Epilogo
O5 Agosto 2034
“Nicole! Giuro che se non ti dai una mossa salgo su a
prenderti e ti butto di sotto a suon di calci!”.
Il sole brillava alto su Fell’s Church in quella mattina di
inizio agosto. L’aria era calda, ma un lieve venticello
proveniente da est arrivava a rinfrescare la pelle di Nicole, impegnata
nella tragica impresa di infilarsi niente meno che un vestito,
oltretutto scelto da sua cugina Lilian.
C’erano voluti giorni e gli sforzi congiunti della sua intera
famiglia per convincerla e alla fine sua cugina l’aveva
spuntata soltanto perché…Lilian credeva per via
delle minacce con cui l’aveva tartassata, ma la
realtà cruda e semplice, realtà di cui Nicole non
avrebbe mai fatto parola, era che sua cugina era riuscita nella sua
impresa soltanto perché aveva dalla sua un’arma
incredibile: i geni combinati di suo zio Stefan e sua zia Elena! I
quali la rendevano non solo la progenie della coppia più
smielata mai esistita, ma anche mortalmente pesante.
“Nicole! Non puoi arrivare in ritardo, non oggi!
Anzi….lo so cosa pensi quindi prima che tu lo dica ti
rispondo già che no, non puoi mancare! Te lo proibisco
categoricamente, mi hai sentita? Non osare, Nicole!”.
Appunto! Mortalmente
pesante, mai definizione fu più adatta per
descrivere Lilian in due parole.
“Scendo, Lilian, scendo…” - rispose con
voce terribilmente annoiata - “Dammi solo un altro minuto e
vedrai che non se la prenderà nessuno se faccio tardi,
dopotutto la giornata che hai organizzato è dedicata a me,
no? Sono io la festeggiata, giusto? Fidati! Si aspettano che arrivi in
ritardo, quindi rilassati!”.
I vent’anni a detta di Lilian erano una tappa importante
della vita, quella tappa che segnava davvero la fine
dell’adolescenza e l’inizio
dell’età adulta. A vent’anni - sempre
secondo Lilian - ci si cominciava a fare un’idea di quelle
che sarebbero state le vere responsabilità e si cominciava a
capire che il mondo non era tutto rose e fiori mentre si apprendeva la
sacrosanta lezione che niente ci era dovuto per diritto di nascita, ma
che le cose bisognava guadagnarsele.
Per questo motivo aveva cominciato i preparativi di quella festa
già sei mesi prima perché - oltre a tutto il
resto - Lilian era anche pienamente convinta che lei, Nicole, non
sarebbe mai stata in grado di mettere su una festa come si conveniva.
Nicole non aveva neppure cercato di opporsi e l’aveva
lasciata fare perché quando Lilian entrava nel loop mentale
della party planner allora nessuno era in grado di riportarla al mondo
reale fino a che il suo obiettivo non era stato portato a termine. In
particolare, l’obiettivo che si era prefissata per il
compleanno di Nicole era quello di organizzare non una festa, ma una
specie di sagra di paese che coinvolgesse chiunque nell’arco
di dieci miglia da Fell’s Church.
I volantini, persino quelli aveva distribuito per spargere la voce
perché ovviamente gli inviti andavano recapitati a mano solo
agli amici intimi e ai parenti.
In quel frangente Nicole fu grata almeno del fatto che lei i suoi amici
e parenti ce li aveva tutti radunati in un unico, grande e vecchio
edificio: il pensionato.
- Tre
Alleluia per il pensionato! -
“Non osare scherzare, Nicole! Piuttosto, vedi di
sbrigarti!” - fu la risposta acida di Lilian.
Nicole sospirò mentre si riavviava i capelli
all’indietro e fissava con occhio critico e un sopracciglio
alzato la sua immagine riflessa allo specchio.
Lilian aveva insistito per il vestito e Nicole non era riuscita a farle
cambiare idea, ma almeno doveva dire che sua cugina si era attenuta a
qualcosa che in fondo non era troppo esagerato e pretenzioso e che
forse poteva addirittura rientrare nel suo stile che non era mai stato
troppo ricercato.
L’abito era nero, senza spalline, bustino stretto a
sottolinearle alla perfezione il punto vita e gonna a sbuffo lunga fin
poco sopra il ginocchio. Il tutto era decorato da ghirigori in argento
sul bustino e piccoli brillantini bianchi sulla gonna.
Aveva dovuto abbandonare i suoi classici anfibi ed era stata forzata ad
indossare trappole mortali che Lilian adorava chiamare
“sandali”. Anch’essi neri con pietruzze
argentate, avevano un tacco non troppo alto, ma ugualmente scomodo per
una che i tacchi non li metteva neppure se a chiederglielo era lo
Spirito Santo disceso dal cielo.
Infine aveva insistito per tenere la sua polsiera - su quella non aveva
ceduto - ed in cambio aveva dato la sua parola a Lilian di indossare un
set di collana e bracciale con pendente che sua cugina aveva
liberamente scelto senza obiezioni da parte sua.
Il solito filo di matita e mascara le incorniciavano lo sguardo e i
capelli tenuti sciolti le scendevano in morbide onde nere lungo tutta
la schiena andando a contrapporsi ancora più nettamente del
solito, insieme al nero del vestito, al pallore naturale della sua
pelle.
Decise che si, per un giorno solo poteva anche farlo lo sforzo di
andarsene in giro abbigliata in quel modo, la cosa non avrebbe guastato
la sua reputazione.
Non prese con se nulla, né borsa né niente e
lasciò la sua stanza prendendo a scendere pigramente le
scale interne del pensionato fino ad arrivare sulla soglia dove, come
da copione, dovette assistere all’inquietante spettacolo di
Lilian avvinghiata ad Owen e lui che…boh…come
faceva a trasformarsi da ragazzo a polpo in così breve tempo
Nicole non lo avrebbe mai capito.
“Finalmente!” - esclamò Lilian,
voltandosi nell’abbraccio di Owen per riuscire a guardarla
con quei suoi occhi indignati neanche avesse commesso il più
atroce dei delitti.
“Oddio mio, rilassati Lilian, quante volte devo
ripetertelo!?!” - sospirò Nicole.
Lilian non la ascoltò nemmeno. Le si avvicinò di
un passo e la squadrò da capo a piedi con una mano portata
elegantemente al mento. Soppesò ciò che vedeva
per un paio di secondi e poi prese a girarle attorno, fissandola
attentamente da ogni angolazione.
“Che diamine stai facendo?” - sbottò
Nicole, sotto lo sguardo divertito di Owen che non la finiva di
sghignazzare vedendola così in difficoltà con la
sua fidanzata.
Nicole pensò che quel ragazzo non le piaceva, per niente!
Era irritante quindi perfetto per Lilian. Si erano trovati quei due.
“Ti valuto!” - rispose Lilian.
“Ma ti rendi conto che è da stamattina che mi
tartassi a distanza e non mi hai ancora fatto gli auguri per il
compleanno?” - le fece notare.
“Si, si…auguri…” -
berciò Lilian.
Nicole spalancò la bocca per lo sconcerto e
allargò appena un attimo le braccia per poi farle ricadere
pesantemente lungo i fianchi.
“Ci rinuncio!” - disse, avviandosi a grandi passi
verso la porta d’ingresso.
Lilian la riacciuffò per un braccio giusto un attimo prima
che mettesse piede fuori e la tirò verso di se,
abbracciandola stretta.
“Oddio, hai ragione, hai ragione, scusami tanto,
Niki!” - prese a dirle - “E Buon
compleanno!” - aggiunse poi con un gran sorriso
allontanandosi appena da lei affinchè potessero guardarsi
negli occhi.
Nicole ricambiò il sorriso mentre scioglieva
l’intreccio delle loro braccia.
“Perdonata!” - disse.
“Allora…non vuoi sapere come penso che ti stia
questo vestito?” - la provocò Lilian.
Nicole si riavviò ancora una volta i capelli
all’indietro e questa volta si incamminò sul
serio, lasciandosi Owen e Lilian alle spalle.
“Non mi serve saperlo! Mi sta benissimo ed io sono
bellissima! Ma, dopotutto, io sarei perfetta anche con un telo di iuta
addosso, quindi…”
“Sei la solita sbruffona!” - la rimbeccò
Lilian, affiancandola senza mai mollare la presa sulla mano di Owen.
Nicole scrollò le spalle e il resto del tragitto da
lì al centro di Fell’s Church lo trascorse in
silenzio, ad ascoltare i discorsi dei due piccioncini e ad annuire di
tanto in tanto quando si rivolgevano a lei, ma in realtà
totalmente persa nei suoi pensieri.
Non perdeva mai d’occhio la sua destra: in un modo o
nell’altro riusciva sempre a puntare lo sguardo in quella
direzione.
L’evento - così piaceva chiamarlo a Lilian - fu
effettivamente un successo. Era sì pieno di persone che
Nicole neppure conosceva, ma almeno sua cugina era riuscita
nell’impresa di farli divertire tutti, uno ad uno.
L’intera Fell’s Church era bella e addobbata a
festa, con striscioni eleganti, fiaccole e fiori ovunque che andavano a
fare da sfondo a tavoli su tavoli di cibo e bevande sufficienti a
sfamare l’intera cittadina per un mese intero forse.
La sera calò presto e solo allora Nicole riuscì a
ritagliarsi un angolino tutto suo in disparte dove poter riflettere con
calma e lucidità, guardando tutto e tutti
dall’esterno come in fondo sentiva di star facendo
da…da sempre.
Nicole aveva un segreto, un segreto che non aveva detto e non
aveva intenzione di rivelare a nessuno: ricordava tutto! Astaroth e il
resto, le lotte, gli incendi, le morti…tutto! Ed era la sola!
Quando Astaroth era morto in quella che era stata una vera esplosione
di luce poi quella luce stessa aveva come reagito alla morte del demone
e aveva preso a girare e a girare, a girale intorno. Tutto il mondo,
tutto il Tempo, tutto era stato risucchiato in quel vortice ed era
stato riscritto eliminando ogni traccia del passaggio di Astaroth dalla
storia. La vita di tutti era cambiata, i ricordi di tutti erano
cambiati, tranne i suoi.
Perché? Si era interrogata spesso su questo e alla fine era
giunta ad una conclusione tanto semplice da farla quasi ridere, ma che
era anche l’unica giusta e plausibile: si era ritrovata
nell’occhio del ciclone, letteralmente! E chiunque sapeva
che, incredibilmente, in presenza di un ciclone il posto più
sicuro è al suo interno, nell’occhio, quel punto
dal quale il ciclone prende vita, ma che resta un punto fermo, statico,
non soggetto a nessun tipo di distruzione o cambiamento di qualsivoglia
genere.
Nella battaglia contro Astaroth lei aveva generato la luce, lei aveva
generato il ciclone, lei era rimasta ferma in quel punto fisso quindi
lei non era stata travolta dal vortice di cambiamento che aveva
travolto il resto del mondo.
Sembrava irreale, quasi ridicolo, ma era così.
E adesso era giunta al punto in cui pensava a se stessa davvero come ad
una spettatrice del bello show che erano le vite degli altri
perché quelle erano vite perfette, vite nelle quali nessuno
di loro aveva conosciuto gli orrori della guerra contro i demoni, vite
che non erano state segnate dall’arrivo di Astaroth, vite
che, alla morte del demone, erano state ridate a chi era stato ucciso
da Astaroth o per ordine di Astaroth.
Lo ricordava ancora quel giorno di due mesi prima, il giorno della
lotta quando non appena il ciclone si era calmato portandosi via con se
negli abissi dell’oblio anche il Castello nero lei si era
ritrovata da sola al centro dell’Old Wood e aveva deciso, in
preda all’ansia e alla confusione, di rifugiarsi al
pensionato. Non appena era arrivata lì….se li era
ritrovati tutti davanti, tutti in perfetta salute e intenti a fare le
cose più disparate, dal preparare il the per sua madre allo
sfogliare riviste di moda per Lilian e sua zia Elena.
Fu in quel momento, quando le chiesero perché sembrava
così sconvolta e perché i suoi vestiti erano
sporchi di sangue, terra e sudore che Nicole capì,
capì di essere rimasta la sola a ricordare, la sola la cui
vita non era stata riscritta di una virgola.
Aveva provato ad indagare parlando con gli altri, giusto per avere la
conferma di ciò che pensava e la conferma era arrivata, ad
esempio, quando Matt e la rediviva Olivia annunciarono che sarebbero
partiti per una crociera oppure quando Lilian le raccontò
come una mattina si era svegliata con la certezza di amare Owen e
allora era corsa da lui, si erano dichiarati l’un
l’altro per poi perdersi in un bacio da film romantico
d’altri tempi. Ecco, quella storia Nicole se l’era
fatta ripetere perché lei la ricordava in modo nettamente
diverso. Nei suoi ricordi, Lilian un giorno si era svegliata con la
certezza di amare Owen ed era corsa da lui, si erano dichiarati
l’uno all’altra e quando erano stati sul punto di
coronare il loro sogno d’amore…BAM….era
comparso Astaroth con il suo Castello e il suo seguito di demoni e
allora Lilian ed Owen avevano fatto quella ridicola promessa di
rimandare il tutto a quando quella brutta situazione sarebbe giunta al
termine. Quella era la storia che Nicole ricordava e quella era la
storia che Lilian raccontava mentre Astaroth era ancora in vita, ma poi
il Figlio del Fuoco era morto, tutto era stato riscritto e adesso la
verità di sua cugina era diversa dalla sua.
Perché di verità si trattava. Nicole non poteva
accusarli di vivere in una menzogna e che la loro vera vita era
un’altra, no, perché….né la
sua versione né la loro era falsa.
Aveva finito con l’accettarlo.
Per parecchio tempo aveva portato addosso un peso ben più
grande di qualche ricordo non riscritto e se quello doveva essere il
prezzo da pagare per avere l’assoluta certezza che Astaroth
era finito e che la loro lotta era giunta al termine, allora era felice
di pagarlo. Ne avrebbe sopportati altri mille di segreti come quello se
fosse stato necessario.
Uno spostamento d’aria alla sua destra, il solito spostamento
d’aria, le ricordò che un altro segreto lei
già ce l’aveva.
Annuì, consapevole e sospirò.
A proposito di quel segreto voleva fare una cosa e, mentre la faceva,
voleva anche controllare qualcos’altro.
Si voltò e si avviò verso l’Old Wood,
sperando di non essere vista da nessuno, ma a trovarla fu suo padre.
“Nicole! Lilian dice che tra poco devi farti bella per le
foto del taglio della torta!” -
l’avvertì sogghignando.
“Taglio della torta? C’è un taglio della
torta?” - si lamentò Nicole.
Suo padre scrollò le spalle.
“Ok! Dille che arrivo, prima…ho una piccola cosa
da sbrigare..” - disse.
“Nulla di grave, spero…” - fece suo
padre.
A quelle parole Nicole voltò lo sguardo sulla cittadina
completamente sana e nel pieno sviluppo del suo splendore,
lanciò un’occhiata a tutta la sua famiglia felice
e in vita e poi guardò la gente di Fell’s Church,
gli stessi che fino a poco prima aveva chiamato superstiti e che adesso
erano semplicemente persone serene cullate dalla beata ignoranza dovuta
al fatto di non sapere nulla di nessun personaggio o evento
soprannaturale, neppure di loro.
Tornò a guardare suo padre dopo un lungo attimo e si
concesse per la prima volta di essere davvero soddisfatta di
ciò che era riuscita a fare.
“Oh papà, ormai non esiste più nulla
che possa davvero essere definito grave o pericoloso,
fidati!” - gli rispose sorridendo.
Suo padre non capì, Nicole glielo leggeva negli occhi, ma la
lasciò andare con la promessa di non rivelare a Lilian che
aveva temporaneamente abbandonato la festa.
Fece tutto il tragitto che la separava dal cuore vivo e pulsante
dell’Old Wood di corsa, senza mai fermarsi e senza smettere
di sorridere.
Giunta a destinazione si voltò ancora alla sua destra,
fissando per un attimo lo sguardo sulla figura visibile solo ai suoi
occhi che non l’abbandonava mai e che anche in quel momento
l’aveva seguita.
Pronunciò poche parole e davanti a lei si tese una linea
retta di luce e poi si aprì uno squarcio, uno squarcio nel
tessuto spazio-temporale simile a quello che aveva usato con Lilian
durante il loro precedente viaggio nel passato.
“Cosa vuoi fare, Nicole?” - le chiese curiosa la
figura alla sua destra.
“Ti accontento! E’ da settimane che me lo chiedi e
finalmente ho deciso di assecondarti, quindi siine felice! Ti mancavano
i viaggi nel Tempo? Perfetto! Adesso viaggeremo nel Tempo! Non un
viaggio solo, piuttosto salteremo da un anno all’altro
proprio come piaceva fare a te!” - rispose Nicole.
“Devo confessarti che a volte la tua gentilezza nei miei
confronti mi commuove, cara Nicole!” - le rispose Astaroth,
mentre la luce dello squarcio li avvolgeva e li risucchiava al suo
interno.
05 Agosto 2011
Il posto faceva veramente pena.
Una bettola sgangherata con le pareti scrostate, grosse moto
parcheggiate all’esterno e un ridicolo pezzo di legno tenuto
su da un’asta spezzata e rattoppata con un pezzo di stoffa
sudicia su cui si leggeva a malapena la scritta
“BAR”.
Suo padre certi posti se li cercava col lanternino.
Lo squarcio l’aveva presa dall’Old Wood del suo
tempo per rilasciarla nell’Old Wood dell’anno a cui
aveva pensato, il 2011, per l’esattezza il 5 agosto
perché sì, aveva deciso di spostarsi indietro nel
tempo usando come punto di attracco la data del suo compleanno e
perché voleva vedere cosa succedeva a Fell’s
Church in quegli anni. Nessuno dei suoi parenti e conoscenti nel 2011
aveva incontrato lei o Lilian visto che il tempo era stato riscritto,
quindi tutti erano andati avanti con le loro normali vite senza strani
viaggi nel Tempo, solo che….quando pensava a quelle cose, a
ciò che il cambiamento della storia aveva comportato per le
controparti passate dei suoi familiari lei pensava a Damon, a come lo
aveva visto all’inizio e a come lo aveva visto alla fine,
pensava al percorso interiore che aveva compiuto e al dolore e agli
sforzi che gli era costato. In quei momenti si sentiva terribilmente in
colpa perché tutto era stato cancellato per colpa sua.
Poi, però, era successo qualcosa, un’illuminazione
non molto tempo prima che le aveva fatto sorgere un dubbio: e se il
fatto che lei ricordasse tutto avesse avuto un significato
più grande di quello che lei attribuiva alla cosa? Se
servisse a ricordare al Tempo stesso che quei giorni e quegli
avvenimenti che aveva riscritto li aveva soltanto cambiati, ma non
cancellati perché continuavano a vivere in lei?
Nicole lanciò un’occhiata alla figura silenziosa
di Astaroth alla sua destra.
Persino Astaroth, colui che doveva morire e che di fatto era morto
davvero, continuava in un certo senso a “vivere”
nella sua memoria e grazie alla sua memoria perché lei lo
ricordava, sapeva con certezza che lui era esistito e così
facendo era come se avesse creato un ponte tra il mondo vero e
l’oblio a cui l’essenza stessa del demone si era
aggrappata per trovare un modo per sopravvivere anche nella morte.
Certo, questo significava che lei era l’unica in grado di
vedere il demone dato che era l’unica a ricordarsi della sua
esistenza e dato che lui stesso non era vivo davvero, ma
solo….una visione, una proiezione astrale di ciò
che era stato in vita, ma la cosa non faceva poi molta differenza.
Tolto il fatto che Nicole doveva stare attenta a non essere beccata a
parlare "da sola” per non essere presa per pazza, tutto il
resto era come era sempre stato tra lei e il demone fatta eccezione per
il reciproco desiderio di uccidersi, quello ormai era sparito con la
vittoria di Nicole.
Tornando a Damon…
Il dubbio era che qualcosa di tutto quel lavoro interiore che lui aveva
fatto fosse rimasto proprio perché i ricordi di Nicole erano
rimasti, a testimonianza che quel periodo era esistito davvero quindi
aveva voluto cominciare da lì, da quell’anno e da
suo padre.
Appena messo piede nell’Old Wood del 2011 Nicole aveva subito
scandagliato silenziosamente l’area in cerca
dell’aura di suo padre e quando l’aveva trovata si
era limitata a seguirla fino a quella catapecchia che adesso si
ritrovava davanti.
Sperò solo che, una volta entrata, non si ritrovasse davanti
lo spettacolo di Damon che si dava da fare con un’orda di
ragazze sbavanti perché - sul serio - poteva reggere tutto,
ma non quello, non adesso che vedeva davvero Damon e suo padre come la
stessa persona.
Prese un bel respiro e spinse la porta cigolante del locale.
Venne investita subito dal tanfo pungente di alcol, fumo e sudore e
fece una smorfia.
Era sera e il posto non era affollato, ma c’erano delle
persone, soprattutto motociclisti baffuti che si soffermavano a
guardarla mano a mano che avanzava.
Certo, con quel vestito che aveva addosso in un posto del genere non
passava di certo inosservata!
Individuò Damon al bancone del bar, da solo, un bicchiere
ricolmo di whisky in una mano e l’altra a scompigliarsi i
capelli, con il viso atteggiato nell’espressione tipica di
chi sta combattendo una battaglia interiore e non vuole essere
disturbato da nessuno, ma purtroppo per lui Nicole non era "nessuno",
lei era Nicole Salvatore, la sua adorata figlioletta venuta dritta
dritta dal futuro per fare due chiacchiere usando i benefici dati
dall’anonimato per fargli scucire informazioni personali.
Prese posto sullo sgabello di fianco a quello di Damon e si
voltò completamente nella sua direzione, giusto per fargli
capire che era con lui che ce l’aveva.
Damon la osservò appena qualche attimo.
“Bel vestito, ragazzina! Tornatene alla sua sfilata di moda,
stasera non è aria!” - le disse e Nicole
sospirò di sollievo perché da come Damon aveva
cominciato quella frase Nicole aveva avuto il terrore che al suo futuro
padre fosse davvero saltato in mente di mettersi a flirtare con lei.
Bleah…
“Niente sfilata di moda per me! Piuttosto la definirei
l’opera perversa di una cugina dispotica,
comunque…..” - rispose Nicole -
“Chissà perché qualcosa mi dice che non
è aria da un pezzo per te! Ne sai almeno il
perché?”
Damon si voltò a guardarla e scosse la testa come se stesse
parlando con una povera imbecille.
Da quello sguardo Nicole si accorse che, nonostante fosse soddisfatta
di ciò che aveva fatto lottando e sconfiggendo Astaroth e
non le pesasse molto la situazione in cui era costretta a vivere,
vedere di nuovo sul volto di Damon quello sguardo a metà tra
il diffidente e il cinico che le rivolgeva all’inizio della
loro conoscenza faceva male.
Non potendo fare altro, deglutì.
“E lo sapresti tu?” - fece Damon.
“Io posso immaginarlo!” - fece, criptica, Nicole
lanciando un’occhiata al piccolo oggetto che solo quando si
era avvicinata aveva visto posato davanti a Damon - “E non
dirmi che è tuo perché lo vedo benissimo da me
che è un anello da donna!” - e per essere proprio
precisi diciamo che Nicole lo vedeva da se che quello era il prezioso
anello di opale di sua madre, l’anello dal quale non si
separava mai.
“Che hai fatto, l’hai rubato?” -
ipotizzò.
L’espressione di Damon si indurì.
“Non sono affari tuoi!” - le sibilò.
“Oh, avanti, guarda che a me puoi dirlo, sai? Non mi
scandalizzo mica!” - lo pungolò dandogli anche un
leggero colpetto su una spalla, ghignando - “ Altrimenti
lascia che indovini! Allora, allora, allora….è di
una ragazza, ovvio! Magari la tua ragazza oppure una ragazza di cui sei
innamorato..” - continuò ed in quel momento: la
folgorazione!
Voleva scoprire se qualcosa di tutto ciò che Damon aveva
passato durante i giorni che aveva vissuto nel futuro - quei giorni che
erano stati cambiati e lui non ricordava più - resisteva
ancora intatto nella sua coscienza? Perfetto! Allora doveva partire dai
sentimenti che sentiva per Bonnie.
“Scommetto che la ragazza è bionda! Si, ti ci vedo
proprio a dannarti l’anima per una di quelle biondine
perfette, dalla pelle perfetta, dagli occhi azzurri magari, una di
quelle che hanno tutti i ragazzi ai loro piedi! Tu sei uno di quei
ragazzi, ho indovinato? Uno di quelli che si sta contendendo il cuore
di lei e magari lei ti ha respinto e allora tu le hai sottratto
l’anello per vendetta! E’ di questo che si tratta?
C’è una bionda che ha scelto un altro?”
- fece Nicole.
Ormai non provava più alcun astio verso sua zia Elena,
però….beh…c’era da dire che
certe vecchie storie tornavano sempre utili.
Damon tenne per tutto il tempo gli occhi puntati sull’anello
di Bonnie. L’ascoltava, ma era come se non la stesse
ascoltando e Nicole lo sapeva, ma continuava ad andare avanti,
aggiungendo allusioni su allusioni ad una perfetta bionda per vedere
fino a che punto lui si sarebbe fatto distrarre dal pensiero di Elena.
Addirittura provò ad ipotizzare che, magari, se lei aveva
ragione, allora la bionda poteva ancora tornare indietro e scegliere
lui, ma Damon…niente, non dava segni di vita, rimaneva
immobile a fissare la pietra d’opale e la cosa stava
cominciando a diventare quasi inquietante.
“Ehi? Ehi? Stai bene, si?” - lo richiamò
Nicole.
Damon si voltò a guardarla, ma anche in quel momento la
vedeva, ma era come se non la vedesse e Nicole si sentiva totalmente
invisibile agli occhi del vampiro.
Lanciò brevemente un’occhiata alla sua destra e
pensò che forse era quello ciò che provava
Astaroth ora che era diventato un “mai esistito”
dimenticato da tutti.
“Devo andarmene!" - fece Damon, alzandosi e avanzando a
grandi passi verso l’entrata del bar.
“Dalla bionda a restituirle l’anello?” -
chiese Nicole.
Damon tornò a voltarsi e aveva lo sguardo confuso,
corrucciato.
“Non è bionda…” -
biascicò facendo per andarsene nuovamente.
Nicole scese dal suo sgabello e lo raggiunse fuori.
“Hai così tanta fretta?” - fece.
“Si! Ho fretta! Ho anche aspettato troppo! Potrebbe succedere
di tutto se continuo ad aspettare e non deve succedere niente! Devo
ridarle l’anello che sì, le ho rubato, e devo
dirle che è da due mesi che mi sento strano, che
provo…cose!” - fece Damon - “Ma che sto
a dirlo a te, devo essere impazzito!” - aggiunse poi come
riscuotendosi da un sogno.
“Forse sei solo cambiato!” - fece Nicole.
Damon si bloccò e la fissò qualche istante, serio
e pensieroso.
“Uhm…già…” - disse
soltanto prima di allontanarsi nella notte diretto verso
Fell’s Church e….beh…verso Bonnie,
questo Nicole poteva dirlo con certezza.
“E’ divertente e piuttosto strano!” -
commentò Astaroth, affiancandola e restando con lei a
guardare la figura di Damon che si allontanava.
“Cosa?” - chiese Nicole.
“E’ stato divertente il modo in cui gli hai parlato
e non trovi anche tu che si strano, davvero una strana coincidenza, che
tuo padre e tua madre abbiano deciso di mettere le carte in tavola e
mettersi in gioco per i loro sentimenti reciproci proprio lo stesso
giorno in cui tre anni dopo saresti nata tu?” - rispose
Astaroth facendole notare qualcosa che non aveva notato prima.
Sorrise.
“Si, strana coincidenza davvero…”.
05
Agosto 2015
Quella volta lo squarcio temporale risputò fuori lei e
quella specie di fantasma che si portava dietro proprio alle spalle del
pensionato che, per quel giorno, era illuminato a festa.
Il giardino posteriore era agghindato con palloncini e fiori, il sole
brillava alto nel cielo sereno di quel pomeriggio lontano ed in
lontananza era possibile ascoltare anche il canto di qualche uccellino
coraggioso che era uscito allo scoperto nonostante il caldo.
Era il giorno del suo primo compleanno e per celebrare
quell’occasione, rispetto alla megafesta che Lilian le aveva
organizzato nel suo tempo, sua madre aveva optato per qualcosa di
decisamente più intimo.
Sentiva delle risate provenire dal pensionato e Nicole si
avviò sorridente verso l’edificio, aggirandolo per
poter scorgere il giardino senza essere vista.
Azzerò la sua aura, giusto per prevenzione, e
fissò lo sguardo sulla scena che aveva davanti.
Sua zia Elena, seduta su una sedia a dondolo all’ombra del
piccolo portico, dettava legge e istruiva suo zio Stefan, suo padre ed
Alaric su come disporre i regali su un lungo tavolo, mantenendo il suo
comportamento risoluto e deciso nonostante l’enorme pancione
che aveva davanti.
A pensare che lì dentro c’era Lilian, Nicole quasi
scoppiò a ridere.
Un bambino dai capelli scuri, di circa due anni, arrivò in
quel momento insieme a sua madre che altri non era che Meredith e
mentre lei andava a depositare anche il suo pacchetto sul tavolo appena
allestito per i doni di compleanno, il piccolo Owen le
lasciò la mano e corse incontro ad Elena fermandosi a
fissare sorridente il pancione di questa e chiedendole il permesso per
accarezzarglielo con una mano.
Sua zia Elena annuì scoppiando in una serena risata.
Probabilmente stava pensando che quello era semplicemente il gesto di
un bambino curioso e sveglio, ma Nicole sapeva che dietro
c’era molto di più già a quel tempo.
Quando si parlava di anime gemelle dopotutto, c’era da
aspettarsi qualsiasi cosa, persino che sentissero la presenza
dell’altro quando ancora l’altro non è
nemmeno nato.
Non lo avrebbe mai ammesso e se fosse venuto fuori
l’argomento avrebbe negato fino alla morte, ma in fondo anche
lei trovava tutto ciò molto….romantico, ecco.
Il cancelletto che divideva la parte posteriore del pensionato da
quella anteriore cigolò in quel momento, rivelando
l’arrivo di Matt insieme ad Olivia.
I due salutarono tutti gli altri e dopo le solite battutine di rito di
suo padre nei confronti dei due, Matt ed Olivia si separarono: lui
andò ad aiutare Alaric con la disposizione delle sedie per
il pranzo ed Olivia si avviò verso Meredith prendendo a
parlare tra loro.
Erano due coppie molto unite e nel suo tempo, il tempo in cui Olivia
non era morta per mano di Astaroth, lo erano ancora di più.
Tutti e quattro umani, le due donne cacciatrici e i due uomini studiosi
del sovrannaturale, due coppie perfettamente complementari sia in
ciò che facevano che nei loro modi: le donne decise e
risolute, gli uomini dolci e pacati.
Nicole voleva bene a tutti loro, sia chiaro, ma quando decidevano di
mettersi in gruppo a fare paternali erano davvero così
irritanti con tutta quella loro ragione e compostezza….
“Coraggio, mia cara! Vieni pure, ti tengo io la
porta!” - la voce di un’anziana donna
annunciò l’arrivo di sua madre. La signora Flowers
aveva aperto dall’interno la porta sul retro che dava sul
giardino e stava lasciando passare Bonnie che spingeva una carrozzina
completamente rossa che di certo non passava inosservata.
La signora Flowers….
Nicole l’aveva vissuta poco, soltanto da bambina ma ogni
volta che pensava a lei le mancava come se l’avesse
conosciuta da sempre.
Purtroppo la morte della donna non era stata riscritta dato che era
stata naturale e non indotta o provocata dal Figlio del Fuoco,
anzi…era addirittura avvenuta prima che Astaroth facesse la
sua comparsa.
“Quella donna è una strega!” -
esclamò Astaroth, colpito.
“Eh già!” - confermò Nicole.
“Non smetterò mai di scoprire cose nuove su di te,
cara Nicole!” - fece lui.
Nicole gli lanciò un’occhiata e non rispose.
Rimase nel’ombra per molto tempo, godendosi la
felicità della scena che aveva davanti, godendosi suo padre
e sua madre che coccolavano la versione di lei ancora in fasce,
godendosi su zio Stefan che accarezzava teneramente il pancione di sua
zia Elena e godendosi persino i discorsi filosofici tra Matt ed Alaric
mentre Owen correva loro intorno con il modellino di un piccolo aereo
di linea tra le mani.
La giornata passò tranquillamente.
- Il miglior compleanno
di sempre - pensò Nicole.
Al calare della sera gli uomini si adoperarono per rimettere tutto
apposto, Elena andò a letto presto e mentre gli altri erano
radunati dentro intenti a parlare tra loro, Nicole scorse sua madre che
usciva di nuovo sul retro dondolando la sua carrozzina.
Le si avvicinò, seguendo puramente l’istinto.
Gli occhi di Bonnie scattarono su di lei immediatamente.
Nicole sorrise.
“Buonasera!” - la salutò gentilmente e
così come era successo con Damon anche con Bonnie
arrivò a colpirla forte la terribile consapevolezza che
nessuno in quel tempo la ricordava.
Soltanto il vagito della neonata Nicole riuscì ad impedirle
di soffrire nuovamente, ricordandole che loro, tutti loro, sua madre,
suo padre, i suoi zii, loro tutti la conoscevano, in
un’età diversa ma la conoscevano.
“Ciao..!?!” - rispose sommessamente Bonnie facendo
sembrare quel saluto più una domanda che altro.
“Oh, giusto, scusa! Probabilmente ti starai chiedendo chi
sono!” - fece Nicole - “Il fatto è
che…sono nuova in città, arrivata da appena due
giorni, sono uscita di casa per fare una passeggiata, ma mi sono persa
nel bosco! Ho vagato parecchio…” - aggiunse,
indicando l’Old Wood in lontananza.
Gli occhi di Bonnie passarono dalla diffidenza alla preoccupazione.
“Oddio! E tu stai bene? Quel posto…il
bosco….non è molto sicuro, ecco! Io stessa ne
sono molto spaventata e adesso che c’è lei
poi…non ti dico…” - le disse, lanciando
uno sguardo alla bambina ancora sveglia e vivace.
“Oh, io sto benissimo, grazie! Piuttosto….lei
è tua figlia?” - chiese.
Bonnie annuì: “Si! La mia bambina!” -
sospirò.
Nicole sorrise teneramente.
“Sembri molto giovane per essere già madre e
moglie…” - buttò lì Nicole.
“Oh, ma non sono sposata!” - la corresse Bonnie -
“Cioè…non sono neppure una ragazza
madre però, eh! Semplicemente…suo padre non
è molto il tipo da matrimonio ed io ho scoperto che neppure
per me in fondo è così importante, sono altre le
cose importanti!”.
“Sembri molto felice…” - fece Nicole.
“Perché lo sono!” - rispose Bonnie.
Nicole annuì appena e si fermò con lo sguardo
sulla sua versione molto, ma molto passata.
“Beh…ehmm…dov’è
che abiti? Magari posso darti delle indicazioni per arrivarci sana e
salva!” - le propose Bonnie spezzando il silenzio che era
calato - “Anzi, no! Ci sono due miei amici che stanno per
tornare a casa ed è tardi, se aspetti un attimo vado dentro
a chiedergli di darti un passaggio, che ne dici?”.
Nicole strabuzzò un attimo gli occhi, ma la cosa meno
sospetta che le veniva da fare era annuire e accettare, quindi
annuì e accettò cordialmente.
Bonnie si allontanò di qualche passo, giusto il tempo di
aprire la porta sul retro ed infilarci la testa dentro per poter
spiegare la situazione agli altri.
In quel frangente Nicole si accorse che Astaroth si era mosso dalla sua
destra per avvicinarsi alla bambina che adesso lo guardava fisso e gli
tirava la cravatta: come aveva immaginato lei non era l’unica
Nicole in grado di vedere il demone e ricordare tutto. A quanto pareva
ogni versione di lei, in ogni tempo vedeva Astaroth e ricordava tutto.
Nicole doveva saperne di più quindi le serviva un altro
viaggio perché di certo non poteva pretendere di avere le
sue risposte da una bimbetta di un anno appena.
Bonnie non fece in tempo a voltarsi di nuovo, che Nicole era
già sparita nell’ennesimo squarcio temporale.
05
Agosto 2024
Nicole riaprì gli occhi un istante dopo e lo scenario
intorno a lei era totalmente cambiato. Dal pensionato era tornata nel
cuore del bosco e, ad essere onesti, questa volta non aveva viaggiato
alla cieca affidandosi solo alla data del suo compleanno per spostarsi
nel Tempo, ma stavolta aveva richiamato a se un ricordo preciso, il
ricordo del suo decimo compleanno, l’anno in cui aveva
preteso di trascorrere tutta la giornata da sola con i suoi genitori a
correre per il bosco, l’anno in cui alla fine ci si era persa
nel bosco e per la prima volta in vita sua ne aveva avuto paura.
Ricordava solo questo, di essersi persa, ma non ricordava
ciò che era successo nel mentre. Aveva sempre attribuito la
cosa all’età, insomma capita a tutti di non
ricordare gran parte di ciò che era avvenuto
nell’infanzia, ma in quel momento si rese conto che quel suo
vuoto di memoria era dovuto ad altro, era dovuto a lei stessa e a quel
viaggio che stava facendo, era dovuto al fatto che aveva tutta
l’intenzione di andare a parlare con la sua versione di
appena dieci anni, una cosa che capitava raramente a chi compiva viaggi
nel tempo e che lasciava sempre molta confusione in testa e
annebbiamento.
Si diresse a nord, verso il bosco all’altezza della parte
vecchia del cimitero e si nascose lì, tra le fronde,
aspettando l’arrivo della piccola Nicole.
“Ti sembra una buona idea?” - le chiese Astaroth.
“Voglio capire se sono solo io a vederti, oppure se
è una cosa a cui ho condannato anche tutte le altre versioni
passate e future di me!” - rispose Nicole.
“E se anche fosse così, cosa faresti al
riguardo?” - chiese ancora Astaroth.
“Nulla! Voglio solo saperlo! Se devo essere l’unica
a ricordare, almeno voglio che tutta questa situazione e le sue
probabili implicazioni mi siano chiare!” - fece Nicole.
Qualche metro più in là, dei passi attirarono la
sua attenzione e poco dopo, passando attraverso un fitto cespuglio ed
insudiciandosi le mani e le ginocchia di terra fresca, la sua versione
bambina arrivò affannata, stanca e spaurita, con i capelli
già lunghi raccolti in una treccia ordinata che le ricadeva
su una spalla.
La bambina avanzò ancora di qualche passo e poi si
fermò, guardandosi attorno confusa. Alla fine si arrese alla
stanchezza e si lasciò cadere lungo il tronco di un albero,
portandosi le ginocchia al petto e sussurrando piano il nome di suo
padre sperando che la salvasse.
Nicole sorrise; in quel momento la piccola Nicole sembrava tanto
Bonnie….
Prese un bel respiro ed uscì allo scoperto, smuovendo le
foglie affinchè l’altra se stessa la sentisse,
infine le sorrise e la raggiunse.
La bambina si tirò indietro, diffidente. Il suo sguardo
aveva perso tutta la paura di poco prima e si era indurito, diventando
terribilmente serio per una ragazzina di dieci anni.
Nicole si inginocchio sull’erba e alzò le mani in
segno di resa.
“Sono un’amica!” - fece.
“I miei genitori mi hanno detto di diffidare degli
estranei!” - fece la bambina.
“I tuoi genitori ti hanno anche detto che in certi casi devi
sempre seguire il tuo istinto, anche se la situazione non sembra a tuo
favore…” - ribattè Nicole.
L’altra se stessa corrugò la fronte.
“Come fai a sapere queste cose? Conosci i miei genitori? Sei
una strega?” - volle sapere.
Nicole annuì: “Entrambi!” - rispose.
“Oh!” - fece la piccola - “E cosa
vuoi?”
A Nicole scappò una breve risata, secca e improvvisa: adesso
capiva perché le ripetevano sempre di essere una piccola
impertinente sfacciata.
“Volevo chiederti una cosa a dire il
vero….” - le rispose.
“Mi vuoi chiedere qualcosa dello strano amico che ti porti
dietro?” - fece la bambina indicandole con un cenno Astaroth,
sempre e costantemente alla sua destra.
Nicole aveva la sua risposta: anche tutte le altre versione di se
stessa disseminate nel tempo potevano vedere Astaroth.
Ma adesso c’era un’altra domanda che le sorgeva
spontanea: anche loro erano costrette a conviverci così come
faceva lei?
“A dire il vero si, volevo parlarti di lui!” -
rispose Nicole - “Lo conosci?”.
La piccola annuì: “Certo! Si chiama Astaroth ed
è un demone!”.
“Ok! E anche tu hai per caso un Astaroth che sta sempre con
te e che solo tu puoi vedere?” - chiese ancora Nicole, avida
di sapere.
Questa volta la bambina scosse la testa.
“No, non ce l’ho un Astaroth!” - rispose.
Nicole la guardò pensierosa.
Quindi questo cosa significava? Che le altre versioni di se stessa
potevano vedere Astaroth, ma non avevano una versione di Astaroth
sempre con loro? E allora come faceva quella bambina a conoscerlo?
“Va bene, ma allora come fai a conoscerlo? A sapere come si
chiama e cos’è?” - chiese Nicole.
“Io lo sogno!” - rispose la bambina.
“Lo sogni? In che senso?”.
“Nel senso che è da…quando sono nata
che ogni volta che dormo faccio sempre lo stesso sogno! Un sogno dove
è raccontata una storia e in questa storia
c’è lui che è mio nemico e che fa un
sacco di cose brutte anche a mamma e papà e agli zii,
però alla fine io lo sconfiggo sempre!” -
raccontò l’altra Nicole -
“Quand’ero più piccola mi spaventavano
questi sogni però poi ci ho fatto l’abitudine e
adesso….non mi fanno più paura!”.
Nicole rimase senza parole e annuì soltanto, lentamente.
Quindi stando a quanto diceva la sua versione bambina, lei era
l’unica a sapere che tutto ciò che ricordava era
davvero successo perché era l’unica che
effettivamente l’aveva vissuto, ma tutte le altre versioni di
se conoscevano comunque la storia, ma tramite un sogno e tale la
consideravano e forse era meglio così.
Ma si chiedeva ancora perché Astaroth fosse rimasto solo con
lei e non fosse andato in giro ad importunare anche le altre versioni
di se stessa.
“Io sono unico, ricordi?” - fece Astaroth -
“Non sono mai esistite versioni passate o future di me,
quindi è ovvio che quando sono morto sia rimasto unico anche
nella morte e sono solo con te perché ci sono solo io!
Niente passato, niente futuro, solo presente!” - si
spiegò - “E adesso tu sei come me!”.
A quelle parole Nicole si voltò di scatto.
“Come, scusa?”.
“Pensaci! Anche tu adesso sei unica nel Tempo in un certo
senso! Si, esistono versioni passate e future di te, ma nessuna di loro
è come te perché nessuna di loro ha vissuto o
vivrà ciò che tu hai vissuto! Conoscono la
storia, sanno di esserne state protagoniste, ma per loro è
solo un bel sogno, nulla di concreto come invece lo è stato
per te!” - rispose Astaroth - “Perché
non mi sembri felice? A me piaceva essere unico nel Tempo! E poi
è un bell’appellativo, non trovi? Facciamo
così: adesso che sono morto puoi usarlo al posto mio! Almeno
lo manterrai in auge!”.
Nicole lo lasciò parlare, ma aveva finito di ascoltarlo da
parecchio.
Perché non era contenta? Perché si sentiva una
martire, ecco perché! E perché non aveva mai
avvertito così intensamente quella sensazione prima di quel
momento.
Ma cosa le restava da fare se non accettarla e andare avanti?
Adesso che aveva avuto le sue risposte ci avrebbe convissuto, belle o
brutte che le parevano.
Quello era l’unico modo per garantire la felicità
e la serenità di tutti e poco importava se avrebbe dovuto
continuare a sorbirsi le brutte battute di Astaroth per
chissà quanto tempo ancora.
“Devo trovare i miei genitori!” - fece la piccola
Nicole, alzandosi all’improvviso.
“Certo, scusa, vai! Sono…lo sai dove
sono?” - le chiese.
La bambina scosse la testa, imbarazzata.
Nicole scandagliò appena la zona con il suo Potere fino a
trovare l’aura di Damon.
Indicò un sentiero di fronte a loro.
“Sei vai sempre dritto per quel sentiero e gridi forte il
nome di tuo padre lui ti sentirà e verrà a
prenderti!” - le disse.
“Tu non vieni?” - le chiese la piccola.
Nicole scosse la testa: “No! Vai tu, io resto ancora un
po’ qui!” - la rassicurò.
“Da sola?”.
“Ho il mio amico immaginario qui con me! Non sono
sola!” - rispose Nicole con un sorriso.
“Ok, allora!” - disse la bambina finalmente
convinta - “Ciao!” - urlò, prima di
mettersi a correre verso il sentiero che le aveva indicato con
l’unico scopo di trovare suo padre.
Nicole la guardò a lungo e solo quando la vide scomparire
tra gli alberi aprì un nuovo squarcio che, questa volta, la
riportò finalmente a casa, nel suo tempo e alla sua festa.
Si incamminò per le strade deserte della Fell’s
Church del 2034 più sicura di ciò che le era
capitato in sorte, ma anche con una nuova e in fondo piacevole
malinconia a gravarle sul cuore.
“Tutta la nostra lotta….tutta la nostra grande
battaglia finale….era a questo che doveva portare? A questa
sorte di…convivenza forzata?” - chiese
sommessamente ad Astaroth senza nessuna forma di ironia nella voce, ma
solo con tanta tranquillità e forse pace.
“Questo era l’unica soluzione a cui si poteva
aspirare, non lo vedi? Quante volte ti ho ripetuto che io e te siamo
due facce della stessa medaglia? Io l’unico in grado di
ucciderti e tu l’unica in grado di uccidere me. Destinati ad
incontrarci e a combattere. Io il male, tu il bene. Luce ed ombra. Una
lotta primordiale che va avanti fin dall’Inizio della Storia.
L’unica cosa che cambia sono i contendenti in campo, le forme
sotto cui la luce e l’ombra decidono di mostrarsi e
combattere.” - rispose Astaroth - “Ma esiste una
bilancia, Nicole! Al mondo non può esserci né
troppo male né troppo bene. Deve esserci equilibrio tra le
due parti! Adesso questa battaglia l’hai vinta tu con la tua
luce, l’ha vinta il bene, ma il male non poteva essere
debellato del tutto e allora ecco che la tua luce mi ha accolto, ha
accolto in se quell’essenza e quello spirito che neppure
credevo di avere e mi ha dato un modo per vivere. Finchè tu
vivrai, Nicole, allora anch’io vivrò e
sarò sempre qui, alla tua destra. Ogni volta che ti volterai
in questa direzione o che guarderai a destra con la coda
dell’occhio, tu vedrai me! Sempre!”.
“Suona parecchio inquietante…” - fece
Nicole.
“Si e forse lo è per davvero!” - le
diede ragione Astaroth mentre entrambi si fermavano a guardare in
lontananza le luci della festa e ad ascoltare le risate felici dei suoi
partecipanti - “Ma questa è anche
l’unica soluzione giusta, in fondo!”.
FINE
NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!*_*
Spero abbiate passato una buona Pasqua, la mia diciamo che è
stata...proficua: ho sfornato l'epilogo!XD
Oddio...l'epilogo! Vi giuro che mi sento tristissima a postarlo! Ogni
volta che finisco una storia mi viene una malinconia assurda e
già sento che mi mancherà un sacco! Purtroppo
però prima o poi la fine arriva e
vabbè...sfogherò le lacrime domani al cinema con
Titanic!XD
Spero che l'epilogo via sia piaciuto e che abbia risposto un
pò a tutte le domande che mi avete giustamente posto nei
meravigliosi commenti al capitolo precedente. Ho cercato di spiegare un
pò tutto e di dare una degna fine alla storia, ma nel caso
aveste ancora dei dubbi io sono sempre qui e potete chiedere
ciò che volete senza nessun problema!XD
Che dire...."Forse..il destino..." penso che mi mancherà
parecchio. L'idea per scriverla ce l'avevo già ai tempi de
"Il linguaggio della resa" e vi giuro che non era così
complicata come invece si è rivelata. Questa è
stata di sicuro la storia più contorta e complicata che io
abbia mai scritto, ma che spero vi sia piaciuta e vi abbia fatto
compagnia così come voi ne avete fatta a me con il vostro
costante supporto giovedì dietro giovedì!*_*
I ringraziamenti a questo punto sono doverosi!
Allora....
Ringrazio tutte le meravigliose persone che hanno inserito questa
storia tra le preferite, le seguite e le ricordate.
Ringrazio tutti coloro che l'hanno solo letta silenziosamente, il cui
numero mi impressiona parecchio! Grazie davvero**
Ringrazio tutti coloro che mi hanno inserito tra gli autori
preferiti!*D* Cioè...ma quanto vi amo a voi?*_*
Ringrazio tutti coloro che mi seguono anche sul blog!
Ringrazio, infine, tutti coloro che hanno recensito questa mia storia!
In particolare vorrei fare una menzione d'onore a "real" e "Amy in Wonderland"
in cui commenti mi sono davvero rimasti nel cuore! Grazie mille ad
entrambe!*_* Vi lovvo un sacco*_*
Che dire.....scrivere per voi tutti in questi mesi è stato
bellissimo come sempre e spero di ritrovarvi tutti con l'inizio della
mia prossima serie!°°
TADAN! Sorpresa! Ebbene si, non vi libererete mai di me!XD
Sto preparando una nuova serie che si intitolera "Le Porte del Tempo"!
Sarà composta da tre storia da 10 capitoli l'una che
riguarderanno rispettivamente il passato, il presente e il futuro di
Stefan e Damon! Infatti sarà il loro rapporto alla base di
tutto e ogni storia non sarà altro che una raccolta di dieci
one-shot che racconteranno di dieci momenti passati, presenti o futuri
che hanno contribuito a complicare o a rimettere a posto, ad inasprire
o ad addolcire, a rinforzare o ad indebolire il loro rapporto! A mio
dire, infatti, nei libri se ne dice poco o niente e ci si concentra un
pò troppo su Elena e su quanto sia bella, quindi....zan
zan....ho deciso di scriverla io una storia del genere.
Ovviamente cercherò di raccontare cose che non sono state
raccontate!XD
Mi prenderò più di un mese di vacanza questa
volta a causa di impegni vari e poi perchè voglio riuscire a
scriverle tutte e tre complete prima di cominciare a postare, quindi il
primo capitolo della prima storia di questa serie "Le Porte del Tempo:
Il Passato" lo pubblicherò con esattezza GIOVEDI' 7 GIUGNO!
Nel frattempo posterò delle piccole cose al riguardo sul
blog!XD E...giusto per essere chiara fin da ora....questa prima storia
riguarderà il passato dei due fratelli, quindi la loro vita
da umani, dalla nascita all'arrivo di Katherine ergo sarà
ambientata nel '500 italiano ergo non ci saranno nè Elena,
nè Bonnie nè Matt o Meredith!XD Loro arriveranno
nelle due storie successive!
Adesso fuggo via che questa nota è davvero chilometrica!XD
Grazie ancora a tutti!
Spero di rincontrarvi a giugno....BACIONI...IOSNIO90!!!
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