Anime & Manga > Ao no exorcist
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Autore: Eiji Niizuma    22/05/2012    4 recensioni
(...)
Non le importava il fatto che accanto a lei i compagni di scuola ridacchiassero della sua corsa da maratoneta, anzi in realtà sì e le bruciava parecchio, ma aveva imparato a mettere l'orgoglio sotto le scarpe -ora ripulite dal vischioso succo della bacca- ed ignorare quanto più possibile quei commenti per concentrarsi sulle cose più importanti.
(...)udì chiaramente alcune compagne della bancata sinistra commentare malignamente la sua entrata nella stanza.
-Guardala lì, com'è soddisfatta, ha fatto il record mondiale.. hihihi-
-Mamma mia com'è goffa, l'ultima volta che sono andata allo zoo ho visto un orangutan più aggraziato di lei!-
(...)
Dio, ti ringrazio per avermi sostenuta fino ad ora, aiutami ancora ad arrivare alla fine di questo supplizio, te ne prego.
(...)
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Diabolus et Virgo


Buon Pomeriggio! ;P

Scusate per il ritardo con cui posto questo capitolo, prima proprio non ce l'ho fatta a finirlo... *sorry* E forse per il prossimo dovrete aspettare ancora di più perché le interrogazioni non la smettono mai di accumularsi =_="""

Dunque vorrei ringraziare chi legge e chi commenta anche ♥, chi ha messo las toria tra le seguite, chi mi sopporterà ancora dopo questo capitolo che temo sia sconclusionato, me lo sento stavolta sono andata OOC o comunque a parare non si sa dove, ne sono certa!

Poiché non l'ho riletto credo che ci siano alcuni errori o forme “brutte” da vedere, quindi non fatevi scrupoli a dirmi cosa non va.


Disclaimer. La maggior parte dei personaggi qui presenti, perlomeno tutti quelli che hanno un nome conosciuto a chi legge la fanfiction, appartengono al fumetto giapponese Ao no Exorcist/Blue Exorcist, alla mangaka Kazue Kato, a Jump Square e la Shueisha e sfortunatamente non a me.


Tre.

Mixturae Memoriae Minaeque


Nell'aula cucina, dopo qualche minuto di confusione, si levò finalmente il silenzio.

La professoressa Takada fece l'appello un po' incerta e, appena finito di controllare che tutti i “nuovi” compagni fossero presenti, s'apprestò a recuperare il tempo perduto invitando gli alunni a fare coppia con la persona più vicina a loro ed incominciare immediatamente a preparare la ricetta del giorno: Katsu Donburi come pasto completo e Daifuku Mochi per dolce.

Maria non se lo fece ripetere due volte. Nonostante tutto quella si stava rivelando una giornata molto positiva. Aveva incontrato il preside e -figuraccia a parte- pensava di essergli risultata simpatica, le dicevano di preparare non uno ma ben due dei suoi piatti preferiti ed infine, fortuna delle fortune, era capitata nell'aula CP 1 mentre tutte le ragazze della ghenga di Takahashi-kun erano finite nella cucina CP 2. Poco importava il dover condividere la lezione con quel bamboccio impudente, nemmeno lui avrebbe potuto cancellarle il sorriso dalle labbra.

La ragazza cominciò a predisporsi per la lezione.

Per prima cosa si legò i capelli con un grosso elastico nero che teneva sempre in tasca poi, mentre si lavava le mani con cura, lasciò vagare il proprio sguardo per l'aula ispezionando attentamente gli ingredienti. Strano ma vero, pur non essendo portata per le attività pratiche la necessità provocata dal vivere da sola l'aveva abituata a notare i particolari che di solito ignorava, come le venature della carne o la consistenza della farina di riso, e quindi ad imparare a distinguere, a poco a poco, gli ingredienti migliori fra quelli disponibili. Certo, non era esperta né probabilmente lo sarebbe mai diventata, ma almeno non correva più il rischio di avvelenarsi con del cibo avariato e qualche volta riusciva a trovare delle vere delizie. Così Maria, mentre si stava asciugando le dita, notò immediatamente un tocco di carne diverso dagli altri. In mezzo a ritagli di maiale di media e discreta qualità si celava un pezzo di lombo molto pregiato, verso il quale la ragazza si diresse immediatamente. Era seminascosto sotto altri brandelli ma la ragazza lo individuò a colpo sicuro e, prossima al bancone, allungò decisa la mano per afferrarlo.

Le sue dita si intrecciarono ad un'altra mano, più grande della sua. Maschile, esperta in cucina.

Lo capiva perché la presa di quello sconosciuto era salda e sicura, sapeva come maneggiare della lombata, non era certo un poppante alle prime armi coi fornelli che pensa “la carne è carne è tutta uguale”. Inoltre lo intuì, sentendone il palmo sopra il dorso sinistro, perché quella mano era segnata dalle piccole ferite che si accumulano in anni di impegno e tentativi provando e riprovando ricette fino alla perfezione ma, allo stesso tempo, abbastanza curata da poter essere sempre efficiente e funzionale durante la preparazione di un pasto. L'europea sollevò lo sguardo e, dalle dita forti dello sconosciuto, passò alla vista di un braccio affusolato e dalla muscolatura evidente anche se asciutta. Le maniche della divisa da cuoco -anch'essa parte dell'uniforme scolastica ma di solito ignorata dagli alunni, i quali non vedevano l'utilità del vestirsi come gli chef che lavoravano per le loro famiglie- erano intonse, e questo non era dovuto solo al fatto di aver appena cominciato la lezione. I polsini erano così candidi perché non si erano mai sporcati prima, a differenza del resto dell'uniforme, come poté notare la ragazza esaminando attentamente il petto del compagno.

Questo esame dello sconosciuto che aveva deciso di agguantare il suo stesso pezzo di carne durò pochissimi attimi. Dopo aver constatato con soddisfazione che quel rivale aveva afferrato la lombata non per caso ma sapendo che era il miglior tocco di carne sul tavolo, e che quindi lei ci aveva visto giusto, guardò il nemico dritto negli occhi, pronta ad una fiera resistenza. Non avrebbe mollato il taglio di maiale così facilmente.

Assunse la propria espressione più feroce pronta a dare battaglia, ma la combattività di Maria venne meno non appena la fanciulla si accorse chi effettivamente fosse il giovane cuoco suo avversario.

-Okumura-kun.- Esclamò senza mascherare il disgusto. Quello che sapeva del primino era che il ragazzo amava lamentarsi strillando a voce altissima, quasi come se i suoi fossero affari d'importanza nazionale, e che osava parlare al preside come ad un suo coetaneo. Insieme all'amore per Dio Maria aveva imparato fin da piccola a nutrire dentro sé un sacro timore delle istituzioni e delle persone che le rappresentavano, e non riusciva a perdonare facilmente chi si prendeva gioco delle autorità.

Se Faust-sama è gerarchicamente più importante di te poiché principale della scuola che tu frequenti, signor Okumura, se ha una posizione perché ha lavorato duro per arrivarci, anche solo perché è più grande di te che sei solo un bambino, moccioso, non credi di dovergli rispetto, bamboccio? Non credi, forse, che sia il caso che tu gli dia del lei e ti rivolgi a lui educatamente, senza fare i capricci? Cosa credi che il mondo giri intorno a te ed ai tuoi desideri? Pensi che...

L'Italiana si morse il labbro inferiore arrestando il flusso rabbioso di pensieri. Gli occhi a fessure, le sopracciglia inarcate.

-Tu.- Rispose lui con la stessa acidità, un'ondata di disprezzo nelle iridi azzurre. Non aveva proprio voglia di farsi il sangue amaro perdendo tempo con una di quelle spocchiose “ragazzine di buona famiglia”. Ma aveva ancora meno intenzione di cederle la carne, sarebbe stato un insulto lasciarlo ad una di quegli imbecilli pieni di soldi che non sapevano apprezzare il valore delle cose.

Si scrutarono negli occhi per un istante ancora, dopodiché abbassarono lo sguardo contemporaneamente, fissandolo sulle loro dita ancora intrecciate.

Maria sapeva di essere in vantaggio, avendo la mano posata direttamente sul pezzo di carne, ma anche Okumura-kun poteva contare di un beneficio: standole sopra poteva graffiarla e strapparle il lombo senza troppi problemi.

-Cafone. Non ti hanno insegnato che è una villania additare la gente chiamandola “tu”?-

Sbottò la ragazza conficcando saldamente le unghie nel pezzo di maiale. Per ottenere la vittoria l'iniziativa è decisiva.

-Come faccio a chiamarti per nome se non ti sei presentata, signorina precisetti?- Ringhiò lui in risposta afferrandole il polso e il lombo sottostante.

Maria fece forza per tentare di sfuggire alla presa del ragazzino. Cavoli anche se maschio era pur sempre più piccolo di lei di due forse tre anni! Non voleva cedere.

Ma il suo polso sembrava come ingabbiato, la mano del kohai era troppo forte, al punto che la mediterranea ebbe timore che le stesse per spezzare le ossa. Nonostante le labbra serrate, dalla gola dell'Italiana sfuggì un debole gemito di dolore ed Okumura lasciò immediatamente la presa, come scottato. L'europea cominciò a massaggiarsi il polso con le dita dell'altra mano.

Dopo un attimo di silenzio il compagno cominciò a farfugliare qualcosa che somigliava ad un chiedere scusa. Sembrava rendersi conto di come avesse rischiato di ridurle l'ulna in frantumi e volesse rimediare. Maria si voltò bruscamente in modo da coprire con le spalle il piano di lavoro al ragazzo.

Rin si stava maledicendo da solo. Cavoli, altro che limitare l'impulsività, stava peggiorando e parecchio se adesso rischiava di mandare all'ospedale una ragazza solo per uno stupido litigio a base di carne.

-Sono Maria.-

-Eh?- Esclamò il giovane, sollevando il capo ed incatenando i propri occhi confusi a quelli leggermente appannati della senpai.

-Il mio nome. Hai ragione, non mi ero presentata.- ribatté lei, e con la mano sana gli passò il tocco di carne, allontanandosi dal ripiano per tornare a lavarsi le mani.

Okumura la seguì con lo sguardo, troppo stupito per dire qualsiasi cosa. Cioè, lui le aveva quasi rotto il polso e lei gli cedeva la lombata intera? Però non sembrava spaventata. Rin non era bravo a leggere le emozioni altrui, ma conosceva fin troppo bene le espressioni spaurite, atterrite, sottomesse di chi rimaneva traumatizzato da lui per non rendersi conto che l'occidentale non mostrava nessuno di questi stati d'animo. Sembrava solo stizzita, nella sua voce e nelle iridi castane era scomparso anche l'ombra di disprezzo che le aveva pervase prima.

La cristiana aveva appena finito di sciacquarsi. Girandosi ebbe modo di notare che il primino era rimasto immobile nella stessa posizione di prima e gli scoccò un'occhiata arrogante mentre si avvicinava al bancone dietro a quello del compagno.

-Se non ti metti al lavoro subito non riuscirai a finire il Katsudon prima del suono della campanella.- Gli disse in tono superiore, perché non riusciva a sopportare di essere fissata con quegli occhi da pesce lesso.

Rin ricacciò una rispostaccia in fondo alla gola ed indicò alla ragazza un sacchetto di farina glutinosa di riso.

-Se vuoi fare del Daifuku quella è l'unica decente. Le altre fanno proprio schifo.-

-Uhmpf non c'era bisogno di dirmelo, so riconoscerle da sola, GRAZIE.- Sbraitò lei, decisa a risultargli antipatica mostrandosi il più brusca possibile. Voltò le spalle al quindicenne e prese ad armeggiare con una pentolina, dove versò 2/3 di tazza d'acqua e mezza tazza di zucchero facendo poi riscaldare la mistura.

Dopodiché afferrò una ciotolina di anko (marmellata di fagioli rossi azuki) e versò una parte del contenuto nella pentola. Mescolò un po' e in seguito, mentre aspettava che la combinazione di ingredienti si raffreddasse, cominciò a preparare l'impasto del Daifuku mescolando una tazza della farina indicatagli dal kohai con altra acqua e zucchero. Quando il miscuglio ebbe raggiunto una buona consistenza lo infilò nel microonde settando il forno per due minuti che utilizzò per preparare, con la miscela della pentolina lasciata prima a raffreddare, dodici palline di anko.

Continuò a lavorare sul dolce, concentrata a tal punto da dimenticarsi della gente intorno a lei. E del resto era così facile distrarsi dal mondo se non c'era Takahashi a ricordarle che c'era sempre qualcosa di spiacevole in serbo per l'Italiana...

-Fatto!- Esclamò soddisfatta non appena ebbe completato l'ultimo Daifuku.

Ripulì il bancone e, non vista, infilò gli avanzi dell'impasto e mezzo sacchetto di zucchero in una scatolina che ripose furtivamente nello zaino. Si vergognava come una ladra quando faceva queste piccole “pulizie”, ma una volta il professor Minami l'aveva beccata attardarsi nell'aula per fissare languidamente una scatola mezza piena di biscotti secchi e, dopo aver sentito l'imbarazzata spiegazione del comportamento, era scoppiato a ridere e le aveva detto -Abbiamo una piccola risparmiatrice qui, eh?-. Dopodiché, sempre ridendo, aveva afferrato il pacco e l'aveva dato in mano alla ragazza, rassicurandola del fatto che non c'era nulla di male se lei prendeva quei biscotti ed anzi poteva sentirsi libera di riportare a casa qualunque alimento scartato, rimasto in avanzo o la cui confezione era mezza vuota. Anzi, in questo modo la ragazza dava una mano a limitare gli sprechi decisamente troppo alti di quella scuola d'élite, quindi erano benvenute altre iniziative ecologiche come quella, l'autorizzava il professore stesso. Pur sapendo di aver fatto la figura della stracciona, di quella con le pezze al culo come dicevano sempre i suoi compagni di classe alle medie in Italia, l'europea non se l'era fatto ripetere due volte ed aveva preso l'abitudine di riportare a casa ogni cosa avanzata durante l'ora di cucina. Ogni volta lei era la prima che entrava in aula e l'ultima ad uscirne, perché se ne andava solo dopo aver: spazzato il pavimento, messo i piatti e gli utensili usati durante la lezione in lavastoviglie, lucidato i banconi da cima a fondo, rimesso a posto tutti gli ingredienti nei rispettivi frigoriferi e credenze ed, ovviamente, intascato gli avanzi, i rimasugli, le bottiglie di latte fresco lasciate a metà ed altre cose del genere.

Terminata la pulizia del piano di lavoro dedicò un po' di tempo a perfezionare la presentazione del dolce. L'ideale sarebbe stato servire quei dolcetti con del tè ma in quest'aula lei non sapeva dove fosse messo e poi non c'era tempo per preparare un infuso come si deve, già solo per far bollire l'acqua sarebbero serviti dieci minuti, cinque usando la pentola a pressione. Ma nemmeno di quella conosceva la locazione e con tutto il tempo che avrebbe sprecato per trovarla e preparare il tè l'ora sarebbe bella che finita, così si limitò ad arrotondare il più possibile i Daifuku, disponendoli in modo che non si urtassero nella vaschetta trasparente dove li aveva sistemati.

Alzò lo sguardo dal lavoro compiuto e vide, dall'orologio dell'aula, che mancavano sei sette minuti alla fine delle lezioni. Intorno a lei i compagni erano ancora tutti affaccendati a completare le ricette. L'insegnante, Takada-san, si affrettava preoccupata qui e lì per i banchi controllando e dando istruzioni a chi se la cavava peggio. Solo un'altra persona se ne stava con le mani in mano, lo sguardo che vagava fra i banchi e i lavori a volte decenti a volte deprimenti dei compagni.

Okumura-kun.

Chissà come era andata con la carne alla fine? Il ragazzo aveva poi fatto un buon lavoro con il Katsudon o l'impressione di Maria era stata solo una suggestione? La mediterranea tese il collo nel tentativo di osservare il piatto preparato dal compagno. La pentola riusciva a vederla benissimo, purtroppo però il bordo era troppo alto, abbastanza da impedirle di vedere il contenuto dall'angolazione in cui si trovava. Si alzò in punta di piedi ma proprio in quel momento il pentolone di Okumura venne censurato dal busto della professoressa Takada che si chinò a controllare il pasto preparato dal ragazzo accanto.

-Satori-kun, perché sei da solo? Avevo detto di lavorare in coppie. E infatti vedi cosa hai combinato? Non credo potrebbe mangiarlo neppure un ratto di fogna. Buttalo per favore, prima di rischiare di avvelenare qualcuno.-

A dispetto della voce tremula ed insicura e del suo aspetto timoroso, la professoressa Takada era molto sicura di se stessa, e non ci pensò due volte prima di rimproverare il compagno, e segnò anche un'annotazione negativa sul proprio registro. Maria ne fu allarmata. A loro Minami-san non aveva mai dato nessuna nota di demerito, nemmeno quando combinavano dei macelli assurdi, nemmeno quando riuscivano a bruciare anche l'acqua per fare il tè. Invece questa Takada-sensei sembrava fatta di una pasta ben diversa.

Lo sguardo dell'Italiana s'incrociò con gli occhi azzurri del “rivale”, e la ragazza ne approfittò per chiedergli in labiale quanto grave fosse per la professoressa a) non avere un compagno, b) aver preparato solo un piatto. Il ragazzo, approfittando della distrazione dell'insegnante, rispose alla senpai con un gesto molto eloquente: si passò l'indice sinistro sul collo, percorrendolo trasversalmente da un lato all'altro.

C'era solo una cosa da fare, e Maria si rese conto che non era nemmeno così sgradevole come poteva esserle sembrata in un primo istante.

Con tre falcate si portò accanto al kohai, poggiando la vaschetta di Daifuku vicino alla pentola del Katsudon. Il ragazzo parve non capire il senso di quel gesto, ma Maria era troppo distratta dal pentolone per prestare attenzione all'occhiata interrogativa rivoltale dal primino. L'odore della carne le si insinuò nelle narici intenso ed allettante. Buono, anzi buonissimo, quell'Okumura -nemmeno le dispiaceva troppo ammetterlo- era un genio ai fornelli, era da un secolo o due che la fanciulla non sentiva un aroma così invitante. Da quanto tempo non mangiava un pasto decente, preparato da qualcuno che se ne intendesse veramente di cucina e non uno dei suoi obbrobri culinari abbastanza decenti da essere mangiati ma troppo insignificanti per poter essere definiti buoni? Non lo ricordava, anche perché non era un'abitudine per lei andare a cena fuori. E come sarebbe potuta esserla, considerato il costo di vita sin troppo alto che l'adolescente già doveva affrontare?

-Che schifo essere poveri.- Borbottò soprappensiero, in giapponese questa volta. In realtà non era proprio così, Maria veniva da una famiglia abbastanza benestante pur non essendo ricca, ma per poter ottenere il permesso di andare a scuola in Giappone anziché nel Bel Paese la ragazza aveva dovuto lottare duramente contro sua madre, che in un primo momento le aveva imposto tassativamente il liceo classico migliore della regione ed alla fine per ripicca le aveva limitato il più possibile le spese personali, inviandole ogni mese la somma strettamente necessaria a mangiare come si deve.

C'era voluto del bello e del buono, le lusinghe e le minacce, le lamentele e le preghiere sperticate, le lodi e le accuse, tutte le sue (scarse) doti diplomatiche ed inoltre l'ascendente che aveva su Serena il nonno paterno di Maria, Hiroshi Santa, per convincere la donna a mandare la figlia nel Paese del Sol Levante. In realtà il nonno di cognome faceva Kotori ma, quando lui e la nonna si erano sposati -il matrimonio era stato celebrato in Giappone- l'allora giovane Hiroshi aveva deciso di prendere il cognome della moglie e di conseguenza, una volta in Italia, lo aveva trasmesso ai figli. Questa era l'unica cosa che Maria rinfacciava all'adorato nonnino: l'averla condannata, tramite il figlio GianHiro(il padre di Maria), ad essere perennemente derisa dai coetanei. Ma la ragazza si consolava compatendo il suo povero papà che aveva ricevuto un nome così ridicolo. Si chiedeva tante volte come fosse venuto in mente al nonno ed alla nonna di chiamare il primogenito GianHiro. E come si può legalmente ammettere di chiamare qualcuno in quel modo orribile era ancora un mistero per Maria, che si domandava spesso se l'impiegato dell'anagrafe fosse stato ubriaco o sotto l'effetto di allucinogeni per aver acconsentito ad un tale ibrido fra giapponese ed italiano.



Come era nato quel nome assurdo?

Per un litigio. La piccola Santa sapeva che il nonno era una persona dal carattere mite e tranquillo, per natura disposto al dialogo ed alla collaborazione, non certo uno che s'incapricciava e pestava i piedi se le cose non andavano come voleva.

Eppure... eppure quando nonna Arianna era rimasta incinta, si era accesa una disputa feroce su quale dovesse essere il nome del nascituro. Entrambi i coniugi avevano concordato nel dargli un nome solo e non uno doppio ma, se l'italiana aveva fatto pressioni affinché il bambino si chiamasse Hiroyasu, niente e nessuno al mondo avrebbe distolto Hiroshi dal chiamare il proprio figlio ITALIANO con il nome Gianni. Di motivi ce n'erano tanti, a partire dal migliore amico -e testimone di nozze dell'asiatico- che si chiamava in quel modo, al significato stesso del nome: Dio ha avuto misericordia. E non era una grazia divina la nascita di un bambino sano e forte, con le migliori qualità del Bel Paese e i pregi che contraddistinguevano il Paese del Sol Levante?

Per la prima e l'ultima volta gli amici della coppia avevano visto -giurando che non si erano inventati tutto e non cessando mai di rievocare l'episodio negli anni a venire- Hiroshi scaldarsi perdendo la sua proverbiale flemma “nippobritannica” come la chiamavano loro, ed arrivare addirittura ad urlare contro la moglie. Ma la consorte aveva sempre brillato per cocciutaggine e fino al giorno in cui erano andati all'anagrafe per registrare il nome del bambino non si era smossa di una virgola dalla propria decisione. O Hiroyasu o morte. Alla fine, due giorni dopo il parto, nonostante tutti le dicessero di restare a letto a riposare ed occuparsi del bambino, Arianna si era alzata ed aveva seguito il marito all'anagrafe per controllare che non facesse di testa sua. Giunti lì avevano continuato a bisticciare sottovoce finché l'impiegato non aveva potuto riceverli e questi, vedendo i due litigare furiosamente aveva chiesto loro perché non risolvere la faccenda con un doppio nome, Gianni Hiroyasu, Hiroyasu Gianni o giù di lì. Entrambi l'avevano freddato con un'occhiata velenosa ed avevano sibilato -No.- Perché un doppio nome faceva disgusto a tutti e due. Dopo altre interminabili dispute, il funzionario si era scocciato ed aveva deciso “democraticamente” -Benissimo, allora facciamo così: io conto fino al tre e poi dirò via. Il primo nome che sentirò sarà quello definitivo. D'accordo?-

I consorti si erano guardati negli occhi ed avevano annuito.

-Uno... due... tre. Via!-

-#@*Gian#§@Hiro*§#!-

Avevano esclamato i due contemporaneamente tentando di coprire la voce del coniuge con la propria.

Il funzionario aveva cominciato a scrivere qualcosa, ma dalla loro posizione marito e moglie non avevano potuto capire cosa.

Arianna ed il giapponese si erano lanciati occhiate di fuoco ed avevano aspettato che l'impiegato finisse di scrivere prima di incalzarlo. -Allora?-

L'uomo, senza dire una parola, aveva fatto vedere loro il registro dove aveva segnato il nome.

GianHiro Santa” C'era scritto.

-Ma è uno scherzo?- Era sbottata subito Arianna, saltando in piedi nonostante il pancione.

-È ciò che ho sentito.- Aveva risposto placidamente l'impiegato, dopodiché aveva aggiunto -Adesso l'ufficio chiude, vi auguro una buona serata.- E, con un sorriso mefistofelico in volto, aveva calato giù la serrandina a chiudere il vetro del bancone.

-Ma... è ridicolo!- Aveva continuato orripilata la puerpera, fissando attonita lo sportello serrato.

Dopodiché si era girata verso il marito, anche lui con un'espressione sconvolta in viso.

-Ho ragione, no?- Gli aveva chiesto, incredula e bisognosa di conferme.

Lui aveva annuito, dopodiché era rimasto ad osservarla sbuffare per qualche secondo mentre un sorriso gigante gli compariva in volto.

-Che hai da sghignazzare? Nostro figlio ha appena ricevuto il nome più assurdo che io abbia mai sentito e tu te ne stai lì a ridere?- Aveva sbraitato la donna, innervosita dall'allegria del coniuge. Lui le aveva indirizzato un altro sorriso, l'aveva abbracciata e poi baciata.

-Hai ragione.- Le aveva concesso, dopo essersi staccato a malincuore dalle sue labbra.

-Ha un nome schifosamente strano. Ma del resto è colpa nostra che non ci siamo messi d'accordo. E poi... credo sia un buon segno.-

-E perché?- aveva sbuffato Arianna, mentre percorrevano il tragitto fino alla macchina. Mano nella mano, dita intrecciate.

-Perché la prima parte è “Gian” di Gianni, quindi ho vinto io.- aveva scherzato l'orientale, stringendo forte le dita della compagna mentre le apriva galantemente la portiera dell'auto.

-Humf.- La ragazza aveva alzato gli occhi al cielo con un'espressione esasperata.

-All'ospedale, autista.- Aveva poi comandato petulante, allungando i piedi sul cruscotto.

-Agli ordini capo!- Aveva risposto il giovane accondiscendente.

La verità era un'altra. Il nome GianHiro gli era sembrato un buon segno perché... perché per un momento il giapponese aveva pensato a quanto amasse i lati eccentrici della sua donna, ed un nome così inusuale per loro figlio, sangue del suo sangue e della stravagante fanciulla di cui si era innamorato, gli era sembrato praticamente perfetto. Arianna però era da sempre permalosa e detestava quando qualcuno le faceva notare le sue stranezze, quindi il giovane uomo aveva deciso di tenersi quelle considerazioni per sé.



-? Cosa hai detto?- Bisbigliò Okumura interrogativo all'indirizzo della senpai.

-Ah, no niente.- Rispose Maria, scuotendo la testa in un gesto di negazione.

La professoressa si era finalmente voltata verso i due ex”avversari”. -Okumura-kun, vedo che come al solito hai fatto un ottimo lavoro. Ha un aspetto delizioso, bravo...- il ragazzo sorrise, soddisfatto del proprio operato. La docente però non aveva ancora finito il suo discorso. -Ma... dov'è il Daifuku, e perché non hai un compagno?- Terminò acida la donna.

Mentre Rin boccheggiava, di solito l'insegnante era sempre soddisfatta del suo lavoro e non insisteva mai nell'affibbiargli un compagno, visto che era in grado di fare tutto da solo. Inoltre come poteva pretendere che con mezz'ora scarsa lui da solo avesse preparato con la dovuta attenzione sia il pasto che il dolce? -E pensare che sei sempre così diligente... non mi aspettavo da te una tale mancanza.. penso che dovrò tenerne conto per...-

-Eccomi professoressa, sono qui, sono io la collega di Okumura-kun! Che ne dice, è venuto bene il nostro Daifuku?- L'interruppe l'Italiana, mostrando all'insegnante un sorriso dolce come il fiele.

Fra le mani stringeva la vaschetta con il dessert che piazzò sotto al naso della docente, interponendosi tra lei ed il kohai.

Per educazione ed abitudine Maria era abituata a riservare particolare riguardo agli insegnanti, si sforzava di pensare il più possibile “dalla loro parte” invece di fossilizzarsi sulla prospettiva della studentessa, ma se c'era qualcosa che l'Italiana detestava più del mancato rispetto delle autorità era senz'altro il modo di approfittarsi del proprio ruolo che hanno alcune persone. Non le interessava cosa fosse successo alla professoressa, perché fosse irritata. Poteva avere le sue cose o essersi appena lasciata col ragazzo, poteva aver scoperto di essere ricoperta di cellulite da foderarci un divano, poteva aver scoperto una nuova ruga che le deturpava il volto o di essere ingrassata di cinque chili, ma non poteva assolutamente comportarsi male con i suoi alunni solo perché qualcosa non le era andato per il verso giusto.

-Non per vantarmi ma credo di essere particolarmente brava a preparare questo dessert, Minami-sensei dice sempre che se facessi Daifuku tutti i giorni in poco tempo si ritroverebbe a rotolare per scendere le scale.- insisté l'adolescente con tono entusiasta e quasi feroce, mentre la professoressa si ritrovava ad inarcare un sopracciglio.

-Ne dubito fortemente. E cosa stai dicendo? Tu ed Okumura non siete compagni, Santa-kun.- sbottò irritata la donna.

-Ma sì professoressa, l'ha detto proprio lei di dividerci in coppie per lavorare meglio, che senso avrebbe avuto allora che io preparassi il Daifuku e Okumura-kun il Katsudon? Giusto... Rin-kun?-

Aveva terminato l'Italiana sorridendo radiosa al kohai.

-Eh cos... Sì certo, di sicuro!-Esclamò il ragazzo, capendo appena in tempo il senso del discorso della senpai. Fino a quel momento si era chiesto dove volesse andare a parare, ma ora che l'aveva capito era dispostissimo a collaborare. Non voleva avere problemi anche per le poche cose in cui era bravo.

-I-infatti all'inizio abbiamo deciso di... di dividerci i compiti per poter fare tutto in tempo, sì! Così non avremmo rischiato di bruciare qualcosa o di sbagliare le quantità...G-giusto Maria-san?- improvvisò.

-vai così- Bisbigliò la mediterranea dando un colpetto al braccio del ragazzo.

-A-anzi, se vuole provare...- continuò il ragazzo nella farsa, afferrando la vaschetta dalle mani della senpai ed offrendola alla docente.

-Cos..?NO!- Urlò Maria, sconvolta. Aveva già cominciato a gongolare pensando a quella sera quando si sarebbe scofanata i suoi Daifuku che quell'impiastro della prima aveva rovinato tutto.

I miei piccoli, preziosi, teneri fagottini di riso ed azuki intrisi di tanta dolcezza e di tutto il mio amore, nella pancia di quest'isterica della prof? Mai! Sono miei!!! Miei miei miei!!!

La fanciulla si accorse di essere osservata da tutti. Ormai ci aveva fatto l'abbonamento, alle situazioni in cui la gente la guardava come fosse un alieno spuntato da chissà dove, ma non ci si sarebbe mai abituata.

-Ehrrr... uhm... I-intendevo che... Non credo sia il caso di mangiarli così, ecco... Prima dobbiamo fare... uhm eh... de-del tè! eh sì... ci serve proprio del tè!- Cercò di salvarsi in corner.

-È assolutamente improponibile offrirli senza tè.- completò con aria grave, mentre dentro di sé piangeva e giurava vendetta contro Okumura. Ancora non sapeva cosa gli avrebbe fatto, ma di certo sarebbe stato molto poco piacevole.


-Tu mi devi dire cosa ti passa in testa!!!-Strillò Maria.

Rin fece un balzo dalla sorpresa.

-C-cosa???-

-Sì tu!!! COME TI È SALTATO IN TESTA DI OFFRIRLE I NOSTRI, CIOÈ I MIEI DAIFUKU???-

-Ma che... come sarebbe a dire, come mi è saltato in testa... e che ne so, è la cosa migliore che mi è venuta in mente, ecco!!!- Aveva risposto lui, sulla difensiva. Però non aveva alzato i toni quanto la ragazza, non voleva rischiare di perdere il controllo oltre alle staffe.

-LA COSA MIGLIORE?! MA DOVE LA COSA MIGLIORE? LA COSA MIGLIORE DA FARE ERA STARE LÌ E SORRIDERE, POI SE NE SAREBBE ANDATA DA SOLA! MA NO, TU HAI VOLUTO PER FORZA FARE IL CAVALIERE E CHI NE HA FATTO LE SPESE??? IO!!-

Stava urlando come una pazza isterica e sinceramente non le importava nemmeno della figura che stava facendo. Era troppo arrabbiata. Non tanto per l'offerta in sé fatta da Okumura alla prof, ma perché grazie alla sua idea geniale adesso Maria si ritrovava con soli tre, TRE! Daifuku di dodici che ne erano, visto che oltre alla prof Okumura li aveva offerti anche ai compagni di classe dell'italiana, e probabilmente avrebbe anche dovuto dividerli con lui! E poi, scherzi a parte, cosa avrebbe mangiato Maria quella sera? Aveva finito tutti i soldi ed avrebbe ricevuto la paga del part-time soltanto il pomeriggio seguente, il frigo era vuoto e le scorte della credenza erano quasi esaurite. L'unica cosa che non mancava era il sale, ma non si può mangiare sale per colazione o pranzo!

-MA CHE TI URLI CRETINA! E poi mi spieghi che bisogno hai di strillare tanto per un dolcetto? Tanto appena tornata a casa potrai ingozzarti con quanti ne vorrai!- Si era scaldato a sua volta Okumura.

-MA QUESTE COSE DA DOVE TI VENGONO EH? CHE NE SAI TU, BRUTTO SPOCCHIOSO? NO, no che non posso mangiarne quanti ne voglio. Sì da il caso, pezzo d'asino, che quelli erano la mia cena! Ed anche la mia colazione! Tu non puoi capirmi... non puoi sapere cosa vuol dire tornare a casa e vedere il frigorifero vuoto per metà del mese... sei solo un altro di quei marmocchi viziati mandati qui a divertirsi dai loro facoltosi genitori.. cosa ne puoi sapere tu di una stracciona con le pezze al culo come me, EH?- Era scoppiata in lacrime dal nervoso, ed ora, fra una frase e l'altra, cercava di asciugarsele sfregandosi il braccio sul volto, ottenendo scarsi risultati visto che quelle continuavano a riversarsi sulle sue guance. Si voltò e cominciò a marciare con passo marziale verso il cancello esterno della scuola.


-La tua... cena? Frigorifero... mezzo mese?- Borbottò Rin sorpreso, gli occhi sgranati. Dopodiché cercò di afferrarle un polso ma la senpai gli sfuggì accelerando di botto.

Rin avrebbe voluto seguirla e raggiungerla, ci sarebbe anche riuscito se il suo cellulare non fosse squillato proprio in quel momento.

-Pronto?- Rispose, leggermente avvilito.

-Dove sei fratellone? È mezz'ora che ti aspetto davanti al cancello. Devi sbrigarti, più tardi c'è una lezione importante.-Lo ammonì suo gemello minore, Yukio, dall'altro capo del telefono. Il giovane Okumura alzò lo sguardo e si rese conto del perché quel posto gli era sembrato estraneo. Si trovava dall'altro lato del campus, quello opposto all'uscita principale della scuola. Considerata l'immensità dell'Accademia non era strano che non fosse mai stato da quella parte. E così si spiegava anche perché non c'era nessuno nei dintorni quando invece a quell'ora il cortile sarebbe dovuto essere pieno di adolescenti che tornavano a casa o ai loro dormitori. Si trovava vicino ad un'uscita secondaria.

-Accidenti, l'ho persa.- Sbuffò il demone dando un calcio ad un sassolino, dopodiché si rigirò e tornò sui propri passi chiedendosi quale noiosissima lezione avrebbe dovuto sorbire di lì a poco al corso per esorcisti.

-Mezzo mese col frigo vuoto... come fa? Se non ci fosse stato Yukio io a quest'ora sarei già morto di fame...- Mormorò mentre camminava, ed un'immagine gli balenò in mente, chiara.

La senpai che infilava furtiva un pacchetto di zucchero e degli scarti d'impasto nello zaino.

-Merda...- Biascicò scompigliandosi i capelli con la mano sinistra. -Mi sa che dovrò chiederle scusa..- E continuò per la sua strada, in spalla la cartella ed in mano i lembi di un fazzoletto che racchiudeva una pentola piena di Katsudon tiepido all'interno. Se l'avesse saputo le avrebbe dato immediatamente il pentolone con tutto il contenuto...


Camminando camminando, presa dalla rabbia Maria non aveva prestato attenzione a dove stava andando, e quando alcuni minuti dopo si fermò di botto e si guardò incontro era finita in un dedalo di vicoli a lei sconosciuto.

Nonostante fossero solo le quattro e mezza ed il sole era ancora alto nel cielo, lì dove si trovava Maria c'era penombra, quasi buio. E qui e lì si sentivano scricchiolii e versi sinistri.

Sta a vedere che mi sono cacciata nella zona malfamata.. Ma quanto sono idiota?

La fanciulla aguzzò l'udito, pronta a cogliere il minimo rumore sospetto, anche se c'erano così tanti sibili e stridii strani che non sapeva proprio come classificare qualcosa “sospetto” o meno.

Le era sembrato di sentire un rumore ancora più ambiguo degli altri.

lick. Lick. Fhushhh..

Era come... un risucchio?

La ragazza ebbe la netta percezione che qualcuno stesse leccando un chupa-chups, ma scartò subito quell'idea. Figurarsi se fra le tante cose che avrebbero potuto fare in un posto come quello qualcuno si sarebbe messo a succhiare caramelle. Doveva essere frutto della sua immaginazione, sì.

All'improvviso, dall'ombra, la ragazza vide qualcosa muoversi.

Si mise in posizione di guardia.

Un paio di piccoli occhi si accesero come dal nulla, ed un ratto delle dimensioni di un cucciolo di alano le sfrecciò accanto.

L'Italiana non riuscì a trattenere un urlo e si diede ad una corsa disperata, scivolando dopo poco su una carta di caramella. Nel tonfare a terra, una scarpa le volò via dal piede compiendo una parabola completa all'indietro, sparendo alle spalle della mediterranea.

Tonk. Fece l'oggetto, andando a sbattere contro qualcosa.

-Ahia.-Sbottò qualcuno. O qualcosa. Ma la ragazza cancellò immediatamente quell'idea dalla mente mentre l'occhio le cadeva su tre quattro cartacce che non aveva notato prima. Rifletté un secondo su quell'esclamazione. Era debole ma l'aveva sentita chiaramente, e se c'era qualcuno che parlava era di certo una persona. Ed era un bene.

Forse..



E adesso arriva il momento che tutti stanno aspettando... il lancio di pomodori all'autrice! Yeeeee! :3


Beh andiamo avanti rispondendo alle recensioni XD


ordine cronologico u.u


Lulosky: pe-perdono per averti coinvolta nell'incanto! >_< eppure pensavo di aver preso le dovute precauzioni anti-stregamento! Acc si vede che Mephisto è troppo furbo ç_ç XD ♥

Ahahaha, hai ragione, infatti credo che probabilmente, se non fosse arrivato Rin, in pochi altri minuti sarebbe stata completamente cotta, Mephisto l'avrebbe “mangiata” senza troppi problemi.

Hai ragione, è strano forte sentirlo chiamare con questi nomignoli assurdi, ma credo che Maria non troverà molto presto il coraggio di usarne uno... >_>

Non preoccuparti adoro gli scleri, quindi puoi farne quanti ne vuoi: mi confortano facendomi vedere che non sono l'unica matta sulla terra ;P

Hai ragione si dovrebbe stendere un velo o forse un sudario pietoso sulle figure di Maria, ma ho il timore che ne collezionerà altre. Credo che se le attiri, sai? XD forse quando è uscita dalle patatin... pardon è nata hanno dato un magnete attira-figuracce in allegat... ehm come regalo di battesimo.

DemoneRosa... bell'espressione ^3^ sono contenta che ti piaccia come si è comportato e che facce ha fatto, cioè spero che mi risucirà ancora di scriverne decentemente! XD

Blatera blatera, che ti ascolto/leggo con piacere *w*. Del resto cos'è una (mia) FF se non un blaterare a ruota libera?

Yep yep! Viva gli Amabroccoli!

Che dici, avrò forzato le cose con A-MYmon *cough cough*? Spero di no ahahaha!

Invece ho penasto subito wiiii! Che bello che bello, oh che bella recensione sìììì yuuuh! E cose così ;P

Ti prego, se non ti causa disturbo attaccati con l'attak alla fic *w* ;PPPP

Yahooo! W Niizuma! Eiji-kun is a GENIOUS! ♥ It's wonderful, it's wonderful, it's wonderful, good luck my baby!(<--e questo cosa c'entra????) ♥_♥

PS anch'io adoro i PS! ^^ Ehp grazie mille, e mi raccomando avvisami appena un pg sarà OOC anche di una virgola, lo correggerò subitosto immediatamente >_<.

PPS Su Amaimon... Aspetto con ansia e terrore il momento in cui potrò dartelo in pasto, perché allora si vedrà se sono in grado di tratteggiarlo decentemente... o no! >_< GAHHH...ARGH!

PPPS.. addirittura seguire la storia... beh grazie!!! ^3^


Meryphantomive: Grazie per aver commentato e per seguire la storia, ti sono molto riconoscente! Spero di essere all'altezza delle aspettative... (non che la gente abbia chissà quali aspettative su di me... uhmmm sto divagando eh?)

Dunuqe... beh sì Maria è una ragazza abbastanza “sfortunata” a modo suo... hai ragione probabilmente avrebbe potuto ed anche voluto evitarlo, ma certe volte proprio non è in grado di tenere a freno la sua boccaccia! XD

In effetti come preside Mephisto sarebbe piuttosto problematico... con la sua poca voglia di lavorare e la sua Paperoniana tirchieria (punto in comune: la tuba!!!! -e la vecchiai-ehm l'età ancestrale ehm XD) non oso immaginare la disperazione dei suoi collaboratori XDXD.

Mi spiace che ti abbia dato il voltastomaco il vaneggiamento di Maria T_T però non è mia intenzione cadere nel melodrammatico... in realtà volevo porre l'accento sull'incredibile capacità demoniaca di persuasione... il personaggio/diavolo Mephistopheles è sempre stato famoso per il suo dominio sulla parola con cui fregava le persone vincolandole a patti che non avrebbero mai vinto... ma immagino che sia sembrato solo il mugolio di una mocciosa sbavante ehm ^^””” mi spiace...

Sinceramente non credo che Mephisto sarebbe così poco galante con una donna da scaraventarla su di un albero... uhmm... mi sa che te l'ho resa un po' anitpatica Maria, eh? ^^”””

Grazie ancora per aver letto e recensito il capitolo scorso e per aver messo la storia fra le seguite, non finirò mai di ripeterlo!


MadLucy: Buonciao a te! =D

Grazie ancora per la recensione TwT ♥ ma non preoccuparti non sentirti costretta a commentare subito o per forza, fallo solo quando e se vuoi ^^.

Già neanch'io vorrei trovarmi nei panni di Maria, se non altro per la figuraccia, credo che io sarei andata a buttarmi fra un milione di coperte e non sarei uscita più prima di Natale prossimo. Anche se probabilmente avrei trovato il coraggio solo a Pasqua. °-°””

Sinceramente parlando nemmeno lo so se si è offeso o meno Mephisto, ma pensavo che se si stava interessando al nuovo giocattolino/Maria sicuramente avrebbe tralasciato qualsiasi cosa o quasi pur di prenderne possesso... mi sembra un tipo disposto a tutto pur di avere fra le mani i trastulli che gli piacciono... o no? XD

Dici che è tenero? Anch'io ho la sigla di un anime come suoneria Wiiii!!!! (Stolta di un'autrice! Non ha detto a te che sei tenera, quanto alla mia illustre persona U.U ndMephisto) (ç_ç ma... ma... siiiiigh ndMarta)

Hai ragione, non si pensano certe cosacce... ma temo che dirlo non servirà a fermare il flusso di pensieri XDXD CATTIVA MARIA!!! sbonk -la colpisce in testa con un ventaglio- (ahio!!! ç_ç io che c'entro? È colpa del signor Faust!! ndMaria)(In realtà la responsabilità è da imputarsi unicamente alla mente malata dell'autrice di questa fanfiction... decisamente poco interessante tsk! NdMephisto) (Co-come? Poco interessante io??? D'accordo non sono la persona più affascinante del mondo ma... questo che cosa vuol dire, forse che mi disprezziiiii? Ueeeeeeeeeeeeeh ndMarta) (=_= *che baccano questa mocciosa, mi sta venendo un mal di testa...* ndMephisto)(Sniiff... che è quello sguardo mo'? NdMarta) (Nulla nulla, continua a scrivere piuttosto ndMephisto)Ehm stavo dicendo?

Grazie che mi dici che sono riuscita a restare IC! Wiiii! Aprite lo spumante! Ah no aspetta non c'è molto da festeggiare... devo superare anche questa prova... uhgn ogni capitolo sarà una prova adesso che ci penso... uhmmm... >_< gnngnnn farò del mio meglio promesso!!!!

ahahah Maria spaventosa dici? XD interessante... A propisto, non è in generale una bella cosa difendere le persone/gli amici/i parenti/ecc. strenuamente? =w=♥ è una cosa che mi piacerebbe essere in grado di fare... cioè di solito ci provo ma mi spengono dopo poco ahahaha! XD

Se vuoi un suggerimento... l'unica cosa per cui non devi farla mai perdere la calma è il cibo. Per il resto, anche se insultano i suoi manga, non è pericolosa. Cioè anche se si arrabbia per cose non inerenti agli alimenti non fa del male a nessuno a parte blaterare fino a farti venire il mal di testa. Sì le questioni di principio le stanno a cuore, ma non c'è il rischio che salti addosso per quelle XD.

Mi spiace ho paura che le cose fra i due non siano andate come sarebbe stato più logico che andassero.. ehm? Scusa >/////<

AMYmon... o AmaNOSTROmon ok so dicendo cavolate... beh d'accordo, non vedo perché no. Basta che dividiamo equamente le spese delle caramelle, e del camion da noleggiare, perché tante ne serviranno per sedurre il demone, secondo me XD

Al prossimo capitoloooo!<3


z3cca: piiiiiiiiiccola bella grazie grazie grazie di avermi accontentata e di aver letto i due capitoli... scusa ancora e grazie mille ^O^

risposta 1: daughty!<3

non preoccuparti degli altri, tu pensa solo a recensire (ma solo se ti va eh!) come ti viene, senza sentirti in dovere di scrivere chissà quali papiri <3<3

Grazie ancora e scusa per il pessimo gioco di parole su Maria... ehm... figo! La tua prozia si chiama Giuseppina Giuseppetti... certe volte i genitori sono degli spiritosoni, eh? =_=””

Hai proprio ragione sul latino xDxD infatti avrò un sacco di problemi a trovare un titolo per questo capitolooooo! XD

risposta 2: riecco anche me!!! :3

Non preoccuparti non importa quanto ci metti ma solo che se lo fai è (non solo) perché ti ho costretta ma (anche) perché va a te di commentare ^3^

capisco che ti sia persa ed è del tutto possibile e probabile visto che straparlano di un anime inesistente che mi sono inventata sul momento, calcola che nemmeno so bene di cosa tratti la trama! X3

Mi spiace se la convivenza fra i due non è stata poi così ehm traumatica... ho paura infatti di aver sbagliato tuttissimo aghghhhh! >_<

Santa donna ahahahahhaha! XD e come potrei picchiarti, piccì ? <3<3<3 al massimo picchio mamma quando ti prende per mano! >_<

ti dirò... se Rin non fosse arrivato in tempo per salvarla (/rompere le uova nel paniere) credo che si sarebbe convinta ad andare a messa sabato... uhmm uhmmm

Fai bene fai bene! Più Rin per te e più AMYmon per me! XD

  
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