terzo
aggiornamento, sto aggiornando velocemente, quindi potreste esservi
persi i capitoli precedenti! (meglio avvisare in vano che farvi
spuntare un punto interrogativo in testa iniziando il capitolo ^_^)
Dopo le mie pseudo scuse, il viso di Edward abbandonò il
cipiglio di superiorità ed incazzatura, che aveva assunto
nel vedermi, lasciando spazio alla sorpresa. Non si aspettava quel mio
intervento, si aspettava altri insulti, altre invettive,
altre offese, non che io mi sentissi in colpa per le parole
dette.
Sentii le guance arrossarsi, era imbarazzante stare lì
così, in oltre ormai il parcheggio era vuoto, dovevo tornare
a casa!
«Ora devo andare, ci si vede… Ciao!»
dissi, indietreggiando e salutandolo con la mano. Era le seconda volta
di seguito che me ne andavo lasciandolo pietrificato. Non era un buon
segno!
Arrivata alla macchina aprii la portiera e mi fiondai
nell’abitacolo, l’umidità
dell’ambiente che mi circondava era fastidiosa, sembrava
entrarti nelle ossa e inumidirti persino le articolazioni. Come avesse
fatto mio padre a viverci per tanti anni, sarebbe sempre rimasto un
mistero. Ma forse non conoscendo il mondo esterno, anche una scatola
buia può apparire accogliente ed accettabile, è
quando prendi una persona abituata al sole, al mare, al caldo ed alla
brezza leggera, e la scaraventi in uno schifo di posto, dove il verde
ed il fango regnavano sovrani ed il sole compariva tre volte
l’anno a far tanto, che ottenevi un esaurimento nervoso.
Sbuffai, e partii alla volta di casa, facendo come sempre attenzione
alla strada umida, pure quella.
Il cuore era più leggero senza i sensi di colpa, ma aveva
iniziato a farmi strani scherzi. Pensavo ad Edward, ai suoi occhi, a
quella notte a casa di Alice… ed erano ricordi
piacevoli. Ricordi piacevoli, persino la sua scenetta
teatrale fuori dall’ufficio del preside era catalogata dal
mio stupido cuore come “ricordo piacevole”.
Ma sicuramente era una questione di sensi di colpa, che non erano
ancora svaniti del tutto. Non poteva esserci altra motivazione.
Le giornate passavano, sempre tetre, uggiose e banali. Amici, scuola,
casa e ancora scuola. La classica vita monotona da studentessa.
Edward era tornato a frequentare il nostro tavolo a mensa, e
l’argomento Tanya non era più stato sfiorato. Dal
canto mio, avevo ancora quei problemini al cuore, ed iniziavo ad
infastidirmi. Quello stupido musco letto vitale, iniziava a battere
all’impazzata ogni volta che per sbaglio Edward mi toccava.
Che fosse il suo gomito a mensa, o la sua mano quando ci salutavamo o
qualsiasi altra parte del suo corpo in qualsiasi situazione casuale, il
mio cuore accelerava a dismisura, perdendo ogni tanto qualche battito.
Ma la cosa che mi irritava di più, era che questo fatto mi
causava non poco imbarazzo, imbarazzo che veniva scambiato da Alice
come “dolce sintomo di innamoramento”, e quindi,
sempre secondo alice, la autorizzava a trapanarmi le orecchie con
continui consigli e suggerimenti su come dichiararmi ad Edward. A nulla
valevano le mie proteste e le mie negazioni, ormai era convinta.
E sinceramente lo ero anche io, solo non avevo la minima intenzione di
ammetterlo con me stessa. Il mio stupidissimo cuore poteva fare tutti i
salti mortali che voleva, ma a comandarmi sarebbe stato sempre e solo
il mio amato cervello.
Mi ero innamorata di Edward Cullen?
No. Era solo una stupida cotta passeggera, dovuta al fatto che fosse un
bel ragazzo, molto affascinante e carico di carisma. Ma non avrebbe mai
potuto funzionare, avevamo interessi opposti, personalità
opposte, gusti opposti, modi di fare opposti, famiglie opposte, persino
i nostri gusti alimentari e scolastici erano opposti!
E guai a chi si azzarderà a dire “gli opposti si
attraggono”, perché non è
così!
questo invece è
insulso, chiedo venia, ma non c'è stato niente da fare!
ciao a tutti quelli che ancora mi sopportano!
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