cap 40
Alla
Sam e alla Kat. Perchè avrei voluto postare per il loro
compleanno...naturalmente non ce l'ho fatta, e posto quasi tre
settimane dopo xD ma non è importante xD Vi voglio bene,
puzzone!
James stava percorrendo un lungo corridoio deserto di Hogwarts.
Che strano, e dire che pochi minuti prima avrebbe giurato di trovarsi
nella Foresta Proibita, con Lily e Sirius, sotto la neve, che...
Che..?
Che cosa stavano facendo?
Sconcertato, si accorse che non se lo ricordava.
A dire il vero, non si ricordava nemmeno cosa ci facesse in quel
corridoio vuoto, o come ci fosse arrivato.
Come non aveva nemmeno bene chiaro perchè aveva immagini
così sfocate del suo passato.
Chi era lui?Dove era vissuto?
I suoi genitori erano morti?O forse no, erano vivi ma non si erano mai
presi veramente cura di lui.
O forse era solo la sua testa che gli stava giocando dei brutti tiri?
Non avrebbe saputo dire quale delle mille immagini della sua infanzia
che gli affollavano la testa fosse vera, nè quale delle
affermazioni precedenti corrispondesse alla realtà
perchè, si accorse, ricordava poco o nulla della sua vita
prima
di Hogwarts.
L'unica cosa di cui aveva la certezza era quella sensazione di peso al
cuore che non riusciva a spiegarsi, come se l'oppressione e la
tristezza fossero per lui una seconda pelle da indossare tutte le
mattine insieme alla divisa scolastica.
C'era un po' troppo silenzio per essere Hogwarts in pieno giorno, e
anche questo gli parve strano.
Rabbrividendo con una non bene identificata inquietudine addosso,
continuò a camminare.
La cosa strana era che camminava senza nemmeno rendersene conto. Era
come se qualcuno stesse muovendo i piedi al posto suo.
Andava avanti come un automa, senza meta e senza scopo, e si accorse,
con un moto di stizza, senza nemmeno ricordarsi niente di quello che
era successo prima.
Forse stava sognando, ma allora era uno dei sogni più reali
che
avesse mai fatto, perchè nei suoi sogni non aveva quel gran
mal
di testa ad accompagnarlo e sicuramente non si sentiva le membra
pesanti come macigni.
Improvvisamente, da un luogo non ben definito alla sua destra,
sentì provenire delle risate familiari.
Si accorse con stupore di trovarsi al settimo piano, vicino all'arazzo
di Barnaba il Babbeo, solo quando davanti a lui comparve una porta che
avrebbe dovuto riconoscere all'istante.
Senza rifletterci troppo, si decise ad entrare nella Stanza delle
Necessità. Quello che vide lo gelò sul posto.
Due corpi, nudi, avvinghiati e ansimanti, giacevano su un grande letto
rosso cosparso di petali vermigli come il sangue.
Un profumo soffocante di rose contornava la scena, avvolgendo i due
amanti come una coperta.
Lui le stava baciando il collo latteo con trasporto, mentre lei gemeva,
totalmente abbandonata con gli occhi chiusi tra le braccia di lui.
Non ci avrebbe fatto nemmeno tanto caso, se tra quei corpi non avesse
distinto immediatamente una chioma rossa abbandonata sul cuscino.
Per un attimo si sentì morire.
Fu con un guizzo doloroso nel petto che riconobbe anche, immediatamente
dopo, l'amante di lei. Come se non conoscesse a memoria quei capelli
neri ora bagnati di sudore, come se non fosse entrato
centinaia di
volte per sbaglio nel dormitorio maschile mentre lui era in quella
esatta posizione con l'oca di turno.
Ora, l'oca di turno era la donna che amava.
Quante volte l'aveva vista abbandonarsi a lui stesso in quello stesso
identico modo?
Quante volte gli aveva afferrato le spalle, come ora stava facendo con
quello che credeva fosse il suo migliore amico, per reggere il tumulto
di emozioni che le sgorgava dal petto?
La sentì gemere, e una sorta di furia omicida si
impadronì di lui.
Voleva correre lì e spaccare la faccia a lui e probabilmente
sputare addosso a lei, ma si accorse di essere inchiodato al pavimento.
I piedi non rispondevano ai comandi del cervello, nel cuore aveva solo
un abisso nero nel quale avrebbe voluto affogare piuttosto di vedere
quei movimenti sinuosi che gli davano il voltastomaco.
Allora fece l'unica cosa che in quel momento riusciva a fare.
Urlò.
A quel suono straziato, Sirius Black si staccò dal lungo
bacio
che stava dando a Lily, per voltare la testa verso di lui e poi
sbuffare.
-Ah, Ramoso- si sollevò dalla sua postazione, facendo
emettere a
Lily un verso di protesta che allargò ancora di
più la
ferita che aveva nel cuore. -Sei tu.-
L'indifferenza dell'occhiata che gli rivolse schiaffeggiò
James
come un'improvviso tornado che si era abbattuto sul suo cuore, ma non
fu niente in confronto a quello che uscì dalle labbra di
Lily,
mentre si sollevava per mettersi seduta, facendo ondeggiare i capelli
vermigli.
-Oh no.- fece, con voce piatta e apatica, come se stesse parlando del
tempo. -Adesso non ti metterai mica a dare in escandescenze, vero?-
Puntò gli occhi verdi nei suoi, quasi irritata.
Come se fosse una cosa totalmente sciocca, dare in escandescenze per
una cosa simile.
Come se loro non fossero stati lì a tradirlo da
chissà
quanto tempo, come se non avessero deliberatamente deciso di prendere
la sua fiducia e calpestarla come una vecchia cartaccia da buttare.
Il cuore gli pulsava nelle tempie dalla voglia di prenderli a pugni,
entrambi, e per un attimo il pensiero gli fece male.
Avrebbe voluto fare e dire tante cose, avrebbe voluto urlare e
picchiare Sirius e ricoprirli di insulti e anche svegliarsi,
perchè era più che certo che quello fosse un
fottuto
incubo dal quale voleva svegliarsi, immediatamente.
Suo fratello. E la sua ragazza.
Non ci voleva credere, non ci avrebbe creduto se non li avesse visti
con i suoi occhi.
-Perchè?- fu l'unica cosa che riuscì a chiedere,
con voce
malferma e bassa, e quasi lui stesso si stupì del dolore che
trapelava dalla sua stessa voce.
Forse era una domanda stupida, ma in quel momento non sembrava in grado
di dire altro. Non sapeva se fosse perchè era troppo
annichilito
e nauseato dalla visione dei loro corpi nudi ancora troppo vicini, o se
perchè in quel momento sembrava non essere più in
grado
di fare quello che gli comandava di fare la propria volontà,
ma
fu l'unica domanda che riuscì a tirare fuori da quel
garbuglio
di sensazioni dolorose in mezzo al petto.
Sirius sbuffò, annoiato.
-Perchè non avevamo di meglio da fare?- poi quasi rise,
vedendo
lo sguardo che stava assumendo James. -Oh, avanti, non farla tanto
lunga. In fondo, qualcuno doveva pur fare divertire questa gentile
signorina.- detto questo le fece l'occhiolino, al che lei rise, e a
James ribollì il sangue nelle vene.
Avrebbe voluto scuoterli e urlare qualcosa di pesante, per ferire
entrambi tanto quanto loro stavano ferendo lui, ma sembrava che fosse
qualcun altro a comandare i suoi gesti e le sue sensazioni.
L'avevano tradito per noia.
Avrebbe fatto meno male, se avessero dichiarato di essersi innamorati
l'uno dell'altra, avrebbe decisamente fatto sanguinare meno la ferita.
E invece.
Invece l'avevano fatto perchè non avevano di meglio da fare.
Non voleva nemmeno crederci. Voleva svegliarsi da quell'incubo.
-E poi- continuò Sirius, con una scrollata di spalle che
fece
ingoiare bile a Ramoso. -Tanto non cambia niente, che lo faccia con me
o con te. Sai benissimo anche tu che è innamorata di Severus
Piton.-
Fu in quel momento che James notò, per la prima volta da
quando
era entrato in quell'inferno, un lampo negli occhi di Lily.
Un lampo che, si accorse, mentre tentava di non vomitare, poteva
ricondurre solo a un senso di colpa lacerante.
Fu allora che iniziò ad urlare.
Lily spostò rapidamente lo sguardo su
James, che aveva appena urlato.
Poi guardò Mark, con odio.
-Si può sapere cosa gli stai facendo?Ti ho detto di
lasciarlo
stare, puoi fare di me tutto quello che vuoi.- sbottò,
sentendo
qualcosa come un attacco di panico solleticarle le viscere.
Mark si passò la mano tra i capelli, ostentando un viso
angelico
che venne immediatamente tradito dal ghigno inquietante che
sembrava allargarsi man mano che la situazione volgeva a suo favore.
-Oh, non proccuparti per lui.- scrollò le spalle, con
noncuranza. -Gli sto solo facendo vivere le sue paure peggiori.-
sorrise. -Ora gli sto mostrando come vi divertireste tu e Black,
insieme.-
Lei quasi ringhiò. Doveva trovare un modo per recuperare la
sua
bacchetta, non sopportava di non poter fare nulla per togliergli quel
sorrisetto dalla faccia.
Potter cacciò un altro urlo, e lei lo guardò, non
sapendo cosa fare.
Se solo avesse potuto alleviargli almeno un po' il dolore...
-James- tentò, sapendo bene che probabilmente era tutto
inutile.
-James, cerca di ascoltarmi. Nulla di ciò che vedi
è
reale. Io sono qui. Sono qui, e ti amo. Ti prego, cerca di ascoltarmi.
Non devi credere a quello che vedi.-
Chiuse gli occhi, sentendo un groppo in gola, mentre Mark scoppiava a
ridere, di gusto.
-Oh, Lily.- il biondo scosse la testa. -Sei dolcissima, davvero. Credi
davvero che lui ti senta?-
Quasi gongolò, nel vederla digrignare i denti.
-Perchè fai tutto questo?- sibilò, furiosa.
Lui scrollò le spalle, per la prima volta senza sorridere.
-Per lo stesso motivo per cui agiscono tutti. Interesse personale.-
Lo osservò, stranita dalla nota dolorosa che era apparsa
nella sua voce.
Poi la rabbia rimontò. Doveva trovare una soluzione, e in
fretta. Cercò di vedere se tra la neve scorgeva la sua
bacchetta, e se ci fosse qualche modo per raggiungerla, ma l'unica cosa
che vedeva era il manto bianco che ricopriva ogni cosa.
Per un folle attimo pensò anche di avventarsi su Mark alla
babbana, come uniche armi calci e pugni, ma si rese subito conto che
lui l'avrebbe annientata ancora prima che potesse muoversi, senza
contare che la gamba rotta la teneva inchiodata al terreno.
Senza bacchetta era completamente inerme, si accorse con frustrazione.
Senza bacchetta, era solo un oggetto nelle mani di quel pazzo.
L'unica speranza che avevano ancora era che Sirius avesse avvertito
qualcuno al castello.
Decise che l'unica cosa che poteva fare era far parlare Mark il
più possibile, in modo da fargli perdere il tempo
sufficiente a
Sirius per mandare qualcuno a cercarli.
-Non tutti agiscono per interessi personali.- buttò
lì la
prima cosa che le veniva in mente. Qualsiasi cosa, pur di distrarlo a
sufficienza dal suo tentativo di ammazzare James con lentezza.
Funzionò.
Mark spostò lo sguardo azzurro su di lei per un lungo
istante.
Poi fece un sorrisetto, che però aveva un che di malinconico.
-Lo credi davvero, Lily?- per un attimo guardò James, per
poi
spostare di nuovo lo sguardo su di lei. -Tu perchè credi di
volerlo salvare?-
La rossa fece per aprire bocca, ma lui la precedette, sollevando le
spalle.
-Lui non ti sta chiedendo
di essere salvato. Lui non desidera essere
salvato, non credi?Ora come ora tu vuoi salvarlo perchè
l'idea
di perderlo ti è insopportabile. La verità
è che
quando muore una persona a noi cara piangiamo per noi stessi,
perchè quella persona non ce l'abbiamo più
accanto, non
piangiamo perchè ci dispiace per quella persona. Quando
salviamo
una persona a noi cara lo facciamo perchè non siamo
abbastanza
coraggiosi da vivere senza di lei, non per chissà quale
nobile
motivo. Pensaci un attimo, Lily. Se davvero non agissimo per semplici
interessi personali, lasceremmo andare quella persona in quello che
sicuramente è un posto migliore. Perchè,
diciamocelo,
quello che la terra ha da offrirci è solo un sacco di
schifezza,
e basta. E' da egoisti pretendere che chi amiamo resti in vita solo
perchè abbiamo paura di perderla.-
Si accorse all'ultimo di avere messo in quel discorso tutta la rabbia e
la frustrazione accumulata nei secoli, tutta la dolorosa tristezza di
vivere in un mondo in cui Susan non c'era. E solo all'ultimo si rese
conto che il suo discorso aveva un sottile tono di accusa,
perchè alla fine si, era tutta colpa di Susan, dell'egoista,
imprevedibile e sua Susan, se era sopravvissuto in quel mondo senza
più colori che valesse la pena guardare per i suoi occhi
ormai
senza una ragione per vivere.
Ogni ora della sua esistenza si chiedeva perchè lei gli
avesse
fatto questo, ogni secondo della sua giornata avrebbe voluto farla
finita.
Ma ora il supplizio stava per finire.
L'avrebbe riavuta indietro, e allora tutto si sarebbe sistemato.
-Quindi si, tutti agiscono per motivi personali.- concluse, a bassa
voce, senza accorgersi che nel frattempo era calato un silenzio sin
troppo surreale.
Per un lungo momento l'aria sembrò essersi fermata, attorno
a loro.
-Mi stai dando dell'egoista, Mark?-
La voce di Lily risultò diversa, tanto che gli fece sgranare
gli
occhi, mentre il suo cuore muto da tempo sembrava perdere qualche
battito, per la prima volta dopo secoli.
Le parole che erano uscite dalla bocca della rossa avevano una
tonalità di voce che gli suonava familiare. Sin troppo.
Si azzardò a guardarla, e spalancò ancora di
più gli occhi, incredulo.
Gli occhi di Lily erano cambiati.
Il consueto verde si era scurito, al punto che erano diventati di un
sin troppo familiare castano. E il viso aveva preso un'espressione
strana, quasi agrodolce, rara da vedere sul volto di Lily, ma
che
sicuramente aveva visto molte volte in un'altro viso.
E quella voce...
Non era possibile.
Che scherzo della natura era mai quello?
Non poteva essere.
-Susan?- balbettò, la voce poco più udibile di un
sussurro.
Si aspettava che qualcuno ridesse, rivelandogli lo scherzo. Che
assurdità era mai quella?
La vide sorridere con dolcezza, e ancora una volta si disse che non era
possibile. Sicuramente la sua testa gli stava tirando qualche brutto
tiro, o forse stava sognando.
Ma nemmeno quello era possibile, visto che aveva smesso di sognare da
quella terribile notte in cui si era svegliato trovandosi i cadaveri di
Susan, la piccola di casa Lanchester e Margaret ai suoi piedi, con il
sangue ormai rappreso che copriva tutti i loro eleganti vestiti.
-Ciao, Mark.- continuò a sorridere, come se fosse tutto
normale.
Poi fece una smorfia, come infastidita. -L'hai ridotta proprio male
questa ragazza, eh? - Cercò di flettere la gamba, senza
riuscirci. Scosse la testa, in un misto tra disapprovazione e
ammirazione. -E nonostante questo, sta combattendo con tutte le sue
forze per tornare in possesso del proprio corpo. Formidabile, non
c'è che dire.- sussurrò, come se parlasse con se
stessa.
-Come...cosa...- Mark non riusciva nemmeno a pensare coerentemente, da
tanto quella situazione era surreale.
Lei non poteva essere lì. Lei era morta. Era impossibile che
stesse udendo la sua voce, impossibile vedere quelle espressioni che
ogni giorno sbiadivano un po' di più dai suoi ricordi.
Lei si fece seria.
-Non mi hanno concesso molto tempo.- per un attimo si guardò
attorno, quasi temesse che arrivasse qualcuno a portarla via da
un momento all'altro. -Non posso stare nel corpo di questa umana molto
a lungo, tra non molto dovrò tornare da dove sono venuta.-
poi
sembrò trattenere una risata. -Non hai idea di quanti
insulti mi
stia rivolgendo questa...Lily, giusto?E' forte. Mi ricorda tanto me.-
Mark si irrigidì.
Per un attimo, non seppe cosa dire, combattuto tra la voglia di correre
da lei e ridere della situazione.
-Già- di nuovo, gli uscì un tono di lieve accusa
che nemmeno lui pensava di avere.
Perchè ora nel petto sentiva crescere uno strano rancore,
quando
in realtà aveva sempre pensato che la prima cosa che avrebbe
fatto appena l'avesse rivista, sarebbe stato stringerla a sè
e
baciarla come non faceva da troppo tempo?
Lei se ne accorse, perchè gli occhi le si addolcirono e
riempirono di un'antica tristezza.
-Mark- sussurrò, e gli occhi di quella che sarebbe dovuta
essere
Lily si fecero liquidi. -Mark.- ripetè, scuotendo la testa
con
lentezza, e a lui per un millesimo di secondo parve che un brivido gli
scorresse lungo la schiena, dopo secoli che aveva creduto di aver perso
certe sensazioni per sempre. -Che cosa siamo diventati, Mark?-
Lui si limitò a stringere labbra e pugni, non sapendo
esattamente cosa rispondere.
Avrebbe voluto chiederle a cosa si riferisse, ma il lieve senso di
vergogna che si stava impossessando di lui davanti a quegli occhi tanto
amati gli diceva che in fondo sapeva perfettamente la risposta.
La guardò intensamente, mentre la vedeva spostare lo sguardo
dolce su James, per poi sorridere, intenerita.
Gli era mancata così tanto. In quel momento era sicuro che
se
fosse stato umano, avrebbe avuto un groppo in gola e lacrime calde che
gli scorrevano lungo la faccia.
Ancora stentava a credere che lei fosse lì, si aspettava che
da
un momento all'altro balzasse fuori dal nulla qualcuno che gli dicesse
che quello era tutto uno scherzo di cattivo gusto.
-Lo ama.- Susan parlò talmente a bassa voce che quasi non la
sentì.
-Quasi quanto io amavo te.- lo guardò, e lui avrebbe
trattenuto
il fiato se avesse potuto, da quanto quello sguardo era profondo.
-Perchè sei qui?- mormorò ricambiando lo sguardo.
Non sapeva cosa ancora lo trattenesse dall'andarle vicino e
stringersela al petto. Forse perchè ancora non ci credeva, o
forse perchè era sicuro di non averla mai sentita
così
distante da sè, nonostante fosse molto più vicina
di
quanto non lo fosse da secoli.
La vide chiudere gli occhi, e per un istante tra le sue labbra
passò un fremito che non aveva mai visto.
-Perchè non voglio che tu faccia i miei stessi errori.- La
voce era arrocchita dalla tristezza.
Aprì gli occhi, per poi fare un ampio gesto con le braccia,
indicando tutto il paesaggio attorno a sè.
Lui non seguì con gli occhi quel gesto, troppo impegnato a
osservarle il viso, mentre lei ancora parlava.
-Guardaci, Mark.- si morse le labbra. -Guardaci. Come ci siamo
ridotti?Ho ucciso mia sorella e la mia migliore amica, nella speranza
che tu vivessi. E sei vissuto, ma a che prezzo?Non mi
pentirò
mai abbastanza di quello che ti ho fatto, come non mi
pentirò
mai abbastanza di aver ucciso le altre due persone che amavo di
più al mondo.- Si portò le mani al
cuore, come se
anche quello stesse soffrendo. -E tu- continuò, la voce
incrinata. -Hai ucciso una ragazzina innocente, e ora stai per
condannare un ragazzo al tuo stesso destino. Com'è
successo?Come
siamo diventati due assassini, Mark?-
Dopo brevi attimi di silenzio lo sguardo azzurro di lui si fece duro.
-E' l'unica maniera che ho per riaverti con me.- sibilò, a
denti stretti.
Susan, con grande stupore di Mark, scoppiò a ridere.
Era una risata così bella e familiare che per un solo attimo
ebbe il potere di stordirlo.
Era anche, però, un suono che nascondeva un'amarezza
straziante.
-Mio bellissimo, ingenuo Mark.- scosse la testa, senza abbandonare i
suoi occhi. -Credi davvero che otterrai quello che vuoi?-
-Cosa vorresti dire?- ringhiò, vedendo che il suo sguardo si
faceva sempre più triste. Sentì qualcosa
vacillare,
dentro di lui.
Susan nel corpo di Lily lo fissò.
-Nemmeno Voldemort ha il potere di resuscitare i morti, Mark.-
mormorò, la voce colma di rassegnazione.
Nel silenzio che vibrò nell'aria dopo quell'affermazione, a
Mark parve di aver ricevuto uno schiaffo in pieno volto.
La guardò, mentre lei stringeva le labbra e il vento si
impossessava di alcune ciocche dei suoi capelli rossi, e
sentì
qualcosa pugnalargli il petto.
-Mi..mi ha mentito?- la sua voce tremò di rabbia, che
aumentò al sorriso triste che Susan gli rivolse.
-Ha approfittato dell'unico punto debole che avevi, e ti ha raggirato.
Cosa credi che gli importasse di mantenere la parola data, una volta
divenuto immortale?Non siamo più nel nostro secolo. Non
esiste
più il codice d'onore. Rompere le promesse non è
più considerato quasi un crimine.- si morse le labbra,
fissandolo intensamente. -Soprattutto per uomini come Voldemort.-
Osservandola attentamente, senza proferire parola, Mark Spencer si rese
conto in quel momento di una cosa che, probabilmente, aveva sempre
saputo, nella parte più recondita del suo cervello.
La bacchetta gli scivolò di mano senza che nemmeno se ne
accorgesse, e senza fare rumore alcuno andò a fare compagnia
alla neve caduta.
E con la speranza che si sgretolava, Mark sentì anche
sciogliersi quella fiamma di rabbia che gli si era accesa nel petto
scoprendo che Voldemort l'aveva solo illuso, lasciando spazio a un
sentimento devastante e vuoto che gli si allargò nel petto
con
lentezza lacerante.
Che senso aveva, tutto quello?
Se fosse stato umano, le gambe in quel momento avrebbero ceduto per lo
sconforto, e si sarebbe accasciato sulla neve, pieno di un dolore sordo
che partiva dallo stomaco.
Ma non era umano, e per un attimo avrebbe voluto esserlo,
perchè
a quel punto si sarebbe lasciato morire tra la neve, si sarebbe fatto
cullare dal freddo, fino a quando questo non lo avesse inghiottito in
un sonno eterno.
Non era umano, e non poteva fare altro che continuare a guardare il
volto di Susan, e sentire improvvisamente il peso dei secoli che
gravavano su di lui, facendolo sentire spossato, privo di qualsiasi
voglia di continuare a combattere.
A che pro, a quel punto, andare a cercare Voldemort per vendicarsi?
A che scopo ucciderlo?Lui comunque sarebbe rimasto lì, su
quella terra, a convivere con tutti i suoi rimpianti.
Era stanco. Si era visto distruggere l'unica speranza che ancora lo
teneva legato a quel mondo, gli era stata strappata quell'ultima luce
in un battito di ciglia di Susan, e ora l'unica cosa che riusciva a
sentire dentro di sè era solo un interminabile vuoto.
Perchè dare a Voldemort il piacere di morire, quando alla
fine era quello che desiderava per se stesso?
Aprì la bocca, per dire qualcosa che non sapeva nemmeno lui
cosa fosse.
La richiuse, sentendo che ormai dentro non aveva più nemmeno
la forza per parlare.
L'abisso nero e vuoto che ormai sentiva nel petto gli aveva privato
tutte le forze.
Gli era stata tolta di nuovo la speranza per vivere, e ora non sapeva
esattamente cosa fare.
-Sono stato uno stupido, vero?- sussurrò, il tono sfinito di
un uomo sull'orlo di un baratro.
Gli occhi di lei si colmarono non di pietà, come si
aspettava,
ma di un amore cieco che l'avrebbe commosso se fosse stato capace di
una tale emozione.
-Eri solo disperato.-
-Non è una giustificazione.- ringhiò. Si mosse,
rapido.
-E adesso...- si passò la mano tra i capelli biondi, di
nuovo
spossato. -E adesso...non so nemmeno io cosa mi rimane da fare.-
sorrise, amaro.
Lei lo guardò, a lungo. Sentiva che la posseditrice del
corpo in
cui si era infilata pian piano si stava agitando sempre di
più.
Era quasi giunto il momento di andare, si disse. Non avrebbero
accettato la sua assenza ancora a lungo.
Ma non riusciva a vederlo così abbacchiato, non ce la faceva
proprio. Era tutta colpa sua se era così, adesso. Se solo
lei
non fosse stata così egoista...
Era venuta lì per fermarlo e non fargli compiere
più atti
atroci, ma solo ora si rendeva conto di quanto sarebbe stato difficile
dirgli di nuovo addio.
Ora che ce l'aveva di nuovo così vicino, non voleva
separarsene di nuovo.
Sentì Lily dentro di sè agitarsi ancora,
preoccupata, e allora agì d'istinto.
-Vieni con me, Mark.-
Lui la guardò, confuso, e lei allungò una mano,
come a invitarlo a prendergliela.
-Vieni con me. Questo mondo, questo secolo...non ci appartengono, e lo
sai anche tu. Devo ritornare da dove sono venuta, il tempo che mi
avevano concesso è quasi scaduto. Ma se tu venissi con
me...saremmo di nuovo insieme, come un tempo. Vieni con me, amore mio.-
Per un attimo, nello sguardo di lui balenò qualcosa di
simile
alla speranza, che però fu immediatamente spenta da un
sorriso
amaro.
-Non posso. Sono immortale, ricordi? Non sai quante volte io ci abbia
provato. Ad uccidermi, intendo, a raggiungerti, io...ho perso il conto.
Nulla libera la mia anima da questo corpo immortale.- scosse la testa,
con frustrazione.
Lei sorrise.
-Spesso, la soluzione è più semplice di quanto
crediamo
che sia.- allargò il sorriso, mentre lui assunse
un'espressione
stranita. -Ciò che ti ha creato è anche in grado
di
distruggerti, Mark.-
Inizialmente lui non capì.
La guardò, notando che si era accesa una luce strana in
quelle iridi castane.
E poi, improvvisamente, pensò a quello che la rossa aveva
appena
detto, e una sorta di consapevolezza lo colse. Folgorato da una nuova
frenesia sconosciuta, portò le mani alle tasche.
Senza proferire parola, e senza nemmeno osare spostare lo sguardo da
quegli occhi castani, con una lentezza dettata dalla paura che quello
fosse l'ennesimo sbaglio, estrasse, dalla tasca destra, un pugnale.
Quel pugnale.
L'argento antico brillò, riflettendo per un attimo quel
barlume
di speranza che, Mark ne era sicuro, si poteva leggere nel suo sguardo
azzurro.
Osservò il pugnale, stringendolo tra le sue mani talmente
forte
che per un attimo ebbe paura di spezzarlo. Il sangue di unicorno in cui
era stato imbevuto gli aveva donato una lucentezza inconfondibile.
Osò guardare nuovamente Susan, timoroso ancora che quella
fosse la solita speranza che gli veniva spezzata via.
Ma lei sorrideva, radiosa e bellissima, e la mano di Mark che stringeva
il pugnale iniziò a tremare, dopo secoli che era stato
convinto
che non avrebbe mai più avuto reazioni così umane.
La vide annuire.
-Non ci hai mai pensato?Tu sei un demone. Hai in te il sangue meno puro
che possa esistere, il sangue creato da tre assassinii di tre persone
che amavano con tutte loro stesse. E invece, cosa c'è di
più puro del sangue di unicorno?Cosa c'è di
più
letale, dunque, per un demone col sangue impuro, del sangue
più
puro che esista?-
Lui spostò di nuovo lo sguardo sul pugnale, sbalordito,
sentendo che tutto tornava, in quel momento.
Come aveva fatto a non pensarci prima?
Quanto era stato sciocco!Aveva creduto che sicuramente un semplice
coltello fosse troppo poco per uccidere il suo sangue di demone
millenario, e così non aveva nemmeno tentato di uccidersi
con
quello stesso pugnale che l'aveva creato, peccando di arroganza.
Una strana frenesia di impossessò di lui.
L'aveva sempre avuto accanto a sè, non l'aveva mai buttato,
per
il semplice motivo che era l'ultima cosa che lo teneva legato a Susan.
Non aveva mai considerato in cosa era imbevuto.
Non aveva mai creduto che potesse essere la soluzione a tutti i suoi
problemi.
Era talmente semplice!Così semplice, che forse avrebbe
funzionato.
Alzò nuovamente lo sguardo, e sorrise, come era sicuro di
non fare da molto tempo.
Un sorriso che gli illuminò tutto il viso.
Fu solo in quel momento che notò che gli occhi di Susan si
stavano appannando, come se lei faticasse a mantenere la concentrazione.
Ma capì cosa stava succedendo solo quando vide il castano
degli
occhi di lei farsi più chiaro, acquisendo delle pagliuzze
verdi
che riconobbe proprie degli occhi di Lily.
Il tempo di Susan era finito.
Vide il suo viso piegarsi in una smorfia, mentre cercava di mantenere
il possesso di quel corpo per ancora qualche istante.
La guardò, serio, e parlò con voce bassa.
-Aspettami, amore mio. Ti raggiungerò il più in
fretta possibile.-
Lei annuì, ma ormai non aveva più il controllo
della
mente di Lily: gli occhi ormai erano tornati quasi totalmente del
consueto verde.
Fu sotto quello sguardo color speranza, ma ancora macchiato di castano,
che Mark si affrettò a sollevare il pugnale, mentre il
fantasma-se si poteva chiamare così-di Susan scivolava via
completamente dal corpo di Lily, tornando nel luogo oscuro sconosciuto
ai mortali.
E mentre Lily, stordita, prendeva il pieno
possesso delle
sue facoltà mentali e fisiche, Mark, senza pensarci oltre e
senza nemmeno distogliere lo sguardo da lei, si affondò il
pugnale nel petto, cercando di puntare dritto al cuore che non batteva
da troppo, ormai. Voleva fare il più in fretta possibile.
Non
aveva la minima intenzione di far aspettare Susan a lungo.
Per un secondo non successe nulla.
Mark temette che nemmeno quella sarebbe stata la volta buona.
Lily fece per dire qualcosa, ancora confusa e non pienamente cosciente,
quando a Mark esplose una fitta di dolore in mezzo al petto che lo
costrinse ad urlare.
Si era dimenticato quanto male facesse, il dolore.
Si accasciò al suolo, e con ironia pensò a
quando, poco prima, aveva sperato di compiere quell'esatto gesto.
Un'altra fitta di dolore lo colpì e si espanse per tutto il
torace.
Sentiva la propria carne lacerarsi, allargando il buco nel petto, come
se il suo corpo non potesse sopportare il contatto con quel pugnale.
E lui urlò, urlò e urlò, sentendo il
corpo per la
prima volta dopo tempo immemore infiammarsi e piegarsi alla sofferenza.
Lily spalancò gli occhi, mentre vedeva dallo squarcio sul
petto
di Mark uscire a fiotti sangue nero come la pece che andava a sporcare
il manto bianco di neve del terreno.
-Ma che diavolo...- mormorò, confusa.
Non si ricordava molto di ciò che era successo, a parte che
una
forza sconosciuta si era impadronita dei suoi pensieri e aveva iniziato
a parlare a Mark tramite il proprio corpo.
Era stata quella a costringere Mark a farsi fuori?
Il biondo cacciò un altro urlo. Si portò le mani
al
petto, e per un attimo Lily pensò che volesse strapparsi di
dosso il pugnale, ma lui la stupì, afferrando il manico
d'argento e cercando di ficcarselo ancora più in
profondità.
Con un ultimo, straziante gemito, Mark Spencer ruzzolò a
terra,
coprendosi di neve e del suo stesso sangue, e infine, dopo un ultimo,
sospirato ansito, chiuse gli occhi azzurri, sentendo che finalmente la
vita lo abbandonava.
Lily guardò quel corpo senza vita, a occhi e bocca
spalancati,
ancora non credendo bene a quello che fosse successo. Aveva ancora la
testa nel pallone. Fino a un attimo prima stava combattendo, e poi...
Sentì un gemito proveniente da qualche parte dietro di lei,
che le fece distogliere lo sguardo da quel corpo morto.
Vide che le spine che legavano James si stavano dissolvendo, e che lui
iniziava a muoversi.
Senza più badare a Mark, fece per avvicinarsi a lui, per poi
rendersi conto, con una smorfia di dolore, di non riuscire a muoversi.
La gamba evidentemente si era rotta in più punti,
impedendole
qualsiasi tipo di movimento.
Senza minimamente farsi sconfortare da questa cosa, si mise a gattoni,
puntellandosi sui gomiti, e, trascinandosi a fatica sulla neve,
raggiunse James, che ancora aveva gli occhi chiusi.
Gli ultimi rovi che lo legavano si dissolsero nel nulla, spezzando
così anche le ultime tracce dell'incantesimo di Mark.
-James.- mormorò, accovacciata accanto a lui.
Vide le sue palpebre vibrare, e si chiese se fosse un sintomo che stava
per svegliarsi.
Non sapeva con esattezza gli effetti postumi della magia che il biondo
gli aveva scagliato, e giurò a se stessa che se non fosse
andato
tutto più che bene, avrebbe personalmente trovato il modo di
tormentare Mark, anche da morto.
Sospirò, pensando che intanto sarebbe stato bene recuperare
la
propria bacchetta. La testa le faceva male. La sentiva particolarmente
appesantita. Che fosse a causa dell'essere che l'aveva posseduta?
Attorno a lei rimbombava solo il silenzio.
Interrogandosi sul da farsi, sfilò con delicatezza la
bacchetta
di James dai suoi pantaloni, per poi cercare di concentrarsi per bene.
La mente era così annebbiata e confusa che l'incantesimo di
Appello andò a vuoto per ben due volte, ma la terza volta
che
gridò Accio
Bacchetta! con un po' più di convinzione,
quella con un sibilio sfrecciò tra le sue mani.
Un po' più sollevata, ora che aveva di nuovo la
possibilità di controllare i suoi incantesimi,
iniziò a
pensare a come e se poteva riuscire a trasportare lei e James fuori dal
bosco.
I mille pensieri che le affollavano la testa,
però, non l'aiutavano a ragionare con razionalità.
Cos'era quella cosa che
si era
impossessata di lei?E perchè Mark si era
ucciso?Perchè le
aveva tolto la soddisfazione di farlo lei personalmente?
Scosse la testa.
Non era quello il momento.
-Evans?-
Si voltò rapidamente verso James, che aveva parlato,
tossicchiando per lo sforzo.
-James!Stai...-
Ma non fece in tempo a concludere la frase, che un'altra voce li
raggiunse.
-Signorina Evans!Signor Potter!State bene?-
Il professor Silente, con tanto di Mcgranitt a seguito, fece il suo
ingresso trionfale, raggiungendoli a passo svelto.
Lily li guardò, e improvvisamente sentì tutta la
stanchezza piombarle sulle spalle.
Ora che sapeva che sarebbe andato tutto bene, poteva concedere alla
stanchezza di impadronirsi di lei.
-Professor Silente, professoressa Mcgranitt.- li fissò un
attimo. -Un tempismo perfetto, non c'è che dire.-
mormorò, la voce talmente bassa che forse loro nemmeno
l'avevano
udita.
-Il signor Black ci ha avvertito appena ha potuto...abbiamo dovuto
trattenerlo dal precipitarsi qui appena ha affidato la signorina
Mckinnon alle cure di Madama Chips...-
Silente si guardò attorno, e vide il corpo di Mark steso a
terra, coperto di sangue nero. Sentì la Mcgranitt trattenere
il
fiato.
-Che cos'è successo qui?- chiese, con voce grave.
Lily fece una smorfia, spostando anche lei lo sguardo su Mark.
-Mi creda professore.- disse, con tono laconico. -Vorrei tanto saperlo
anch'io.-
E dopo tempo immemore, eccomi qui, di nuovo!Non so esattamente cosa
dire di questo capitolo xD spero si capisca tutto ciò che
c'è da capire xD è un po' più corto
degli altri, ma mi sembrava giusto finirlo così.
Sperò che si capisca perchè all'inizio James non
riesce a fare niente di quello che vorrebbe fare: naturalmente
è Mark che comanda la sua voce e i suoi gesti, quindi non
riesce a tirare un pugno a Sirius come avrebbe voluto xD Inoltre, la
confusione iniziale è dovuta al fatto che Mark, come con
Lene, gli sta modificando tutti i ricordi, proprio tutti, quindi anche
la sua infanzia, la sua crescita...tutto, insomma. Spero di non aver
reso la fine di Mark banale, e spero anche che questo capitolo abbia un
senso e sia piaciuto xD Come al solito, fatemi notare errori o simili:
l'ho scritto abbastanza velocemente, senza controllare più
di tanto perchè volevo pubblicare oggi.
Ah, e...spero si capisca la storia del perchè col coltello
Mark può morire xD E anche perchè non ci aveva
pensato prima: lui aveva decisamente sottovalutato il pugnale, quindi
diceva mah, figurati se basta questo ad uccidermi...anche
perchè bisogna dire che in effetti se fosse stato un
coltello normale non gli avrebbe fatto una cippa, ma è il
sangue dell'unicorno ad essere importante: è il simbolo
della purezza più grande, e quindi Mark, nato
dall'impurità (l'assassinio) ne è, come posso
dire?Come allergico. Spero che si sia capito xD
Bene, credo di aver detto tutto ciò che c'era da dire, ora
mi accingerò a rispondere alle recensioni =)
Grazie a chi legge, a chi commenta, a chi mette tra le preferite, le
seguite e le da ricordare!Un bacio grande a tutti =)
|