Clamour
for
Glamour
People
here in
your neighbourhood
Act
real cool but
they dance no good
I
don’t care
what the others say
When
I’ve found
a new game to play
Forse
David avrebbe dovuto chiedersi come sarebbe stata la sua vita, una
volta sposato Kurt Hummel.
Forse,
se se lo fosse chiesto seriamente, a
quest’ora non sarebbe
dov’è.
Probabilmente,
però, avrebbe commesso comunque lo stesso errore. E, a conti
fatti,
non c’è molto di cui possa lamentarsi.
Seduto
su una panchina davanti ai grandi magazzini, attorniato da frotte di
passanti che calcano il marciapiede carichi di buste come muli da
soma, fa saltellare sul ginocchio quel fagotto di pizzo e scarpette
di raso che è sua figlia Whitney, lunghi boccoli biondi e
grandi
occhi azzurri che vagano tutt’intorno, soffermandosi sul
verde
acceso delle aiuole fiorite. Ha appena due anni.
Kurt
ama agghindarla come una principessa e ripetere a tutto il vicinato
che l’ha chiamata Whitney perché è
assolutamente certo che un
giorno sarà una grande cantante, ma David in lei,
più che le
speranze del marito, vede soltanto una creatura fragile e sola che
grazie a lui ha trovato un posto in cui stare. Il loro amore per
questa bambina è la cosa più preziosa che
conosca, quelle che più
di tutte difende.
Anche
se, c’è da dire, dovrebbe impegnarsi un
po’ di più a difendere
Kurt.
Lo
pensa quando lo vede uscire dai grandi magazzini, quattro buste
gonfie per mano e i capelli visibilmente in disordine; su una guancia
campeggiano graffi che sembrano il prodotto di un combattimento
all’ultimo sangue.
«Di’
un po’, hai litigato con una tigre?»
«No,
molto peggio». Appoggia metà delle buste a terra
e, tratto un
fazzoletto dal taschino, tampona leggermente i graffi «Non
hai idea
di quanto taglino quelle maledette unghie ricostruite».
Claim
to fame
Clamour
for
glamour
Oh
padeo oh pa padeo
Alla
gente che gli chiede cosa mai ci faccia una camera insonorizzata nel
suo appartamento, Kurt risponde che la usa per coltivare
l’hobby
del canto – quando, beninteso, il lavoro gli lascia il tempo
di
farlo.
Dopo
tre anni di matrimonio e l’adozione, però, ha
scoperto metodi
molto più interessanti per sfruttare quella sua piccola,
costosissima chicca.
«Ah,
Dio... David...»
Può
permettersi di urlare tutte le porcate che gli passano per la testa,
visto che la piccola Whitney comunque non sentirà nulla.
Hanno
bisogno di sfogare lo stress, lui e David, di spingersi e mordersi e
urlare quando il tran-tran della vita quotidiana sembra farsi troppo
ossessivo.
E
poi non è colpa sua se suo marito è meraviglioso
a letto.
Get
it good
Like
I knew you
would
«Odio
quella strega!»
«Kurt,
calmati».
«Nemmeno
ne “Il diavolo veste Prada” il
capo è così stronzo!
Perché doveva capitare proprio a me?!»
Kurt
lavora in una rivista di moda come assistente personale del
principale e tuttofare. Si occupa di coordinare e supervisionare i
servizi fotografici e gli articoli che escono sul mensile, organizza
gli appuntamenti per le interviste e ogni genere di collaborazione
che contribuisce a rendere “Exposure”
una delle riviste
più popolari di Manhattan.
Considerato
il cospicuo stipendio non sarebbe un lavoro niente male, se soltanto
il capo di Kurt non gli causasse regolari crisi isteriche.
«Non
dare retta a quell’idiota...»
«Come
faccio a non dargli retta?! Prima mi promuove e poi mi insulta per
come mi vesto, che diamine!»
«Ehi,»
David afferra Kurt per i polsi, facendolo ammutolire, e lo fissa
dritto negli occhi «ehi, non dare retta a quel figlio di
puttana. Tu
ascolta solo me, capito?»
Hummel
annuisce.
«Sei
bellissimo, Kurt. Ti vesti come vuoi anche se agli altri non sta bene
e per questo sei assolutamente magnifico».
Kurt
annuisce, poi si slancia verso di lui e lo bacia.
Ogni
altra cosa perde di consistenza.
People
here in
your neighborhood
Act
real cool but
they dance no good
I
don’t care
but I’ve been told
That
all those
people aint’ got no soul
Una
mattina, Kurt e David trovano la loro macchina distrutta.
Qualcuno
ha spaccato i finestrini e graffiato la vernice, strappato via gli
specchietti e ridotto i fari in mille pezzi, bucato le gomme; su una
fiancata spicca una scritta color rosa acceso che per qualche secondo
fa provare a Kurt un dolore quasi fisico.
Frocio.
David
impallidisce vistosamente, stringe la mano di Kurt. Whitney, seduta
sul suo avambraccio, si guarda intorno con aria spaesata, non
capisce.
«Che
c’è?» Chiede, la vocina sottile come
quella di un uccellino «Che,
papà?»
Il
viso di Kurt si contrae come una foglia mangiata dalle fiamme; si
ripiega su sé stesso, quest’uomo che non ha ancora
del tutto
sconfitto le sue paure di bambino, e nasconde la bocca con una mano
mentre i singhiozzi gli scuotono le spalle. È tutto
così ingiusto,
così sbagliato che vorrebbe poterlo dimenticare, in qualche
modo.
Ogni
lettera sulla carrozzeria gli riporta alla mente gli anni del liceo,
quello che ha dovuto passare.
Poi,
David passa un braccio attorno alle sue spalle. Lui, che non
è mai
stato forte quanto lui, che ha sempre cercato di nascondere il suo
segreto, adesso lo avvolge come se fosse ancora un ragazzino e gli
dice di stare tranquillo, che persone così esistono ed
esisteranno
sempre e non ci si può arrendere davanti ad ogni scoglio.
Gli
viene quasi da ridere, tra le lacrime, per
l’assurdità della
situazione. Poi, però, annuisce e si sforza di recuperare la
calma.
Quando
acquistano una nuova macchina, Dave compra un piede di porco.
Parcheggia l’auto davanti alla casa, si piazza nel portico
con la
spranga in mano e ogni sera attende, paziente, nascosto dalle ombre.
È rimasto grosso come un tempo, solo che ha sostituito al
grasso
massa muscolare.
Finché,
una sera, loro non ritornano.
Sono
ragazzini, forse non hanno più di sedici anni, ed
è proprio questo
che li salva. David si alza pigramente dalla sdraio, sgranchisce la
gambe e percorre silenziosamente i pochi metri che lo separano dalla
macchina, il piede di porco stretto nel pugno.
I
ragazzini non fanno in tempo a vederlo che si allontanano dalla
macchina – qualcuno ha già tirato fuori bombolette
e cacciaviti –
e scappano via, veloci per quanto lo concedano le gambe.
Dave
spalanca le braccia e sorride, visibilmente nervoso.
«E
poi sarei io il frocio?»
Il
suo grido, a pieni polmoni, pare voglia svegliare l’intero
vicinato.
I
kick them where
the sun don’t shine
And
take you down
to my side of town
I
don’t care
what the others say
When
I’ve found
a new game to play
Nonostante
tutto, si rialzano sempre.
Sono
una coppia che ha cominciato con i peggiori pronostici, angherie e
bullismo e poi la naturale incompatibilità dei loro
interessi, ma
alla fine entrambi hanno capito quanto sia meraviglioso amare il
diverso, qualcuno che può allargare i nostri orizzonti fino
a farli
combaciare con i suoi in modo del tutto inaspettato.
Kurt
continua ad essere sempre la solita fatina amante
della moda,
di tutto ciò che sbrilluccica e a cui può
appioppare l’aggettivo
“fabulous” senza provare la
minima vergogna, mentre David
non ha ancora smesso quella sua aria di macho burbero e scontroso,
zelante difensore della propria virilità.
Entrambi
hanno scoperto che può essere divertente guardare le partite
di
football insieme, chi per la squadra preferita e chi per i fisici
atletici dei giocatori, o che le creme idratanti non sono poi
così
malaccio come si potrebbe pensare, e in un certo senso migliorano la
qualità della vita e abbassano le probabilità di
arrivare ad un
colloquio di lavoro con il naso pieno di punti neri.
David
ha imparato ad amare ogni cosa di Kurt, ogni particolare del suo
essere un fashion victim ossessionato dal glamour e
dall’esteriorità;
Kurt ha capito che, sotto una crosta dura più del cemento,
David
nasconde un cuore capace di amare come nessun altro, e di cui non
riesce più a fare a meno.
E
vanno bene così.
Loro,
l’accoppiata più improbabile che si possa
immaginare, il bullo e
la fatina.
Perché,
in fondo, non c’è nulla di più perfetto.
Claim
to fame
Clamour
for
glamour
Oh
padeo oh pa
padeo
Claim
to fame
Clamour
for
glamour
Oh
padeo oh pa
padeo
_Angolo
del Fancazzismo_
Ecco,
questa valeva già la pena di essere letta xD
È
forse l’unica oneshot decente che sia riuscita a scrivere per
la
Kurtofksy week, e mi dispiace davvero tanto di aver mantenuto la
qualità ad un livello decisamente basso. La prossima volta
vedrete
che m’impegnerò di più!
Prompt
BDT #005, “Esteriorità”, e canzone
“Clamour For Glamour” dei
The Ark. La mia scelta è ricaduta su questo pezzo
perché è
allegro, spensierato, e perché crea un atmosfera che mi fa
pensare
maledettamente a Kurt.
See
you soon,
Roby
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