Se ne stava lì, accanto a lui, da ormai due ore. Gli occhi
rossi
fissi sul suo viso spento, una mano stretta a pugno e l'altra tra i
suoi capelli corvini.
Bonnie non aveva mai visto Elena così triste e disperata,
nemmeno quando Stefan l'aveva abbandonata. Quando i genitori di lei
erano morti, aveva pianto per giorni, senza mai riuscire a smettere.
Adesso invece, le lacrime avevano lasciato spazio a quel piccolo
barlume di speranza che minacciava di spegnersi da un momento all'altro.
Caroline aveva cercato di rassicurarla, ma era stato tutto inutile;
Elena continuava a pensare al peggio, accarezzando quei capelli fini.
Dopo la rivelazione del vampiro, nell'umana era cresciuto un senso di
rabbia e fastidio che non aveva saputo controllare. Scoprire che l'uomo
di cui si stava innamorando -ormai l'aveva ammesso anche a se stessa-
aveva, in un tempo lontano, ucciso una creatura pura e indifesa come
una bambina, quasi le aveva procurato disgusto. Eppure, nel vederlo
cadere a terra con un paletto conficcato nel petto, non aveva potuto
far altro che scoppiare a piangere, mentre una cascata di sentimenti le
affluivano dentro.
Se una parte di lei avrebbe voluto trattenersi, mostrando un minimo
d'indifferenza verso quel mostro, l'altra parte voleva aiutare a tutti
i costi quell'angelo.
E per questo era ancora lì, in silenzio, in uno stato
d'angoscia totale.
"A quest'ora avrebbe già dovuto svegliarsi." Elena
sussultò un poco alle parole della strega, mentre Caroline
s'avvicinava piano.
"Sono sicura che fra poco aprirà gli occhi." Disse la
vampira
guardando l'umana. Ma lei sembrava non ascoltarle, con la testa ancora
chinata.
Solo quando il campanello suonò, Elena sembrò per
un
attimo risvegliarsi dalla trance: guardò Bonnie e con
un'occhiata persa le chiese di andare ad aprire la porta del
Pensionato.
"Si è svegliato?"
"Non ancora."
Il professore entrò in fretta in casa e raggiunse il
salotto. "Avevi detto che si sarebbe svegliato dopo poco tempo!"
"Rick, sono passate solo due."
Improvvisamente, Elena si alzò di scatto e andò
verso la
grande vetrata. Il cielo oscuro aveva lasciato spazio a qualche debole
raggio di sole, che filtrata attraverso il vetro spesso della finestra.
La morte di Damon avrebbe significato per lei qualcosa di terribile;
sapeva che non l'avrebbe sopportato, era consapevole del fatto che se
l'avesse perso, il suo fisico avrebbe ceduto, questa volta senza
riuscire a riprendersi. Boccheggiò in cerca d'aria un paio
di
volte, sentendo la testa girare e farsi pesante.
"Merda! Lo sapevo che non avremmo dovuto farlo..." Il professore
continuava a camminare per la stanza, evidentemente nervoso e
preoccupato. "Avremmo dovuto cercare un'altra soluzione. Non avreste
dovuto ucciderlo; e lui come un emerito coglione si è fatto
pure
colpire da voi!" Sbottò Rick, alzando il tono delle voce
già incrinata.
"Eravate tre principesse guerriere contro un'anima distrutta... come
avrei potuto competere?"
A Elena si gelò il sangue nelle vene, sicura di aver appena
avuto un'allucinazione. Alaric smise di camminare, voltando lentamente
la testa verso l'unico che avrebbe potuto avere quella voce. Bonnie e
Caroline si guardarono con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa.
L'umana aveva quasi paura a girarsi, ormai convinta di aver sognato.
Temeva d'illudersi di nuovo e non avrebbe sopportato di scoprire la
verità. Decise che sarebbe stato meglio chiudere gli occhi
per
qualche istante, ispirare profondamente e poi, solo allora, riaprirli e
controllare che tutto fosse tornato al suo posto. Che Damon fosse
tornato.
Ma non fece in tempo perchè, qualcuno, probabilmente Rick,
stava
aiutando qualcun altro ad alzarsi. L'umana ne poteva sentire i passi
pesanti e stanchi che rimbombavano sul legno scuro del pavimento e
nonostante quella certezza continuasse a farsi strada dentro di lei,
non riusciva a voltarsi e controllare con i suoi stessi occhi quello
che realmente stava succedendo.
Avrebbe dato la vita pur di rivedere quegli occhi color ghiaccio ed
essere sicura che il vampiro stesse bene, ma continuava a guardare
fuori dalla finestra, mentre una leggera e sicuramente gelida
pioggerellina invernale iniziava a scendere silenziosa.
"Damon!" Bonnie aveva praticamente urlato ed era corsa, insieme a
Caroline, ad aiutare il vampiro che, tutto dolorante, si appoggiava al
professore per non cadere.
"Non credevo fossi così felice di vedermi, strega." La voce
era
quella di sempre, Elena l'aveva riconosciuta, roca e irresistibilmente
calda. E fu in quel momento che trovò la forza di girarsi.
Il respiro spezzato e un braccio intorno al collo di Rick, gli occhi
puntati dritti nei suoi e la camicia sporca di sangue. Così
Damon si presentava davanti a lei, così la fissava
intensamente
in attesa di una sua risposta.
Ma l'umana non parlò, l'unica cosa che riuscì a
fare fu
correre verso di lui, annullando in un brevissimo tempo la distanza che
li divideva, stringendolo così forte contro il proprio corpo
che
le parle quasi di sentirlo sussultare, forse per la sorpresa.
Aveva cercato di odiarlo in tutti i modi, e un tempo, anni prima, ci
era anche riuscita; ma quel giorno, dopo tutto ciò che
avevano
affrontato insieme, non potè far altro che continuare a
stringerlo per interminabili minuti. Improvvisamente però,
le
immagini di una piccola bambina paffuta con delicati rivoli di sangue
lungo il collo, le saltarono subito alla mente; Elena
s'irrigidì
di colpo, allentando un po' la presa sul vampiro e sentendo gli occhi
pungere.
"Per quanto mi piaccia questa posizione..." Le sussurrò il
vampiro all'orecchio, riferendosi a quell'intimo abbraccio. "...credo
sia arrivato il momento di staccarci."
Lei tolse immediatamente entrambe le mani dal collo di Damon e
indietreggiò di qualche passo.
"Sapevo che avrebbe funzionato..." Caroline gettò
un'occhiata di
disappunto verso l'amica. "Ok, forse non ne avevo la certezza... ma
dopotutto, sono o no una delle streghe più potenti?"
"Se hai finito di vantarti, strega, possiamo controllare che sia tutto
normale?"
"In che senso?" Elena non capiva cosa volesse dire l'ultima frase
pronunciata dal vampiro.
"Controllare se è ancora posseduto o no. Posso accorgermene
entrando nella sua mente per qualche minuto." Le spiegò
l'amica.
"Ok, allora, fallo."
Bonnie si avvicinò a Damon, portando le mani alla propria
fronte
e fissando intensamente il vampiro. Passarono alcuni secondi di
silenzio, e poi la strega riaprì gli occhi con un'aria
soddisfatta.
"Si, sono davvero la miglior strega di sempre." Annuì
soddisfatta.
Alaric sospirò, sollevato. Si versò poi un po' di
Bourbon
nel bicchiere sul tavolino e iniziò a sorseggiarlo piano.
Un'espressione indignata comparve sul volto del vampiro. "Non si offre
più agli amici?"
"Sei in convalescenza, non puoi mica bere." Rispose il professore.
"C'è una cosa che mi frulla in testa da un po'..." Fu la
strega
a parlare e interrompere quell'improbabile teatrino. "Chi controllava
lo Shisha No Tamashi... non può essere uno stregone o
strega..."
"Perchè no?"
"Per controllare creature magiche ci va una forza inaudita... non si
tratta solo di poteri e capacità mentali, ma anche di
potenza
fisica. Un normale corpo umano, per quanto possa essere magico, non
potrebbe mai controllare una creatura del genere senza farsi male."
"E quindi?" Chiese Damon mentre, traballando leggermente, si avvicinava
alla bottiglia di Bourbon.
"Quindi credo sia un vampiro. Avevo letto, non ricordo dove, che i
vampiri sono le uniche creature, essendo già morte, che
possono
sopportare qualsiasi tipo di dolore, anche inferto dalla magia." bonnie
smise di parlare per un secondo puntando gli occhi su Damon. "Posso
fare questo..." Improvvisamente il vampiro iniziò a gridare,
portandosi le mani alla nuca. "Ma non posso ucciderlo." Le grida
cessarono.
"Stup-"
"Ma come potrebbe un normale vampiro essere in grado di controllare una
creatura magica?" Alaric interruppe il vampiro.
"No, non è un vampiro.." Tutti gli occhi puntarono su Elena.
"E' entrato in casa mia..."
"Cosa?" Damon si girò verso di lei, l'espressione stupita e
preoccupata.
"Ieri sera, sul mio letto... beh, ho trovato questo." L'umana
tirò fuori dalla borsa il bigliettino bianco e lo
mostrò
a tutti. Il vampiro lo afferrò con forza, leggendolo
velocemente prima di accartocciarlo in un pugno.
"Perchè non ce ne hai parlato?" Caroline si rivolse
all'amica. "Saresti andata a quell'incontro?"
"No, perchè le avrei spezzato le gambine io stesso." Rispose
Damon al suo posto, senza smettere di guardarla.
"Si, ci sarei andata, ma poi le cose si sono sistemate... comunque, non
può essere un vampiro. Non ho invitato nessuno a entrare, me
lo
ricordo perfettamente."
"Un vampiro... con poteri magici che riesce a entrare in casa senza
invito? Sapete, suona un po'... leggenda." Alaric aveva finito il
Bourbon nel bicchiere e se ne stava versando dell'altro. Certe volte
l'umana si chiedeva come facesse a bere quasi quanto Damon e non
crollare subito dopo.
"Vi rendete conto che abbiamo la possibilità di incontrarlo?
Di
tendergli una trappola..." Ragionò Caroline ad alta voce.
"No, non conviene. Se è davvero un essere così
potente, a
quest'ora avreà già saputo di Damon. Andare a
quell'incontro significherebbe mettere a rischio la vita di tutti. Non
possiamo sapere cosa abbia in mente, ma conosce fin troppo bene
ciò che succede in questa casa." Parlò la strega.
Il professore bevve il primo sorso. "Perciò che facciamo?
Aspettiamo che sia lui a fare la prima mossa?"
"Direi che è l'unica cosa che possiamo fare al momento."
"Io vado a casa, sono esausta." Bonnie guardò Elena che le
sorrise dolcemente, esprimendo tutta la sua gratitudine. Bastava uno
sguardo, infondo erano amiche da sempre.
"Strega... grazie." Bonnie fece un cenno serio con la testa, per poi
dirigersi verso l'uscita. Il vampiro si avvicinò all'umana.
"Possiamo parlare?" Le sussurrò in un orecchio.
"Sono contenta che tu stia bene, Damon." Elena lo guardò per
un
momento negli occhi, prima di girarsi verso Caroline. "Ma forse ora
sarebbe il caso di riposare e godersi un normale pomeriggio."
"Certo..." Il vampiro rispose, la sua voce era un misto di delusione e
consapevolezza.
Elena si diresse verso la porta, quasi infastidita dalla sola presenza
di lui.
"Ci vediamo, allora." Disse Caroline prima di seguire l'amica.
*
* *
"Lo
perdonerai mai?"
"Che?" Chiese l'umana distrattamente. Lei e Caroline camminavano nella
piazza principale della piccola cittadina sotto un cielo scuro.
"Ti ho chiesto: perdonerai mai Damon per ciò che ha fatto?"
"Io... Non lo so." Elena sembrò rifletterci su, poi, dopo
aver
visto l'espressione di disappunto sul viso dell'amica, si
fermò.
"Tu pensi che dovrei farlo." Non era una domanda, ma una certezza che
la vampira aveva esternato.
"Beh... si." Un tuono in lontananza fece distrarre le due che
istintivamente portarono gli occhi verso l'alto. "Non può
piovere di nuovo!"
"Perchè dovrei perdonarlo?"
"E non ho nemmeno l'ombrello!" L'amica sbuffò, poi, vedendo
Elena incominciare a spazientirsi, decise di rispondere anche alla sua
domanda. "So cosa significa essere un vampiro, Elena. Non avere il
controllo di nulla, sentire tutto in modo amplificato, non riuscire a
prendere decisioni, dover... seguire il proprio istinto."
"Quello che ha fatto Damon va aldilà di ogni
giustificazione, Caroline. Non posso perdonarglielo."
Intanto, molti dei cittadini se ne stavano andando, mentre altri tuoni,
più acuti, rieccheggiavano nella piazza. "Addio pomeriggio
di
shopping." La vampira di guardò intorno, poi si rivolse
all'amica. "No, non è assolutamente giustificabile. Non
voglio
che lo perdoni, voglio che lo comprendi. Quando non hai il controllo,
non vedi le differenze; quando la tua gola brucia e i canini pizzicano
e ogni parte del tuo cervello grida sete... non sei in grado di
fermarti. E ora mi dirai che Stefan era in grado di farlo..."
L'umana fece per aprire bocca, ma venne preceduta da Caroline. "Ma non
è così. Non conosci il suo passato e non ne puoi
avere la
certezza.... Il diventare vampiro è un peccato e non esiste
modo
per espiarlo. Si può solo... cercare di non incappare negli
stessi errori e, credimi, Elena, Damon lo sta facendo, ci sta provando
con tutto se stesso."
"Come?" Chiese, quasi con tono retorico, fin troppo sicura della
risposta.
"Amandoti, forse più di quanto gli sia concesso." La vampira
fece una breve pausa, poi sorrise all'amica. "Devo andare. Faresti
meglio a tornare a casa, fra un po' verrà giù il
diluvio."
*
* *
Dopo
aver salutato l'amica, Elena si
era incamminata verso casa velocemente. Si trovava a due isolati da
casa Gilbert quando aveva iniziato a piovere violentemente, tutto d'un
tratto. Aveva poi corso e, una volta entrata in casa si era richiusa la
porta alle spalle, dando anche due o tre giri di chiave. Da quando
aveva trovato il biglietto sul letto la notte precedente, il terrore di
dover incontrare il nemico la assillava.
La casa era vuota, Jeremy era, molto probabilmente, agli allenamenti di
rugby. Si era iscritto per una scommessa, diceva che gli piaceva
però, e che lo aiutava a distrarsi. Perciò Elena
decise
che quella volta non l'avrebbe coinvolto.
Salì in camera e iniziò a togliersi i vestiti
bagnati di
dosso; rimase in intimo e poi si diresse vero la cassettiera per
prendere qualcosa di asciutto da indossare. Ma fu mentre era girata,
con lo sguardo rivolto nel primo cassetto, che sentì uno
strano
rumore alle sua spalle. Si vestì in fretta, ma quando
alzò la testa, nel riflesso dello specchio lo vide.
"Damon." Sussurrò impercettibilmente il suo nome. "Mi hai..
speventata." Per un momento, Elena pensò che il piano di
Bonnie
non avesse funzionato e che lui fosse ancora posseduto.
"Scusa io... non volevo." La voce di lui era però diversa
dalle
altre volte: quasi timorosa e incerta, il tono moderato e roco.
"Che ci fai qui?"
"Ti amo."
L'umana perse un battito mentre quelle due paroline continuavano a
girovagarle per la testa. Guardò negli occhi il vampiro e
per un
momento pensò di cedere. Gli occhi chiari erano puntati nei
suoi, il fisico scultoreo leggermente irrigidito, avvolto da abiti
rigorosamente neri.
"E ora, Elena, io ti bacerò."
"Damon, ma che sta-"
"E ti prego, fermami perchè ami ancora Stefan,
perchè mi
trovi brutto o perchè non ti piace la mia camicia... ma non
perchè hai paura di me, perchè io, Elena, non
potrei mai
farti del male."
Elena deglutì. Non riusciva a credere che il vampiro si
fosse
aperto in quel modo. 'Amandoti' aveva detto la sua amica Caroline e in
quel momento l'umana si sentì una stupida e ipocrita e anche
molto egoista. Vedeva un uomo distrutto dal dolore davanti a
sè
che chiedeva solamente di essere amato per ciò che era e per
tutto quello che aveva da offrire; Damon continuava ad avvicinarsi a
lei, i passi decisi, ma silenziosi.
Poi accadde. Posò le labbra sulle sue e aspettò
che fosse
lei a scegliese se continuare o no. E in lei c'era rabbia, mentre
crescevano anche desiderio e passione. E fu quando posò le
fredde mani sulle guance marmoree di lui che egli capì quale
decisione ella avesse preso. Fu quando la lingua di lei
cercò un
contatto diverso, più proibito e agognato, che lui la
lasciò accedere e la cinse con le possenti
braccia,
scaldando il suo corpo esile e indifeso.
La pioggia all'esterno si era affievolita, fino a diventare una piccola
pioggerellina gelida; i piccoli cristalli d'acqua allungati erano
spinti in modo trasversale dal vento e, improvvisamente, la finestra si
spalancò.
*
* *
Caroline
camminava sul ciglio bagnato
della strada senza una meta
precisa. Era uscita per fare un po' di compere e sull'avambraccio
sinistro erano appoggiati dei sacchetti di carta con il nome del suo
negozio preferito stampato a grandi caratteri. Forse aveva
comprato un
po' troppa roba, ma insomma, la commessa le aveva fatto anche un bel
po' di sconto, e non aveva nemmeno dovuto ammaliarla. Certo, non ci
fosse stata quella stupida pioggia avrebbe potuto indossare e provare
subito le nuove scarpe aperte adatte alle situazioni eleganti.
La vampira si
rese conto di come le cose non fossero cambiate negli ultimi anni.
Nonostante fosse diventata una vampira, certe abitudini erano ancora
lì, come comprare mille cose che non avrebbe mai utilizzato
perchè si sentiva nervosa o in ansia.
Non ne conosceva il motivo, ma anche quella volta si sentiva come in
pericolo e quella strana senzasione non l'aveva abbandonata per tutto
il pomeriggio.
Presa da quei pensieri, non si era accorta di star costeggiando l'Old
Wood, il bosco nel quale il loro misterioso nemico aveva dato
appuntamento a Elena proprio quella sera. Decise di cambiare strada,
per evitare qualsiasi tipo d'inconveniente, ma improvvisamente un
rumore attirò la sua attenzione. Poi un altro, poi un altro
ancora.
Nella pozzanghera affianco a lei due occhi gialli la fissavano in modo
da farle raggelare il sangue nelle vene; tirò fuori dalla
borsa
il cellulare e compose il numero dell'umana, velocemente.
Ma l'amica non rispondeva. Al terzo tentativo fallito decise di
lasciare un messaggio in segreteria. "Elena, ho visto il volto di cui
mi hai parlato. Richiamami per favore." Chiuse la chiamata e ripose il
cellulare nella borsa.
Un rumore più acuto provenne dall'Old Wood e Caroline
s'avvicinò ulteriormente, per poter captare meglio ogni
movimento. Le sembrò di vedere degli occhi gialli, prima di
seguire uno strano istinto che la invitava ad entrare nel bosco,
dimenticando le sue borse sul marciapiede deserto.
Mi dicono che sono molto puntuale nell'aggiornare XD
No
ok, vi meritate prima di tutto delle scuse ENORMI e anche delle
spiegazioni... Ultimamente la scuola è stata terrificante,
nel
vero senso della parola. Mi rimanevano 4 ore a notte per dormire, visto
che di giorno non potevo studiare più di tanto a causa della
palestra (sto preparando una piccola esibizione a giugno).
Perciò,
per l'ennesima volta vi chiedo di capirmi, anche se sono
sicura che lo farete, perchè mi volete tanto bene... vero? XD
Parlando
del capitolo, non c'è
molto da dire. Vediamo un' Elena spaventata nella prima parte, che ha
paura di Damon e per Damon. Il discorso di Caroline però
crea in
lei un contrasto di sentimenti, e infatti non appena il vampiro la
bacia, lei ricambia.
Ora,
ragazzi miei, io lo dirò,
ma, mi raccomando, non prendetemi troppo sulla parola: ci vediamo al
prossimo aggiornamento, che arriverà presto.
Ecco,
l'ho detto. U.U
Alla
prossima, un bacio a tutti :D