Dragon Ball: The Last Fight
CAPITOLO DICIOTTO:
PARTENZA
Bulma si svegliò. Era stata una
notte pessima, aveva dormito profondamente ma piuttosto male, soprattutto perché
per tutta la notte non aveva fatto che rivedere l'immagine di Vegeta costretto
ad uccidere Goku.
Era
già passato un mese da quel giorno terribile; sembrava impossibile che fosse
passato già così tanto tempo. Il mondo stava ormai tornando alla normalità,
anche se le loro vite erano cambiate per sempre.
Pochi giorni dopo la battaglia Goten, Trunks e Crilin,
ripresisi dalle ferite patite nel combattimento, erano partiti con una navicella
costruita da Bulma alla volta del pianeta Namecc, per recuperare le Sfere del
Drago e far ritornare in vita tutte le persone uccise da Goku. Quando erano
tornati, dopo poco più di dieci giorni, tutti i sopravvissuti si erano riuniti
per evocare il drago, ma poco prima che potessero farlo era arrivata loro una
incredibile comunicazione: Goku, attraverso Re Kaioh, che aveva incontrato
nell'Aldilà, si era messo in contatto con loro.
Aveva raccontato di come la sua anima non fosse stata
destinata agli Inferi, poiché erastata riconosciuta la sua assoluta estaneità
alle stragi compiute dal suo corpo; aveva raccontato di come avesse incontrato
tutti gli amici che aveva ucciso, e di come questi, sapendo ormai che non era
colpa sua, lo avessero salutato con gioia. Ma, soprattutto, aveva detto loro
che, incredibilmente, nessuno di loro, tranne Dende e Popo, voleva tornare in
vita.
A
sintetizzare il pensiero di tutti fu Yamcho, improvvisatosi filosofo:- Noi
abbiamo vissuto la nostra vita alla grande, e siamo morti come siamo vissuti,
combattendo da guerrieri. Le Sfere del Drago hanno prolungato il momento che il
destino aveva scelto per la nostra morte, ma alla fine quel giorno deve arrivare
per tutti, e noi preferiamo essere morti così che da vecchi nei nostri letti. Vi
ringraziamo per quello che vorreste fare, ma poiché siete nostri amici, fate ciò
che è bene per noi: ricordateci sempre nei vostri cuori.
Tutti i presenti non poterono trattenere una lacrima,
tutti tranne Vegeta.
Era
proprio Vegeta quello che aveva preoccupato di più Bulma in quei giorni; non
Chichi, che sembrava aver accettato con una certa rassegnazione la morte di
Goku, non Gohan, che nonostante le ferite gravissime si riprendeva rapidamente,
ma proprio lui, il Principe dei Sayan.
Infatti dal giorno della battaglia lo aveva sentito
parlare sì e no tre o quattro volte; il giorno in cui avevano chiamato Shenron
era rimasto tutto il tempo appoggiato al muro della Capsule Corporation, sia
durante il discorso di Goku e Yamcho che mentre chiedevano al drago di riportare
in vita tutte le altre persone morte in quei giorni. Inoltre aveva sempre lo
sguardo fisso nel vuoto, come se stesse pensando qualcosa di importante, e, cosa
incredibile, quando era a tavola toccava appena il cibo. Bulma credeva si
sentisse in colpa per essere stato lui a dover uccidere Goku, ma non sapeva come
provare ad alleviare il suo dolore.
Quindi fu per lei una gioia quando quella mattina si
svegliò e vide la sua parte del letto vuota: era passato parecchio dall'ultima
volta che si era svegliato all'alba per andare ad allenarsi, ed il fatto che
avesse ricominciato voleva dire che si stava riprendendo. Felice Bulma si alzò,
andò in bagno con calma e poi in cucina, a preparare la colazione. Una volta
finito, prima di svegliare Trunks e Bra, uscì di casa per portare la colazione a
Vegeta nella Gravity Room. Normalmente non lo avrebbe fatto, ma quella mattina
era troppo contenta per pensare a quanto il marito poteva essere
brontolone.
Il
vassoio le cadde a terra con un tonfo: per quanto gli riuscisse incredibile
crederlo, la Gravity Room non c'era più; le bruciature sull'erba facevano capire
che era decollata; non si stupì di non averla sentita, dato che la casa era del
tutto insonorizzata, ma non riuscì assolutamente a capacitarsi del motivo per
cui Vegeta fosse partito con un'astronave.
Poi
lo vide: attaccato al muro della casa c'era un biglietto scritto a mano; quando
lo staccò vide subito che la calligrafia era di Vegeta, e prima ancora di
leggerlo sentì un brivido lungo la schiena:
Cara Bulma,
quando leggerai questo biglietto io sarò già
lontano dalla Terra.
Parto senza dirti nulla perché so che non
saresti d'accordo, e non voglio che il tuo ultimo ricordo di me sia quello di
una lite.
Sai, la morte di Kaaroth mi ha colpito molto
più di quanto mi sarei aspettato. Non puoi neanche immaginare quanto l'ho
odiato, ma non puoi neppure immaginare che effetto mi abbia fatto doverlo
uccidere, vederlo morire con quel sorriso da bambino sulle labbra, eroe fino in
fondo. So che non ti sembrerà da me, ma non posso restare più su questo pianeta
dopo ciò che è accaduto; non lo sentirei più casa mia, con i suoi figli e tutto
il resto a ricordarmi sempre di lui. E poi c'è anche un altro motivo; ci ho
pensato molto; morto lui, a questo punto io sono l'ultimo Sayan rimasto; non
puoi immaginare quanto sia triste pensare di essere l'ultimo della tua razza,
principe di un popolo scomparso. Kaaroth però, in quei due giorni, mi ha detto
una cosa: mi ha detto di essere convinto che da qualche parte nell'universo ci
siano altri Sayan, e di volerli cercare. Non so se lo pensasse davvero, o se lo
dicesse solo perché mi unissi a lui; sta di fatto che ora io ho bisogno di uno
scopo nella vita, e voglio con tutte le mie forze credere che sia vero. Dovessi
girare tutto l'universo, se esistono altri superstiti della mia razza li
troverò.
Dì a Trunks che non gli ho detto nulla
perché so che mi avrebbe seguito fino all'altro capo dell'universo, e non
sarebbe stato giusto; anche se nelle sue vene scorre sangue Sayan, lui
appartiene alla Terra, e portarlo via sarebbe stato crudele oltre ogni
misura.
E dì a Bra...beh, tu troverai qualcosa da
dirle; magari dille solo che suo padre le vuole bene.
Quanto a te, Bulma, sappi che ti ho amata
più di quanto sia mai riuscito ad ammettere a me stesso, e molto più di quanto,
purtroppo, sia riuscito a dimostrarti. Mi dispiace molto. Perdonami per quando
ti ho fatto soffrire, e perdonami anche per quest'ultima sofferenza che ti do.
Non ti voglio dire che forse un giorno ci rivedremo, perché sinceramente non lo
so. Ti voglio solo promettere che sarai sempre nei miei pensieri, e che anche se
sarò dall'altra parte della Galassia, io sarò sempre con
te.
Tuo per sempre,
Vegeta
Quando finì di scorrere la lettera il volto di Bulma era
rigato di lacrime, ma le sue labbra erano aperte in un lieve sorriso:- Pazzo di
un Sayan.- mormorò quasi ridendo.
Poi alzò gli occhi a quel cielo dove suo marito era
scomparso e disse:- Goku, pensaci tu a lui. Sorveglia quel matto da
parte mia, per favore!
Poi, con il cuore stranamente sereno, quasi sentisse che
un giorno lo avrebbe rivisto davvero, Bulma rientrò in casa per dare la notizia
ai suoi figli.
E così
siamo giunti alla fine di questa fiction. Spero che le fan di Vegeta siano
contente di come l'ho fatto comportare; secondo me quella lettera non è fuori
dal personaggio, perché sono convinto che Vegeta quelle cose in fondo le pensi
davvero. Ringrazio tutti quelli che mi hanno letto e commentato, e chiedo
un'ultima volta a tutti di commentare questo finale,
perché ci ho pensato molto, e vorrei davvero sapere cosa ne pensate. Grazie ancora,
e arrivederci presto!
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