DRAGON BALL
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(©
elyxyz)
.Vegeta&Bulma.
Slice of Life
Momenti di
vita quotidiana }
[EDIT] Causa blocco dello scrittore/tempo insufficiente/impegni vari devo a malincuore spuntare la casella COMPLETA e lasciare la raccolta così com'è. Avrei voluto aggiornare ancora sopratutto per i miei fidati lettori che hanno con costanza recensito ogni capitolo, e ai quali vanno i miei più grandi ringraziamenti, ma purtroppo non posso promettere nulla e preferisco terminare qui.
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno seguito con costanza questa raccolta, chi ha recensito e chi l'ha messa tra i preferiti.
Se la mia visione su questa coppia stupenda sia stata di vostro gradimento, vi invito allora a leggere la mia raccolta di Drabbles/Flash su Vegeta e Bulma, che terminerà a quota 30 capitoli [ »Heart to Heart; ]
Ancora grazie,
Melly
Cap.
8 - Gli occhi suoi.
C'era una quieta e
silenziosa tristezza negli occhi di Bulma, un leggero velo di mestizia
a colmarle lo sguardo distratto.
Il vento soffiava
lieve e delicato intrecciando tra loro i capelli turchini, avvolgendo
nel suo turbine inconsistente i mille colori e profumi della
vegetazione che circondava il suo sottostante giardino rigoglioso,
portandone l'essenza a solleticarle acutamente le narici.
L'aria era fresca ed
umida, tanto piacevole da donare un'apparente senso di
serenità e benessere; il corpo era un continuo fremito, ma
non era il freddo il motivo principale di quei brividi incessanti.
L'angoscia
padroneggiava l'atmosfera creatasi, la delusione trapelava dagli occhi
spenti ed assenti con tanto impeto da sembrare palpabile tra dita umane.
Un nuovo tiro pregno
di nicotina le diede il sollievo momentaneo di cui necessitava;
aspirò lentamente godendo dei benefici che la cara amica le
offriva silenziosamente.
Sospirò, ed
insieme al fumo biancastro della preziosa sigaretta ella estrasse
dall'anima ferita una parte del dolore che portava dentro, illudendosi
di quell' attimo per poter sperare di dare tregua ai propri pensieri
amari ed incessati, senza però riuscire nello sperato
intento.
Poggiata alla
ringhiera dell'ampio balcone, illuminata dal fioco e tenue bagliore
lunare, il proprio essere utilizzò di volontà
propria quel calmo momento per raccogliersi in un momento di
riflessione quasi forzato, nonostante per lei fosse terribilmente
doloroso ripercorrere con la mente quei momenti tanto brevi quanto
intrisi di afflizione imparagonabile.
Aspirò, e i
momenti angosciosi vissuti durante il Torneo tenutosi solo poche
settimane prima si facero prepotentemente spazio nella sua testa
dolente; e quegli occhi lucenti di malvagità risorta
riapparsero nitidi come amari ricordi, squarciandole l'equilibrio in
due ed avvolgendola in un rovinoso tumulto interiore.
Quegli occhi, quegli
occhi;
intensamente offuscati dal buio, dalle tenebre, dalla consapevolezza di
essere tornato vivi come un tempo lontano, come
gli occhi di un guerriero la cui bramosia di gloria passata era stata
nascosta nei meandri del proprio essere, ma mai veramente assopita.
Così lucidi di perfidia, empietà e spietatezza.
Così
tremendamente estranei.
Un brivido le percosse
la schiena curva, e il fumo della sigaretta le annebbiò la
vista già appannata di angoscia.
Quell'uomo non era
Vegeta. Per momenti infiniti, qualcosa s'era insinuato dentro di lui
rendendolo una persona completamente diversa, un'essere malvagio la cui
crudeltà trapelava da quello sguardo accigliato, da quel
viso contratto in un espressione di pura cattiveria. Di macabro
godimento, di squilibrato divertimento.
Il suo animo era stato
fasciato da uno spesso strato di malignità, precipitato nel
buio oblio che, quella, era stata la cosa più dolorosa.
L'avevo guardato negli
occhi, in quegli
occhi, in
un attimo fulmineo ma abbastanza intenso e profondo da non scorgervi
nulla di familiare al loro interno; l'aveva visto caricare un Ki-blast
con un'espressione di inferma goduria, senza nemmeno preoccuparsi di
seguire con lo sguardo la direzione della sfera luminosa.
L'aveva scagliata
sugli spalti, cogliendo in pieno un gruppo di spettatori impauriti e
deboli, rimasti impietriti e terrorizzati mentre i loro occhi venivano
acceccati dalla luce mortale che li aveva raggiunti in un battito di
ciglia, senza dare loro nemmeno il tempo di esalare l'ultimo respiro.
E lui aveva riso,
aveva riso divertito e spietato, in un tono sconosciuto esattamente
come quegli occhi tetri e tenebrosi, la cui spessa linea nera che li
contornava donava loro una profondità maggiore, attirando e
catturando nel loro buio turbine chiunque incrociava quello sguardo
cattivo.
Lei lo ricordava bene,
quell'attimo in cui il proprio cuore aveva smesso di battere; le gambe
erano diventate così pesanti da non riuscire a reggersi in
piedi, mentre la mente veniva offuscata da una moltitudine di dubbi e
domande senza risposte.
Chi
è quell'uomo? aveva pensato, mentre gli
occhi colmi di lacrime avevano cercato quelli intrisi di perfidia
dell'uomo che aveva soppresso delle vittime innocenti senza alcuna
esitazione, senza alcun riguardo.
Avrebbe potuto
uccidere anche lei, in quell'istante. Acceccato dal potere, offuscato
dal piacere della forza, avrebbe potuto freddare anche la sua vita, e
magari avrebbe riso con quel sadismo che s'era impossessato della sua
anima.
Aveva pronunciato il
suo nome come un sibilo impercettibile, nella speranza di tramutare
l'immagine scura di quel mostro in quella dell'uomo che amava, del
Vegeta che le aveva rapito il cuore, il corpo, la mente, l'essenza.
Aveva pronunciato il
suo nome come una supplica azzardata ed inutile, illudendosi di poter
essere il motivo della fine di quell'agonia strazziante.
Ma Vegeta voleva
Kakaroth, non lei. Vegeta voleva vendetta, non commiserazione.
E mentre era volato
alto via dal luogo testimone del suo odio e rancore, una lacrima amara
aveva solcato il suo viso pallido di terrore.
Quel terrore che
provava ancora ora, misto al dolore che si portava dentro e che
difficilmente sarebbe stato eliminato dai ricordi.
Perchè non
era stata la tramutazione in sè ad averle tranciato in due
l'anima ferita, ma la constatazione che Vegeta aveva volutamente
accettato di assumere quella forma e quella potenza.
Aveva volontariamente
acconsentito all'oblio di impossessarsi di lui, di cancellargli tutto
ciò che aveva condiviso con Bulma, i momenti, le passioni,
le serenità.
Vegeta aveva sempre
tacitamente bramato di tornare ad essere un fiero e glorioso Saiyan,
degno del nobile titolo che proninciava ostinamente dopo il proprio
nome.
Aveva trovato qualcuno
in grado di donargli il potere e la forza che necessitava per battersi
con Goku e placare la propria sete di vendetta.
Duro, spietato,
crudele. Niente fragilità, nessuna debolezza. Proprio come
voleva lui.
La consapevolezza di
questa adesione tanto facile e desiderata fù per Bulma un
vero colpo al cuore; tutte le sue certezze crollarono in un attimo,
tutto quello in cui aveva creduto era rovinosamente precipitato nel
nulla, nel vortice della futilità.
Gli anni passati a
tentare di renderlo meno irascibile, le lunghe conversazioni sincere e
liberatorie, le notti intrise di passione e desiderio; tutto le
sembrò inutile, le sembrò niente.
Vegeta non aveva
esitato a lasciarsi tutto alle spalle e rinnegare quello che avevano
condiviso insieme; non aveva cercato i suoi occhi supplicanti, nemmeno
per un istante.
Vegeta aveva risposto
all'istinto alieno del suo essere senza indugio, ma con ferma
decisione; e nulla non lasciava pensare che l'avrebbe fatto ancora, se
il destino avesse voluto.
Ma ora non aveva
più importanza ripercorrere con la mente quei momenti
angosciosi; ora era tutto finito. Vegeta non aveva accennato nulla
sulla vicenda, e Bulma non aveva chiesto niente, come da un
pò di anni aveva imparato a fare.
Sospirò,
esalando l'ultima nuvola di fumo nocivo. Rientrò in casa,
percorrendo il corridorio in tutta la sua lunghezza, fino a giungere
alla camera di Trunks.
Aprì la
porta quel pò che bastò per darle
l'opportunità di scorgere sul letto la figura dormiente del
figlio; sorrise con fare affettuoso e materno, mentre chiuse la porta
lentamente.
Trunks aveva
combattuto contro Majin-bu, e ne aveva parlato per giorni interi con
entusiasmo e gioia infantile, rendendola fiera ed orgogliosa del suo
ometto dal sangue alieno.
Vegeta invece non
aveva proferito nulla a riguardo; taciturno e atono come sempre, aveva
ripreso le sue abitudinali mansioni quotidiane, aggiungendo nel suo
programma di allenamento anche il potenziamento delle tecniche
combattive di Trunks.
Forse, qualcosa era
cambiato; Bulma avvertì nell'uomo un'impercettibile senso
più umano nei confronti del figlio che,
al contrario, aveva aumentato il suo amore per il padre.
Ma non osò
fare domande; non dovette aspettare tanto, perchè queste
vennero esaudite dal figlio che, colto da un improvviso ammasso di
coraggio, le aveva descritto l'ultimo valoroso gesto che il padre aveva
fatto prima di dedicare la propria vita al figlio e alla compagna,
rievocando le sue esatte parole con gli occhi lucidi.
La donna gli aveva
accarezzato la testa, sorridendogli docilmente prima di rimboccargli le
lenzuola; aveva pianto solo nel momento in cui s'era sentita sola e
lontana da tutti, dando sfogo ad un raduno di più emozioni e
sentimenti irriconoscibili e per troppo tempo repressi.
Allora,
forse, qualcosa era riuscita a fare.
Abbandonò
le memorie ritornando in sè stessa, ma un pò di
quelle lacrime se le portò negli occhi.
Varcò la
soglia della camera patronale, scorgendo nella penombra la figura
imponente di Vegeta, seduto sfogliatamente su un lato del grande letto
matrimoniale.
- Dove sei stata. - le
disse, senza inclinare la voce in un tono interrogativo.
- Fumavo. - rispose
lei con naturalezza, chiudendo con un movimento lento e silenzioso la
porta alle proprie spalle.
Vegeta
esitò per un istante: - Si sente. - replicò
calmo, - Hai il tanfo di tuo padre. -.
Bulma
arrivò a sfiorargli la spalla con una mano tremolante,
tentennando nel tocco. Le amare memorie pulsavano incessanti nella
propria mente, mentre quegli occhi malvagi andavano materializzandosi
nella sua testa; un groviglio di più emozioni le impediva di
trattenere il respiro calmo, e Vegeta lo notò.
- Che hai? - le chiese
senza reale interesse, passandosi una mano tra i capelli ruvidi.
Percepì il leggero peso del suo corpo affondare morbidamente
sul materasso, e la sentì sospirare con agitazione.
Lei esitò,
mordendosi con veemenza un labbro tremolante; cercò di
assumere un atteggiamento calmo, ma quello sguardo intriso di perfidia
era ancora davanti a lei, poteva vederlo bene, e la fissava con
tenebrosa penetrazione.
Chiuse gli occhi,
sospirando profondamente. Volse poi l'attenzione all'uomo che aveva al
suo fianco, che non le aveva rivolto nemmeno uno sguardo, ma che
fissava assente un punto impreciso sul pavimento.
- Guardami. - gli
chiese, e il suo tono apparve come una supplica. Vegeta non rispose con
immediatezza a quell'imperativo azzardato; espirò
sonoramente, lasciando trapelare il suo fastidio ingiustificato.
Poi l'aveva guardata,
e Bulma non non era riuscita a trattenere un sussulto di piacere e
contentezza; in un istante quegli occhi chiari e contornati dalla linea
nera vennero sostituiti dallo sguardo familiare dell'uomo che la
fissava disinteressato e ignaro di averle donato la sicurezza di cui
necessitava, di averle allegerito l'anima e il cuore.
Di averle spazzato via
dalla mente, in un istante soltanto, un ammasso di dubbi e
preoccupazioni.
Di
averle dato la certezza che desiderava.
Gli occhi cerulei si
colmarono di lacrime trattenute, mentre sull'uomo andava allargandosi
un espressione di acuta confusione.
- Sei strana, davvero.
- le disse solamente, prima di poggiare il capo sul cuscino morbido in
un atteggiamento di finta incomprensione.
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Eccoci con l'ottavo
capitolo.
Da un bel
pò volevo trattare delle emozioni di Bulma in merito alla
trasformazione di Vegeta; anche se sono state scritte tante fiction a
riguardo, spero che la mia interpretazione sia stata gradita.
Ho voluto concentrare
l'attenzione di Bulma sopratutto sugli occhi di Vegeta,
perchè comunicano tutta la rabbia e la perfidia che ha
acquistato dalla subordinazione di Babidi, ed anche perchè,
in linea di massima, è il cambiamento estetico che
più salta direttamente all'occhio. ( Per la
cronoca, io adoro Majin Vegeta. )
Nella scena finale,
Bulma necessita della conferma che l'uomo è tornato ad
essere sè stesso, e che nei suoi occhi non c'è
alcun residuo della malvagità che s'era impossessata di lui.
Vegeta nel rigo finale
sapeva sin da subito qual'erano le preoccupazioni di Bulma. Ma
è un abile mascheratore di sentimenti ;)
Spero abbiate gradito
l'aggiornamento!
Recensite.
Alla prossima,
MellyVegeta.
Melly
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