Diabolus
et Virgo
Buon Pomeriggio! ;P
Scusate
per il ritardo con cui posto questo capitolo, prima proprio non ce
l'ho fatta a finirlo... *sorry*
E forse per il prossimo dovrete aspettare ancora di più perché le interrogazioni non la smettono mai di accumularsi =_="""
Dunque
vorrei ringraziare chi legge e chi commenta anche ♥,
chi ha messo las toria tra le seguite, chi mi sopporterà
ancora dopo questo capitolo che temo sia sconclusionato, me lo sento
stavolta sono andata OOC o comunque a parare non si sa dove, ne sono
certa!
Poiché
non l'ho riletto credo che ci siano alcuni errori o forme “brutte”
da vedere, quindi non fatevi scrupoli a dirmi cosa non va.
Disclaimer.
La
maggior parte dei personaggi qui presenti, perlomeno tutti quelli che
hanno un nome conosciuto a chi legge la fanfiction, appartengono al
fumetto giapponese Ao no Exorcist/Blue Exorcist, alla mangaka Kazue
Kato, a Jump Square e la Shueisha e sfortunatamente non
a
me.
Tre.
Mixturae
Memoriae Minaeque
Nell'aula
cucina, dopo qualche minuto di confusione, si levò finalmente
il silenzio.
La
professoressa Takada fece l'appello un po' incerta e, appena finito
di controllare che tutti i “nuovi” compagni fossero
presenti, s'apprestò a recuperare il tempo perduto invitando
gli alunni a fare coppia con la persona più vicina a loro ed
incominciare immediatamente a preparare la ricetta del giorno: Katsu
Donburi come pasto completo e Daifuku Mochi per dolce.
Maria
non se lo fece ripetere due volte. Nonostante tutto quella si stava
rivelando una giornata molto positiva. Aveva incontrato il preside e
-figuraccia a parte- pensava di essergli risultata simpatica, le
dicevano di preparare non uno ma ben due dei suoi piatti preferiti ed
infine, fortuna delle fortune, era capitata nell'aula CP 1 mentre
tutte le ragazze della ghenga di Takahashi-kun erano finite nella
cucina CP 2. Poco importava il dover condividere la lezione con quel
bamboccio impudente, nemmeno lui avrebbe potuto cancellarle il
sorriso dalle labbra.
La
ragazza cominciò a predisporsi per la lezione.
Per
prima cosa si legò i capelli con un grosso elastico nero che
teneva sempre in tasca poi, mentre si lavava le mani con cura, lasciò
vagare il proprio sguardo per l'aula ispezionando attentamente gli
ingredienti. Strano ma vero, pur non essendo portata per le attività
pratiche la necessità provocata dal vivere da sola l'aveva
abituata a notare i particolari che di solito ignorava, come le
venature della carne o la consistenza della farina di riso, e quindi
ad imparare a distinguere, a poco a poco, gli ingredienti migliori
fra quelli disponibili. Certo, non era esperta né
probabilmente lo sarebbe mai diventata, ma almeno non correva più
il rischio di avvelenarsi con del cibo avariato e qualche volta
riusciva a trovare delle vere delizie. Così Maria, mentre si
stava asciugando le dita, notò immediatamente un tocco di
carne diverso dagli altri. In mezzo a ritagli di maiale di media e
discreta qualità si celava un pezzo di lombo molto pregiato,
verso il quale la ragazza si diresse immediatamente. Era seminascosto
sotto altri brandelli ma la ragazza lo individuò a colpo
sicuro e, prossima al bancone, allungò decisa la mano per
afferrarlo.
Le
sue dita si intrecciarono ad un'altra mano, più grande della
sua. Maschile, esperta in cucina.
Lo
capiva perché la presa di quello sconosciuto era salda e
sicura, sapeva come maneggiare della lombata, non era certo un
poppante alle prime armi coi fornelli che pensa “la carne è
carne è tutta uguale”. Inoltre lo intuì,
sentendone il palmo sopra il dorso sinistro, perché quella
mano era segnata dalle piccole ferite che si accumulano in anni di
impegno e tentativi provando e riprovando ricette fino alla
perfezione ma, allo stesso tempo, abbastanza curata da poter essere
sempre efficiente e funzionale durante la preparazione di un pasto.
L'europea sollevò lo sguardo e, dalle dita forti dello
sconosciuto, passò alla vista di un braccio affusolato e dalla
muscolatura evidente anche se asciutta. Le maniche della divisa da
cuoco -anch'essa parte dell'uniforme scolastica ma di solito ignorata
dagli alunni, i quali non vedevano l'utilità del vestirsi come
gli chef che lavoravano per le loro famiglie- erano intonse, e questo
non era dovuto solo al fatto di aver appena cominciato la lezione. I
polsini erano così candidi perché non si erano mai
sporcati prima, a differenza del resto dell'uniforme, come poté
notare la ragazza esaminando attentamente il petto del compagno.
Questo
esame dello sconosciuto che aveva deciso di agguantare il suo stesso
pezzo di carne durò pochissimi attimi. Dopo aver constatato
con soddisfazione che quel rivale aveva afferrato la lombata
non per caso ma sapendo che era il miglior tocco di carne sul tavolo,
e che quindi lei ci aveva visto giusto, guardò il nemico
dritto negli occhi, pronta ad una fiera resistenza. Non avrebbe
mollato il taglio di maiale così facilmente.
Assunse
la propria espressione più feroce pronta a dare battaglia, ma
la combattività di Maria venne meno non appena la fanciulla si
accorse chi effettivamente fosse il giovane cuoco suo avversario.
-Okumura-kun.-
Esclamò senza mascherare il disgusto. Quello che sapeva del
primino era che il ragazzo amava lamentarsi strillando a voce
altissima, quasi come se i suoi fossero affari d'importanza
nazionale, e che osava parlare al preside come ad un suo
coetaneo. Insieme all'amore per Dio Maria aveva imparato fin da
piccola a nutrire dentro sé un sacro timore delle istituzioni
e delle persone che le rappresentavano, e non riusciva a perdonare
facilmente chi si prendeva gioco delle autorità.
Se
Faust-sama è gerarchicamente più importante di te
poiché principale della scuola che tu frequenti, signor
Okumura, se ha una posizione perché ha lavorato
duro per arrivarci, anche solo perché è più
grande di te che sei solo un bambino, moccioso, non credi di
dovergli rispetto, bamboccio? Non credi, forse, che sia
il caso che tu gli dia del lei e ti rivolgi a lui educatamente, senza
fare i capricci? Cosa credi che il mondo giri intorno a te ed ai tuoi
desideri? Pensi che...
L'Italiana si morse
il labbro inferiore arrestando il flusso rabbioso di pensieri. Gli
occhi a fessure, le sopracciglia inarcate.
-Tu.- Rispose lui
con la stessa acidità, un'ondata di disprezzo nelle iridi
azzurre. Non aveva proprio voglia di farsi il sangue amaro perdendo
tempo con una di quelle spocchiose “ragazzine di buona
famiglia”. Ma aveva ancora meno intenzione di cederle la carne,
sarebbe stato un insulto lasciarlo ad una di quegli imbecilli pieni
di soldi che non sapevano apprezzare il valore delle cose.
Si scrutarono negli
occhi per un istante ancora, dopodiché abbassarono lo sguardo
contemporaneamente, fissandolo sulle loro dita ancora intrecciate.
Maria sapeva di
essere in vantaggio, avendo la mano posata direttamente sul pezzo di
carne, ma anche Okumura-kun poteva contare di un beneficio: standole
sopra poteva graffiarla e strapparle il lombo senza troppi problemi.
-Cafone. Non ti
hanno insegnato che è una villania additare la gente
chiamandola “tu”?-
Sbottò la
ragazza conficcando saldamente le unghie nel pezzo di maiale. Per
ottenere la vittoria l'iniziativa è decisiva.
-Come faccio a
chiamarti per nome se non ti sei presentata, signorina precisetti?-
Ringhiò lui in risposta afferrandole il polso e il lombo
sottostante.
Maria fece forza per
tentare di sfuggire alla presa del ragazzino. Cavoli anche se maschio
era pur sempre più piccolo di lei di due forse tre anni! Non
voleva cedere.
Ma il suo polso
sembrava come ingabbiato, la mano del kohai era troppo forte, al
punto che la mediterranea ebbe timore che le stesse per spezzare le
ossa. Nonostante le labbra serrate, dalla gola dell'Italiana sfuggì
un debole gemito di dolore ed Okumura lasciò immediatamente la
presa, come scottato. L'europea cominciò a massaggiarsi il
polso con le dita dell'altra mano.
Dopo un attimo di
silenzio il compagno cominciò a farfugliare qualcosa che
somigliava ad un chiedere scusa. Sembrava rendersi conto di come
avesse rischiato di ridurle l'ulna in frantumi e volesse rimediare.
Maria si voltò bruscamente in modo da coprire con le spalle il
piano di lavoro al ragazzo.
Rin si stava
maledicendo da solo. Cavoli, altro che limitare l'impulsività,
stava peggiorando e parecchio se adesso rischiava di mandare
all'ospedale una ragazza solo per uno stupido litigio a base di
carne.
-Sono Maria.-
-Eh?- Esclamò
il giovane, sollevando il capo ed incatenando i propri occhi confusi
a quelli leggermente appannati della senpai.
-Il mio nome. Hai
ragione, non mi ero presentata.- ribatté lei, e con la mano
sana gli passò il tocco di carne, allontanandosi dal ripiano
per tornare a lavarsi le mani.
Okumura la seguì
con lo sguardo, troppo stupito per dire qualsiasi cosa. Cioè,
lui le aveva quasi rotto il polso e lei gli cedeva la lombata intera?
Però non sembrava spaventata. Rin non era bravo a leggere le
emozioni altrui, ma conosceva fin troppo bene le espressioni
spaurite, atterrite, sottomesse di chi rimaneva traumatizzato da lui
per non rendersi conto che l'occidentale non mostrava nessuno di
questi stati d'animo. Sembrava solo stizzita, nella sua voce e nelle
iridi castane era scomparso anche l'ombra di disprezzo che le aveva
pervase prima.
La cristiana aveva
appena finito di sciacquarsi. Girandosi ebbe modo di notare che il
primino era rimasto immobile nella stessa posizione di prima e gli
scoccò un'occhiata arrogante mentre si avvicinava al bancone
dietro a quello del compagno.
-Se non ti metti al
lavoro subito non riuscirai a finire il Katsudon prima del suono
della campanella.- Gli disse in tono superiore, perché non
riusciva a sopportare di essere fissata con quegli occhi da pesce
lesso.
Rin ricacciò
una rispostaccia in fondo alla gola ed indicò alla ragazza un
sacchetto di farina glutinosa di riso.
-Se vuoi fare del
Daifuku quella è l'unica decente. Le altre fanno proprio
schifo.-
-Uhmpf non c'era
bisogno di dirmelo, so riconoscerle da sola, GRAZIE.- Sbraitò
lei, decisa a risultargli antipatica mostrandosi il più brusca
possibile. Voltò le spalle al quindicenne e prese ad
armeggiare con una pentolina, dove versò 2/3 di tazza d'acqua
e mezza tazza di zucchero facendo poi riscaldare la mistura.
Dopodiché
afferrò una ciotolina di anko (marmellata di fagioli rossi
azuki) e versò una parte del contenuto nella pentola. Mescolò
un po' e in seguito, mentre aspettava che la combinazione di
ingredienti si raffreddasse, cominciò a preparare l'impasto
del Daifuku mescolando una tazza della farina indicatagli dal kohai
con altra acqua e zucchero. Quando il miscuglio ebbe raggiunto una
buona consistenza lo infilò nel microonde settando il forno
per due minuti che utilizzò per preparare, con la miscela
della pentolina lasciata prima a raffreddare, dodici palline di anko.
Continuò a
lavorare sul dolce, concentrata a tal punto da dimenticarsi della
gente intorno a lei. E del resto era così facile distrarsi dal
mondo se non c'era Takahashi a ricordarle che c'era sempre qualcosa
di spiacevole in serbo per l'Italiana...
-Fatto!- Esclamò
soddisfatta non appena ebbe completato l'ultimo Daifuku.
Ripulì il
bancone e, non vista, infilò gli avanzi dell'impasto e mezzo
sacchetto di zucchero in una scatolina che ripose furtivamente nello
zaino. Si vergognava come una ladra quando faceva queste piccole
“pulizie”, ma una volta il professor Minami l'aveva
beccata attardarsi nell'aula per fissare languidamente una scatola
mezza piena di biscotti secchi e, dopo aver sentito l'imbarazzata
spiegazione del comportamento, era scoppiato a ridere e le aveva
detto -Abbiamo una piccola risparmiatrice qui, eh?-. Dopodiché,
sempre ridendo, aveva afferrato il pacco e l'aveva dato in mano alla
ragazza, rassicurandola del fatto che non c'era nulla di male se lei
prendeva quei biscotti ed anzi poteva sentirsi libera di riportare a
casa qualunque alimento scartato, rimasto in avanzo o la cui
confezione era mezza vuota. Anzi, in questo modo la ragazza dava una
mano a limitare gli sprechi decisamente troppo alti di quella scuola
d'élite, quindi erano benvenute altre iniziative ecologiche
come quella, l'autorizzava il professore stesso. Pur sapendo di aver
fatto la figura della stracciona, di quella con le pezze al culo come
dicevano sempre i suoi compagni di classe alle medie in Italia,
l'europea non se l'era fatto ripetere due volte ed aveva preso
l'abitudine di riportare a casa ogni cosa avanzata durante l'ora di
cucina. Ogni volta lei era la prima che entrava in aula e l'ultima ad
uscirne, perché se ne andava solo dopo aver: spazzato il
pavimento, messo i piatti e gli utensili usati durante la lezione in
lavastoviglie, lucidato i banconi da cima a fondo, rimesso a posto
tutti gli ingredienti nei rispettivi frigoriferi e credenze ed,
ovviamente, intascato gli avanzi, i rimasugli, le bottiglie di latte
fresco lasciate a metà ed altre cose del genere.
Terminata la pulizia
del piano di lavoro dedicò un po' di tempo a perfezionare la
presentazione del dolce. L'ideale sarebbe stato servire quei dolcetti
con del tè ma in quest'aula lei non sapeva dove fosse messo e
poi non c'era tempo per preparare un infuso come si deve, già
solo per far bollire l'acqua sarebbero serviti dieci minuti, cinque
usando la pentola a pressione. Ma nemmeno di quella conosceva la
locazione e con tutto il tempo che avrebbe sprecato per trovarla e
preparare il tè l'ora sarebbe bella che finita, così si
limitò ad arrotondare il più possibile i Daifuku,
disponendoli in modo che non si urtassero nella vaschetta trasparente
dove li aveva sistemati.
Alzò lo
sguardo dal lavoro compiuto e vide, dall'orologio dell'aula, che
mancavano sei sette minuti alla fine delle lezioni. Intorno a lei i
compagni erano ancora tutti affaccendati a completare le ricette.
L'insegnante, Takada-san, si affrettava preoccupata qui e lì
per i banchi controllando e dando istruzioni a chi se la cavava
peggio. Solo un'altra persona se ne stava con le mani in mano, lo
sguardo che vagava fra i banchi e i lavori a volte decenti a volte
deprimenti dei compagni.
Okumura-kun.
Chissà come
era andata con la carne alla fine? Il ragazzo aveva poi fatto un buon
lavoro con il Katsudon o l'impressione di Maria era stata solo una
suggestione?
La mediterranea tese il collo nel tentativo di osservare il piatto
preparato dal compagno. La pentola riusciva a vederla benissimo,
purtroppo però il bordo era troppo alto, abbastanza da
impedirle di vedere il contenuto dall'angolazione in cui si trovava.
Si alzò in punta di piedi ma proprio in quel momento il
pentolone di Okumura venne censurato dal busto della professoressa
Takada che si chinò a controllare il pasto preparato dal
ragazzo accanto.
-Satori-kun,
perché sei da solo? Avevo detto di lavorare in coppie. E
infatti vedi cosa hai combinato? Non credo potrebbe mangiarlo neppure
un ratto di fogna. Buttalo per favore, prima di rischiare di
avvelenare qualcuno.-
A
dispetto della voce tremula ed insicura e del suo aspetto timoroso,
la professoressa Takada era molto sicura di se stessa, e non ci pensò
due volte prima di rimproverare il compagno, e segnò anche
un'annotazione negativa sul proprio registro. Maria ne fu allarmata.
A loro Minami-san non aveva mai dato nessuna nota di demerito,
nemmeno quando combinavano dei macelli assurdi, nemmeno quando
riuscivano a bruciare anche l'acqua per fare il tè. Invece
questa Takada-sensei sembrava fatta di una pasta ben diversa.
Lo
sguardo dell'Italiana s'incrociò con gli occhi azzurri del
“rivale”, e la ragazza ne approfittò per
chiedergli in labiale quanto grave fosse per la professoressa a) non
avere un compagno, b) aver preparato solo un piatto. Il ragazzo,
approfittando della distrazione dell'insegnante, rispose alla senpai
con un gesto molto eloquente: si passò l'indice sinistro sul
collo, percorrendolo trasversalmente da un lato all'altro.
C'era
solo una cosa da fare, e Maria si rese conto che non era nemmeno così
sgradevole come poteva esserle sembrata in un primo istante.
Con
tre falcate si portò accanto al kohai, poggiando la vaschetta
di Daifuku vicino alla pentola del Katsudon. Il ragazzo parve non
capire il senso di quel gesto, ma Maria era troppo distratta dal
pentolone per prestare attenzione all'occhiata interrogativa
rivoltale dal primino. L'odore della carne le si insinuò nelle
narici intenso ed allettante. Buono, anzi buonissimo, quell'Okumura
-nemmeno le dispiaceva troppo ammetterlo- era un genio ai fornelli,
era da un secolo o due che la fanciulla non sentiva un aroma così
invitante. Da quanto tempo non mangiava un pasto decente, preparato
da qualcuno che se ne intendesse veramente di cucina e non uno
dei suoi obbrobri culinari abbastanza decenti da essere mangiati ma
troppo insignificanti per poter essere definiti buoni? Non lo
ricordava, anche perché non era un'abitudine per lei andare a
cena fuori. E come sarebbe potuta esserla, considerato il costo di
vita sin troppo alto che l'adolescente già doveva affrontare?
-Che
schifo essere poveri.- Borbottò soprappensiero, in giapponese
questa volta. In realtà non era proprio così, Maria
veniva da una famiglia abbastanza benestante pur non essendo ricca,
ma per poter ottenere il permesso di andare a scuola in Giappone
anziché nel Bel Paese la ragazza aveva dovuto lottare
duramente contro sua madre, che in un primo momento le aveva imposto
tassativamente il liceo classico migliore della regione ed alla fine
per ripicca le aveva limitato il più possibile le spese
personali, inviandole ogni mese la somma strettamente necessaria a
mangiare come si deve.
C'era
voluto del bello e del buono, le lusinghe e le minacce, le lamentele
e le preghiere sperticate, le lodi e le accuse, tutte le sue (scarse)
doti diplomatiche ed inoltre l'ascendente che aveva su Serena il
nonno paterno di Maria, Hiroshi Santa, per convincere la donna a
mandare la figlia nel Paese del Sol Levante. In realtà il
nonno di cognome faceva Kotori ma, quando lui e la nonna si erano
sposati -il matrimonio era stato celebrato in Giappone- l'allora
giovane Hiroshi aveva deciso di prendere il cognome della moglie e di
conseguenza, una volta in Italia, lo aveva trasmesso ai figli. Questa
era l'unica cosa che Maria rinfacciava all'adorato nonnino: l'averla
condannata, tramite il figlio GianHiro(il padre di Maria), ad essere
perennemente derisa dai coetanei. Ma la ragazza si consolava
compatendo il suo povero papà che aveva ricevuto un nome così
ridicolo. Si chiedeva tante volte come fosse venuto in mente al nonno
ed alla nonna di chiamare il primogenito GianHiro. E come si può
legalmente ammettere di chiamare qualcuno in quel modo orribile era
ancora un mistero per Maria, che si domandava spesso se l'impiegato
dell'anagrafe fosse stato ubriaco o sotto l'effetto di allucinogeni
per aver acconsentito ad un tale ibrido fra giapponese ed italiano.
Come
era nato quel nome assurdo?
Per un litigio. La piccola Santa sapeva che il nonno era una persona dal carattere mite e tranquillo, per natura disposto al dialogo ed alla collaborazione, non certo uno che s'incapricciava e pestava i piedi se le cose non andavano come voleva.
Eppure...
eppure quando nonna Arianna era rimasta incinta, si era accesa una
disputa feroce su quale dovesse essere il nome del nascituro.
Entrambi i coniugi avevano concordato nel dargli un nome solo e non
uno doppio ma, se l'italiana aveva fatto pressioni affinché il
bambino si chiamasse Hiroyasu, niente e nessuno al mondo avrebbe
distolto Hiroshi dal chiamare il proprio figlio ITALIANO con il nome
Gianni. Di motivi ce n'erano tanti, a partire dal migliore amico -e
testimone di nozze dell'asiatico- che si chiamava in quel modo, al
significato stesso del nome: Dio ha avuto misericordia. E non era una
grazia divina la nascita di un bambino sano e forte, con le migliori
qualità del Bel Paese e i pregi che contraddistinguevano il
Paese del Sol Levante?
Per la prima e l'ultima volta gli amici della coppia avevano visto
-giurando che non si erano inventati tutto e non cessando mai di
rievocare l'episodio negli anni a venire- Hiroshi scaldarsi perdendo
la sua proverbiale flemma “nippobritannica” come la
chiamavano loro, ed arrivare addirittura ad urlare contro la moglie.
Ma la consorte aveva sempre brillato per cocciutaggine e fino al
giorno in cui erano andati all'anagrafe per registrare il nome del
bambino non si era smossa di una virgola dalla propria decisione. O
Hiroyasu o morte. Alla fine, due giorni dopo il parto, nonostante
tutti le dicessero di restare a letto a riposare ed occuparsi del
bambino, Arianna si era alzata ed aveva seguito il marito
all'anagrafe per controllare che non facesse di testa sua. Giunti lì
avevano continuato a bisticciare sottovoce finché l'impiegato
non aveva potuto riceverli e questi, vedendo i due litigare
furiosamente aveva chiesto loro perché non risolvere la
faccenda con un doppio nome, Gianni Hiroyasu, Hiroyasu Gianni o giù
di lì. Entrambi l'avevano freddato con un'occhiata velenosa ed
avevano sibilato -No.-
Perché un doppio nome faceva disgusto a tutti e due.
Dopo altre interminabili dispute, il funzionario si era scocciato ed aveva
deciso “democraticamente”
-Benissimo, allora facciamo così: io conto fino al tre e poi dirò
via. Il primo nome che sentirò sarà quello definitivo.
D'accordo?-
I
consorti si erano guardati negli occhi ed avevano annuito.
-Uno...
due... tre. Via!-
-#@*Gian#§@Hiro*§#!-
Avevano
esclamato i due contemporaneamente tentando di coprire la voce del
coniuge con la propria.
Il
funzionario aveva cominciato a scrivere qualcosa, ma dalla loro
posizione marito e moglie non avevano potuto capire cosa.
Arianna
ed il giapponese si erano lanciati occhiate di fuoco ed avevano
aspettato che l'impiegato finisse di scrivere prima di incalzarlo.
-Allora?-
L'uomo,
senza dire una parola, aveva fatto vedere loro il registro dove aveva
segnato il nome.
“GianHiro
Santa” C'era scritto.
-Ma
è uno scherzo?- Era sbottata subito Arianna, saltando
in piedi nonostante il pancione.
-È
ciò che ho sentito.- Aveva risposto placidamente
l'impiegato, dopodiché aveva aggiunto -Adesso
l'ufficio chiude, vi auguro una buona serata.- E, con un
sorriso mefistofelico in volto, aveva calato giù la serrandina
a chiudere il vetro del bancone.
-Ma...
è ridicolo!- Aveva continuato orripilata la puerpera,
fissando attonita lo sportello serrato.
Dopodiché
si era girata verso il marito, anche lui con un'espressione sconvolta
in viso.
-Ho
ragione, no?- Gli aveva chiesto, incredula e bisognosa di
conferme.
Lui
aveva annuito, dopodiché era rimasto ad osservarla sbuffare
per qualche secondo mentre un sorriso gigante gli compariva in volto.
-Che
hai da sghignazzare? Nostro figlio ha appena ricevuto il nome più
assurdo che io abbia mai sentito e tu te ne stai lì a ridere?-
Aveva sbraitato la donna, innervosita dall'allegria del coniuge. Lui
le aveva indirizzato un altro sorriso, l'aveva abbracciata e poi
baciata.
-Hai
ragione.- Le aveva concesso, dopo essersi staccato a
malincuore dalle sue labbra.
-Ha
un nome schifosamente strano. Ma del resto è colpa nostra che
non ci siamo messi d'accordo. E poi... credo sia un buon segno.-
-E
perché?- aveva sbuffato Arianna, mentre percorrevano il
tragitto fino alla macchina. Mano nella mano, dita intrecciate.
-Perché
la prima parte è “Gian” di Gianni, quindi ho vinto
io.- aveva scherzato l'orientale, stringendo forte le dita
della compagna mentre le apriva galantemente la portiera dell'auto.
-Humf.-
La ragazza aveva alzato gli occhi al cielo con un'espressione
esasperata.
-All'ospedale,
autista.- Aveva poi comandato petulante, allungando i piedi
sul cruscotto.
-Agli
ordini capo!- Aveva risposto il giovane accondiscendente.
La
verità era un'altra. Il nome GianHiro gli era sembrato un buon
segno perché... perché per un momento il giapponese
aveva pensato a quanto amasse i lati eccentrici della sua donna, ed
un nome così inusuale per loro figlio, sangue del suo
sangue e della stravagante fanciulla di cui si era innamorato, gli
era sembrato praticamente perfetto. Arianna però era da sempre
permalosa e detestava quando qualcuno le faceva notare le sue
stranezze, quindi il giovane uomo aveva deciso di tenersi quelle
considerazioni per sé.
-?
Cosa hai detto?- Bisbigliò Okumura interrogativo all'indirizzo
della senpai.
-Ah,
no niente.- Rispose Maria, scuotendo la testa in un gesto di
negazione.
La
professoressa si era finalmente voltata verso i due ex”avversari”.
-Okumura-kun, vedo che come al solito hai fatto un ottimo lavoro. Ha
un aspetto delizioso, bravo...- il ragazzo sorrise, soddisfatto del
proprio operato. La docente però non aveva ancora finito il
suo discorso. -Ma... dov'è il Daifuku, e perché non hai
un compagno?- Terminò acida la donna.
Mentre
Rin boccheggiava, di solito l'insegnante era sempre soddisfatta del
suo lavoro e non insisteva mai nell'affibbiargli un compagno, visto
che era in grado di fare tutto da solo. Inoltre come poteva
pretendere che con mezz'ora scarsa lui da solo avesse preparato con
la dovuta attenzione sia il pasto che il dolce? -E pensare che sei
sempre così diligente... non mi aspettavo da te una tale
mancanza.. penso che dovrò tenerne conto per...-
-Eccomi
professoressa, sono qui, sono io la collega di Okumura-kun! Che ne
dice, è venuto bene il nostro Daifuku?- L'interruppe
l'Italiana, mostrando all'insegnante un sorriso dolce come il fiele.
Fra
le mani stringeva la vaschetta con il dessert che piazzò sotto
al naso della docente, interponendosi tra lei ed il kohai.
Per
educazione ed abitudine Maria era abituata a riservare particolare
riguardo agli insegnanti, si sforzava di pensare il più
possibile “dalla loro parte” invece di fossilizzarsi
sulla prospettiva della studentessa, ma se c'era qualcosa che
l'Italiana detestava più del mancato rispetto delle autorità
era senz'altro il modo di approfittarsi del proprio ruolo che hanno
alcune persone. Non le interessava cosa fosse successo alla
professoressa, perché fosse irritata. Poteva avere le sue cose
o essersi appena lasciata col ragazzo, poteva aver scoperto di essere
ricoperta di cellulite da foderarci un divano, poteva aver scoperto
una nuova ruga che le deturpava il volto o di essere ingrassata di
cinque chili, ma non poteva assolutamente comportarsi male con
i suoi alunni solo perché qualcosa non le era andato per il
verso giusto.
-Non
per vantarmi ma credo di essere particolarmente brava a preparare
questo dessert, Minami-sensei dice sempre che se facessi Daifuku
tutti i giorni in poco tempo si ritroverebbe a rotolare per scendere
le scale.- insisté l'adolescente con tono entusiasta e quasi
feroce, mentre la professoressa si ritrovava ad inarcare un
sopracciglio.
-Ne
dubito fortemente. E cosa stai dicendo? Tu ed Okumura non siete
compagni, Santa-kun.- sbottò irritata la donna.
-Ma
sì professoressa, l'ha detto proprio lei di dividerci in
coppie per lavorare meglio, che senso avrebbe avuto allora che io
preparassi il Daifuku e Okumura-kun il Katsudon? Giusto... Rin-kun?-
Aveva
terminato l'Italiana sorridendo radiosa al kohai.
-Eh
cos... Sì certo, di sicuro!-Esclamò il ragazzo, capendo
appena in tempo il senso del discorso della senpai. Fino a quel
momento si era chiesto dove volesse andare a parare, ma ora che
l'aveva capito era dispostissimo a collaborare. Non voleva avere
problemi anche per le poche cose in cui era bravo.
-I-infatti
all'inizio abbiamo deciso di... di dividerci i compiti per poter fare
tutto in tempo, sì! Così non avremmo rischiato di
bruciare qualcosa o di sbagliare le quantità...G-giusto
Maria-san?- improvvisò.
-vai
così- Bisbigliò la mediterranea dando un
colpetto al braccio del ragazzo.
-A-anzi,
se vuole provare...- continuò il ragazzo nella farsa,
afferrando la vaschetta dalle mani della senpai ed offrendola alla
docente.
-Cos..?NO!-
Urlò Maria, sconvolta. Aveva già cominciato a gongolare
pensando a quella sera quando si sarebbe scofanata i suoi Daifuku che
quell'impiastro della prima aveva rovinato tutto.
I
miei piccoli, preziosi, teneri fagottini di riso ed azuki intrisi di
tanta dolcezza e di tutto il mio amore, nella pancia di
quest'isterica della prof? Mai! Sono miei!!! Miei miei miei!!!
La
fanciulla si accorse di essere osservata da tutti. Ormai ci aveva
fatto l'abbonamento, alle situazioni in cui la gente la guardava come
fosse un alieno spuntato da chissà dove, ma non ci si sarebbe
mai abituata.
-Ehrrr...
uhm... I-intendevo che... Non credo sia il caso di mangiarli così,
ecco... Prima dobbiamo fare... uhm eh... de-del tè! eh sì...
ci serve proprio del tè!- Cercò di salvarsi in corner.
-È
assolutamente improponibile offrirli senza tè.- completò
con aria grave, mentre dentro di sé piangeva e giurava
vendetta contro Okumura. Ancora non sapeva cosa gli avrebbe fatto, ma
di certo sarebbe stato molto poco piacevole.
-Tu
mi devi dire cosa ti passa in testa!!!-Strillò Maria.
Rin
fece un balzo dalla sorpresa.
-C-cosa???-
-Sì
tu!!! COME TI È SALTATO IN TESTA DI OFFRIRLE I NOSTRI, CIOÈ
I MIEI DAIFUKU???-
-Ma
che... come sarebbe a dire, come mi è saltato in testa... e
che ne so, è la cosa migliore che mi è venuta in mente,
ecco!!!- Aveva risposto lui, sulla difensiva. Però non aveva
alzato i toni quanto la ragazza, non voleva rischiare di perdere il
controllo oltre alle staffe.
-LA
COSA MIGLIORE?! MA DOVE LA COSA MIGLIORE? LA COSA MIGLIORE DA FARE
ERA STARE LÌ E SORRIDERE, POI SE NE SAREBBE ANDATA DA SOLA! MA
NO, TU HAI VOLUTO PER FORZA FARE IL CAVALIERE E CHI NE HA FATTO LE
SPESE??? IO!!-
Stava
urlando come una pazza isterica e sinceramente non le importava
nemmeno della figura che stava facendo. Era troppo arrabbiata. Non
tanto per l'offerta in sé fatta da Okumura alla prof, ma
perché grazie alla sua idea geniale adesso Maria si ritrovava
con soli tre, TRE! Daifuku di dodici che ne erano, visto che oltre
alla prof Okumura li aveva offerti anche ai compagni di classe
dell'italiana, e probabilmente avrebbe anche dovuto dividerli con
lui! E poi, scherzi a parte, cosa avrebbe mangiato Maria quella sera?
Aveva finito tutti i soldi ed avrebbe ricevuto la paga del part-time
soltanto il pomeriggio seguente, il frigo era vuoto e le scorte della
credenza erano quasi esaurite. L'unica cosa che non mancava era il
sale, ma non si può mangiare sale per colazione o pranzo!
-MA
CHE TI URLI CRETINA! E poi mi spieghi che bisogno hai di strillare
tanto per un dolcetto? Tanto appena tornata a casa potrai
ingozzarti con quanti ne vorrai!- Si era scaldato a sua volta
Okumura.
-MA
QUESTE COSE DA DOVE TI VENGONO EH? CHE NE SAI TU, BRUTTO SPOCCHIOSO?
NO, no che non posso mangiarne quanti ne voglio. Sì da il
caso, pezzo d'asino, che quelli erano la mia cena! Ed anche la mia
colazione! Tu non puoi capirmi... non puoi sapere cosa vuol dire
tornare a casa e vedere il frigorifero vuoto per metà del
mese... sei solo un altro di quei marmocchi viziati mandati qui a
divertirsi dai loro facoltosi genitori.. cosa ne puoi sapere tu di
una stracciona con le pezze al culo come me, EH?- Era scoppiata in
lacrime dal nervoso, ed ora, fra una frase e l'altra, cercava di
asciugarsele sfregandosi il braccio sul volto, ottenendo scarsi
risultati visto che quelle continuavano a riversarsi sulle sue
guance. Si voltò e cominciò a marciare con
passo marziale verso il cancello esterno della scuola.
-La
tua... cena? Frigorifero... mezzo mese?- Borbottò Rin
sorpreso, gli occhi sgranati. Dopodiché cercò di
afferrarle un polso ma la senpai gli sfuggì accelerando di
botto.
Rin
avrebbe voluto seguirla e raggiungerla, ci sarebbe anche riuscito se
il suo cellulare non fosse squillato proprio in quel momento.
-Pronto?-
Rispose, leggermente avvilito.
-Dove
sei fratellone? È mezz'ora che ti aspetto davanti al cancello.
Devi sbrigarti, più tardi c'è una lezione importante.-Lo
ammonì suo gemello minore, Yukio, dall'altro capo del
telefono. Il giovane Okumura alzò lo sguardo e si rese conto
del perché quel posto gli era sembrato estraneo. Si trovava
dall'altro lato del campus, quello opposto all'uscita principale
della scuola. Considerata l'immensità dell'Accademia non era
strano che non fosse mai stato da quella parte. E così si
spiegava anche perché non c'era nessuno nei dintorni quando
invece a quell'ora il cortile sarebbe dovuto essere pieno di
adolescenti che tornavano a casa o ai loro dormitori. Si trovava
vicino ad un'uscita secondaria.
-Accidenti,
l'ho persa.- Sbuffò il demone dando un calcio ad un sassolino,
dopodiché si rigirò e tornò sui propri passi
chiedendosi quale noiosissima lezione avrebbe dovuto sorbire di lì
a poco al corso per esorcisti.
-Mezzo
mese col frigo vuoto... come fa? Se non ci fosse stato Yukio io a
quest'ora sarei già morto di fame...- Mormorò mentre
camminava, ed un'immagine gli balenò in mente, chiara.
La
senpai che infilava furtiva un pacchetto di zucchero e degli scarti
d'impasto nello zaino.
-Merda...-
Biascicò scompigliandosi i capelli con la mano sinistra. -Mi
sa che dovrò chiederle scusa..- E continuò per la sua
strada, in spalla la cartella ed in mano i lembi di un fazzoletto che
racchiudeva una pentola piena di Katsudon tiepido all'interno. Se
l'avesse saputo le avrebbe dato immediatamente il pentolone con tutto
il contenuto...
Camminando
camminando, presa dalla rabbia Maria non aveva prestato attenzione a
dove stava andando, e quando alcuni minuti dopo si fermò di botto e
si guardò incontro era finita in un dedalo di vicoli a lei
sconosciuto.
Nonostante
fossero solo le quattro e mezza ed il sole era ancora alto nel cielo,
lì dove si trovava Maria c'era penombra, quasi buio. E qui e
lì si sentivano scricchiolii e versi sinistri.
Sta
a vedere che mi sono cacciata nella zona malfamata.. Ma quanto sono
idiota?
La
fanciulla aguzzò l'udito, pronta a cogliere il minimo rumore
sospetto, anche se c'erano così tanti sibili e stridii
strani che non sapeva proprio come classificare qualcosa “sospetto”
o meno.
Le
era sembrato di sentire un rumore ancora più ambiguo degli
altri.
lick.
Lick. Fhushhh..
Era
come... un risucchio?
La
ragazza ebbe la netta percezione che qualcuno stesse leccando un
chupa-chups, ma scartò subito quell'idea. Figurarsi se fra le
tante cose che avrebbero potuto fare in un posto come quello qualcuno
si sarebbe messo a succhiare caramelle. Doveva essere frutto della
sua immaginazione, sì.
All'improvviso,
dall'ombra, la ragazza vide qualcosa muoversi.
Si
mise in posizione di guardia.
Un
paio di piccoli occhi si accesero come dal nulla, ed un ratto delle
dimensioni di un cucciolo di alano le sfrecciò accanto.
L'Italiana
non riuscì a trattenere un urlo e si diede ad una corsa
disperata, scivolando dopo poco su una carta di caramella. Nel
tonfare a terra, una scarpa le volò via dal piede compiendo
una parabola completa all'indietro, sparendo alle spalle della
mediterranea.
Tonk.
Fece l'oggetto, andando a sbattere contro qualcosa.
-Ahia.-Sbottò
qualcuno. O qualcosa.
Ma la ragazza cancellò immediatamente quell'idea dalla mente
mentre l'occhio le cadeva su tre quattro cartacce che non aveva
notato prima. Rifletté un secondo su quell'esclamazione. Era
debole ma l'aveva sentita chiaramente, e se c'era qualcuno che
parlava era di certo una persona. Ed era un bene.
Forse..
E
adesso arriva il momento che tutti stanno aspettando... il lancio di
pomodori all'autrice! Yeeeee! :3
Beh
andiamo avanti rispondendo alle recensioni XD
ordine
cronologico u.u
♥
Lulosky:
pe-perdono per averti coinvolta nell'incanto! >_< eppure
pensavo di aver preso le dovute precauzioni anti-stregamento! Acc si
vede che Mephisto è troppo furbo ç_ç XD ♥
Ahahaha,
hai ragione, infatti credo che probabilmente, se non fosse arrivato
Rin, in pochi altri minuti sarebbe stata completamente cotta,
Mephisto l'avrebbe “mangiata” senza troppi problemi.
Hai
ragione, è strano forte sentirlo chiamare con questi nomignoli
assurdi, ma credo che Maria non troverà molto presto il
coraggio di usarne uno... >_>
Non
preoccuparti adoro gli scleri, quindi puoi farne quanti ne vuoi: mi
confortano facendomi vedere che non sono l'unica matta sulla terra ;P
Hai
ragione si dovrebbe stendere un velo o forse un sudario pietoso sulle
figure di Maria, ma ho il timore che ne collezionerà altre.
Credo che se le attiri, sai? XD
forse quando è uscita dalle patatin... pardon è nata
hanno dato un magnete attira-figuracce in allegat... ehm come regalo
di battesimo.
DemoneRosa...
bell'espressione ^3^ sono contenta che ti piaccia come si è
comportato e che facce ha fatto, cioè spero che mi risucirà
ancora di scriverne decentemente! XD
Blatera
blatera, che ti ascolto/leggo con piacere *w*. Del resto cos'è
una (mia) FF se non un blaterare a ruota libera?
Yep
yep! Viva gli Amabroccoli!
Che
dici, avrò forzato le cose con A-MYmon *cough cough*? Spero di
no ahahaha!
Invece
ho penasto subito wiiii! Che bello che bello, oh che bella recensione
sìììì yuuuh! E cose così ;P
Ti
prego, se non ti causa disturbo attaccati con l'attak alla fic *w*
;PPPP
Yahooo!
W Niizuma! Eiji-kun is a GENIOUS! ♥ It's wonderful, it's
wonderful, it's wonderful, good luck my baby!(<--e questo cosa
c'entra????) ♥_♥
PS
anch'io adoro i PS! ^^ Ehp grazie mille, e mi raccomando avvisami
appena un pg sarà OOC anche di una virgola, lo correggerò
subitosto immediatamente >_<.
PPS
Su Amaimon... Aspetto con ansia e terrore il momento in cui potrò
dartelo in pasto, perché allora si vedrà se sono in
grado di tratteggiarlo decentemente... o no! >_< GAHHH...ARGH!
PPPS..
addirittura seguire la storia... beh grazie!!! ^3^
♥
Meryphantomive:
Grazie per aver commentato e per seguire la storia, ti sono molto
riconoscente! Spero di essere all'altezza delle aspettative... (non
che la gente abbia chissà quali aspettative su di me... uhmmm
sto divagando eh?)
Dunuqe...
beh sì Maria è una ragazza abbastanza “sfortunata”
a modo suo... hai ragione probabilmente avrebbe potuto ed anche
voluto evitarlo, ma certe volte proprio non è in grado di
tenere a freno la sua boccaccia! XD
In
effetti come preside Mephisto sarebbe piuttosto problematico... con
la sua poca voglia di lavorare e la sua Paperoniana tirchieria (punto
in comune: la tuba!!!! -e la vecchiai-ehm l'età ancestrale ehm
XD) non oso immaginare la disperazione dei suoi collaboratori XDXD.
Mi
spiace che ti abbia dato il voltastomaco il vaneggiamento di Maria
T_T però non è mia intenzione cadere nel
melodrammatico... in realtà volevo porre l'accento
sull'incredibile capacità demoniaca di persuasione... il
personaggio/diavolo Mephistopheles è sempre stato famoso per
il suo dominio sulla parola con cui fregava le persone vincolandole a
patti che non avrebbero mai vinto... ma immagino che sia sembrato
solo il mugolio di una mocciosa sbavante ehm ^^”””
mi spiace...
Sinceramente
non credo che Mephisto sarebbe così poco galante con una donna
da scaraventarla su di un albero... uhmm... mi sa che te l'ho resa un
po' anitpatica Maria, eh? ^^”””
Grazie
ancora per aver letto e recensito il capitolo scorso e per aver messo
la storia fra le seguite, non finirò mai di ripeterlo!
♥MadLucy:
Buonciao a te! =D
Grazie
ancora per la recensione TwT ♥ ma non preoccuparti non
sentirti costretta a commentare subito o per forza, fallo solo quando
e se vuoi ^^.
Già
neanch'io vorrei trovarmi nei panni di Maria, se non altro per la
figuraccia, credo che io sarei andata a buttarmi fra un milione di
coperte e non sarei uscita più prima di Natale prossimo. Anche
se probabilmente avrei trovato il coraggio solo a Pasqua. °-°””
Sinceramente
parlando nemmeno lo so se si è offeso o meno Mephisto, ma
pensavo che se si stava interessando al nuovo giocattolino/Maria
sicuramente avrebbe tralasciato qualsiasi cosa o quasi pur di
prenderne possesso... mi sembra un tipo disposto a tutto pur di avere
fra le mani i trastulli che gli piacciono... o no? XD
Dici
che è tenero? Anch'io ho la sigla di un anime come suoneria
Wiiii!!!! (Stolta di un'autrice! Non ha detto a te che sei tenera,
quanto alla mia illustre persona U.U ndMephisto) (ç_ç
ma... ma... siiiiigh ndMarta)
Hai
ragione, non si pensano certe cosacce... ma temo che dirlo non
servirà a fermare il flusso di pensieri XDXD CATTIVA MARIA!!!
sbonk -la colpisce in testa con un ventaglio- (ahio!!! ç_ç
io che c'entro? È colpa del signor Faust!! ndMaria)(In realtà
la responsabilità è da imputarsi unicamente alla mente
malata dell'autrice di questa fanfiction... decisamente poco
interessante tsk! NdMephisto) (Co-come? Poco interessante io???
D'accordo non sono la persona più affascinante del mondo ma...
questo che cosa vuol dire, forse che mi disprezziiiii?
Ueeeeeeeeeeeeeh ndMarta) (=_= *che baccano questa mocciosa, mi sta
venendo un mal di testa...* ndMephisto)(Sniiff... che è quello
sguardo mo'? NdMarta) (Nulla nulla, continua a scrivere piuttosto
ndMephisto)Ehm stavo dicendo?
Grazie
che mi dici che sono riuscita a restare IC! Wiiii! Aprite lo
spumante! Ah no aspetta non c'è molto da festeggiare... devo
superare anche questa prova... uhgn ogni capitolo sarà una
prova adesso che ci penso... uhmmm... >_< gnngnnn farò
del mio meglio promesso!!!!
ahahah
Maria spaventosa dici? XD interessante... A propisto, non è in
generale una bella cosa difendere le persone/gli amici/i parenti/ecc.
strenuamente? =w=♥ è una cosa che mi piacerebbe essere
in grado di fare... cioè di solito ci provo ma mi spengono
dopo poco ahahaha! XD
Se
vuoi un suggerimento... l'unica cosa per cui non devi farla mai
perdere la calma è il cibo. Per il resto, anche se insultano i
suoi manga, non è pericolosa. Cioè anche se si arrabbia
per cose non inerenti agli alimenti non fa del male a nessuno a parte
blaterare fino a farti venire il mal di testa. Sì le questioni
di principio le stanno a cuore, ma non c'è il rischio che
salti addosso per quelle XD.
Mi
spiace ho paura che le cose fra i due non siano andate come sarebbe
stato più logico che andassero.. ehm? Scusa >/////<
AMYmon...
o AmaNOSTROmon ok so dicendo cavolate... beh d'accordo, non vedo
perché no. Basta che dividiamo equamente le spese delle
caramelle, e del camion da noleggiare, perché tante ne
serviranno per sedurre il demone, secondo me XD
Al
prossimo capitoloooo!<3
♥
z3cca:
piiiiiiiiiccola bella grazie grazie grazie di avermi accontentata e
di aver letto i due capitoli... scusa ancora e grazie mille ^O^
risposta
1: daughty!<3
non
preoccuparti degli altri, tu pensa solo a recensire (ma solo se ti va
eh!) come ti viene, senza sentirti in dovere di scrivere chissà
quali papiri <3<3
Grazie
ancora e scusa per il pessimo gioco di parole su Maria... ehm...
figo! La tua prozia si chiama Giuseppina Giuseppetti... certe volte i
genitori sono degli spiritosoni, eh? =_=””
Hai
proprio ragione sul latino xDxD infatti avrò un sacco di
problemi a trovare un titolo per questo capitolooooo! XD
risposta
2: riecco anche me!!! :3
Non
preoccuparti non importa quanto ci metti ma solo che se lo fai è
(non solo) perché ti ho costretta ma (anche) perché va
a te di commentare ^3^
capisco
che ti sia persa ed è del tutto possibile e probabile visto
che straparlano di un anime inesistente che mi sono inventata sul
momento, calcola che nemmeno so bene di cosa tratti la trama! X3
Mi
spiace se la convivenza fra i due non è stata poi così
ehm traumatica... ho paura infatti di aver sbagliato tuttissimo
aghghhhh! >_<
Santa
donna ahahahahhaha! XD e come potrei picchiarti, piccì ?
<3<3<3 al massimo picchio mamma quando ti prende per mano!
>_<
ti
dirò... se Rin non fosse arrivato in tempo per salvarla
(/rompere le uova nel paniere) credo che si sarebbe convinta ad
andare a messa sabato... uhmm uhmmm
Fai
bene fai bene! Più Rin per te e più AMYmon per me! XD
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