-Errore
di stampa-
Per la seconda volta in... beh, in poco
tempo, Graham si ritrovò ad aprire gli occhi in un luogo totalmente
bianco. Questo era diverso dal primo, però.
Si trattava di un bianco meno puro, ma
nell'insieme aveva un che si asettico.
Di sicuro, quantomeno, non faceva così
freddo.
Si sentiva strano, in testa aveva una
calma irreale, come se sapesse che niente, quel giorno avrebbe
potuto andare male.
E, siccome nulla di nulla avrebbe
potuto nuocergli, decise che anche provare a muoversi non sarebbe
stato eccessivamente pericoloso.
La prima volta, la mano destra non
rispose al suo comando.
Il panico che avrebbe dovuto coglierlo
non provò nemmeno a farsi sentire: era tutto talmente bello quel
giorno....
Riprovò e, questa, volta, riuscì ad
alzare il braccio fin sopra la propria testa e ad affondare la mano
in una morbida massa di capelli mossi.
Strano... non gli sembrava di essere
rimasto addormentato così tanto...
Improvvisamente il tocco di un'altra
mano sulla sua interruppe il corso dei suoi pensieri. Dalla sorpresa
mosse di scatto il braccio in avanti, colpendo quello che sembrava in
tutto e per tutto un altro essere umano. Riaprì, poi, gli occhi.
Questa volta in mezzo al bianco
galleggiava un viso dall'aria stanca e dal colorito pallido. Gli
occhi verdi erano incastonati in una cornice non propriamente bella,
ma nel complesso piacevole, anche se con un naso un po'troppo
importante. I capelli, neri, lunghi più o meno fino alla base del
collo, ricadevano in ricci larghi, dall'aspetto vagamente unto.
“Evangeline...” Mormorò il giovane
sconosciuto, gli occhi lucidi. Quando la sua mano gli accarezzò il
viso, il tremore era ben più che un semplice accenno. “Sei
sveglia...”
Quando l'Autore, sbirciando nel Mondo
Reale, si rese conto di ciò che era successo, andò a dir poco su
tutte le furie.
Febbrilmente, imprecando, prese a
frugare tra gli appunti finché non gli riuscì di trovare il plico
che parlava di Storybrook.
Era stato corretto da Madame Memoris.
Piuttosto seccato, l'Autore si
massaggiò la fronte, stroppicciandosi leggermente gli occhi.
Intimò, poi, al suo segretario di
andare a chiamare l'anziana correttrice di bozze e, nell'attesa,
prese a sfogliare il tomo, più sottile di tutti gli altri.
Non l'aveva iniziato da molto,
dopotutto.
La pagina che parlava della morte di
Graham era proprio lì dove doveva essere.
Era davvero fiero di quella pagina;
riteneva che fosse una delle sue migliori.
La scorse velocemente, senza bisogno di
leggere ogni parola: aveva fatto così tanta fatica a trovare i
termini giusti che li conosceva tutti a memoria.
L'errore gli saltò agli occhi proprio
mentre Madame Memoris entrava nella stanza.
Graam.
Mancava un'acca.
“Madame” Soffiò. “Pensavo di
essere stato chiaro circa gli effetti che un errore di stampa può
produrre.”
La microscopica donnina strabuzzò gli
occhi dietro alle spesse lenti.
“Ho... ho sbagliato qualcosa,
signore?” Domandò, togliendosi gli occhiali ed iniziando a pulirli
nervosamente con l'orlo inferiore della maglia azzurra. La dimensione
dei suoi occhi diminuì notevolmente.
“Venga, guardi qui.”
Timorosa, si avvicinò al suo capo,
sedendosi sul bracciolo della grossa poltrona.
Non ebbe bisogno di cercare a lungo.
“Oh...” Mormorò, sommessamente.
“Non... non riesco a capire come sia potuto succedere...”
“Non starò a spiegarle, Madame
Memoris, come sia assolutamente imperdonabile ciò che lei ha appena
fatto, perché ritengo che lavori con me da abbastanza tempo per
capire.”
La donnina annuì mestamente.
“In quale romanzo è finito?”
“Nel Mondo Reale, Madame.”
Gli occhi grigi tornarono ad
allargarsi, terrorizzati.
“Mio Dio...”
“Già... a quanto pare una ragazza
che avrebbe dovuto morire non lo ha fatto. La sua anima è stata
sostituita da quella del Cacciatore. Aspetto da un momento all'altro
una lettera di lamentele dall'Autore del Mondo Reale. Intanto, lei
deve cercare di sistemare il suo disastro.”
“Io?” A questo punto, la donna
sembrava davvero, davvero sul punto di crollare svenuta sul
pavimento.
“Lei, Madame Memoris. Trovi quelle
due anime e sistemi il guaio che ha fatto entro sette giorni,
altrimenti giuro quant'è vero il sacro Inchiostro che la mando a
pulire i calamai di Monsieur Bic.”
Bene, quello era un errore.
Lui non si chiamava Evangeline, ne era
piuttosto certo, quanto era certo di non conoscere quel giovane.
“Come ti senti, tesoro?” Domandò
lui, con uno strano accento. Chissà da dove veniva...
“Allegro...” Rispose Graham, ma
subito si zittì.
Che diamine era quella voce?
Il ragazzo dai capelli ricci ridacchiò
e i suoi occhi si riempirono di sollievo.
“Forse ti hanno dato un po'troppa
morfina... ma ti agitavi in un modo... sembrava davvero soffrissi
molto...”
In quel momento, una seconda persona
entrò nel suo campo visivo.
Era una ragazza più o meno dell'età
di lui. Aveva un aspetto piuttosto buffo, tutta avvolta in quella
brutta tuta da sci e con un paio di occhiali da montagna a tenerle
ferma l'esagerata massa di boccoli castani.
Graham la guardò.
Lei guardò Graham.
“Vuoi mangiare qualcosa?” A
parlare, fu solo il giovane. “Insomma... non sono sicuro che tu
possa dopo una settimana di coma... ma posso chiedere...”
“Una settimana?” Domandò Graham,
spalancando gli occhi e tornando a guardare lui.
Che annuì, lo sguardo di chi non dorme
da giorni, ma è felice di essere lì.
“Hai idea della paura che ho avuto?”
Mormorò, roco, stringendogli la mano.
Eh sì. Però a lasciarmi non ne hai
avuta di paura.
La voce che gli
risuonò in testa era la stessa con cui aveva parlato lui stesso poco
prima, anche se un poco meno intubata.
Di scatto, voltò
il capo verso la ragazza.
Che levitava a una
ventina di centimetri dal pavimento, guardando con astio verso di
lui. O forse verso l'altro.
Quella situazione
stava diventando davvero troppo complessa.
Decisa per il
momento di ignorare la fanciulla volante.
“Ascolta... io
non mi ricordo...” Decise che la frase così non poteva funzionare.
“Scusami, ma chi sei?”
“Oh...” Lo
sguardo del giovane si intristì per un istante, ma fu molto bravo a
dissimulare. Era evidente che non volesse farsi vedere da lui in
quello stato. “Sì, i dottori hanno detto che se ti fossi svegliata
ci sarebbero state possibilità di amnesia... Sono Amedeo, il tuo
fidanzato.”
Ex fidanzato.
Precisò la voce
nella sua testa.
Era piuttosto
acida.
“Certo...
ovviamente...” Tentennò Graham. “A...Amedeo potresti... posso
bere qualcosa?”
Come una molla, il
ragazzo scattò in piedi.
“Certo! Vado a
chiedere al dottore che cosa posso darti. Tu aspettami qui...”
E in un attimo fu
fuori dalla porta.
Graham non ebbe
nemmeno il tempo di finire di ridacchiare per la battuta involontaria
di Amedeo, che la ragazza gli fu addosso, urlando come una pazza
dentro al suo cervello.
Adesso tu mi dici, stronzo, che
cazzo ci fai nel mio corpo.
Continua...
-Unknown's Corner-
Allora, prima di tutto... Marito ti amo infinitamente.
Detto ciò, ed esauritesi così le cagate, vi invito con solerzia a
commentare questo capitolino che spero non sia troppo incasinato.
Quando l'ho iniziata a pensare giuro che questa storia non era così
intricata. Poi, però, ci ha messo mano il Regista, che non è un
parente dell'Autore, ma il mio ex fidanzato/migliore amico e mi ha
dato tante tante tante idee che spero di riuscire a gestire!!!
Voi fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!!
:D ci sentiamo al prossimo capitolo!!!
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