Salve, popolo di Efp! (:
Come
va? Io sono tornata da poco da
Dublino ed è stata un’esperienza a dir poco
meravigliosa. Ora che sono tornata
devo fare i conti con la vita di tutti i giorni ma riesco sempre a
trovare una “via
di fuga” scrivendo. Ecco a voi il nuovissimo capitolo! :3
Anche
in questo capitolo sarà solamente “Ian”
a parlare. Almeno per ora mi trovo meglio a scrivere di lui, poi in
futuro
parlerà anche Nina ovviamente u.u
Ps.
Scusate il ritardo ma sono stata
moooolto impegnata.
Anyway,
spero davvero che il capitolo vi
piaccia e spero nelle vostre recensioni **
Bacio, ci si sente in fondo
con le risposte
alle vostre recensioni! :)
POV
Ian.
Non riuscivo a staccarle
gli
occhi di dosso, il che era piuttosto imbarazzante per lei. Ogni volta
che
alzava lo sguardo vedeva i miei occhi posarsi su uno dei suoi
meravigliosi
particolari del suo corpo: a volte erano le sue bellissime labbra ad
attirare
la mia attenzione, altre volte l’incavo del collo, altre
volte ancora le sue
gambe a dir poco perfette. Sembravo quasi un maniaco in preda ad un
attacco
difficile da controllare e lei.. era la mia preda. I miei occhi si
posarono
sulle sue mani piccoline e lisce in confronto alle mie ed ebbi
l’impulso di
stringerle, non so per quale assurdo motivo. L’unica certezza
era che una cosa
simile non mi era mai capitata. Perché sentivo il bisogno di
un contatto
fisico? Mi diedi un po’ di contegno e smisi di fissarla
cercando interesse in
qualsiasi altra cosa: un oggetto, un bambino, una macchina, una pianta.
Stavamo camminando verso la
spiaggia, diretti verso non so quale ristorante/pizzeria/locale. Ogni
tanto lei
alzava lo sguardo verso di me, mi sorrideva lievemente e tornava a
sistemarsi
il vestito come se fosse l’unico dei suoi problemi.
« Dove
andiamo? » chiese all’improvviso. Era una domanda
e.. dovevo risponderle. Ma cosa
le avrei risposto?
« mm..
è una sorpresa. » risposi inarcando le
sopracciglia. Lei fece altrettanto e incrociò le
braccia al petto.
« Ho
come
l’impressione che tu mi stia mentendo. Secondo me, potrei
sbagliare, non hai la
più pallida idea di dove stiamo andando. » sorrise.
Ero sbigottito: leggeva nel
pensiero?
« Mi hai
scoperto, non
è giusto. Come hai fatto? »
« Sesto
senso. » si portò una ciocca di capelli dietro il
suo orecchio destro e tornò a
guardarmi dolcemente.
« Hai
qualche idea? » domandai.
« In
realtà no,
dovresti essere tu a decidere. »
« Facciamo
che ceniamo
nel primo ristorante che vediamo, qualunque esso sia. »
proposi con tono
di sfida.
« Qualunque
esso sia? » chiese preoccupata mordendosi il labbro inferiore.
« Qualunque
esso sia. » confermai sicuro delle mie parole.
« Ci
sto. »
« Affare
fatto. » le sorrisi.
La passeggiata
continuò tra
uno sguardo e l’altro, tra una risata e l’altra e
tra una mia voglia di
accarezzarla anche solo per un istante e l’altra. Finalmente
arrivammo di
fronte ad un ristorante. L’insegna era semi-distrutta e Nina
fissava il locale
con occhi spaventati.
« Vale
ancora la tua
proposta riguardo al “qualunque esso sia”?
» chiese sperando in un mio
“no”.
« Sì,
entriamo. » feci entrare prima lei da bravo gentiluomo ed un
cameriere con un
camice decisamente sporco ci accompagnò ad un tavolo in un
angolo. La faccia di
Nina la sapeva lunga: lei, così perfetta, così
abituata ai locali di lusso
costretta a mangiare in una specie di ristorante sporco e malridotto.
Le sue
espressioni mi facevano morire dalle risate.
« Cosa
prendi? » chiesi sghignazzando.
« Credo
una pizza..
tu? »
« Anche
io. »
« Siete
pronti per
ordinare? » chiese il cameriere dopo pochi istanti. Non
avevamo avuto
neanche il tempo di scegliere le pizze.
« Per me
una
boscaiola, per te? » chiesi a Nina.
« mm,
una vegetariana. »
« Una
boscaiola ed una
vegetariana, perfetto. Da bere? » chiese il cameriere
annotandosi
l’ordinazione su una delle sue enormi mani.
« Birra
per me. »
« Per me
una coca cola. » disse Nina.
« Ok,
grazie. »
disse il cameriere dirigendosi verso la cucina. Da una delle casse
stereo (o
meglio, quel che restava delle casse stereo) arrivava una musica
d’altri tempi
per tutto il locale.
« Una
vegetariana? Una
coca cola? » chiesi sorpreso.
Annuì.
« Sono
vegetariana e.. amo la coca cola. »
« Davvero
sei
vegetariana? » la guardai dolcemente.
« Da
quando ero
bambina. » sorrise. Lo sei anche
ora, pensai. Il modo in cui aveva sorriso quando aveva visto
la cioccolata
calda quella mattina, le fossette che le si formavano ogni volta che
rideva, i
suoi occhi a cerbiatto..
« Come
mai questa
scelta? » chiesi. Il cameriere interruppe la conversazione
lasciando sul
tavolo una bottiglia di birra. Prese l’apri-bottiglie
attaccato ad un passante
dei suoi jeans e l’aprì.
« Non
saprei
sinceramente. Mia madre è vegetariana, credo che mi abbia
influenzata molto
nelle mie decisioni.. » si versò un po’
di coca cola dalla lattina.
« Vuoi
un po’ di
birra? » le chiesi porgendole la bottiglia dopo aver riempito
il mio
bicchiere.
« ehm,
no.. non mi
piace.. » rispose imbarazzata.
« Non ti
piace la
birra? » chiesi sbigottito. Non amare la birra era
un’eresia per me che
vivevo praticamente solo per berla.
Scoppiò a
ridere. «
Non fare quella faccia, non mi piace.. »
« L’hai
mai
assaggiata? » ritentai.
Esitò per un
istante. « Sinceramente non l’ho mai provata..
» si morse il labbro
inferiore e tornò a guardarmi.
« E’
arrivata la
fatidica ora di provarla, allora. » sorrisi.
« Stai
scherzando,
spero. Non ho intenzione di provare.. quella.. quella cosa. »
disse
indignata indicando la bevanda nel mio bicchiere.
« E
invece questa sera
la proverai. » dissi con tono autoritario. Lei mi
fissò sorpresa.
Poco dopo arrivarono le
pizze. Già erano pronte? Il cameriere non poteva aspettare
qualche minuto in
più?
Nina addentò la
sua e quando
disse: « ma è praticamente cruda! »
scoppiai a ridere. Assaggiai
la mia e confermai: era la peggior pizza che io avessi mai assaggiato.
« Non
credo che
continuare a mangiarla sia una buona idea.. »
lasciò il suo spicchio
mangiucchiato nel piatto, si pulì accuratamente le mani con
il tovagliolo e lo
ripose esattamente nel modo in cui l’aveva trovato.
« Hai
ragione. »
« L’idea
del “qualunque
esso sia” non ha funzionato, a quanto pare.. »
disse Nina ridacchiando e
indicando le nostre pizze.
« Spero
che la
prossima volta saremo più fortunati. » le sorrisi
senza badare alle mie
parole. La prossima volta?
Mi guardò
lusingata. «
Lo spero anche io. »
« Se
pensi che mi sia
scordato, sbagli di grosso. »
« Cosa?
»
chiese lei disorientata. A quanto pare era lei
quella che si era dimenticata della birra.
Versai un po’ di
birra nel
suo bicchiere e glielo porsi.
Lo guardò
disgustata e poi
tornò a guardare me. « Non la berrò.
» inarcò le sopracciglia e
mi fissò intensamente negli occhi.
« Oh
sì, lo farai. »
aumentai l’intensità del mio sguardo sperando che
lei cedesse. Quale ragazza
riusciva a resistere al mio sguardo?
« E
invece no! » esclamò incrociando le braccia al
petto.
« Sei
testarda, eh.
Devo venire lì e fartela bere con le cattive? »
Rise. « Non la
berrò mai,
mi disgusta l’odore. »
« beh,
tappati il naso
con una molletta, posso prestartela se vuoi. »
scoppiò a ridere.
« Certo,
perché no?!
Sarebbe una splendida idea. »
« O
forse non la bevi
perché.. hai paura. » giocai l’ultima
carta a mio favore sperando che
finalmente funzionasse.
« Io non
ho paura di
niente. » velocemente mi strappò il bicchiere di
mano e sorseggiò la
birra tutta d’un fiato. Orgogliosa,
eh.
Attesi una sua reazione.
« E’
davvero
dis-gus-to-sa! » urlò. Immediatamente si
versò altra coca-cola per
cancellare il sapore che aveva in bocca. Scoppiai a ridere. Come cavolo
faceva a
non piacerle la birra?
« Non
c’è niente da
ridere, potevo morire per il disgusto. »
« Sei
esagerata. » non riuscivo a smettere di ridere.
Lei imbronciata
incrociò le
braccia al petto e mi fissò. « Sei stato tu a
costringermi! »
« In
realtà è stata
una tua scelta ma sei troppo orgogliosa per ammetterlo. »
Le sue guancie divamparono
ed
io le sorrisi.
« Voglio
andare a
casa. »
« Ogni
suo desiderio è
un ordine. » mi alzai dalla sedia e infilai la giacca.
Aspettai che
facesse lo stesso e mi diressi verso la porta d’ingresso.
« ehm..
non paghiamo? » chiese.
« Ti
sembra il caso di
pagare? Quella la chiamano pizza? Dobbiamo sbrigarci, il tizio non ci
vedrà. Pronta? » le porsi la mano destra.
Mi guardò come
se fossi
pazzo. Per un attimo pensai che all’improvviso avrebbe
cominciato ad urlare in
preda al panico. Dopotutto era insieme ad una specie di squilibrato che
prima l’aveva
costretta a bere, poi le stava chiedendo di uscire senza pagare. E
invece
sorrise. Afferrò la mia mano con sicurezza e insieme
corremmo verso l’uscita. Ero
davvero sorpreso. Una volta usciti fuori, la guardai alla luce della
Luna. Ansimava
per la corsa e mi guardava con gli occhi lucidi. «
E’ stato davvero..
divertente. Dovremmo rifarlo. » scoppiò a ridere
ed io la seguii.
« Non
pensavo che
riuscissi a correre così veloce con quei.. cosi ai piedi.
»
« Andiamo,
non sono
poi così alti.. » disse lei fiera delle sue
scarpe. Probabilmente erano
un nuovo acquisto.
« Non
credo siano il
massimo della comodità. »
« E
invece lo sono, te
l’assicuro. »
Scoppiai a ridere.
«
Sì, certo, come no. »
« Comincio
a sentire
gli effetti di quella pessima cosa chiamata birra.. mi gira la testa.
»
piagnucolò.
« Ho
regione: sei
esagerata. Hai bevuto qualcosa come meno di mezzo bicchiere, non
può girarti la
testa. » risi.
« E
invece sì! » fece qualche passo e.. bum! Il tacco
destro si ruppe. Prontamente la
sorressi per evitare che si facesse male e la guardai negli occhi.
« mh,
cosa hai detto poco fa riguardo ai tacchi e alla loro
comodità? »
sussurrai.
« Le mie
povere
piccole scarpine.. » le guardò con tristezza e si
chinò per raccogliere
il tacco. Non potei evitare di guardarle il fondoschiena.
« Come
faccio ora? » chiese con il tacco in mano.
« Puoi
scegliere tra
due opzioni. »
« Cioè?
»
« Uno:
rompere il
tacco dell’altra scarpa e camminare come se portassi degli
zoccoletti olandesi,
oppure camminare scalza. »
« Proporrei
una terza
opzione. » si morse il labbro.
« Quale
sarebbe? » chiesi.
« Le tue
braccia
muscolose sarebbero disposte ad ospitarmi? » fece gli occhi
dolci. Non
seppi resistere.. finalmente stava per arrivare quel contatto che tanto
avevo
bramato poco prima. Mi chinai e la presi in braccio. Era molto leggera.
In
quella posizione potevo toccarle gambe e schiena senza che se ne
accorgesse. Sembravo
davvero un maniaco.
« Ricordi
la strada
per arrivare a casa mia? » chiese.
« Sì.
Dimmi la
verità.. Hai fatto tutta questa scena solamente
perché ti portassi in braccio,
non è così? Chi non vorrebbe essere
riaccompagnata a casa tra le braccia di Ian
Somerhalder. » dissi con tono altezzoso.
« Sì
certo, non
montarti la testa però, eh. » sorrise dolcemente e
portò le braccia
dietro al mio collo. Il suo
contatto
mi provocò un brivido.
Una goccia gelida
approdò sul
mio avambraccio. A questa ne seguì un’altra,
un’altra e un’altra ancora. Improvvisamente
scoppiò a piovere a dirotto.
« mh,
credo che stia
piovendo.. » disse Nina.
« Bell’osservazione!
» cominciai a correre verso casa sua sperando di arrivare
presto. Da lì
non era molto lontana e preferii raggiungerla piuttosto che cercare un
riparo e
aspettare che spiovesse.
Arrivammo davanti al
portone
completamente bagnati e Nina non riusciva a smettere di ridere. Vederla
ridere
in quel modo creava in me una specie di reazione a catena e non
riuscivo a
smettere di ridere neanche io, era inevitabile. Prese la chiave e
aprì il
portone. Finalmente entrammo. Mi asciugai i piedi sul tappetino ma mi
resi
conto che, anche se continuavo ad asciugarli, ad ogni passo lasciavo la
scia.
Nina mi precedette, accese la luce e la guardai. Il vestito bagnato
aderiva
perfettamente alle sue curve. Mmm..
« Beeeeeells?
»
chiamò. Nessuna risposta.
« Come
mai non c’è
nessuno? » chiese poco dopo.
« Chi
è Bells? »
« La mia
cameriera..
ah! Che sbadata! Le avevo concesso la serata libera.. »
Un tuono decisamente
rumoroso
interruppe le sue riflessioni. Sobbalzò.
« Devo
tornare a casa
prima che cominci a piovere ancora più forte. »
dichiarai.
« mm..
sì.. »
un altro tuono, ancora più forte. Cominciò a
tremare.
« Dovresti
asciugarti,
stai tremando.. »
« sìsì,
non
preoccuparti.. grazie.. » ancora un tuono, poi un altro..
« Sei
sicuro che tornare
a casa sia una buona idea? Con questi tuoni.. »
« Saprò
cavarmela. –
sorrisi – Ti preoccupi per me? » domandai.
« E’
che.. magari hai
freddo.. potresti asciugarti qui se vuoi.. »
« Sarebbe
inutile.. Mi
bagnerei lo stesso non appena metto piede fuori casa. »
« Va
bene.. allora..
ci vediamo presto. » disse.
« A
presto Nina.. »
mi avvicinai alla porta e l’aprii. Uscii, mi voltai per
salutarla e richiusi la
porta alle mie spalle. Pochi istanti dopo la porta si riaprì.
« Aspetta!
»
esclamò Nina.
Mi voltai. «
ehm..
sono.. sono terrorizzata dai tuoni.. e.. e.. Bells non
c’è.. quindi.. quindi
sono sola e.. ho.. tanta paura.. potresti magari.. cioè, se
non è un problema..
restare.. con me.. questa notte? » chiese balbettando
imbarazzata.
Sorrisi dolcemente.
«
Ma certo. » rientrai in casa.
« Solo
se per te non è
un problema.. » nuovo tuono. Saltò dallo spavento.
Scoppiai a ridere.
«
Un problema? Non ti lascerò morire di paura. »
sorrise.
« Ho un
pigiama
piuttosto grande, dovrebbe entrarti.. Il bagno è da quella
parte, sicuramente
vorrai farti una doccia calda. Io userò l’altro,
quindi non farti problemi.. »
Entrò nella sua
camera e da
uno dei tanti cassetti estrasse un pigiama enorme. Come faceva ad
averne uno
così grande? Me lo passò e lo afferrai. Rosa con
i cuoricini? Feci una smorfia.
Nina ridacchiò e si diresse verso l’altro bagno.
Mi feci una bella doccia
calda e poi indossai il pigiama. Mi guardai allo specchio: ero
decisamente
imbarazzante. Fuori il diluvio continuava alla grande: tuoni e lampi
ogni tre
secondi. Nina non usciva dalla doccia e per un attimo pensai che fosse
morta d’infarto.
Poco dopo poi uscì in camicia da notte e, appena mi vide,
scoppiò a ridere.
Incrociai le braccia al
petto: in effetti il mio aspetto non doveva essere dei migliori. Si
diresse in
camera sua e la seguii.. letto matrimoniale.
« Puoi
dormire dove
vuoi. » disse sorridendo.
Anche
con te?
« Potrei
dormire qui..
visto che il letto è grande. Nel caso avessi paura dei
tuoni.. » sperai
di non aver fatto mosse troppo azzardate.
« Era
proprio quello
che volevo chiederti ma.. credevo di essere troppo.. invadente forse.
»
sorrise.
Mi sdraiai sulla
“mia” metà
del letto e lei fece lo stesso.
« Buonanotte
Ian. » disse poco dopo.
« Buonanotte
Nina. »
I tuoni continuavano
imperterriti e a ciascuno Nina tremava o sobbalzava spaventata. Non
riuscivo a
vederla così terrorizzata.
« Ehi..
»
sussurrai. Era girata su un fianco e mi dava le spalle.
« Sì?
» chiese.
« Puoi
venire qui.. non
mi sembra di essere di grande aiuto altrimenti.. »
Non se lo fece ripetere due
volte. Si voltò e mi si avvicinò posando la testa
sul mio torace. Con il
braccio destro la circondai e posai la mano sulla sua spalla
stringendola a me
delicatamente. Lei posò la sua mano destra sul mio petto e
la sentii respirare
tranquillamente. I tuoni continuarono ma da quel momento non
tremò più: si
addormentò sul mio torace e niente disturbò il
suo sonno, neanche i miei occhi
che continuavano a scrutarla mentre dormiva e non riuscivano a posarsi
su nient’altro
che non fosse lei.
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Risposte
alle recensioni! (:
Sonia88
Ecco
a te il capitolo sulla cena! Spero che ti piaccia e.. grazie davvero
per la recensione! Un bacio:3
SabryPierce
oooh,
sono commossa.. davvero! Ma che bella recensione, grazie davvero *----*
Sei gentilissima e sono davvero felice che questa ff ti piaccia :')
Spero che ti piaccia anche questo capitolo, grazie ancora! Non so
davvero cosa scrivere per ringraziarti sufficientemente :') Comunque
sì, ho Twitter ma lo uso raramente. Mi chiamo: YMyResistance
e sarò felice di re-followarti :3 un bacio :*
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