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Autore: S e n    27/05/2012    14 recensioni
[Long-fic]
Quel giorno invece, le appariva strano, spossato, quasi scocciato. Tutto quel silenzio non era da lui, che di solito esprimeva le sue opinioni con battute alquanto imbarazzanti.
Quell'aria di prepotenza che gli leggeva negli occhi non la faceva stare tranquilla; vedeva uno sguardo diverso, maligno. Eleva rabbrividì al solo pensiero e cercò di convincersi del contrario, intrecciando convulsamente le sottili dita nel vano tentativo di calmarsi.
"Tutto bene?" Le iridi azzurre di lui, così angeliche nei giorni precedenti, erano ora fonte di preoccupazione per l'umana che si limitò a fare un cenno con la testa in segno d'assenso.
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Sono passati ormai diversi mesi dalla partenza di Stefan ed Elena ha deciso di lasciarsi il passato alle spalle.
Quando però Damon, l'affascianante vampiro dagli occhi color ghiaccio, inizia a comportarsi in modo strano e si trova nei guai, la ragazza decide di aiutarlo. Le cose non saranno però semplici e mentre nuovi sentimenti si fanno spazio nel suo cuore, Elena capisce che può permettersi il lusso d'amare ancora una volta.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alaric Saltzman, Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Unusual white nightmare - capitolo 7
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Se ne stava lì, accanto a lui, da ormai due ore. Gli occhi rossi fissi sul suo viso spento, una mano stretta a pugno e l'altra tra i suoi capelli corvini.
Bonnie non aveva mai visto Elena così triste e disperata, nemmeno quando Stefan l'aveva abbandonata. Quando i genitori di lei erano morti, aveva pianto per giorni, senza mai riuscire a smettere. Adesso invece, le lacrime avevano lasciato spazio a quel piccolo barlume di speranza che minacciava di spegnersi da un momento all'altro.
Caroline aveva cercato di rassicurarla, ma era stato tutto inutile; Elena continuava a pensare al peggio, accarezzando quei capelli fini.
Dopo la rivelazione del vampiro, nell'umana era cresciuto un senso di rabbia e fastidio che non aveva saputo controllare. Scoprire che l'uomo di cui si stava innamorando -ormai l'aveva ammesso anche a se stessa- aveva, in un tempo lontano, ucciso una creatura pura e indifesa come una bambina, quasi le aveva procurato disgusto. Eppure, nel vederlo cadere a terra con un paletto conficcato nel petto, non aveva potuto far altro che scoppiare a piangere, mentre una cascata di sentimenti le affluivano dentro.
Se una parte di lei avrebbe voluto trattenersi, mostrando un minimo d'indifferenza verso quel mostro, l'altra parte voleva aiutare a tutti i costi quell'angelo.
E per questo era ancora lì, in silenzio, in uno stato d'angoscia totale.
"A quest'ora avrebbe già dovuto svegliarsi." Elena sussultò un poco alle parole della strega, mentre Caroline s'avvicinava piano.
"Sono sicura che fra poco aprirà gli occhi." Disse la vampira guardando l'umana. Ma lei sembrava non ascoltarle, con la testa ancora chinata.
Solo quando il campanello suonò, Elena sembrò per un attimo risvegliarsi dalla trance: guardò Bonnie e con un'occhiata persa le chiese di andare ad aprire la porta del Pensionato.
"Si è svegliato?"
"Non ancora."
Il professore entrò in fretta in casa e raggiunse il salotto. "Avevi detto che si sarebbe svegliato dopo poco tempo!"
"Rick, sono passate solo due."
Improvvisamente, Elena si alzò di scatto e andò verso la grande vetrata. Il cielo oscuro aveva lasciato spazio a qualche debole raggio di sole, che filtrata attraverso il vetro spesso della finestra.
La morte di Damon avrebbe significato per lei qualcosa di terribile; sapeva che non l'avrebbe sopportato, era consapevole del fatto che se l'avesse perso, il suo fisico avrebbe ceduto, questa volta senza riuscire a riprendersi. Boccheggiò in cerca d'aria un paio di volte, sentendo la testa girare e farsi pesante.
"Merda! Lo sapevo che non avremmo dovuto farlo..." Il professore continuava a camminare per la stanza, evidentemente nervoso e preoccupato. "Avremmo dovuto cercare un'altra soluzione. Non avreste dovuto ucciderlo; e lui come un emerito coglione si è fatto pure colpire da voi!" Sbottò Rick, alzando il tono delle voce già incrinata.
"Eravate tre principesse guerriere contro un'anima distrutta... come avrei potuto competere?"
A Elena si gelò il sangue nelle vene, sicura di aver appena avuto un'allucinazione. Alaric smise di camminare, voltando lentamente la testa verso l'unico che avrebbe potuto avere quella voce. Bonnie e Caroline si guardarono con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa.
L'umana aveva quasi paura a girarsi, ormai convinta di aver sognato. Temeva d'illudersi di nuovo e non avrebbe sopportato di scoprire la verità. Decise che sarebbe stato meglio chiudere gli occhi per qualche istante, ispirare profondamente e poi, solo allora, riaprirli e controllare che tutto fosse tornato al suo posto. Che Damon fosse tornato.
Ma non fece in tempo perchè, qualcuno, probabilmente Rick, stava aiutando qualcun altro ad alzarsi. L'umana ne poteva sentire i passi pesanti e stanchi che rimbombavano sul legno scuro del pavimento e nonostante quella certezza continuasse a farsi strada dentro di lei, non riusciva a voltarsi e controllare con i suoi stessi occhi quello che realmente stava succedendo.
Avrebbe dato la vita pur di rivedere quegli occhi color ghiaccio ed essere sicura che il vampiro stesse bene, ma continuava a guardare fuori dalla finestra, mentre una leggera e sicuramente gelida pioggerellina invernale iniziava a scendere silenziosa.
"Damon!" Bonnie aveva praticamente urlato ed era corsa, insieme a Caroline, ad aiutare il vampiro che, tutto dolorante, si appoggiava al professore per non cadere.
"Non credevo fossi così felice di vedermi, strega." La voce era quella di sempre, Elena l'aveva riconosciuta, roca e irresistibilmente calda. E fu in quel momento che trovò la forza di girarsi.
Il respiro spezzato e un braccio intorno al collo di Rick, gli occhi puntati dritti nei suoi e la camicia sporca di sangue. Così Damon si presentava davanti a lei, così la fissava intensamente in attesa di una sua risposta.
Ma l'umana non parlò, l'unica cosa che riuscì a fare fu correre verso di lui, annullando in un brevissimo tempo la distanza che li divideva, stringendolo così forte contro il proprio corpo che le parle quasi di sentirlo sussultare, forse per la sorpresa.
Aveva cercato di odiarlo in tutti i modi, e un tempo, anni prima, ci era anche riuscita; ma quel giorno, dopo tutto ciò che avevano affrontato insieme, non potè far altro che continuare a stringerlo per interminabili minuti. Improvvisamente però, le immagini di una piccola bambina paffuta con delicati rivoli di sangue lungo il collo, le saltarono subito alla mente; Elena s'irrigidì di colpo, allentando un po' la presa sul vampiro e sentendo gli occhi pungere.
"Per quanto mi piaccia questa posizione..." Le sussurrò il vampiro all'orecchio, riferendosi a quell'intimo abbraccio. "...credo sia arrivato il momento di staccarci."
Lei tolse immediatamente entrambe le mani dal collo di Damon e indietreggiò di qualche passo.
"Sapevo che avrebbe funzionato..." Caroline gettò un'occhiata di disappunto verso l'amica. "Ok, forse non ne avevo la certezza... ma dopotutto, sono o no una delle streghe più potenti?"
"Se hai finito di vantarti, strega, possiamo controllare che sia tutto normale?"
"In che senso?" Elena non capiva cosa volesse dire l'ultima frase pronunciata dal vampiro.
"Controllare se è ancora posseduto o no. Posso accorgermene entrando nella sua mente per qualche minuto." Le spiegò l'amica.
"Ok, allora, fallo."
Bonnie si avvicinò a Damon, portando le mani alla propria fronte e fissando intensamente il vampiro. Passarono alcuni secondi di silenzio, e poi la strega riaprì gli occhi con un'aria soddisfatta.
"Si, sono davvero la miglior strega di sempre." Annuì soddisfatta.
Alaric sospirò, sollevato. Si versò poi un po' di Bourbon nel bicchiere sul tavolino e iniziò a sorseggiarlo piano.
Un'espressione indignata comparve sul volto del vampiro. "Non si offre più agli amici?"
"Sei in convalescenza, non puoi mica bere." Rispose il professore.
"C'è una cosa che mi frulla in testa da un po'..." Fu la strega a parlare e interrompere quell'improbabile teatrino. "Chi controllava lo Shisha No Tamashi... non può essere uno stregone o strega..."
"Perchè no?"
"Per controllare creature magiche ci va una forza inaudita... non si tratta solo di poteri e capacità mentali, ma anche di potenza fisica. Un normale corpo umano, per quanto possa essere magico, non potrebbe mai controllare una creatura del genere senza farsi male."
"E quindi?" Chiese Damon mentre, traballando leggermente, si avvicinava alla bottiglia di Bourbon.
"Quindi credo sia un vampiro. Avevo letto, non ricordo dove, che i vampiri sono le uniche creature, essendo già morte, che possono sopportare qualsiasi tipo di dolore, anche inferto dalla magia." bonnie smise di parlare per un secondo puntando gli occhi su Damon. "Posso fare questo..." Improvvisamente il vampiro iniziò a gridare, portandosi le mani alla nuca. "Ma non posso ucciderlo." Le grida cessarono.
"Stup-"
"Ma come potrebbe un normale vampiro essere in grado di controllare una creatura magica?" Alaric interruppe il vampiro.
"No, non è un vampiro.." Tutti gli occhi puntarono su Elena. "E' entrato in casa mia..."
"Cosa?" Damon si girò verso di lei, l'espressione stupita e preoccupata.
"Ieri sera, sul mio letto... beh, ho trovato questo." L'umana tirò fuori dalla borsa il bigliettino bianco e lo mostrò a tutti. Il vampiro lo afferrò con forza, leggendolo velocemente prima di accartocciarlo in un pugno.
"Perchè non ce ne hai parlato?" Caroline si rivolse all'amica. "Saresti andata a quell'incontro?" 
"No, perchè le avrei spezzato le gambine io stesso." Rispose Damon al suo posto, senza smettere di guardarla.
"Si, ci sarei andata, ma poi le cose si sono sistemate... comunque, non può essere un vampiro. Non ho invitato nessuno a entrare, me lo ricordo perfettamente."
"Un vampiro... con poteri magici che riesce a entrare in casa senza invito? Sapete, suona un po'... leggenda." Alaric aveva finito il Bourbon nel bicchiere e se ne stava versando dell'altro. Certe volte l'umana si chiedeva come facesse a bere quasi quanto Damon e non crollare subito dopo.
"Vi rendete conto che abbiamo la possibilità di incontrarlo? Di tendergli una trappola..." Ragionò Caroline ad alta voce.
"No, non conviene. Se è davvero un essere così potente, a quest'ora avreà già saputo di Damon. Andare a quell'incontro significherebbe mettere a rischio la vita di tutti. Non possiamo sapere cosa abbia in mente, ma conosce fin troppo bene ciò che succede in questa casa." Parlò la strega.
Il professore bevve il primo sorso. "Perciò che facciamo? Aspettiamo che sia lui a fare la prima mossa?"
"Direi che è l'unica cosa che possiamo fare al momento."
"Io vado a casa, sono esausta." Bonnie guardò Elena che le sorrise dolcemente, esprimendo tutta la sua gratitudine. Bastava uno sguardo, infondo erano amiche da sempre.
"Strega... grazie." Bonnie fece un cenno serio con la testa, per poi dirigersi verso l'uscita. Il vampiro si avvicinò all'umana. "Possiamo parlare?" Le sussurrò in un orecchio.
"Sono contenta che tu stia bene, Damon." Elena lo guardò per un momento negli occhi, prima di girarsi verso Caroline. "Ma forse ora sarebbe il caso di riposare e godersi un normale pomeriggio."
"Certo..." Il vampiro rispose, la sua voce era un misto di delusione e consapevolezza.
Elena si diresse verso la porta, quasi infastidita dalla sola presenza di lui.
"Ci vediamo, allora." Disse Caroline prima di seguire l'amica.

* * *

"Lo perdonerai mai?"
"Che?" Chiese l'umana distrattamente. Lei e Caroline camminavano nella piazza principale della piccola cittadina sotto un cielo scuro.
"Ti ho chiesto: perdonerai mai Damon per ciò che ha fatto?"
"Io... Non lo so." Elena sembrò rifletterci su, poi, dopo aver visto l'espressione di disappunto sul viso dell'amica, si fermò. "Tu pensi che dovrei farlo." Non era una domanda, ma una certezza che la vampira aveva esternato.
"Beh... si." Un tuono in lontananza fece distrarre le due che istintivamente portarono gli occhi verso l'alto. "Non può piovere di nuovo!"
"Perchè dovrei perdonarlo?"
"E non ho nemmeno l'ombrello!" L'amica sbuffò, poi, vedendo Elena incominciare a spazientirsi, decise di rispondere anche alla sua domanda. "So cosa significa essere un vampiro, Elena. Non avere il controllo di nulla, sentire tutto in modo amplificato, non riuscire a prendere decisioni, dover... seguire il proprio istinto."
"Quello che ha fatto Damon va aldilà di ogni giustificazione, Caroline. Non posso perdonarglielo."
Intanto, molti dei cittadini se ne stavano andando, mentre altri tuoni, più acuti, rieccheggiavano nella piazza. "Addio pomeriggio di shopping." La vampira di guardò intorno, poi si rivolse all'amica. "No, non è assolutamente giustificabile. Non voglio che lo perdoni, voglio che lo comprendi. Quando non hai il controllo, non vedi le differenze; quando la tua gola brucia e i canini pizzicano e ogni parte del tuo cervello grida sete... non sei in grado di fermarti. E ora mi dirai che Stefan era in grado di farlo..."
L'umana fece per aprire bocca, ma venne preceduta da Caroline. "Ma non è così. Non conosci il suo passato e non ne puoi avere la certezza.... Il diventare vampiro è un peccato e non esiste modo per espiarlo. Si può solo... cercare di non incappare negli stessi errori e, credimi, Elena, Damon lo sta facendo, ci sta provando con tutto se stesso."
"Come?" Chiese, quasi con tono retorico, fin troppo sicura della risposta.
"Amandoti, forse più di quanto gli sia concesso." La vampira fece una breve pausa, poi sorrise all'amica. "Devo andare. Faresti meglio a tornare a casa, fra un po' verrà giù il diluvio."

* * *

Dopo aver salutato l'amica, Elena si era incamminata verso casa velocemente. Si trovava a due isolati da casa Gilbert quando aveva iniziato a piovere violentemente, tutto d'un tratto. Aveva poi corso e, una volta entrata in casa si era richiusa la porta alle spalle, dando anche due o tre giri di chiave. Da quando aveva trovato il biglietto sul letto la notte precedente, il terrore di dover incontrare il nemico la assillava.
La casa era vuota, Jeremy era, molto probabilmente, agli allenamenti di rugby. Si era iscritto per una scommessa, diceva che gli piaceva però, e che lo aiutava a distrarsi. Perciò Elena decise che quella volta non l'avrebbe coinvolto.
Salì in camera e iniziò a togliersi i vestiti bagnati di dosso; rimase in intimo e poi si diresse vero la cassettiera per prendere qualcosa di asciutto da indossare. Ma fu mentre era girata, con lo sguardo rivolto nel primo cassetto, che sentì uno strano rumore alle sua spalle. Si vestì in fretta, ma quando alzò la testa, nel riflesso dello specchio lo vide.
"Damon." Sussurrò impercettibilmente il suo nome. "Mi hai.. speventata." Per un momento, Elena pensò che il piano di Bonnie non avesse funzionato e che lui fosse ancora posseduto.
"Scusa io... non volevo." La voce di lui era però diversa dalle altre volte: quasi timorosa e incerta, il tono moderato e roco.
"Che ci fai qui?"
"Ti amo."
L'umana perse un battito mentre quelle due paroline continuavano a girovagarle per la testa. Guardò negli occhi il vampiro e per un momento pensò di cedere. Gli occhi chiari erano puntati nei suoi, il fisico scultoreo leggermente irrigidito, avvolto da abiti rigorosamente neri.
"E ora, Elena, io ti bacerò."
"Damon, ma che sta-"
"E ti prego, fermami perchè ami ancora Stefan, perchè mi trovi brutto o perchè non ti piace la mia camicia... ma non perchè hai paura di me, perchè io, Elena, non potrei mai farti del male."
Elena deglutì. Non riusciva a credere che il vampiro si fosse aperto in quel modo. 'Amandoti' aveva detto la sua amica Caroline e in quel momento l'umana si sentì una stupida e ipocrita e anche molto egoista. Vedeva un uomo distrutto dal dolore davanti a sè che chiedeva solamente di essere amato per ciò che era e per tutto quello che aveva da offrire; Damon continuava ad avvicinarsi a lei, i passi decisi, ma silenziosi.
Poi accadde. Posò le labbra sulle sue e aspettò che fosse lei a scegliese se continuare o no. E in lei c'era rabbia, mentre crescevano anche desiderio e passione. E fu quando posò le fredde mani sulle guance marmoree di lui che egli capì quale decisione ella avesse preso. Fu quando la lingua di lei cercò un contatto diverso, più proibito e agognato, che lui la lasciò accedere e la cinse con le possenti braccia, scaldando il suo corpo esile e indifeso.
La pioggia all'esterno si era affievolita, fino a diventare una piccola pioggerellina gelida; i piccoli cristalli d'acqua allungati erano spinti in modo trasversale dal vento e, improvvisamente, la finestra si spalancò.

* * *

Caroline camminava sul ciglio bagnato della strada senza una meta precisa. Era uscita per fare un po' di compere e sull'avambraccio sinistro erano appoggiati dei sacchetti di carta con il nome del suo negozio preferito stampato a grandi caratteri. Forse aveva comprato un po' troppa roba, ma insomma, la commessa le aveva fatto anche un bel po' di sconto, e non aveva nemmeno dovuto ammaliarla. Certo, non ci fosse stata quella stupida pioggia avrebbe potuto indossare e provare subito le nuove scarpe aperte adatte alle situazioni eleganti.
 La vampira si rese conto di come le cose non fossero cambiate negli ultimi anni. Nonostante fosse diventata una vampira, certe abitudini erano ancora lì, come comprare mille cose che non avrebbe mai utilizzato perchè si sentiva nervosa o in ansia.
Non ne conosceva il motivo, ma anche quella volta si sentiva come in pericolo e quella strana senzasione non l'aveva abbandonata per tutto il pomeriggio.
Presa da quei pensieri, non si era accorta di star costeggiando l'Old Wood, il bosco nel quale il loro misterioso nemico aveva dato appuntamento a Elena proprio quella sera. Decise di cambiare strada, per evitare qualsiasi tipo d'inconveniente, ma improvvisamente un rumore attirò la sua attenzione. Poi un altro, poi un altro ancora.
Nella pozzanghera affianco a lei due occhi gialli la fissavano in modo da farle raggelare il sangue nelle vene; tirò fuori dalla borsa il cellulare e compose il numero dell'umana, velocemente.
Ma l'amica non rispondeva. Al terzo tentativo fallito decise di lasciare un messaggio in segreteria. "Elena, ho visto il volto di cui mi hai parlato. Richiamami per favore." Chiuse la chiamata e ripose il cellulare nella borsa.
Un rumore più acuto provenne dall'Old Wood e Caroline s'avvicinò ulteriormente, per poter captare meglio ogni movimento. Le sembrò di vedere degli occhi gialli, prima di seguire uno strano istinto che la invitava ad entrare nel bosco, dimenticando le sue borse sul marciapiede deserto.




Mi dicono che sono molto puntuale nell'aggiornare XD
No ok, vi meritate prima di tutto delle scuse ENORMI e anche delle spiegazioni... Ultimamente la scuola è stata terrificante, nel vero senso della parola. Mi rimanevano 4 ore a notte per dormire, visto che di giorno non potevo studiare più di tanto a causa della palestra (sto preparando una piccola esibizione a giugno).
Perciò, per l'ennesima volta vi chiedo di capirmi, anche se sono sicura che lo farete, perchè mi volete tanto bene... vero? XD
Parlando del capitolo, non c'è molto da dire. Vediamo un' Elena spaventata nella prima parte, che ha paura di Damon e per Damon. Il discorso di Caroline però crea in lei un contrasto di sentimenti, e infatti non appena il vampiro la bacia, lei ricambia.
Ora, ragazzi miei, io lo dirò, ma, mi raccomando, non prendetemi troppo sulla parola: ci vediamo al prossimo aggiornamento, che arriverà presto.
Ecco, l'ho detto. U.U
Alla prossima, un bacio a tutti :D


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