Libri > Il diario del vampiro
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Autore: iosnio90    12/04/2012    11 recensioni
Premessa: dimenticate la Fell’s Church della Smith dove i vampiri non possono procreare e sostituitela con una Fell’s Church dove per i vampiri è assolutamente normale avere figli con donne umane!
Tenendo presente questo, passiamo alla storia…
La vita scorre come al solito a Fell’s Church: Stefan e Damon sempre in lotta per Elena, Elena indecisa sul da farsi, Matt che comincia ad innamorarsi di Bonnie, Meredith alle prese con il suo rapporto a distanza con Alaric e Bonnie spaventata dai suoi poteri e con una cotta segreta per Damon.
Ma un bel giorno compare dal nulla un demone che tenta inspiegabilmente di ucciderli e che blatera sul voler estirpare il problema alla radice.
La confusione è totale e cresce quando appaiono dal nulla anche due ragazze bellissime e con cui tutti avvertono un istantaneo legame anche se non le hanno mai viste prima.
Chi sono? Cosa vogliono? Nemiche o amiche?
Ecco a voi una nuova storia in cui si mischiano azione, sentimenti e un pizzico di horror per creare delle situazioni totalmente nuove in cui presente e futuro si intersecano per destabilizzare ogni cosa.
Spero che mi seguirete anche in questa nuova avventura Donnie e Stelena!
BACIONI...IOSNIO90!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

O5 Agosto 2034
“Nicole! Giuro che se non ti dai una mossa salgo su a prenderti e ti butto di sotto a suon di calci!”.
Il sole brillava alto su Fell’s Church in quella mattina di inizio agosto. L’aria era calda, ma un lieve venticello proveniente da est arrivava a rinfrescare la pelle di Nicole, impegnata nella tragica impresa di infilarsi niente meno che un vestito, oltretutto scelto da sua cugina Lilian.
C’erano voluti giorni e gli sforzi congiunti della sua intera famiglia per convincerla e alla fine sua cugina l’aveva spuntata soltanto perché…Lilian credeva per via delle minacce con cui l’aveva tartassata, ma la realtà cruda e semplice, realtà di cui Nicole non avrebbe mai fatto parola, era che sua cugina era riuscita nella sua impresa soltanto perché aveva dalla sua un’arma incredibile: i geni combinati di suo zio Stefan e sua zia Elena! I quali la rendevano non solo la progenie della coppia più smielata mai esistita, ma anche mortalmente pesante.
“Nicole! Non puoi arrivare in ritardo, non oggi! Anzi….lo so cosa pensi quindi prima che tu lo dica ti rispondo già che no, non puoi mancare! Te lo proibisco categoricamente, mi hai sentita? Non osare, Nicole!”.
Appunto! Mortalmente pesante, mai definizione fu più adatta per descrivere Lilian in due parole.
“Scendo, Lilian, scendo…” - rispose con voce terribilmente annoiata - “Dammi solo un altro minuto e vedrai che non se la prenderà nessuno se faccio tardi, dopotutto la giornata che hai organizzato è dedicata a me, no? Sono io la festeggiata, giusto? Fidati! Si aspettano che arrivi in ritardo, quindi rilassati!”.
I vent’anni a detta di Lilian erano una tappa importante della vita, quella tappa che segnava davvero la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta. A vent’anni - sempre secondo Lilian - ci si cominciava a fare un’idea di quelle che sarebbero state le vere responsabilità e si cominciava a capire che il mondo non era tutto rose e fiori mentre si apprendeva la sacrosanta lezione che niente ci era dovuto per diritto di nascita, ma che le cose bisognava guadagnarsele.
Per questo motivo aveva cominciato i preparativi di quella festa già sei mesi prima perché - oltre a tutto il resto - Lilian era anche pienamente convinta che lei, Nicole, non sarebbe mai stata in grado di mettere su una festa come si conveniva.
Nicole non aveva neppure cercato di opporsi e l’aveva lasciata fare perché quando Lilian entrava nel loop mentale della party planner allora nessuno era in grado di riportarla al mondo reale fino a che il suo obiettivo non era stato portato a termine. In particolare, l’obiettivo che si era prefissata per il compleanno di Nicole era quello di organizzare non una festa, ma una specie di sagra di paese che coinvolgesse chiunque nell’arco di dieci miglia da Fell’s Church.
I volantini, persino quelli aveva distribuito per spargere la voce perché ovviamente gli inviti andavano recapitati a mano solo agli amici intimi e ai parenti.
In quel frangente Nicole fu grata almeno del fatto che lei i suoi amici e parenti ce li aveva tutti radunati in un unico, grande e vecchio edificio: il pensionato.
 - Tre Alleluia per il pensionato! -
“Non osare scherzare, Nicole! Piuttosto, vedi di sbrigarti!” - fu la risposta acida di Lilian.
Nicole sospirò mentre si riavviava i capelli all’indietro e fissava con occhio critico e un sopracciglio alzato la sua immagine riflessa allo specchio.
Lilian aveva insistito per il vestito e Nicole non era riuscita a farle cambiare idea, ma almeno doveva dire che sua cugina si era attenuta a qualcosa che in fondo non era troppo esagerato e pretenzioso e che forse poteva addirittura rientrare nel suo stile che non era mai stato troppo ricercato.
L’abito era nero, senza spalline, bustino stretto a sottolinearle alla perfezione il punto vita e gonna a sbuffo lunga fin poco sopra il ginocchio. Il tutto era decorato da ghirigori in argento sul bustino e piccoli brillantini bianchi sulla gonna.
Aveva dovuto abbandonare i suoi classici anfibi ed era stata forzata ad indossare trappole mortali che Lilian adorava chiamare “sandali”. Anch’essi neri con pietruzze argentate, avevano un tacco non troppo alto, ma ugualmente scomodo per una che i tacchi non li metteva neppure se a chiederglielo era lo Spirito Santo disceso dal cielo.
Infine aveva insistito per tenere la sua polsiera - su quella non aveva ceduto - ed in cambio aveva dato la sua parola a Lilian di indossare un set di collana e bracciale con pendente che sua cugina aveva liberamente scelto senza obiezioni da parte sua.
Il solito filo di matita e mascara le incorniciavano lo sguardo e i capelli tenuti sciolti le scendevano in morbide onde nere lungo tutta la schiena andando a contrapporsi ancora più nettamente del solito, insieme al nero del vestito, al pallore naturale della sua pelle.
Decise che si, per un giorno solo poteva anche farlo lo sforzo di andarsene in giro abbigliata in quel modo, la cosa non avrebbe guastato la sua reputazione.
Non prese con se nulla, né borsa né niente e lasciò la sua stanza prendendo a scendere pigramente le scale interne del pensionato fino ad arrivare sulla soglia dove, come da copione, dovette assistere all’inquietante spettacolo di Lilian avvinghiata ad Owen e lui che…boh…come faceva a trasformarsi da ragazzo a polpo in così breve tempo Nicole non lo avrebbe mai capito.
“Finalmente!” - esclamò Lilian, voltandosi nell’abbraccio di Owen per riuscire a guardarla con quei suoi occhi indignati neanche avesse commesso il più atroce dei delitti.
“Oddio mio, rilassati Lilian, quante volte devo ripetertelo!?!” - sospirò Nicole.
Lilian non la ascoltò nemmeno. Le si avvicinò di un passo e la squadrò da capo a piedi con una mano portata elegantemente al mento. Soppesò ciò che vedeva per un paio di secondi e poi prese a girarle attorno, fissandola attentamente da ogni angolazione.
“Che diamine stai facendo?” - sbottò Nicole, sotto lo sguardo divertito di Owen che non la finiva di sghignazzare vedendola così in difficoltà con la sua fidanzata.
Nicole pensò che quel ragazzo non le piaceva, per niente! Era irritante quindi perfetto per Lilian. Si erano trovati quei due.
“Ti valuto!” - rispose Lilian.
“Ma ti rendi conto che è da stamattina che mi tartassi a distanza e non mi hai ancora fatto gli auguri per il compleanno?” - le fece notare.
“Si, si…auguri…” - berciò Lilian.
Nicole spalancò la bocca per lo sconcerto e allargò appena un attimo le braccia per poi farle ricadere pesantemente lungo i fianchi.
“Ci rinuncio!” - disse, avviandosi a grandi passi verso la porta d’ingresso.
Lilian la riacciuffò per un braccio giusto un attimo prima che mettesse piede fuori e la tirò verso di se, abbracciandola stretta.
“Oddio, hai ragione, hai ragione, scusami tanto, Niki!” - prese a dirle - “E Buon compleanno!” - aggiunse poi con un gran sorriso allontanandosi appena da lei affinchè potessero guardarsi negli occhi.
Nicole ricambiò il sorriso mentre scioglieva l’intreccio delle loro braccia.
“Perdonata!” - disse.
“Allora…non vuoi sapere come penso che ti stia questo vestito?” - la provocò Lilian.
Nicole si riavviò ancora una volta i capelli all’indietro e questa volta si incamminò sul serio, lasciandosi Owen e Lilian alle spalle.
“Non mi serve saperlo! Mi sta benissimo ed io sono bellissima! Ma, dopotutto, io sarei perfetta anche con un telo di iuta addosso, quindi…”
“Sei la solita sbruffona!” - la rimbeccò Lilian, affiancandola senza mai mollare la presa sulla mano di Owen.
Nicole scrollò le spalle e il resto del tragitto da lì al centro di Fell’s Church lo trascorse in silenzio, ad ascoltare i discorsi dei due piccioncini e ad annuire di tanto in tanto quando si rivolgevano a lei, ma in realtà totalmente persa nei suoi pensieri.
Non perdeva mai d’occhio la sua destra: in un modo o nell’altro riusciva sempre a puntare lo sguardo in quella direzione.
L’evento - così piaceva chiamarlo a Lilian - fu effettivamente un successo. Era sì pieno di persone che Nicole neppure conosceva, ma almeno sua cugina era riuscita nell’impresa di farli divertire tutti, uno ad uno.
L’intera Fell’s Church era bella e addobbata a festa, con striscioni eleganti, fiaccole e fiori ovunque che andavano a fare da sfondo a tavoli su tavoli di cibo e bevande sufficienti a sfamare l’intera cittadina per un mese intero forse.
La sera calò presto e solo allora Nicole riuscì a ritagliarsi un angolino tutto suo in disparte dove poter riflettere con calma e lucidità, guardando tutto e tutti dall’esterno come in fondo sentiva di star facendo da…da sempre.
Nicole aveva un segreto, un segreto che non aveva detto e non aveva intenzione di rivelare a nessuno: ricordava tutto! Astaroth e il resto, le lotte, gli incendi, le morti…tutto! Ed era la sola!
Quando Astaroth era morto in quella che era stata una vera esplosione di luce poi quella luce stessa aveva come reagito alla morte del demone e aveva preso a girare e a girare, a girale intorno. Tutto il mondo, tutto il Tempo, tutto era stato risucchiato in quel vortice ed era stato riscritto eliminando ogni traccia del passaggio di Astaroth dalla storia. La vita di tutti era cambiata, i ricordi di tutti erano cambiati, tranne i suoi.
Perché? Si era interrogata spesso su questo e alla fine era giunta ad una conclusione tanto semplice da farla quasi ridere, ma che era anche l’unica giusta e plausibile: si era ritrovata nell’occhio del ciclone, letteralmente! E chiunque sapeva che, incredibilmente, in presenza di un ciclone il posto più sicuro è al suo interno, nell’occhio, quel punto dal quale il ciclone prende vita, ma che resta un punto fermo, statico, non soggetto a nessun tipo di distruzione o cambiamento di qualsivoglia genere.
Nella battaglia contro Astaroth lei aveva generato la luce, lei aveva generato il ciclone, lei era rimasta ferma in quel punto fisso quindi lei non era stata travolta dal vortice di cambiamento che aveva travolto il resto del mondo.
Sembrava irreale, quasi ridicolo, ma era così.
E adesso era giunta al punto in cui pensava a se stessa davvero come ad una spettatrice del bello show che erano le vite degli altri perché quelle erano vite perfette, vite nelle quali nessuno di loro aveva conosciuto gli orrori della guerra contro i demoni, vite che non erano state segnate dall’arrivo di Astaroth, vite che, alla morte del demone, erano state ridate a chi era stato ucciso da Astaroth o per ordine di Astaroth.
Lo ricordava ancora quel giorno di due mesi prima, il giorno della lotta quando non appena il ciclone si era calmato portandosi via con se negli abissi dell’oblio anche il Castello nero lei si era ritrovata da sola al centro dell’Old Wood e aveva deciso, in preda all’ansia e alla confusione, di rifugiarsi al pensionato. Non appena era arrivata lì….se li era ritrovati tutti davanti, tutti in perfetta salute e intenti a fare le cose più disparate, dal preparare il the per sua madre allo sfogliare riviste di moda per Lilian e sua zia Elena.
Fu in quel momento, quando le chiesero perché sembrava così sconvolta e perché i suoi vestiti erano sporchi di sangue, terra e sudore che Nicole capì, capì di essere rimasta la sola a ricordare, la sola la cui vita non era stata riscritta di una virgola.
Aveva provato ad indagare parlando con gli altri, giusto per avere la conferma di ciò che pensava e la conferma era arrivata, ad esempio, quando Matt e la rediviva Olivia annunciarono che sarebbero partiti per una crociera oppure quando Lilian le raccontò come una mattina si era svegliata con la certezza di amare Owen e allora era corsa da lui, si erano dichiarati l’un l’altro per poi perdersi in un bacio da film romantico d’altri tempi. Ecco, quella storia Nicole se l’era fatta ripetere perché lei la ricordava in modo nettamente diverso. Nei suoi ricordi, Lilian un giorno si era svegliata con la certezza di amare Owen ed era corsa da lui, si erano dichiarati l’uno all’altra e quando erano stati sul punto di coronare il loro sogno d’amore…BAM….era comparso Astaroth con il suo Castello e il suo seguito di demoni e allora Lilian ed Owen avevano fatto quella ridicola promessa di rimandare il tutto a quando quella brutta situazione sarebbe giunta al termine. Quella era la storia che Nicole ricordava e quella era la storia che Lilian raccontava mentre Astaroth era ancora in vita, ma poi il Figlio del Fuoco era morto, tutto era stato riscritto e adesso la verità di sua cugina era diversa dalla sua. Perché di verità si trattava. Nicole non poteva accusarli di vivere in una menzogna e che la loro vera vita era un’altra, no, perché….né la sua versione né la loro era falsa.
Aveva finito con l’accettarlo.
Per parecchio tempo aveva portato addosso un peso ben più grande di qualche ricordo non riscritto e se quello doveva essere il prezzo da pagare per avere l’assoluta certezza che Astaroth era finito e che la loro lotta era giunta al termine, allora era felice di pagarlo. Ne avrebbe sopportati altri mille di segreti come quello se fosse stato necessario.
Uno spostamento d’aria alla sua destra, il solito spostamento d’aria, le ricordò che un altro segreto lei già ce l’aveva.
Annuì, consapevole e sospirò.
A proposito di quel segreto voleva fare una cosa e, mentre la faceva, voleva anche controllare qualcos’altro.
Si voltò e si avviò verso l’Old Wood, sperando di non essere vista da nessuno, ma a trovarla fu suo padre.
“Nicole! Lilian dice che tra poco devi farti bella per le foto del taglio della torta!” - l’avvertì sogghignando.
“Taglio della torta? C’è un taglio della torta?” - si lamentò Nicole.
Suo padre scrollò le spalle.
“Ok! Dille che arrivo, prima…ho una piccola cosa da sbrigare..” - disse.
“Nulla di grave, spero…” - fece suo padre.
A quelle parole Nicole voltò lo sguardo sulla cittadina completamente sana e nel pieno sviluppo del suo splendore, lanciò un’occhiata a tutta la sua famiglia felice e in vita e poi guardò la gente di Fell’s Church, gli stessi che fino a poco prima aveva chiamato superstiti e che adesso erano semplicemente persone serene cullate dalla beata ignoranza dovuta al fatto di non sapere nulla di nessun personaggio o evento soprannaturale, neppure di loro.
Tornò a guardare suo padre dopo un lungo attimo e si concesse per la prima volta di essere davvero soddisfatta di ciò che era riuscita a fare.
“Oh papà, ormai non esiste più nulla che possa davvero essere definito grave o pericoloso, fidati!” - gli rispose sorridendo.
Suo padre non capì, Nicole glielo leggeva negli occhi, ma la lasciò andare con la promessa di non rivelare a Lilian che aveva temporaneamente abbandonato la festa.
Fece tutto il tragitto che la separava dal cuore vivo e pulsante dell’Old Wood di corsa, senza mai fermarsi e senza smettere di sorridere.
Giunta a destinazione si voltò ancora alla sua destra, fissando per un attimo lo sguardo sulla figura visibile solo ai suoi occhi che non l’abbandonava mai e che anche in quel momento l’aveva seguita.
Pronunciò poche parole e davanti a lei si tese una linea retta di luce e poi si aprì uno squarcio, uno squarcio nel tessuto spazio-temporale simile a quello che aveva usato con Lilian durante il loro precedente viaggio nel passato.
“Cosa vuoi fare, Nicole?” - le chiese curiosa la figura alla sua destra.
“Ti accontento! E’ da settimane che me lo chiedi e finalmente ho deciso di assecondarti, quindi siine felice! Ti mancavano i viaggi nel Tempo? Perfetto! Adesso viaggeremo nel Tempo! Non un viaggio solo, piuttosto salteremo da un anno all’altro proprio come piaceva fare a te!” - rispose Nicole.
“Devo confessarti che a volte la tua gentilezza nei miei confronti mi commuove, cara Nicole!” - le rispose Astaroth, mentre la luce dello squarcio li avvolgeva e li risucchiava al suo interno.


05 Agosto 2011

Il posto faceva veramente pena.
Una bettola sgangherata con le pareti scrostate, grosse moto parcheggiate all’esterno e un ridicolo pezzo di legno tenuto su da un’asta spezzata e rattoppata con un pezzo di stoffa sudicia su cui si leggeva a malapena la scritta “BAR”.
Suo padre certi posti se li cercava col lanternino.
Lo squarcio l’aveva presa dall’Old Wood del suo tempo per rilasciarla nell’Old Wood dell’anno a cui aveva pensato, il 2011, per l’esattezza il 5 agosto perché sì, aveva deciso di spostarsi indietro nel tempo usando come punto di attracco la data del suo compleanno e perché voleva vedere cosa succedeva a Fell’s Church in quegli anni. Nessuno dei suoi parenti e conoscenti nel 2011 aveva incontrato lei o Lilian visto che il tempo era stato riscritto, quindi tutti erano andati avanti con le loro normali vite senza strani viaggi nel Tempo, solo che….quando pensava a quelle cose, a ciò che il cambiamento della storia aveva comportato per le controparti passate dei suoi familiari lei pensava a Damon, a come lo aveva visto all’inizio e a come lo aveva visto alla fine, pensava al percorso interiore che aveva compiuto e al dolore e agli sforzi che gli era costato. In quei momenti si sentiva terribilmente in colpa perché tutto era stato cancellato per colpa sua.
Poi, però, era successo qualcosa, un’illuminazione non molto tempo prima che le aveva fatto sorgere un dubbio: e se il fatto che lei ricordasse tutto avesse avuto un significato più grande di quello che lei attribuiva alla cosa? Se servisse a ricordare al Tempo stesso che quei giorni e quegli avvenimenti che aveva riscritto li aveva soltanto cambiati, ma non cancellati perché continuavano a vivere in lei?
Nicole lanciò un’occhiata alla figura silenziosa di Astaroth alla sua destra.
Persino Astaroth, colui che doveva morire e che di fatto era morto davvero, continuava in un certo senso a “vivere” nella sua memoria e grazie alla sua memoria perché lei lo ricordava, sapeva con certezza che lui era esistito e così facendo era come se avesse creato un ponte tra il mondo vero e l’oblio a cui l’essenza stessa del demone si era aggrappata per trovare un modo per sopravvivere anche nella morte.
Certo, questo significava che lei era l’unica in grado di vedere il demone dato che era l’unica a ricordarsi della sua esistenza e dato che lui stesso non era vivo davvero, ma solo….una visione, una proiezione astrale di ciò che era stato in vita, ma la cosa non faceva poi molta differenza.
Tolto il fatto che Nicole doveva stare attenta a non essere beccata a parlare "da sola” per non essere presa per pazza, tutto il resto era come era sempre stato tra lei e il demone fatta eccezione per il reciproco desiderio di uccidersi, quello ormai era sparito con la vittoria di Nicole.
Tornando a Damon…
Il dubbio era che qualcosa di tutto quel lavoro interiore che lui aveva fatto fosse rimasto proprio perché i ricordi di Nicole erano rimasti, a testimonianza che quel periodo era esistito davvero quindi aveva voluto cominciare da lì, da quell’anno e da suo padre.
Appena messo piede nell’Old Wood del 2011 Nicole aveva subito scandagliato silenziosamente l’area in cerca dell’aura di suo padre e quando l’aveva trovata si era limitata a seguirla fino a quella catapecchia che adesso si ritrovava davanti.
Sperò solo che, una volta entrata, non si ritrovasse davanti lo spettacolo di Damon che si dava da fare con un’orda di ragazze sbavanti perché - sul serio - poteva reggere tutto, ma non quello, non adesso che vedeva davvero Damon e suo padre come la stessa persona.
Prese un bel respiro e spinse la porta cigolante del locale.
Venne investita subito dal tanfo pungente di alcol, fumo e sudore e fece una smorfia.
Era sera e il posto non era affollato, ma c’erano delle persone, soprattutto motociclisti baffuti che si soffermavano a guardarla mano a mano che avanzava.
Certo, con quel vestito che aveva addosso in un posto del genere non passava di certo inosservata!
Individuò Damon al bancone del bar, da solo, un bicchiere ricolmo di whisky in una mano e l’altra a scompigliarsi i capelli, con il viso atteggiato nell’espressione tipica di chi sta combattendo una battaglia interiore e non vuole essere disturbato da nessuno, ma purtroppo per lui Nicole non era "nessuno", lei era Nicole Salvatore, la sua adorata figlioletta venuta dritta dritta dal futuro per fare due chiacchiere usando i benefici dati dall’anonimato per fargli scucire informazioni personali.
Prese posto sullo sgabello di fianco a quello di Damon e si voltò completamente nella sua direzione, giusto per fargli capire che era con lui che ce l’aveva.
Damon la osservò appena qualche attimo.
“Bel vestito, ragazzina! Tornatene alla sua sfilata di moda, stasera non è aria!” - le disse e Nicole sospirò di sollievo perché da come Damon aveva cominciato quella frase Nicole aveva avuto il terrore che al suo futuro padre fosse davvero saltato in mente di mettersi a flirtare con lei. Bleah…
“Niente sfilata di moda per me! Piuttosto la definirei l’opera perversa di una cugina dispotica, comunque…..” - rispose Nicole - “Chissà perché qualcosa mi dice che non è aria da un pezzo per te! Ne sai almeno il perché?”
Damon si voltò a guardarla e scosse la testa come se stesse parlando con una povera imbecille.
Da quello sguardo Nicole si accorse che, nonostante fosse soddisfatta di ciò che aveva fatto lottando e sconfiggendo Astaroth e non le pesasse molto la situazione in cui era costretta a vivere, vedere di nuovo sul volto di Damon quello sguardo a metà tra il diffidente e il cinico che le rivolgeva all’inizio della loro conoscenza faceva male.
Non potendo fare altro, deglutì.
“E lo sapresti tu?” - fece Damon.
“Io posso immaginarlo!” - fece, criptica, Nicole lanciando un’occhiata al piccolo oggetto che solo quando si era avvicinata aveva visto posato davanti a Damon - “E non dirmi che è tuo perché lo vedo benissimo da me che è un anello da donna!” - e per essere proprio precisi diciamo che Nicole lo vedeva da se che quello era il prezioso anello di opale di sua madre, l’anello dal quale non si separava mai.
“Che hai fatto, l’hai rubato?” - ipotizzò.
L’espressione di Damon si indurì.
“Non sono affari tuoi!” - le sibilò.
“Oh, avanti, guarda che a me puoi dirlo, sai? Non mi scandalizzo mica!” - lo pungolò dandogli anche un leggero colpetto su una spalla, ghignando - “ Altrimenti lascia che indovini! Allora, allora, allora….è di una ragazza, ovvio! Magari la tua ragazza oppure una ragazza di cui sei innamorato..” - continuò ed in quel momento: la folgorazione!
Voleva scoprire se qualcosa di tutto ciò che Damon aveva passato durante i giorni che aveva vissuto nel futuro - quei giorni che erano stati cambiati e lui non ricordava più - resisteva ancora intatto nella sua coscienza? Perfetto! Allora doveva partire dai sentimenti che sentiva per Bonnie.
“Scommetto che la ragazza è bionda! Si, ti ci vedo proprio a dannarti l’anima per una di quelle biondine perfette, dalla pelle perfetta, dagli occhi azzurri magari, una di quelle che hanno tutti i ragazzi ai loro piedi! Tu sei uno di quei ragazzi, ho indovinato? Uno di quelli che si sta contendendo il cuore di lei e magari lei ti ha respinto e allora tu le hai sottratto l’anello per vendetta! E’ di questo che si tratta? C’è una bionda che ha scelto un altro?” - fece Nicole.
Ormai non provava più alcun astio verso sua zia Elena, però….beh…c’era da dire che certe vecchie storie tornavano sempre utili.
Damon tenne per tutto il tempo gli occhi puntati sull’anello di Bonnie. L’ascoltava, ma era come se non la stesse ascoltando e Nicole lo sapeva, ma continuava ad andare avanti, aggiungendo allusioni su allusioni ad una perfetta bionda per vedere fino a che punto lui si sarebbe fatto distrarre dal pensiero di Elena. Addirittura provò ad ipotizzare che, magari, se lei aveva ragione, allora la bionda poteva ancora tornare indietro e scegliere lui, ma Damon…niente, non dava segni di vita, rimaneva immobile a fissare la pietra d’opale e la cosa stava cominciando a diventare quasi inquietante.
“Ehi? Ehi? Stai bene, si?” - lo richiamò Nicole.
Damon si voltò a guardarla, ma anche in quel momento la vedeva, ma era come se non la vedesse e Nicole si sentiva totalmente invisibile agli occhi del vampiro.
Lanciò brevemente un’occhiata alla sua destra e pensò che forse era quello ciò che provava Astaroth ora che era diventato un “mai esistito” dimenticato da tutti.
“Devo andarmene!" - fece Damon, alzandosi e avanzando a grandi passi verso l’entrata del bar.
“Dalla bionda a restituirle l’anello?” - chiese Nicole.
Damon tornò a voltarsi e aveva lo sguardo confuso, corrucciato.
“Non è bionda…” - biascicò facendo per andarsene nuovamente.
Nicole scese dal suo sgabello e lo raggiunse fuori.
“Hai così tanta fretta?” - fece.
“Si! Ho fretta! Ho anche aspettato troppo! Potrebbe succedere di tutto se continuo ad aspettare e non deve succedere niente! Devo ridarle l’anello che sì, le ho rubato, e devo dirle che è da due mesi che mi sento strano, che provo…cose!” - fece Damon - “Ma che sto a dirlo a te, devo essere impazzito!” - aggiunse poi come riscuotendosi da un sogno.
“Forse sei solo cambiato!” - fece Nicole.
Damon si bloccò e la fissò qualche istante, serio e pensieroso.
“Uhm…già…” - disse soltanto prima di allontanarsi nella notte diretto verso Fell’s Church e….beh…verso Bonnie, questo Nicole poteva dirlo con certezza.
“E’ divertente e piuttosto strano!” - commentò Astaroth, affiancandola e restando con lei a guardare la figura di Damon che si allontanava.
“Cosa?” - chiese Nicole.
“E’ stato divertente il modo in cui gli hai parlato e non trovi anche tu che si strano, davvero una strana coincidenza, che tuo padre e tua madre abbiano deciso di mettere le carte in tavola e mettersi in gioco per i loro sentimenti reciproci proprio lo stesso giorno in cui tre anni dopo saresti nata tu?” - rispose Astaroth facendole notare qualcosa che non aveva notato prima.
Sorrise.
“Si, strana coincidenza davvero…”.


05 Agosto 2015
Quella volta lo squarcio temporale risputò fuori lei e quella specie di fantasma che si portava dietro proprio alle spalle del pensionato che, per quel giorno, era illuminato a festa.
Il giardino posteriore era agghindato con palloncini e fiori, il sole brillava alto nel cielo sereno di quel pomeriggio lontano ed in lontananza era possibile ascoltare anche il canto di qualche uccellino coraggioso che era uscito allo scoperto nonostante il caldo.
Era il giorno del suo primo compleanno e per celebrare quell’occasione, rispetto alla megafesta che Lilian le aveva organizzato nel suo tempo, sua madre aveva optato per qualcosa di decisamente più intimo.
Sentiva delle risate provenire dal pensionato e Nicole si avviò sorridente verso l’edificio, aggirandolo per poter scorgere il giardino senza essere vista.
Azzerò la sua aura, giusto per prevenzione, e fissò lo sguardo sulla scena che aveva davanti.
Sua zia Elena, seduta su una sedia a dondolo all’ombra del piccolo portico, dettava legge e istruiva suo zio Stefan, suo padre ed Alaric su come disporre i regali su un lungo tavolo, mantenendo il suo comportamento risoluto e deciso nonostante l’enorme pancione che aveva davanti.
A pensare che lì dentro c’era Lilian, Nicole quasi scoppiò a ridere.
Un bambino dai capelli scuri, di circa due anni, arrivò in quel momento insieme a sua madre che altri non era che Meredith e mentre lei andava a depositare anche il suo pacchetto sul tavolo appena allestito per i doni di compleanno, il piccolo Owen le lasciò la mano e corse incontro ad Elena fermandosi a fissare sorridente il pancione di questa e chiedendole il permesso per accarezzarglielo con una mano.
Sua zia Elena annuì scoppiando in una serena risata.
Probabilmente stava pensando che quello era semplicemente il gesto di un bambino curioso e sveglio, ma Nicole sapeva che dietro c’era molto di più già a quel tempo. Quando si parlava di anime gemelle dopotutto, c’era da aspettarsi qualsiasi cosa, persino che sentissero la presenza dell’altro quando ancora l’altro non è nemmeno nato.
Non lo avrebbe mai ammesso e se fosse venuto fuori l’argomento avrebbe negato fino alla morte, ma in fondo anche lei trovava tutto ciò molto….romantico, ecco.
Il cancelletto che divideva la parte posteriore del pensionato da quella anteriore cigolò in quel momento, rivelando l’arrivo di Matt insieme ad Olivia.
I due salutarono tutti gli altri e dopo le solite battutine di rito di suo padre nei confronti dei due, Matt ed Olivia si separarono: lui andò ad aiutare Alaric con la disposizione delle sedie per il pranzo ed Olivia si avviò verso Meredith prendendo a parlare tra loro.
Erano due coppie molto unite e nel suo tempo, il tempo in cui Olivia non era morta per mano di Astaroth, lo erano ancora di più.
Tutti e quattro umani, le due donne cacciatrici e i due uomini studiosi del sovrannaturale, due coppie perfettamente complementari sia in ciò che facevano che nei loro modi: le donne decise e risolute, gli uomini dolci e pacati.
Nicole voleva bene a tutti loro, sia chiaro, ma quando decidevano di mettersi in gruppo a fare paternali erano davvero così irritanti con tutta quella loro ragione e compostezza….
“Coraggio, mia cara! Vieni pure, ti tengo io la porta!” - la voce di un’anziana donna annunciò l’arrivo di sua madre. La signora Flowers aveva aperto dall’interno la porta sul retro che dava sul giardino e stava lasciando passare Bonnie che spingeva una carrozzina completamente rossa che di certo non passava inosservata.
La signora Flowers….
Nicole l’aveva vissuta poco, soltanto da bambina ma ogni volta che pensava a lei le mancava come se l’avesse conosciuta da sempre.
Purtroppo la morte della donna non era stata riscritta dato che era stata naturale e non indotta o provocata dal Figlio del Fuoco, anzi…era addirittura avvenuta prima che Astaroth facesse la sua comparsa.
“Quella donna è una strega!” - esclamò Astaroth, colpito.
“Eh già!” - confermò Nicole.
“Non smetterò mai di scoprire cose nuove su di te, cara Nicole!” - fece lui.
Nicole gli lanciò un’occhiata e non rispose.
Rimase nel’ombra per molto tempo, godendosi la felicità della scena che aveva davanti, godendosi suo padre e sua madre che coccolavano la versione di lei ancora in fasce, godendosi su zio Stefan che accarezzava teneramente il pancione di sua zia Elena e godendosi persino i discorsi filosofici tra Matt ed Alaric mentre Owen correva loro intorno con il modellino di un piccolo aereo di linea tra le mani.
La giornata passò tranquillamente.
- Il miglior compleanno di sempre - pensò Nicole.
Al calare della sera gli uomini si adoperarono per rimettere tutto apposto, Elena andò a letto presto e mentre gli altri erano radunati dentro intenti a parlare tra loro, Nicole scorse sua madre che usciva di nuovo sul retro dondolando la sua carrozzina.
Le si avvicinò, seguendo puramente l’istinto.
Gli occhi di Bonnie scattarono su di lei immediatamente.
Nicole sorrise.
“Buonasera!” - la salutò gentilmente e così come era successo con Damon anche con Bonnie arrivò a colpirla forte la terribile consapevolezza che nessuno in quel tempo la ricordava.
Soltanto il vagito della neonata Nicole riuscì ad impedirle di soffrire nuovamente, ricordandole che loro, tutti loro, sua madre, suo padre, i suoi zii, loro tutti la conoscevano, in un’età diversa ma la conoscevano.
“Ciao..!?!” - rispose sommessamente Bonnie facendo sembrare quel saluto più una domanda che altro.
“Oh, giusto, scusa! Probabilmente ti starai chiedendo chi sono!” - fece Nicole - “Il fatto è che…sono nuova in città, arrivata da appena due giorni, sono uscita di casa per fare una passeggiata, ma mi sono persa nel bosco! Ho vagato parecchio…” - aggiunse, indicando l’Old Wood in lontananza.
Gli occhi di Bonnie passarono dalla diffidenza alla preoccupazione.
“Oddio! E tu stai bene? Quel posto…il bosco….non è molto sicuro, ecco! Io stessa ne sono molto spaventata e adesso che c’è lei poi…non ti dico…” - le disse, lanciando uno sguardo alla bambina ancora sveglia e vivace.
“Oh, io sto benissimo, grazie! Piuttosto….lei è tua figlia?” - chiese.
Bonnie annuì: “Si! La mia bambina!” - sospirò.
Nicole sorrise teneramente.
“Sembri molto giovane per essere già madre e moglie…” - buttò lì Nicole.
“Oh, ma non sono sposata!” - la corresse Bonnie - “Cioè…non sono neppure una ragazza madre però, eh! Semplicemente…suo padre non è molto il tipo da matrimonio ed io ho scoperto che neppure per me in fondo è così importante, sono altre le cose importanti!”.
“Sembri molto felice…” - fece Nicole.
“Perché lo sono!” - rispose Bonnie.
Nicole annuì appena e si fermò con lo sguardo sulla sua versione molto, ma molto passata.
“Beh…ehmm…dov’è che abiti? Magari posso darti delle indicazioni per arrivarci sana e salva!” - le propose Bonnie spezzando il silenzio che era calato - “Anzi, no! Ci sono due miei amici che stanno per tornare a casa ed è tardi, se aspetti un attimo vado dentro a chiedergli di darti un passaggio, che ne dici?”.
Nicole strabuzzò un attimo gli occhi, ma la cosa meno sospetta che le veniva da fare era annuire e accettare, quindi annuì e accettò cordialmente.
Bonnie si allontanò di qualche passo, giusto il tempo di aprire la porta sul retro ed infilarci la testa dentro per poter spiegare la situazione agli altri.
In quel frangente Nicole si accorse che Astaroth si era mosso dalla sua destra per avvicinarsi alla bambina che adesso lo guardava fisso e gli tirava la cravatta: come aveva immaginato lei non era l’unica Nicole in grado di vedere il demone e ricordare tutto. A quanto pareva ogni versione di lei, in ogni tempo vedeva Astaroth e ricordava tutto.
Nicole doveva saperne di più quindi le serviva un altro viaggio perché di certo non poteva pretendere di avere le sue risposte da una bimbetta di un anno appena.
Bonnie non fece in tempo a voltarsi di nuovo, che Nicole era già sparita nell’ennesimo squarcio temporale.


05 Agosto 2024
Nicole riaprì gli occhi un istante dopo e lo scenario intorno a lei era totalmente cambiato. Dal pensionato era tornata nel cuore del bosco e, ad essere onesti, questa volta non aveva viaggiato alla cieca affidandosi solo alla data del suo compleanno per spostarsi nel Tempo, ma stavolta aveva richiamato a se un ricordo preciso, il ricordo del suo decimo compleanno, l’anno in cui aveva preteso di trascorrere tutta la giornata da sola con i suoi genitori a correre per il bosco, l’anno in cui alla fine ci si era persa nel bosco e per la prima volta in vita sua ne aveva avuto paura.
Ricordava solo questo, di essersi persa, ma non ricordava ciò che era successo nel mentre. Aveva sempre attribuito la cosa all’età, insomma capita a tutti di non ricordare gran parte di ciò che era avvenuto nell’infanzia, ma in quel momento si rese conto che quel suo vuoto di memoria era dovuto ad altro, era dovuto a lei stessa e a quel viaggio che stava facendo, era dovuto al fatto che aveva tutta l’intenzione di andare a parlare con la sua versione di appena dieci anni, una cosa che capitava raramente a chi compiva viaggi nel tempo e che lasciava sempre molta confusione in testa e annebbiamento.
Si diresse a nord, verso il bosco all’altezza della parte vecchia del cimitero e si nascose lì, tra le fronde, aspettando l’arrivo della piccola Nicole.
“Ti sembra una buona idea?” - le chiese Astaroth.
“Voglio capire se sono solo io a vederti, oppure se è una cosa a cui ho condannato anche tutte le altre versioni passate e future di me!” - rispose Nicole.
“E se anche fosse così, cosa faresti al riguardo?” - chiese ancora Astaroth.
“Nulla! Voglio solo saperlo! Se devo essere l’unica a ricordare, almeno voglio che tutta questa situazione e le sue probabili implicazioni mi siano chiare!” - fece Nicole.
Qualche metro più in là, dei passi attirarono la sua attenzione e poco dopo, passando attraverso un fitto cespuglio ed insudiciandosi le mani e le ginocchia di terra fresca, la sua versione bambina arrivò affannata, stanca e spaurita, con i capelli già lunghi raccolti in una treccia ordinata che le ricadeva su una spalla.
La bambina avanzò ancora di qualche passo e poi si fermò, guardandosi attorno confusa. Alla fine si arrese alla stanchezza e si lasciò cadere lungo il tronco di un albero, portandosi le ginocchia al petto e sussurrando piano il nome di suo padre sperando che la salvasse.
Nicole sorrise; in quel momento la piccola Nicole sembrava tanto Bonnie….
Prese un bel respiro ed uscì allo scoperto, smuovendo le foglie affinchè l’altra se stessa la sentisse, infine le sorrise e la raggiunse.
La bambina si tirò indietro, diffidente. Il suo sguardo aveva perso tutta la paura di poco prima e si era indurito, diventando terribilmente serio per una ragazzina di dieci anni.
Nicole si inginocchio sull’erba e alzò le mani in segno di resa.
“Sono un’amica!” - fece.
“I miei genitori mi hanno detto di diffidare degli estranei!” - fece la bambina.
“I tuoi genitori ti hanno anche detto che in certi casi devi sempre seguire il tuo istinto, anche se la situazione non sembra a tuo favore…” - ribattè Nicole.
L’altra se stessa corrugò la fronte.
“Come fai a sapere queste cose? Conosci i miei genitori? Sei una strega?” - volle sapere.
Nicole annuì: “Entrambi!” - rispose.
“Oh!” - fece la piccola - “E cosa vuoi?”
A Nicole scappò una breve risata, secca e improvvisa: adesso capiva perché le ripetevano sempre di essere una piccola impertinente sfacciata.
“Volevo chiederti una cosa a dire il vero….” - le rispose.
“Mi vuoi chiedere qualcosa dello strano amico che ti porti dietro?” - fece la bambina indicandole con un cenno Astaroth, sempre e costantemente alla sua destra.
Nicole aveva la sua risposta: anche tutte le altre versione di se stessa disseminate nel tempo potevano vedere Astaroth.
Ma adesso c’era un’altra domanda che le sorgeva spontanea: anche loro erano costrette a conviverci così come faceva lei?
“A dire il vero si, volevo parlarti di lui!” - rispose Nicole - “Lo conosci?”.
La piccola annuì: “Certo! Si chiama Astaroth ed è un demone!”.
“Ok! E anche tu hai per caso un Astaroth che sta sempre con te e che solo tu puoi vedere?” - chiese ancora Nicole, avida di sapere.
Questa volta la bambina scosse la testa.
“No, non ce l’ho un Astaroth!” - rispose.
Nicole la guardò pensierosa.
Quindi questo cosa significava? Che le altre versioni di se stessa potevano vedere Astaroth, ma non avevano una versione di Astaroth sempre con loro? E allora come faceva quella bambina a conoscerlo?
“Va bene, ma allora come fai a conoscerlo? A sapere come si chiama e cos’è?” - chiese Nicole.
“Io lo sogno!” - rispose la bambina.
“Lo sogni? In che senso?”.
“Nel senso che è da…quando sono nata che ogni volta che dormo faccio sempre lo stesso sogno! Un sogno dove è raccontata una storia e in questa storia c’è lui che è mio nemico e che fa un sacco di cose brutte anche a mamma e papà e agli zii, però alla fine io lo sconfiggo sempre!” - raccontò l’altra Nicole - “Quand’ero più piccola mi spaventavano questi sogni però poi ci ho fatto l’abitudine e adesso….non mi fanno più paura!”.
Nicole rimase senza parole e annuì soltanto, lentamente.
Quindi stando a quanto diceva la sua versione bambina, lei era l’unica a sapere che tutto ciò che ricordava era davvero successo perché era l’unica che effettivamente l’aveva vissuto, ma tutte le altre versioni di se conoscevano comunque la storia, ma tramite un sogno e tale la consideravano e forse era meglio così.
Ma si chiedeva ancora perché Astaroth fosse rimasto solo con lei e non fosse andato in giro ad importunare anche le altre versioni di se stessa.
“Io sono unico, ricordi?” - fece Astaroth - “Non sono mai esistite versioni passate o future di me, quindi è ovvio che quando sono morto sia rimasto unico anche nella morte e sono solo con te perché ci sono solo io! Niente passato, niente futuro, solo presente!” - si spiegò - “E adesso tu sei come me!”.
A quelle parole Nicole si voltò di scatto.
“Come, scusa?”.
“Pensaci! Anche tu adesso sei unica nel Tempo in un certo senso! Si, esistono versioni passate e future di te, ma nessuna di loro è come te perché nessuna di loro ha vissuto o vivrà ciò che tu hai vissuto! Conoscono la storia, sanno di esserne state protagoniste, ma per loro è solo un bel sogno, nulla di concreto come invece lo è stato per te!” - rispose Astaroth - “Perché non mi sembri felice? A me piaceva essere unico nel Tempo! E poi è un bell’appellativo, non trovi? Facciamo così: adesso che sono morto puoi usarlo al posto mio! Almeno lo manterrai in auge!”.
Nicole lo lasciò parlare, ma aveva finito di ascoltarlo da parecchio.
Perché non era contenta? Perché si sentiva una martire, ecco perché! E perché non aveva mai avvertito così intensamente quella sensazione prima di quel momento.
Ma cosa le restava da fare se non accettarla e andare avanti?
Adesso che aveva avuto le sue risposte ci avrebbe convissuto, belle o brutte che le parevano.
Quello era l’unico modo per garantire la felicità e la serenità di tutti e poco importava se avrebbe dovuto continuare a sorbirsi le brutte battute di Astaroth per chissà quanto tempo ancora.
“Devo trovare i miei genitori!” - fece la piccola Nicole, alzandosi all’improvviso.
“Certo, scusa, vai! Sono…lo sai dove sono?” - le chiese.
La bambina scosse la testa, imbarazzata.
Nicole scandagliò appena la zona con il suo Potere fino a trovare l’aura di Damon.
Indicò un sentiero di fronte a loro.
“Sei vai sempre dritto per quel sentiero e gridi forte il nome di tuo padre lui ti sentirà e verrà a prenderti!” - le disse.
“Tu non vieni?” - le chiese la piccola.
Nicole scosse la testa: “No! Vai tu, io resto ancora un po’ qui!” - la rassicurò.
“Da sola?”.
“Ho il mio amico immaginario qui con me! Non sono sola!” - rispose Nicole con un sorriso.
“Ok, allora!” - disse la bambina finalmente convinta - “Ciao!” - urlò, prima di mettersi a correre verso il sentiero che le aveva indicato con l’unico scopo di trovare suo padre.
Nicole la guardò a lungo e solo quando la vide scomparire tra gli alberi aprì un nuovo squarcio che, questa volta, la riportò finalmente a casa, nel suo tempo e alla sua festa.
Si incamminò per le strade deserte della Fell’s Church del 2034 più sicura di ciò che le era capitato in sorte, ma anche con una nuova e in fondo piacevole malinconia a gravarle sul cuore.
“Tutta la nostra lotta….tutta la nostra grande battaglia finale….era a questo che doveva portare? A questa sorte di…convivenza forzata?” - chiese sommessamente ad Astaroth senza nessuna forma di ironia nella voce, ma solo con tanta tranquillità e forse pace.
“Questo era l’unica soluzione a cui si poteva aspirare, non lo vedi? Quante volte ti ho ripetuto che io e te siamo due facce della stessa medaglia? Io l’unico in grado di ucciderti e tu l’unica in grado di uccidere me. Destinati ad incontrarci e a combattere. Io il male, tu il bene. Luce ed ombra. Una lotta primordiale che va avanti fin dall’Inizio della Storia. L’unica cosa che cambia sono i contendenti in campo, le forme sotto cui la luce e l’ombra decidono di mostrarsi e combattere.” - rispose Astaroth - “Ma esiste una bilancia, Nicole! Al mondo non può esserci né troppo male né troppo bene. Deve esserci equilibrio tra le due parti! Adesso questa battaglia l’hai vinta tu con la tua luce, l’ha vinta il bene, ma il male non poteva essere debellato del tutto e allora ecco che la tua luce mi ha accolto, ha accolto in se quell’essenza e quello spirito che neppure credevo di avere e mi ha dato un modo per vivere. Finchè tu vivrai, Nicole, allora anch’io vivrò e sarò sempre qui, alla tua destra. Ogni volta che ti volterai in questa direzione o che guarderai a destra con la coda dell’occhio, tu vedrai me! Sempre!”.
“Suona parecchio inquietante…” - fece Nicole.
“Si e forse lo è per davvero!” - le diede ragione Astaroth mentre entrambi si fermavano a guardare in lontananza le luci della festa e ad ascoltare le risate felici dei suoi partecipanti - “Ma questa è anche l’unica soluzione giusta, in fondo!”.
                                                          
                                         
                                                FINE







NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!*_*
Spero abbiate passato una buona Pasqua, la mia diciamo che è stata...proficua: ho sfornato l'epilogo!XD
Oddio...l'epilogo! Vi giuro che mi sento tristissima a postarlo! Ogni volta che finisco una storia mi viene una malinconia assurda e già sento che mi mancherà un sacco! Purtroppo però prima o poi la fine arriva e vabbè...sfogherò le lacrime domani al cinema con Titanic!XD
Spero che l'epilogo via sia piaciuto e che abbia risposto un pò a tutte le domande che mi avete giustamente posto nei meravigliosi commenti al capitolo precedente. Ho cercato di spiegare un pò tutto e di dare una degna fine alla storia, ma nel caso aveste ancora dei dubbi io sono sempre qui e potete chiedere ciò che volete senza nessun problema!XD
Che dire...."Forse..il destino..." penso che mi mancherà parecchio. L'idea per scriverla ce l'avevo già ai tempi de "Il linguaggio della resa" e vi giuro che non era così complicata come invece si è rivelata. Questa è stata di sicuro la storia più contorta e complicata che io abbia mai scritto, ma che spero vi sia piaciuta e vi abbia fatto compagnia così come voi ne avete fatta a me con il vostro costante supporto giovedì dietro giovedì!*_*
I ringraziamenti a questo punto sono doverosi!
Allora....
Ringrazio tutte le meravigliose persone che hanno inserito questa storia tra le preferite, le seguite e le ricordate.
Ringrazio tutti coloro che l'hanno solo letta silenziosamente, il cui numero mi impressiona parecchio! Grazie davvero**
Ringrazio tutti coloro che mi hanno inserito tra gli autori preferiti!*D* Cioè...ma quanto vi amo a voi?*_*
Ringrazio tutti coloro che mi seguono anche sul blog!
Ringrazio, infine, tutti coloro che hanno recensito questa mia storia! In particolare vorrei fare una menzione d'onore a "real" e "Amy in Wonderland" in cui commenti mi sono davvero rimasti nel cuore! Grazie mille ad entrambe!*_* Vi lovvo un sacco*_*
Che dire.....scrivere per voi tutti in questi mesi è stato bellissimo come sempre e spero di ritrovarvi tutti con l'inizio della mia prossima serie!°°
TADAN! Sorpresa! Ebbene si, non vi libererete mai di me!XD
Sto preparando una nuova serie che si intitolera "Le Porte del Tempo"! Sarà composta da tre storia da 10 capitoli l'una che riguarderanno rispettivamente il passato, il presente e il futuro di Stefan e Damon! Infatti sarà il loro rapporto alla base di tutto e ogni storia non sarà altro che una raccolta di dieci one-shot che racconteranno di dieci momenti passati, presenti o futuri che hanno contribuito a complicare o a rimettere a posto, ad inasprire o ad addolcire, a rinforzare o ad indebolire il loro rapporto! A mio dire, infatti, nei libri se ne dice poco o niente e ci si concentra un pò troppo su Elena e su quanto sia bella, quindi....zan zan....ho deciso di scriverla io una storia del genere.
Ovviamente cercherò di raccontare cose che non sono state raccontate!XD
Mi prenderò più di un mese di vacanza questa volta a causa di impegni vari e poi perchè voglio riuscire a scriverle tutte e tre complete prima di cominciare a postare, quindi il primo capitolo della prima storia di questa serie "Le Porte del Tempo: Il Passato" lo pubblicherò con esattezza  GIOVEDI' 7 GIUGNO!
Nel frattempo posterò delle piccole cose al riguardo sul blog!XD E...giusto per essere chiara fin da ora....questa prima storia riguarderà il passato dei due fratelli, quindi la loro vita da umani, dalla nascita all'arrivo di Katherine ergo sarà ambientata nel '500 italiano ergo non ci saranno nè Elena, nè Bonnie nè Matt o Meredith!XD Loro arriveranno nelle due storie successive!
Adesso fuggo via che questa nota è davvero chilometrica!XD
Grazie ancora a tutti!
Spero di rincontrarvi a giugno....BACIONI...IOSNIO90!!!

   
 
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