Era diventato molto divertente
vivere, adesso.
Tre ragazzi giovani e forti
allenatori, pieni di salute e di
bella presenza, liberi e sereni, senza troppo problemi, buoni a vivere
alla
giornata. E con parentele e amicizie altolocate. Era stato Lance a
trovare
questa definizione. Altolocate.
Era facile vivere per loro. Pensavano
solo ad allenarsi.
Avevano disponibilità economiche, e per famiglia, e per
continue lotte vinte,
ma non spendevano molto denaro. Mangiavano quando, dove e cosa
capitava,
bevevano acqua, dormivano all’aperto, salvo nelle notti di
pioggia o di freddo
troppo intenso: allora si rifugiavano in qualche Centro oppure,
più spesso, in
grotte e caverne che conoscevano ormai bene. Raramente tornavano ad
Altopiano
Blu, ma talora vi erano costretti da qualche formalità che
Lance doveva
necessariamente sbrigare.
In poche parole, era una bella vita
la loro.
Un giorno, mentre facevano un bagno
al largo (erano a
qualche centinaio di metri dalle Spumarine) Lance gettò la
testa all’indietro,
come riflettendo su qualche cosa di molto vecchio, e disse:
“Mancano dieci
giorni alla nuova Lega.”
“Dieci giorni?”
ripeté Argento. “Ne sei sicuro? Ma come? Se
davvero mancano solo dieci giorni, allora è il nostro
anniversario!”
“Anniversario? Ma no,
Argento, non può essere” disse Luisa.
Inarcò leggermente un sopracciglio azzurrino. “Un
anno è molto lungo! È già
passato tanto tempo?”
“Davvero, e tra poco
più di quattro mesi sarà l’anniversario
del giorno in cui abbiamo scoperto l’identità di
tuo padre” rispose Argento.
Lance sorrise, ma i suoi occhi
continuavano a guardare il
sole.
“Quello che mi preoccupa
è che tra tre giorni bisognerà bene
tornare ad Altopiano Blu…ho delle responsabilità.
E…”
“Rosso” disse
Luisa.
Lance fece silenzio un momento.
“Sì, Rosso.”
“Ma di che ti preoccupi,
Lance?”
“Io non sono capace di
sconfiggerlo…come potrei, se sono
certo che persino Blu, che gli è inferiore, sarebbe ora
capace di sconfiggermi
senza poi molte difficoltà?”
“Allora sarò io
a combattere con Rosso, e lo batterò, stanne
certo.”
“Sarà la mia
seconda batosta pubblica” disse Lance con un
sorriso amaro, e allora fu ben chiaro a cosa pensassero i suoi occhi.
Dopo un poco, egli riprese:
“Non importa, ma sarà divertente
vedere cosa accadrà con Blu, dopo.”
Luisa si rigirò con
più forza nell’acqua.
“Ragazzi, santo cielo,
stasera è il nostro anniversario e
noi neppure lo sapevamo! Che facciamo qui? Andiamo da qualche parte a
vestirci
e a lavare via il sale, poi andiamo a Olivinopoli a cena da qualche
parte dove
facciano il pesce! Che ve ne pare?”
Allora seguirono la sua proposta.
Andarono a cambiarsi e a
vestirsi come si deve, ed erano davvero piuttosto belli vestiti da
sera, e
andarono a cena a Olivinopoli e poi andarono a ballare e rimasero a
divertirsi
fino a tardi, erano forse le tre di notte; ma non si erano dimenticati
che
giorno era, e allora andarono alla Torre di Latta.
Non erano attesi, questa volta. Ho-Oh
riposava. A pochi
passi da lui, Mew giocava con un nido. Mewtwo non c’era.
Luisa scese in silenzio dal suo
Aerodactyl coi tacchi in
mano. Ho-Oh dormiva. Allora in silenzio la ragazza si
accostò alle sue spalle e
con un salto gli si gettò sul dorso, tra le ali, gridando
con una voce che a
ogni momento pareva sempre più una risata…
“Prescelta! Forse dovresti
comportarti in modo più
appropriato al tuo rango.”
Luisa continuava a ridere di una
risata che danzava come
l’acqua. Si lasciò scivolare lungo il suo dorso e
rimase scalza sul liscio
suolo di legno.
“No,
questo no!”
“Saresti una
principessa.”
“Ma se l’ho detto
molte volte, che per me non cambia niente!
Sono affari vostri quello che devo fare” disse Luisa.
“E comunque, non dovresti
lasciarti cogliere di spalle, lo sai.”
Ho-Oh sospirò e le sorrise
di un sorriso rassegnato. “Sei la
degna figlia di tuo padre, Prescelta Creatura. Dimmi, cosa ci fate
qui?”
“Festeggiavamo il nostro
anniversario” disse Argento. Anche lui
era davvero piuttosto bello vestito da sera, e i suoi occhi limpidi
scintillavano nella notte. Mew scivolò attorno ai suoi
fianchi stretti,
esclamando: “Degna ricorrenza, Prescelti!”
“E neppure difficile da
ricordare” soggiunse Lance. “Dieci
giorni esatti prima della Lega Pokémon… ehi,
piccola. Non credi che a tuo padre
farebbe piacere salutarti stanotte? È un giorno importante.
Ci ho pensato solo
ora.”
“Se lo dici
tu…andiamo.”
“Dormiamo a Bosco di Lecci,
a questo punto” disse Argento.
“Visto che ormai son quasi le quattro… e poi,
domattina, possiamo andare
all’Altopiano Blu. Così Lance può
sistemare quelle ultime cose, prima della
Lega.”
A quelle parole, Ho-Oh si
mostrò perplesso per qualche
attimo. Luisa se ne accorse e gli rivolse un’occhiata
interrogativa. Il Pokémon
distolse immediatamente gli occhi da lei, ma Luisa sentì
questo messaggio forte
e chiaro rivolto a lei, a lei soltanto: “Stai
attenta, Prescelta Creatura.”
“Stai
attenta? Che
vuol dire, Ho-Oh?”
“Niente…stai
attenta.
Solo questo.”
“Ma
a che cosa?”
“Non
so…durante la
Lega, guardati bene… è solo una sensazione, ma
potrebbe succedere qualcosa. Ti
prego, stai bene attenta. Io ti voglio bene, non solo perché
sei la Prescelta Creatura,
ma perché mi sei cara…come a tutti qui.”
Luisa gli rivolse un sorriso diretto.
“Grazie. Starò
attenta.”
“Grazie
a te.”
Rimasero per pochi altri minuti sulla
Torre, quindi si
accommiatarono e si diressero in volo a Bosco di Lecci. Atterrarono nei
pressi
del Santuario, che raggiunsero a piedi, scostando il fitto fogliame.
“Papà,
vieni!”
Per un poco, non accadde nulla. Ma
poi, in modo quasi
impercettibile, il bosco cominciò lentamente a riempirsi di
una nebbia leggera,
quasi trasparente, d’un bianco argenteo come un vetro
attraversato dalla luce…
e quella nebbia cominciò piano ad arricciarsi, a
incresparsi, ad assumere una
forma che converse in un unico punto, come una bambola di nebbia, e da
essa
Celebi prese forma e colore.
“Grazie di esserti
ricordata di me, mia piccola… e anche voi”
soggiunse guardando i due Prescelti. “Buon anniversario,
ragazzi.”
Pochi istanti dopo, egli aveva
assunto un aspetto umano. Era
una natura multiforme, che faticava a stare ferma. Tese le braccia e
Luisa vi
si gettò, gli diede un bacio sulla guancia.
“Ho-Oh
ti ha detto
qualcosa?”
“Sì.
Papà, a cosa...?”
“Anch’io
ho la sua
stessa sensazione. Ho-Oh l’ha avuta, e ce l’ha
avuta anche Mew, ma non te l’ha
voluto dire, perché…lo conosci.”
“Ma
da cosa devo
guardarmi?” domandò Luisa staccandosi
dalle sue braccia.
“Da
nulla di definito…quindi,
da tutto. Potrebbe non accadere nulla, come qualsiasi cosa…
non lo so. Ma saremo
tutti più tranquilli, e io in prima persona, se mi prometti
che farai molta
attenzione.”
“C’entra
col mistero
degli Unown?”
“Te
l’ho detto, non
sappiamo ancora niente. Ma è bene che tu stia molto attenta.
Me lo prometti?”
“Te
lo prometto, papà.”
“Parlane anche ai
tuoi compagni, così che
possano…”
“Va
bene, papà. Glielo
dirò. Ma non sei un po’ troppo premuroso per
essere il Signore dei Cieli?”
domandò la ragazza ridendo.
Ma Celebi lasciò cadere la
conversazione e parò a lungo e
cortesemente coi tre Prescelti. Quando essi, stanchi ormai per il sole
che già
albeggiava, vollero andare a dormire, dopo aver riflettuto per qualche
momento,
egli disse loro di recarsi ai margini orientali della foresta. I
Prescelti vi
andarono e trovarono una piccola radura pulita e asciutta, bagnata da
una poca
luce argentata e adombrata dalle fronde degli alberi. Al centro
gorgogliava un
piccolo stagno dalle acque limpide nel quale si specchiava
un’alba infuocata.
“Ringraziamo le nostre
amicizie altolocate!” esclamò Lance,
ridendo.
Stesero a terra le loro coperte e si
disposero a dormire. C’era
un piccolo coro di Ledian che si nascondeva tra i cespugli e i rami
degli
alberi, ed essi si addormentarono cullati dalle loro dolcissime canzoni.
Capitolo di passaggio, giusto per
introdurre le nuove
relazioni che i Prescelti hanno intessute. Dal prossimo capitolo si
apre la mia
fase preferita della storia (con qualche piccolo brano che non mi piace
più,
ovviamente).
Un grazie e un bacio grande a Emma
Bradshaw per la cortese
recensione.
Alla prossima! :)
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