Titolo del capitolo: El
sueño de una noche de verano.
Personaggi:
Antonio Fernandéz Carriedo { Spagna } / Olanda
Rating:
Arancione
Note dell'autore:
One-shot / Shonen-ai / Introspettiva
Disclaimer:
Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del
mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia
proprietà.
.El sueño de una noche
de verano.
Vi sono momenti in cui la notte sembra galleggiare senza passare mai;
quando sei costretto a rimanere steso sul letto, cullato dal respiro di
chi dorme ma senza riuscire a prendere quel sonno che sfugge sempre
più lontano come un'onda oramai esaurita.
Da quante ore andava avanti a questo modo?
Alle orecchie erano passati i rumori di una Amsterdam che vive e
respira di notte, insieme alle sue macchine e al suo vociare; il
respiro dell'uomo accanto a sé profondamente addormentato
che ogni tanto cambiava posizione, per risultare più comodo
sopra quel materasso fin troppo sforzato la sera prima. E tutto, tutto,
si era spento in una nota silenziosa all'orizzonte con l'arrivo di
un'alba gelida, che trovò Antonio nella medesima posizione
in cui la luna lo aveva salutato.
Disteso su un letto che non gli apparteneva, le mani intrecciate sul
petto nudo e gli occhi fissi sul soffitto color crema di una camera non
sua.
Aveva ancora i muscoli intorpiditi dall'attività frenetica
che lo aveva visto protagonista, la pelle che tirava e prudeva ancora a
causa della doccia che si era caritetevolmente concesso... ad un orario
indefinito di un giorno ancora meno chiaro.
Era tutto terribilmente confuso.
Conosceva perfettamente ogni crepa, ogni poro di quel soffitto che era
stato capace di cambiare colore come una donna si cambia il vestito, ma
non era abbastanza.
Un'atmosfera troppo onirica dove neppure le lenzuola offrivano un
appiglio concreto, scivolavano via dalle dita, lasciando su di esse
profumi che sapevano di proibito.
Precisamente cosa era successo? Oh, sarebbe stato davvero interessante
ricordarselo.
Ricordava una schiena, la medesima schiena che aveva vicino alla mano
sinistra, larga e sudata. Ricordava dei ruggiti sommessi, una
sensazione di pienezza e la stanchezza lungo tutto il corpo come dopo
una forte sessione di palestra. Poi, il tutto si perdeva in una grigia
nube senza senso e senza forma.
Più cercava di diradarla più questa si
inspessiva, portando con sé un dolore terribile alla testa.
Tanti pugnali lo trafiggevano simultaneamente, rendendogli difficile
persino l'osservare quel soffitto chiaro.
Un grugnito e un movimento gli ricordarono, però, di non
essere il solo ad essere immerso nella nube grigia.
Al suo fianco giaceva il proprietario di quella schiena larga, ora
nascosta dal materasso; dormiva.
Sapeva chi era, ma non riusciva a ricordare per quale motivo stesse
lì vicino a lui, nudo, con strani segni rossi lungo tutto il
petto.
Olanda... non lo odiava? Normalmente si sarebbe tenuto a metri e metri
di distanza, e mai avrebbe pensato di dividere il letto con lui. Era
strano, forse impossibile.
... ma se era così impossibile, per quale motivo ora
avvertiva il suo peso piegare il materasso e lasciarlo scivolare
inesorabilmente verso il calore emesso dalla pelle chiara?
«...»
Probabilmente quello era il suo braccio, che mollemente si protendeva
verso il profilo rigoroso della Nazione profondamente addormentata
accanto a lui, così fiduciosa che mai lo aveva visto in tale
modo. Aveva perso completamente l'aria guardinga come una bestia in
gabbia; passò le dita sulla fronte, ora spianata, giocando
con le unghie per trovare quella cicatrice sottile che deturpava una
perfezione simile agli déi greci. La aveva procurata lui, se
lo ricordava, così come la lingua ancora sapeva del suo
sangue ribelle, diverso eppure uguale a tutti gli altri.
Il naso dritto e severo, le labbra sottili e il mento duro. Nessuno
avrebbe potuto dire che quella persona era l'Olanda, con
così tante asperità quanto il suo paese era
pianeggiante, dolce, collinare. Il collo era teso, i tendini fremevano
sotto il passaggio dell'aria inspirata ed espirata, e il petto largo si
alzava e si abbassava lentamente.
Piano la nube si dissolveva, lasciandolo più conscio di
ciò che compiva, come i cerchi sempre più stretti
sui pettorali, lo sfiorare dei capezzoli che risposero quasi pigramente
a quel tocco leggero; non aveva mai avuto la possibilità di
osservarlo bene come in quel momento, steso su un fianco e gli occhi
verdi puntati su ogni parte, ogni centimetro di pelle scoperta. E sulle
cicatrici.
Ah, quelle sì che le conosceva bene tanto quanto quella
campeggiante sulla fronte; erano il suo marchio, ne sorrise lieve,
soddisfatto.
Seguì gli addominali arrivando all'ombelico che
pizzicò, rendendolo arrossato quanto bastava per puntarci lo
sguardo e per immaginare come poteva essere affondare i denti in quella
carne, sentire la pelle cedere con lentezza solo di fronte ai suoi
denti.
Non si intrappolò nella peluria biondastra che ricopriva il
bassoventre evidenziato dalle linee dure del bacino; sfiorò
la virilità ora sopita, cercandone con i polpastrelli ogni
forma che aveva imparato a conoscere. Non vi era nulla di osceno in
quel tocco delicato, eppure Olanda reagì inconsciamente.
Una risatina gli fu strappata, la mano cadde sulle lenzuola nuovamente,
già dimentica della pelle calda di sole e di estate che
aveva appena toccato.
Era un sogno, semplicemente.
Doveva esserlo.
Pigramente le cicale cantavano, annunciando l'estate.
.Fine.
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Tempo fa avevo promesso
a mia moglie una storia completamente dedicata a lei.
Probabilmente
avrà pensato che me ne fossi dimenticata, invece eccola. Non
è nulla di particolare, in verità... mi piaceva
l'immagine che volevo proiettare.
Only for U, my wife.
<3
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