Certo, Lady
Bracknell l’aveva pubblicata ad Halloween, ma io sono riuscita a leggerla solo
ieri.
Il mio
primo pensiero quando sono arrivata in fondo è stato:
IO.
DEVO. TRADURLA. PUNTO.
E così
eccoci qua... lo so, avevo promesso di non tornare prima del 18 dicembre, ma ve
l’ho detto, ho sentito questo impulso irresistibile…
Spero
non vi dispiaccia.
All Hallow’s eve
Remus
stava seduto sul pavimento della sua abitazione, la schiena appoggiata al muro.
Il
calendario incantato sulla scrivania segnava ancora il 31 ottobre, e non
l’aveva cambiato. Non l’avrebbe sopportato.
La
stanza era buia – aveva tirato tutte le tendine giorni prima
e non si era più curato di aprirle da allora, perché non voleva vedere il
mondo. Non voleva nemmeno più vedere la luce del giorno perché potesse
ricordargli che oltre quelle mura c’erano vita, speranza festeggiamenti e persone che ricominciavano a
sentirsi libere di vivere.
Non
riusciva a credere a quello che era successo – Peter, morto, ucciso da Sirius mentre lui, per la prima volta, si alleava a qualcuno
più potente di lui, Lily e James assassinati, mentre tentavano di difendere il
loro bambino e Sirius che marciva in una cella ad Azkaban – ma il dolore
pulsante nel petto gli diceva che era accaduto davvero, e lo avvertiva fin
troppo bene.
Sembrava
un sogno – un incubo, in effetti, e si lasciò scappare una mezza risata, che si
trasformò in un singhiozzo al pensiero che se dovevano esserci incubi, quello
era il periodo giusto.
Si
passò una mano sul viso, alleviando la tensione dei muscoli, ma non voleva
affettivamente che accadesse, in quanto tensione e dolore erano
tutto ciò che gli era rimasto.
Non
riusciva a capire perché Sirius l’avesse fatto. Ci era
stato sopra per tre giorni, senza riuscire a pensare a altro e, nonostante
tutti i precedenti sospetti, non gli veniva in mente una sola ragione che
potesse averlo spinto a questo.
Sirius
amava James come un fratello. E anche di più. Amava
James come fosse una parte di lui, come se fossero due
anime, due vite indissolubilmente unite, ed il solo pensiero che avesse potuto
fare una cosa del genere era talmente assurdo ed insondabile che gli faceva
girare la testa.
E Harry. Sirius adorava Harry. Ce l’aveva
scritto in volto tutte le volte che lo prendeva in braccio. La sola idea che
Sirius potesse lasciarlo senza genitori era… non c’era nemmeno una parola per
descriverlo.
Era
stato semplicemente un buon attore? Da quanto lo stava pianificando?
Fissò
il calendario incantato sulla sua scrivania, i caratteri ’31 ottobre 1981’ che lo guardavano
maligni. Non aveva cambiato la data. Non l’avrebbe sopportato. Sapeva che era
una cosa stupida a cui aggrapparsi, che cambiare la data non avrebbe cancellato
i suoi ricordi, o addirittura cambiato quello che era successo, ma lo stesso non
riusciva a farlo.
D’altra
parte, pensò, non c’era ragione di cambiarla. La sua vita sarebbe probabilmente
rimasta ferma a quella notte per sempre.
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“Così
è Halloween,”disse Sirius, occupando la sedia di
fronte a Remus. Al rumore del vetro sulla tavola, Remus, che stava fissando il
fuoco, alzò lo sguardo. stava pensando esattamente la
stessa cosa.
“Hmm,” rispose, osservando il Whiskey Incendiario sulla tavola e
l’espressione seria di Sirius.
“Vorrei
che cancellassero questa maledetta data dal calendario.”
Disse.
Remus
sbuffò e il suo sbuffo sarebbe potuto sembrare
divertito, se solo l’avesse trovato divertente.
Quante volte aveva desiderato la stessa
cosa...
“Non
sono sicuro che aiuterebbe,” commentò.
“No,” mormorò Sirius sommessamente. Chiamò a
sé due bicchieri dallo scaffale, posandoli sul tavolo, e poi, cogliendo Remus
momentaneamente di sorpresa, altri due.
Stava
per chiedere se stessero aspettando qualcuno, e poi ricordò la vecchia
tradizione della vigilia di Ognissanti, tradizione
che, una sera ai Tre Manici di Scopa, avevano giurato di mantenere, in caso uno
di loro fosse dovuto mancare durante la lotta contro Voldemort.
Sirius
versò quattro generosi bicchieri, ne passò uno a Remus e posizionò
gli altri due, senza una parola, di fronte a due sedie vuote. Remus incontrò lo
sguardo di Sirius ed annuì, tentò un sorriso di riconoscimento e consenso al
suo gesto, nonostante gli venisse più naturale una smorfia, piuttosto che un
sorriso.
Non
avevano mai veramente parlato di Lily e James. Non era certo di cosa ci fosse
da dire – o quello, oppure c’era talmente tanto da dire
che se avessero iniziato, non sarebbero più riusciti a fermarsi.
Sfiorò
il bicchiere con la mano, e alla fine lo alzò, mentre Sirius copiava il suo
gesto.
“Agli
amici assenti,” mormorò piano e Sirius annuì, quindi
vuotò il bicchiere. Remus fece lo stesso, gli occhi che lacrimavano appena mentre l’alcool gli bruciava la gola ed il suo corpo
veniva attraversato da un brivido.
Sirius
riempì di nuovo i bicchieri e incontrò il suo sguardo un po’ più prudentemente
di quanto facesse di solito.
“Che
razza di idea per dei festeggiamenti,” disse, “Chi ha
mai pensato che il giorno dei morti fosse divertente?”
Remus
si schiarì la gola.
“A
dir la verità,” spiegò, “Ha le sue origini nella
festività di Samhain, che…”
“Oh,
risparmiami la lezione di storia, Lunastorta,” lo
interruppe Sirius, e Remus soffocò una risatina alla vista della faccia
indignata dell’amico. “Voglio essere ubriaco e malinconico stasera, non
istruito.”
Remus
si appoggiò sul gomito, coprendo la bocca con la mano, cercando di nascondere
il suo divertimento.
“D’accordo.”
Sirius
colmò nuovamente i loro bicchieri, ed entrambi tacquero
per un po’, sorseggiando il loro Whiskey e guardando le fiamme danzare nel
camino.
“Sei
arrabbiato con me?”
“Per
non volere una conferenza sulle origini celtiche di Halloween?” chiese.
“Naturalmente no. Non è che io vada in giro tentando di diffondere le mie
erudite conoscenze.”
“No.
Intendevo...” Sirius si interruppe e distolse lo
sguardo, guardando la forma allungata dell’ombra di Remus sul muro.
“Cosa.” Domandò Remus, accigliandosi.
“Intendevo
per… per quello che è successo.”
Remus
spostò appena la mano che teneva davanti alla bocca, iniziando a tamburellare
le dita contro il labbro, la casualità di questo gesto che non rifletteva
minimamente quello che invece stava provando. Non aveva bisogno di chiedere a
Sirius a cosa si riferisse.
“Non
sono arrabbiato.” Rispose alla fine, ed era vero. Non lo era. E non credeva di esserlo mai stato.
Sirius
sembrò alquanto sollevato nel sentire tale risposta, e non replicò, cosa che
invece Remus si aspettava facesse. Bevve un altro sorso di liquore, posando poi
il bicchiere sulle gambe.
“Che cosa hai fatto?” domandò piano Sirius.
“Quando?”
“La
prima notte,” disse, “Quando l’hai scoperto.”
Remus
deglutì, e allungò la mano prendendo il suo bicchiere.
“Sinceramente?”
chiese, e Sirius annuì. “Mi sono rannicchiato a palla sul pavimento e sono
rimasto lì per cinque giorni.”
Incontrò
lo sguardo di Sirius, che non fece commenti, quindi continuò.
“Quando
l’Ordine realizzò che nessuno non mi aveva visto per
gran parte della settimana, Moody pensò che io fossi stato preso dai
Mangiamorte e buttò giù la porta a calci,” disse. “Spaventandomi a morte.”
Sirius
rise brevemente.
“E’
stata colpa mia, suppongo,” ammise, “Per non essere
stato costantemente vigile.”
“Mmm,” borbottò Sirius, e la
scintilla di divertimento che aveva negli occhi si affievolì, e fu rimpiazzata
da qualcosa di più lugubre e malinconico.
“E per quanto riguarda dopo – ogni anno dopo – quel giorno?”
Remus
sorrise debolmente, sapendo cosa intendesse Sirius, nonostante la sua domanda
fosse stata mezza mormorata e quasi del tutto incoerente.
“Le
ho provate un po’ tutte,” disse, “Ho provato a
dimenticare, ho provato a ricordare...”
“Non
so come tu abbia potuto farcela,” mormorò Sirius. “La
cosa migliore di Azkaban era che non avevo mai idea di
che giorno fosse, quindi gli anniversari non hanno mai significato niente per
me. E finché non sono uscito è stato difficile tenere il conto. Ma adesso… mi
sento come mi stesse minacciando da settimane e non so
come potrò...”
Sirius
deglutì sonoramente, Remus incontrò il suo sguardo e
sorrise.
“Vuoi
prima la notizia buona o quella cattiva?” chiese.
“Quella
cattiva.”
“Non
lo si supera mai.”
“E la buona?”
“Non
lo si supera mai.”
Sirius
sbuffò e fece una mezza risata.
“E come può essere una buona notizia?”
Remus
lo guardò negli occhi.
“Vorresti
sentirti meno dispiaciuto del fatto che non ci sono più?” domandò
tranquillamente, e le labbra di Sirius si incresparono
in un sorriso di comprensione.
“No,” rispose. “Non voglio.”
Tacquero
per un po’, e Remus lasciò che i suoi occhi tornassero a fissarsi sul fuoco.
Non poteva negare che la compagnia di Sirius, perso in questa malinconica
ebbrezza, era confortante. Questa era la prima volta – eccetto l’anno trascorso
a Hogwarts – che non passava la notte da solo, abbandonato ai suoi ricordi.
“Mi
dispiace,” iniziò Sirius. “Per tutto. Per non essermi
fidato di te, per...”
“No,” lo interruppe Remus, il suo sguardo che tornava
velocemente di nuovo su Sirius. “Avrei dovuto capirlo... mio Dio, ho passato così tanto tempo a scervellarmi per trovare una sola ragione
che potesse averti spinto a fare una cosa del genere a James. Se mi fossi fermato anche solo un momento a pensare che forse, il
motivo per cui non trovavo un motivo, era perché semplicemente tu non l’avresti
mai fatto, avrei potuto risparmiare un bel po’ di dolore a entrambi.”
“Lunastorta…”
“No,” disse Remus. “Avrei dovuto fidarmi di te.”
Sostenne
lo sguardo di Sirius finché questi non annuì, accettando quello che aveva
detto.
“Ed io avrei dovuto fidarmi di te. Mi dispiace.” Rispose
Sirius.
“Penso
che non siano necessarie delle scuse, Felpato.”
Convenne Remus. “E se lo sono, devono esserci da entrambe le parti, troppe, e
non sono sicuro esistano nemmeno le parole giuste per
farle.” Sirius annuì in accordo.
“Allora
cosa…?”
“Penso
dovremmo semplicemente cercare di essere felici di
essere entrambi ancora qui.”
“Ma
loro no,” disse Sirius, indicando gli altri due
bicchieri sulla tavola. “Se solo avessi...”
“Non
dirlo nemmeno.” Lo interruppe Remus. “Se io non fossi stato così riservato tu non avresti mai sospettato di me. Se James
avesse scelto Silente come Custode Segreto... se Peter non fosse stato un
essere così viscido patetico e debole… se noi avessimo capito subito quello che
era in realtà… Il mondo è pieno di se Sirius, e se lasciassimo che la nostra
mente indugi su essi, diventeremmo semplicemente pazzi. E credo che il mondo ne abbia già abbastanza in questo momento, senza doversela
vedere con due Malandrini impazziti, non credi?”
Sirius
rise.
“Suppongo
di sì.”
“D’altra
parte, Harry ha bisogno di noi. Siamo tutto quello che
ha.” Remus alzò gli occhi al cielo al pensiero. “Che
Dio lo aiuti.”
Sirius
rise di nuovo, e Remus si unì a lui, non capendo perché, trovassero la loro inadeguatezza come sostituti così divertente.
Remus
alzò il suo bicchiere e il vetri tintinnò contro
quello di Sirius, ridendo ogni volta che i loro sguardi si incrociavano. Era
una situazione ridicola, un uomo erroneamente condannato e un lupo mannaro, le
uniche persone che stavano fra Harry e il più potente mago oscuro di tutti i
tempi. Pensò che non ci fosse molto da ridere, ma aveva capito molto tempo prima che la vita a volte era così crudele, così
ingiusta, che l’unica cosa da fare era riderci sopra.
“Qual
è il piano, allora?” chiese Sirius.
“Bere,” spiegò Remus, indicando la bottiglia sulla tavola. “E
domani, sarà tutto finito per un altro anno.”
“E
questo quello che facevi ogni anno?” domandò. Remus
alzò le spalle.
“Avevo
altra scelta?” chiese. “Per le altre persone è un giorno di festa, il giorno in
cui il loro incubo se n’era andato.”
“Ma è tornato.”
“E’
questo il problema con gli incubi, no?” domandò. “Tendono a tornare.”
Si
passò una mano sul volto, facendo leggera pressione, chiedendosi se avrebbe
dovuto dire quello che sentiva.
“Ogni
Halloween,” iniziò, “Prima, mi fermavo a riflettere su
quello che avevo perso.” Non aveva il coraggio di incontrare lo sguardo di
Sirius, ma continuò comunque. “Questa notte, penso di
voler riflettere un po’
anche su quello che ho riavuto indietro, se per te va bene.”
Sirius
annuì e prese la bottiglia, riempiendo i loro
bicchieri. Fecero toccare i bicchieri, Sirius lo
guardò e sorrise.
“Buon
Halloween.”
Non
era lunghissima e spero vi sia piaciuta…
A me
prima della fine è scappata pure una lacrimuccia…
Vabbè,
ora vi lascio, e questa volta ve lo prometto, vi lascio in pace davvero fino al
18.
A
presto.
Nonna
Minerva