Epilogo
Dedico questa storia, ormai giunta al
termine, a
Donychan, Mewlove, melanita e chiunque altro l'abbia seguita
dall'inizio fino ad ora; poi a chi l'ha aggiunta ai preferiti, seguiti,
ricordati, a chi l'ha recensita ed a chi l'ha solo letta
silenziosamente. Grazie infinite. Vi lascio all'epilogo.
Epilogo.
La brezza tiepida del tramonto agita i leggeri capelli neri, che
solleticano delicatamente le sue spalle scoperte.
Non sente passi. Gli dèi sono inafferrabili. La sua
presenza, però, è innegabile: lo sguardo oro del
padre,
oro antico d'austera compostezza, le perfora il cranio. E' quasi
doloroso, stare lì con lui. Il silenzio acquisisce una
consistenza di piombo e l'armonia perfetta della solitudine s'infrange
misera. Ora non riesce più a guardare il cielo e pensare.
Ora
può solo ignorarlo.
-Shi.- Un'ammonizione, un'imprecazione, un avvertimento?
-Padre.- Voce vuota e muta, che non dice niente. Voce come acqua che
scorre. Voce che non si spezza, inflessibile. Lei è
inflessibile.
-Shi.- Niente da dire. Solo occhi gialli a fissarla, solo una figura
voltata di spalle. Niente.
-Shi...- Una supplica. La supplica sconsolata di chi ha sbagliato
tutto, e se ne rende conto quando i suoi errori sono impressi nella
pietra.
Lui. Il tramonto. Quella collina. Quel silenzio contraffatto che
nasconde grida silenti. Anime che piangono e gemono.
Senza fare rumore, però. Le anime di due dèi.
Padre e figlia. Una pausa che dura all'infinito, una pausa che contiene
tutto quello che provano. Il dolore, la rabbia, il rimpianto.
Eppure, in quel silenzio che non è più un
silenzio, Shi
lo perdona. Perdona l'uomo, perdona Death the Kid, perdona un umano che
sa sbagliare e pentirsene.
Perdona quel dio freddo e distaccato che non le mostrava il
suo
affetto, perdona quel padre che adesso è lì ad
affogare
nel rimorso.
-Shi!-
-Sì... papà. Lo so.-
La abbraccia, Kid. Abbraccia quella bambina che aveva creduto di non
rivedere mai più. Quella bambina che aveva bisogno di lui.
La stringe come se fosse l'unica cosa che davvero conta. E o
è. Ma ci ha messo troppo tempo a capirlo.
-Scusa se non sono perfetta.- Un bisbiglio incerto, quel bisbiglio
malvagio che ha sempre tormentato il suo cuore a notte fonda.
-Non dire mai più quella maledetta parola.-
Shi esita. -"Scusa"?-
-Perfetta.-
Kid affonda il volto nella spalla esile della figlia.
Odia la perfezione.
-Guarda il cielo.- Adelle solleva un braccio magro. La manica verde
della maglia scivola, denudando la pelle color della Luna e l'ossatura
fine. Ha un polso davvero sottile.
-Cos'ha il cielo?- Ace alza il capo.
-E' bello.- risponde lei semplicemente.
Ace lo osserva. Sì, è bello. Il sole, un miraggio
di luce
incandescente, carezza la cima di alte montagne azzurrate, dai profili
vividi. Nuvole morbide, come panna spalmata, si estendono pigramente
nello sfondo arancio ambra. Death City, in lontananza, appare
minuscola quanto una casa delle bambole.
-Non pensi che si stia bene qui?- commenta Adelle, sorridendogli e
guardandolo con la coda dell'occhio.
Il ragazzino annuisce, distratto. Il paese dove sono nati è
sempre il medesimo, familiare e rassicurante, ma quante cose sono
successe, da quando sono partiti. Quante cose sono cambiate.
-Guardare in faccia la morte cambia le persone.- mormora Adelle
pensosa, quasi intuendo i suoi pensieri.
-Ah-ah.-
-Abbiamo bisogno di un po' di leggerezza. Di distrarci.- Ha
un'espressione cospiratrice, un po' emozionata. -Vuoi vedere una cosa
che ho imparato?-
Senza attendere una risposta, agita piano due dita a mezz'aria.
Inizialmente Ace non vede nulla ma qualcosa, una specie di bagliore
caldo, si sta espandendo fra le sue mani.
Pochi istanti dopo stringe un fiore delicato, che emana una pacata
luminescenza. L'aurea corolla si schiude in una miriade di scintille
vivaci.
-Come diavolo hai fatto?!- ribatte Ace sconcertato.
Adelle sorride ancora, divertita dallo stupore sul suo viso.
-Non lo so. Mentre riprendevo le forze, lì sdraiata,
è successo.-
-Cos'è?-
-Luce.- Adelle lascia che il vento le sottragga dalle dita lo stelo
sottile, per poi cullarlo dolcemente finchè i petali non si
disperdono e svaniscono nell'aria della sera.
-Ti voglio bene, Ace.- sbotta d'impulso. -Adesso più che
mai.-
Un sorriso lento compare sulla sue labbra. -Anch'io, Addy. Per sempre,
non ricordi?-
Adelle s'intenerisce nel sentire quel soprannome, che sa ancora di
quella bambina spaventata che era. Ma non lo è
più. Si
sente diversa. Forgiata dagli eventi, rafforzata.
L'unica cosa che non cambierà mai, nella sua vita,
è lui.
-Sì.- sussurra in un soffio. -Sì, per sempre.-
-Non farlo.-
-Troppo tardi, Theodore.- La voce canzonatoria di lei risuona, quasi
malinconica, nello spazio che li divide.
Il ragazzo affonda le unghie corte e spezzate nel palmo, digrignando i
denti. -Bugiarda. Potresti cambiare idea, qui, adesso: solo che non
vuoi.-
Ran lo guarda, con quegli occhi così consapevoli e
maliziosi.
Non più inumani e folli, non più sanguigni, ma di
contenuto cristallo.
-Nemmeno tu vuoi che io resti, anche se ora lo credi. Un giorno sarai
contento di non avermi trattenuta.-
-Perchè dici così?! Non è vero!- Si
rende conto di stare urlando. Di avere alzato pericolosamente la voce.
-Il tempo darà ragione ad uno dei due, immagino.- Gli
sorride,
ancora amara. -Ma tanto è la verità, non
c'è
bisogno di restare per accertarsene.-
Theodore scuote la testa, febbrile. -Stupida. Stupida. Smettila.
Perchè vuoi andare?! Eh?!-
Ran gli lancia un'occhiata obliqua. -Ho già combinato
abbastanza guai qui, non credi?-
-Non è colpa tua, accidenti!- Lacrime odiose, che per nulla
al
mondo verserà, annebbiano i suoi occhi ardenti. -Eri
contagiata
dalla follia!-
-Come saggiamente il mio amato cugino ha detto, la colpa è
qualcosa d'ereditario. Scorre nelle vene come sangue, la si acquisisce
insieme al patrimonio genetico. Ora anche io devo pagare la parte che
mi spetta per gli errori di mio padre.- Le sue labbra si incurvano
sardoniche. -Sono stanca di scappare, ma non voglio rovinare le vostre
vite ulteriormente.-
-Non stai rovinando la mia vita.-
-Ah, giusto: l'ho già fatto.-
-Piantala, okay? E rimani. Rimani.- Le prende una mano. Una stretta
supplichevole e incerta. -Permettimi di amarti da lontano, ed ammirarti
senza alcuna speranza di averti. Chiedo solo questo, cazzo.-
Ran s'immerge ancora ed ancora in quegli occhi grigiastri come il fumo
delle sigarette, come le nubi temporalesche. Vorrebbe acconsentire. Ma
è tutto troppo complicato per cedere a quel desiderio
frivolo e
terribilmente umano.
-Inizia ad odiarmi, Theodore, e non farà più
così male.- consiglia piano. Può solo dirgli
questo.
Gli si avvicina, tanto.
Theodore la scosta, brusco. -Se mi baciassi, non sopporterei di
vederti andare via.-
-Giusto. Le illusioni fanno solo male agli occhi.- La ragazza sorride,
un'ultima volta. Il suo sorriso misterioso e strano e indecifrabile.
-Sarai felice, come con me non saresti mai stato.-
-Suona come un ordine.-
-Magari lo è.-
Detto questo gira i tacchi e, canticchiando una melodia sconosciuta, si
allontana rapidamente fiancheggiando l'autostrada che conduce fuori
Death City.
Theodore tace, osservando la sua figura farsi sempre più
piccola. Sicuro che quello non è affatto un addio.
E altrettanto che Ran ne è consapevole.
Sogghigna dolente. -Ci rivedremo, stupida. E scoprirai che ti eri
sbagliata.-
Fine.
Note dell'Autrice: No, mio Dio. E' finita.
In questo momento sento solo una grande malinconia. Dire addio a questa
storia è dura, a questi personaggi sono affezionata ormai.
Non so se condividete -almeno un po'- quello che provo, ma dopo questo
lungo faticoso percorso dire semplicemente "stop" e lasciarla mi sembra
orribile.
Ma ritengo che il mio compito, in quanto narratrice, sia ormai
terminato. Ognuno di voi potrà immaginarsi il seguito che
più gli aggrada.
Può darsi che Theodore abbia ragione, che lui e Ran si
rivedranno: lei potrebbe tornare, lui potrebbe cercarla. Oppure si
innamorerà di un'altra.
E Adelle e Ace? Beh, anche qui lascio libera interpretazione al
lettore. Se vi piace immaginarli insieme come fidanzati, fate pure.
Bene bene, vi saluto, cari lettori. Grazie, grazie infinite per avermi
seguita fin qui. Per me è stato importantissimo.
Spero che questa storia abbia significato qualcosa per voi, vi abbia
lasciato un'emozione. Se è così, sarò
la
scrittrice più felice dell'universo.
Grazie ancora, davvero. ^-^
Lucy
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