A
KISS THAT CAN'T RENEW.
dedicata a Sui per avermi
portata in zona Muse,
...e per essere il mio Edmund,
e
per essere meravigliosa com'è.
Pairing:
Casmund/Edian/Caspian x Edmund
Ambientazione:
Fine terzo film
Autore: Edian
Avvertenze:
Slash (malexmale), One-shot, Angst, What if.
Note d'Autore:
Non scrivevo da tre mesi. Poi Suicidal_Love
mi fa sentire 'Unintended' dei Muse e YouTube mi suggerisce 'Sing for
Absolution'. All'improvviso eccola lì, l'idea. Potevo quasi
odorare le grandi stanze della reggia di Telmar... e ho scritto. Un
Caspian abbastanza OOC, devo ammetterlo, ma è una What If.
Quindi siate clementi... grazie. Un bacio, Edian,
Il re di Narnia chiuse le palpebre piano ed esalò
un solo sospiro di fronte alla luce lunare che trapelava dalla grande
vetrata che dominava la sala del trono nella reggia montuosa di Telmar.
Strani suoni gli invadevano l'orecchio, echi di voci e di rumori che
non erano lì con lui in quel momento, ma che avevano
parecchio a che fare con il motivo per cui era lì.
Si girò mordendosi un labbro, facendo sì che i
suoi capelli di una lunghezza media produssero un soffio d'aria sul
collo. Tutte le volte che faceva così, di solito Edmund si
soffermava a guardare quello scorcio di collo e il lobo di Caspian, che
adorava mordere.
Ma ora Re Edmund era vestito dei suoi abiti migliori, indossava la
corona ed era sdraiato a occhi chiusi sulla bara reale. Non un solo
respiro lo animava, il suo petto era fermo, e non avrebbe fatto un solo
movimento che avrebbe potuto increspare il telo azzurro dai bordi
dorati che giaceva sotto di lui.
Quando non sarebbe più stato lì, sarebbe stato
perché sei tra i più nobili e fedeli lord di
Narnia lo avrebbero posto nella bara e l'avrebbero portato all'Altare
di Pietra per i funerali. Dopo, il suo corpo sarebbe stato messo su una
barca e fatto bruciare mentre sarebbe andato al largo nel mare che si
appoggiava al golfo di Cair Paravel.
Cair Paravel.
Gli occhi di re Caspian si allargarono dopo essere stati posati sul
corpo del suo amico, di suo fratello... del suo amante. Si
avvicinò e gli passò le dita fra i capelli.
"Mi dispiace.. non sai quanto mi dispiace..." strinse le labbra
trattenendo un piccolo singhiozzo, anche se una lacrima fece capolino
dall'occhio destro, ed era strano, dato che era proprio la mano destra
che stava accarezzando i capelli di Edmund.
Deglutì e sospirò di nuovo, cercando di
riacquistare la dignità regale che gli spettava per diritto,
e decise che smettere di stargli di fronte lo avrebbe aiutato. Si
girò di spalle al cadavere e tornò davanti alla
finestra su un lato della sala.
"Tu volevi tornare da Peter!" disse, quasi come fosse ancora una
scoperta della quale non si capacitava piuttosto che un dato di fatto
accertato.
"Dopo tutto quello che ci siamo detti... dopo aver combattuto fianco a
fianco e dopo aver fatto l'amore sotto la luna, tu volevi tornare da
lui!"
Si leccò le labbra in un repentino gesto, in un repentino
tic nervoso che lo aiutò a conservare il controllo. Si
schiarì la voce e alzò lo sguardo verso l'alto
mentre le mani sudavano strette intorno all'elsa della spada del Re di
un tempo, la spada del Re Magnifico, del Flagello dei Lupi;
tamburellò le dita piano su quell'oro e continuò.
"Capisci... mi ci hai costretto. Non pensare che io non ne abbia
sofferto, lo sai che ti amavo. Che.. ti amo!"
Si girò di nuovo verso il cadavere e ci si
riavvicinò a passi veloci. Ci girò intorno
ricordando la sua voce, ricordando com'era ogni parte del suo corpo
sotto quei vestiti e ricordando il suo sapore. Passò una
mano sulla sua gamba, o meglio, sul velluto che la ricopriva.
"Ma era l'unica soluzione possibile. Andare in punta di piedi di notte
nella tua camera. Avresti sentire dovuto il silenzio che c'era sul
veliero, quella notte. Ne vento, ne onde.. solo quel piccolo mormorare
delle assi di legno... e nessuno in giro."
Le parole che diceva le stava rivivendo in un eco dentro la sua cassa
toracica, un eco che faceva male, quasi le parole volessero uscire da
là dentro e sbattessero contro lo sterno.
"Sono entrato e tu hai continuato a dormire come se niente fosse.
Dormivi sempre della grossa..."
Caspian con un dito accarezzò le labbra ormai pallide del Re
Giusto.
"Ti ho girato e ti ho premuto sui cuscini, premendoti sul collo" il Re
si chinò a sussurrare nelle orecchie del morto, orecchie che
non potevano sentire. "e sentendo ogni tuo ansito soffocato... ti ho
tenuto così... e so che ti sei svegliato... lo so, Edmund,
ma vedi? Ti ho fatto soffrire il meno che potevo."
I passi si allontanarono di nuovo dalla bara al centro della sala,
scivolando sul parquet lucido, fino al trono rosso e dorato. Appena fu
lì si slegò la cintura che legava il fodero della
spada alla sua vita e la poggiò delicatamente sul velluto.
"Era la soluzione migliore. E ora" sfoderò la spada con la
grazia e l'equilibrio che gli avevano insegnato e la brandì,
mettendola in verticale davanti al suo viso. Ci si stava specchiando e
vedeva due grandi occhi neri persi in un mondo che non riconoscevano
più perché era un mondo senza di lui.
"Pagherò il prezzo della mia colpa ad Aslan. E nessuno ci
dividerà mai più, mio Edmund!" si girò
e di nuovo coprì la distanza che lo separava dal cadavere
con grandi falcate.
Senza esitare, senza lasciarsi prendere la mano dai brividi, dalle
paure, e dai pensieri posò un casto bacio sulle labbra che
una volta erano calde e che amavano mordere.
Le voci che sentiva in testa scoppiarono di nuovo e il pianto ne
conseguì immediatamente. Il viso divenne una maschera di
muscoli contratti e di una pioggia salata inarrestabile. I singhiozzi
si liberarono dal petto squarciando le ferite aperte e al dolore venne
dato il permesso di fare breccia nella gola, con un urlo da bestia
ferita, da amante tradito.
"Tu eri il mio amore... mi ci hai costretto!" urlò e
d'improvviso il rimorso divenne rabbia.
"Non mi avresti mai amato come amavi lui... non saresti mai restato!"
Caspian si lasciò cadere per terra e strattonò i
fini paramenti di velluto, lasciandosi cadere addosso l'amante morto.
Lo strinse forte mentre era scosso dal pianto e gli
bisbigliò nelle orecchie.
"Ma adesso mi vedrai nella terra di Aslan ogni giorno per
l'eternità. Finché lui non arriverà,
io e te staremo insieme. Niente" strinse i denti cercando di fermare il
tremolio nella voce "ci potrà mai separare. Niente!"
Buttò via il corpo dai corti capelli neri e dalla pelle
gelida e si rialzò in piedi. Brandì la spada in
aria e se la puntò contro l'addome.
"Per lo sfavillante bosco dell'Ovest" le sue labbra si curvarono
all'ingiù in una smorfia mentre il petto tremava e il cuore
finiva di sgretolarsi a poco a poco tra la paura e il dolore.
Dalla finestra il cielo cominciava ad illuminarsi e a tingersi di rosa
mentre l'ultima alba che avrebbe mai visto gli illuminava il viso.
Prese fiato e cercò di lasciar andare via i pensieri sul
dolore. Chiuse un attimo gli occhi e deglutì le ultime
lacrime.
"Addio, Re Edmund il Giusto!" e lasciò che la lama di
acciaio strappasse l'intelaiatura della sua veste elegante e penetrasse
tra le fibre dei suoi muscoli, sempre più in giù,
senza urlare, sentendosi bagnare a poco a poco dal suo sangue
più nero.
Nella testa si lasciò affogare dai ricordi di un ponte di
legno e un vento freddo, di un armadio e di molti ansiti, suoi e di
Edmund. Si lasciò andare alle notti sulle spiagge e a quelle
in cui tratteneva il piacere dietro le tende.
Poi anche i ricordi si affievolirono, e cadde a terra, gorgogliando le
ultime parole in un 'ti amo' bagnato di saliva e disperazione.
Finalmente poi chiuse gli occhi, e li chiuse per sempre.
Il sole stava sorgendo e si faceva più caldo quasi volesse
cercare di riscaldare i due corpi.
Quando, poche ore dopo, le guardie entrarono per procedere ai funerali
reali, trovarono che i due cadaveri avevano le dita intrecciate, e
quando cercarono di staccarle, non vi fu modo.
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