!».
«Ed
è altissimo!» aggiunse l’altro.
«Non riuscirei a toccargli la punta neanche con
una scala gigante!».
Jeff
sogghignò. «No, è perché sei
nano».
«Ehi!»
l’altro si innervosì, tirandogli una debole
gomitata sul braccio.
Improvvisamente
cominciarono a scendere alcuni fiocchi di neve e... Jeff amava la neve.
Era così
soffice e bianca, così fresca che riusciva a passarci delle
ore a toccarla e a
giocarci. Sperò con tutto il cuore che nevicasse tutta la
notte, così la
mattina dopo sarebbe stato tutto ricoperto. Tutto bianco.
«La
mia mamma dice che la neve riappacifica le anime in litigio»
se ne uscì
l’altro.
Aggrottò
la fronte. «La tua mamma è strana»
disse. «Però mi piace come idea».
Mentre
i fiocchi cadevano lentamente – e Jeff passava minuti interi
ad osservarli –
gli venne in mente una cosa.
«Io
mi chiamo Jeff, comunque».
L’altro
sorrise. «Io Nick».
«Ho
sempre pensato che in realtà Babbo Natale si chiamasse Nick,
sai?» se ne uscì
Jeff, serio.
Nick
scoppiò a ridere tenendosi la pancia e Jeff, non seppe
perché, lo seguì a
ruota. Tutto sommato non era male quel Nick.
«Niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiick!
Amoreeeee dobbiamo andare!».
«Questa
è la tua mamma strana?» commentò Jeff.
«Sì,
devo andare a casa» sospirò Nick, un po’
triste. «Ci si vede in giro, Jeff!».
E,
con un vigoroso cenno della mano e un sorriso stampato in volto, lo
salutò e si
avviò verso una coppia poco distante da loro, prendendo
subito dopo la mano di
quella che doveva essere la madre. Jeff sorrise tra sé, per
poi dire a bassa
voce: «Magari sì, Nick».
Niffangolo Me.
Okay,
ce l’ho fatta a pubblicare!
Ho
scritto questa storiella in poco tempo e devo dire che ne ero
soddisfatta, fino
a quando ho pensato: “... Embè?”
Diciamo
pure che è priva di senso, però è Niff
quindi anche due battute tra i due messe
in croce dovrebbero bastare ♥ Ah, e poi riguarda il
Natale... e
la neve... e *O*
Rivoglio
il Nataleeeee! *pesta i piedi e da un calcio
alla primavera*
Aaaaanyway,
anche se li amo, non vedo l’ora di finire la Niff Week
;__; non riesco ad essere concentrata al
massimo, scrivere una storia al giorno è più difficile di quanto pensassi.
E poi non ho ancora iniziato il capitolo
nuovo della long sugli Warblers e mi sento in colpa per averla
trascurata.
Uoff.
Ci
tenevo a ringraziare Somo e ND_Warblers, che
hanno recensito lo scorso capitolo! Thanksssss :*
Beh,
spero vi sia piaciuta un pochetto anche questa
Baby Niff; scusate se trovate qualche errore, ma l’ho riletta solamente una volta.
Un
arcobaleno per tutti,
Lins.
Ps: Prima di lasciarvi a fare
qualunque cosa vogliate fare, vi linko così a caso il mio
profilo Twitter, dove trollo nel tempo libero e ogni tanto spoilero
qualcosuccia! Oh Yeaaaaaah! |