Perché li avrei
sempre accolti, non sarei mai caduta.
Ci
sono rovine ovunque. Rovine , speranza, polvere e lacrime represse
incorniciano il campo di una battaglia tremenda, senza apparentemente
fine. Mangiamorte e Hogwartiani¹. Gli uni contro gli altri.
Bum!
Esplode
qualcosa, esplode un muro. Che sia Seamus Finnigan?
Bum!
Le
macerie di quella parete spaccano pavimento, anime e sorrisi. Qualcuno
urla.
Chi è morto sotto quel muro?
Bum!
Un
altro tonfo. Qualcuno che cade, ‘sta volta. Qualcuno
Schiantato, o qualcun altro ucciso?
Bum!
La
Sala Grande crolla. Io
crollo. Impotente, non posso
far altro che farmi difendere. Perché, alla fine, stanno
combattendo un po’ anche per me.
Bum!
Colin
Canon, sesto anno. Minorenne. Accasciato a terra, un lampo verde dritto
al suo petto. Perché anche lui è qui? Per
difendere me? Ed ora è a terra.
La
macchina fotografica piena di ricordi, l’aveva lasciata al
suo dormitorio.
Bum!
Qualcuno
cade, ma lontano da qui. Piton si accascia a terra, il morso di Nagini
livido. Harry Potter gli si avvicina. « Guar – da
– mi », sussurra il professore vedendo quei limpidi
occhi verdi per l’ultima volta.
È
caduto un altro preside. Uno dei migliori.
Bum!
Vicini,
ma non abbastanza per toccarsi un’ultima volta. Remus Lupin e
Ninfadora Tonks cadono entrambi, le bacchette assassine alla mano della
Lestrange e di Dolohov.
Teddy
in fasce, lontano da qui, piange senza motivo apparente. Andromeda non
sa ancora perché non riesce a farlo smettere, riaddormentare.
Bum!
Hanna
Abbott cade, ma no, è solo Schiantata. Le trecce bionde al
vento, ha deciso di lottare anche lei, lottare per me. Chi sono io per
volere tutto questo? E per impedirlo?
Non
posso difendere nessuno. Nessuno più.
Bum!
Una
torre, una parete, cadono. E con questo vecchio castello,
cederò anche io.
Bum!
Patroni
ovunque, Dissennatori ad ogni finestra. Paura ad ogni cuore.
Determinazione in ogni cellula. Speranza implicita. Fiducia in ogni
nucleo di bacchetta.
Bum!
Qualcosa
brucia. La Stanza delle Necessità.
Ardemonio,
evocato da Tiger. Ardemonio, la tomba di Tiger.
Bum!
Malfoy
che cade sopra un Mangiamorte schiantato, il naso sanguinante.
Bum!
Morti
e feriti allineati l’uno accanto all’altro. Madama
Chips che cerca di curare o salvare ognuno. Le lacrime, lì,
ora, sono le uniche protagoniste. Le lacrime, lì, finalmente
possono scendere indisturbate.
Ma
ricomincerà tutto.
Lupin
e Tonks mano nella mano. Finalmente insieme. Finalmente vicini.
Sei
teste rosse chine su un cadavere. George Weasley fuori di
sé. Ronald Weasley che cade accanto al corpo del fratello
Fred, lo spettro
dell’ultima risata ancora impresso sul volto.
Neville
Paciock già pieno di ferite, ma il suo momento di gloria non
è ancora giunto.
Luna
Lovegood sporca di polvere, il sorriso sulle labbra sempre presente.
Harry
Potter che guarda attonito quei corpi senza forze, morti per lui. Harry
Potter che scorge le lacrime nei volti del suo migliore amico e di sua
sorella Ginevra. Harry Potter che non riesce più a
sopportarlo. Harry Potter che s’infila il Mantello
dell’Invisibilità, e parte.
Harry
Potter che si consegna, ché non c’è
altra scelta.
Non
per lui.
Bum!
Una
pietra cade. Ma ‘sta volta non è una pietra del
castello.
È
la Pietra della Resurrezione, che cade a terra. I fantasmi dei
Malandrini e di Lily Potter scomparsi nella notte.
Bum,
bum.
Il
tonfo di due corpi che cadono.
Il
tonfo del cadavere di Harry Potter, trafitto dalla luce verde della
maledizione del Signore Oscuro, la prima dopo sedici anni.
Il
tonfo del corpo del Signore Oscuro, Lord Voldemort, a terra. Bellatrix
accanto a sé, viva disperazione.
Bum.
Il
cadavere di Harry Potter che cade ripetutamente a terra, cruciato
davanti agli occhi di Hagrid, stremato.
Bum.
Il
corpo di Harry Potter adagiato sull’erba, davanti agli occhi
di tutti i difensori di Hogwarts. Hanno vinto, pensano tutti. Hanno
vinto i Mangiamorte.
Bum.
Neville
Paciock a terra, il Cappello Parlante in testa, ardente.
No.
Neville
Paciock in piedi, la Spada di Grifondoro alla mano.
La
testa di Nagini a terra, il corpo del serpente senza vita.
L’urlo di Voldemort.
Bum.
È
la volta di Bellatrix Lestrange. È la volta di Molly Weasley.
Luci
rosse e verdi lampano dalle bacchette. Una estasiata
dall’odore di morte, l’altra determinata
dall’amore che dura oltre la morte.
Il
corpo della Lestrange a terra, la maledizione della Weasley che le
aveva attraversato il petto nel punto dove avrebbe dovuto esserci un
cuore. L’ennesimo urlo di Voldemort.
Bum.
Voldemort
a terra.
Una
volta era uno studente di questa stessa scuola che aveva cercato di
possedere, di conquistare, di abbattere. E ora, era a terra.
Grida,
applausi.
Pianti,
applausi.
L’amore
aveva vinto. Applausi.
Era
finita, finita davvero.
Settembre
di sole, primo settembre. E io sono ancora qui.
Ricostruita
non dalle pietre, ma dalla felicità. Restaurata non dalla
magia, dai sorrisi.
La
scuola era crollata, ma io no. La scuola era stata messa a posto, ma io
non ne avevo bisogno, ero più forte e viva che mai.
Hogwarts,
dovevo immaginarlo, sarebbe vissuta sempre con loro, i suoi studenti.
Fino all’ultimo.
Perché
li avrei sempre accolti, non sarei mai caduta.
¹Hogwartiani: giuro,
l'ho letto da qualche parte. Probabilmente sui Doni della Morte, ma non
ricordo. Comunque, non è un termine di mia invenzione, ma
usato dalla Rowling!
Due maggio.
Vittoria.
Sconfitta.
Fine.
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