CAPITOLO 1
-
Harry dov’eri finito? – Una ragazza castana, dagli
occhi color ambra e le guance arrossate dai primi freddi di ottobre, getto i
libri a terra, non appena lo vide comparire sulla soglia della sala comune di Grifondoro.
-
Io ? è si… ero al lago…
-
Ma lo sai che ore sono?- la ragazza che stava
raccogliendo il libro, alzò gli occhi su di lui- ma che diavolo t’è successo?-
disse correndo da lui, e passandogli un braccio attorno alla vita.
-
Niente… ho avuto uno scambio d’opinioni con Malfoy.- disse l’altro, sedendosi a fatica una volta
raggiunto i divano.
-
Avrei dovuto immaginarlo! Aspettami vado a prendere del
disinfettante e qualche benda.- e così sparì dietro la porta del dormitorio
femminile. Harry intanto, si lasciò andare sul divano, dove si addormentò
immediatamente. E di nuovo, appena chiuse gli occhi iniziò a sognare.
-
era steso nello stesso identico luogo, e allo
stesso modo, era sveglio però, e accanto a lui c’era, una capoccia rossa, che
ululava e imprecava contro, Hermione, che con la pazienza di una santa, faceva marinare
una strana pozione verdastra sulla schiena del suo amico, non che sulla sua,
dopo un’ennesima zuffa con Malferret & co. Come li chiamava lui, quando ne parlavano. Quella volta
era stata davvero eccezionale. Si erano azzuffati, al campo da quiddich, perché nessuno tra lui e Malfoy,
aveva intenzione di concedere il campo all’altro. Si ricordava perfettamente il
fatto che Ron in
quella zuffa, c’era entrato volontario, non per solidarietà, ma per separare
quei due deficienti che altrimenti si sarebbero ammazzati. Il risultato? Beh
Ron ne aveva prese più di tutti. –
-
Hermione scese e lo trovò addormentato, lo fisso un momento,
e vide un mezzo sorriso sulle sue labbra. Non ebbe cuore di svegliarlo. Era
molto che non lo vedeva sorridere, anche se quel sorriso era dato
dall’incoscienza, era felice di vederglielo sulla faccia. Si ritrovò anche lei
a sorridere. Era dolcissimo,
sembrava un bambino, e come un bambino era fragile. Si ritrovò a pensare la
bruna sistemandogli una coperta addosso. Si sedette sulla poltrona di fronte a
lui. quella che ormai, a forza di starci, era
diventata la sua. E l’occhio cadde incoscientemente su l’altra, quella a fianco
alla sua. Ora vuota. Ma un tempo occupata da quell’altro scapestrato rossiccio, che insieme ad Harry,
riempiva le sue giornate. Quante volte erano stati lì, con lui in ginocchio a
supplicarla di passargli i compiti per il giorno successivo, oppure a mangiare
tutti insieme le peggio schifezze, appena comprate a mielandia,
oppure ancora le volte passate lì a fare le 3 parlando di piani per sconfiggere
quell’essere sporco e ignobile che se l’era portato
via. Una lacrima e un singhiozzo strozzato, le riempirono il cuore, pensando
alle urla di Harry , e lei che si voltava, e lo vedeva
cadere all’indietro nella polvere. Il suo cuore si era fermato, come allora, e
le lacrime le sgorgarono a fiotti, incontrollabili, mentre lei stava rivivendo,
quella scena in cui correva verso Ron, e lo trovava a terra
disteso, con gli occhi sbarrati. I suoi occhi. Quegli stupendi pezzi di
cielo, che tante volte l’avevano guardata. Quante cose le avevano comunicato, la
rabbia, la felicità, la tristezza, la preoccupazione, l’amore. Già l’amore,
quello che li legava, e che le aveva lasciato un abisso nero all’interno. Ma
non era quella la cosa che più gli mancava di Ron. No. Non erano gli occhi, ma
il suo sorriso, così sincero e puro, così innocente, che quasi non sembrava
reale. Non meritava di morire, non il suo Ron. Non doveva farlo. L’aveva
lasciata sola, perché era stato distratto, perché quell’idiota
non le dava mai ascolto. Quante volte?... quante glielo
aveva ripetuto… e lui l’aveva ascoltata? No. E lei questo non riusciva a
perdonarglielo. Ce l’aveva con lui. La cosa le faceva
rabbia, e la faceva piangere ancora di più, sapendo che stavolta non avrebbero
potuto fare pace. Stavolta lui, non sarebbe tornato da lei, con la sua
espressione da cuccioletto implorante. No, non l’avrebbe più rivista quell’espressione. Gli occhi appena asciugati, con la
manica del maglione, in un gesto meccanico, si gonfiarono nuovamente di
lacrime. Si scosse dai suoi pensieri sentendo la coda liscia e vaporosa di grattastinchi frusciargli contro le gambe. Lo raccolse e lo
strinse a se scoppiando in singhiozzi. Quel gatto maledetto, gli ricordava Ron
più di ogni altra cosa. A causa sua erano stati un mese senza palarsi al terzo
anno. E poi quel suo pelo fulvo, non poteva non ricordargli, i capelli morbidi
e scomposti, del ragazzo, con cui giocava, quando erano a letto, o quando si
addormentava sui libri mentre studiavano in biblioteca. Improvvisamente si alzò
andando ad affacciarsi fuori dalla finestra. Doveva
smetterla, Ron non avrebbe voluto vederla così. Lo avrebbe ucciso un'altra
volta continuando a piangerlo. Perché Ron le diceva sempre che a ogni sua
lacrima si sentiva morire. Si fece forza e preso un fazzoletto, si asciugò il
viso. Aveva deciso… era finito il tempo di piangere. Guardò in alto verso il cielo, tra le nuvole,
una stella brillava, e fu a quella stella, e a se stessa che promise, “ basta! Non piangerò più per te Ronald Weasley, ma sarà quando ti avrò
vendicato, che potrò ritenermi in pace, e contaci che lo farò, è una promessa!”
.
Harry aprì improvvisamente gli
occhi, e tiratosi su a sedere, si portò le mani sul viso. Scrollò la testa un
paio di volte, poi aprì di nuovo gli occhi. Si era stato solo un sogno, per
l’ennesima volta. Si sentì carezzare la testa e una mano poggiata sulla spalla.
Ci mise sopra la sua, e si voltò, era certo di chi fosse,
la guardò, e lei gli sorrise.
-
mi sono addormentato! Scusami
Herm! – disse con tono di scuse.
-
Figurati! – disse lei, con voce dolce. – dai ora fammi vedere come ti ha conciato.- l’amico la guardò
attentamente, aveva pianto, si vedeva, ma aveva una forza nuova dalla sua, le
si leggeva in faccia, e quel suo lieve sorriso, gli riportò alla mente quelli
belli e sereni di un tempo. Guardandola si sentì meglio. Come se quella nuova
forza che vedeva in lei, si stesse diffondendo
rapidamente anche in lui. lei sembrava non farci caso.
Prese il disinfettante e del cotone, e iniziò a tamponargli un graffiò sullo zigomo, concentrata, senza guardarlo negli
occhi. – come mai avete litigato?
-
Hiss!
-
Lo so brucia un po’ Harry…
-
non c’è un motivo preciso. Uno
dei soliti suppongo.
-
Andiamo bene! Fai a pugni con Malferret
senza neanche avere un motivo.
-
Ahia!
-
Possibile che tu e lui non riusciate
ad avere una sottospecie di conversazione normale, che sia in un linguaggio
diverso da quello delle botte?- Harry tacque, l’amica lo guardò sentendosi un
po’ in colpa, magari aveva esagerato, forse ad Harry sfogarsi su Malfoy serviva per stare meglio. Decise di cambiare
discorso.- sai una cosa? – disse sorridendo divertita.
-
No cosa?- chiese Harry, ricambiando con un mezzo
sorriso.
-
Sei dolcissimo quando dormi…
sembri un bimbo.- disse passando a medicargli il labbro, sempre sorridendo. Il
bambino sopravvissuto arrossì.
-
Grazie! Lo prendo come un complimento.- disse sereno.
-
Aspetta… non muovere la bocca! Guarda che t’ha fatto! Ti fa male?- chiese calma.
-
No, questo coso, brucia un po’ ma
è miracoloso. Che roba è?- Hermione sorrise.
-
È una pozione fatta con alcune erbe e una lacrima di
fenice, è per questo, che fa subito effetto. – spiegò.
-
E chi te l’ha data?- chiese il
moretto stupito.
-
L’ho fatta io! l’ho trovata su
un vecchio libro in biblioteca.
-
E con la lacrima come hai fatto?
-
Diciamo che la collaborazione di Fanny e il permesso di
Silente sono stati essenziali.
-
Silente?
-
Si… mi ha permesso di farla, dopo il tuo primo
allenamento di quiddich dello scorso anno.
-
Quando mi sono azzuffato con Malfoy?
-
Già!- disse lei sorridendo.- Sei
monotono mio caro lo sai?
-
Però non l’hai usata quella volta
vero?- disse Harry risentendosi sulla pelle il bruciore dell’altro
disinfettante.
-
No. Quella volta era un'altra.
-
E bruciava di più, mi ricordo ancora le urla di Ron…- ma si pentì di aver pronunciato quel nome. Alzò gli
occhi su Hermione, la quale sembrava non averci fatto caso. “ starà fingendo?” . era
caduto uno strano silenzio, Harry le prese la mano. – Herm mi dispiace.
-
Per cosa?- chiese lei tranquilla, guardandolo stupita.
-
No è che…. Ron… insomma….- la
ragazza gli prese il viso fra le mani con dolcezza, quel gesto l’aveva fatto a Ron, la mattina
del giorno in cui era morto. Erano stati a letto insieme quella notte. Le si strinse il cuore, ma poi socchiuse gli occhi, e
sospirò in silenzio.
-
Si Harry, manca da morire
anche a me. Però ho deciso. Basta piangere, l’ho fatto fin troppo. – Harry la
guardò negli occhi, lei sostenne il suo sguardo, lo pensava veramente, era
convinta di quello che diceva. – dai ora scendiamo a
cena….- lo baciò sulla guancia, e presagli la mano, uscirono dalla sala comune.
Nel frattempo a serpeverde.
-
Draco che diavolo ti...- ma
il biondo con un gesto annoiato, bloccò la lingua del suo migliore amico. Che
capì al volo.- di nuovo Potter?!-
Malfoy annuì, andandosi a guardare allo specchio,
cavolo, aveva un occhio quasi nero….- per cosa stavolta se posso??- chiese
l’altro sorridendo.
-
Boh!
-
Come boh? Ora vi picchiate
senza motivo?
-
No il motivo c’era, ma ora non ricordo più qual è!
-
Ho capito, t’ha cambiato i connotati con un cazzotto.
-
No… è solo che… - Draco stava
per parlare, ma poi qualcosa lo fermò. Ripensò all’espressione di Harry, alle
sue lacrime. No, non era giusto sputtanarlo. Decise
in quel momento, che sarebbe rimasta fra loro. Almeno finchè
non gliene avesse combinata una tanto grande da farlo incazzare a morte. – lo sai, le solite stronzate.
-
Lo so! Siete due idioti!
-
Beh grazie Blaise!
-
Di niente Malfy!
-
Malfy? E questa da dove t’è
uscita?- chiese Draco sorridendo al suo migliore
amico.
-
Boh! Però ammettilo, è figo è????- gli disse sollevando
il sopracciglio.
-
Ma piantala! Certo che a volte sai essere davvero
idiota Blaise.
-
Si beh capita a tutti ogni
tanto! – disse l’altro per tutta risposta. – dai vieni che ti sistemo la
faccia, prima di andare a cena.
-
Grazie.
-
Figurati. – Blaise prese il
disinfettante, dell’ovatta e un impiastro color oliva, che non prometteva nulla
di buono.- allora… vuoi dirmi la verità?
-
Cosa?- disse il biondo fissando il suo amico negli
occhi.
-
Non fare il finto tonto. Ti sei azzuffato con Potter, ma c’è qualcosa che ti turba, lo vedo… sei come un
libro aperto ormai.
-
Allora, fatti prestare i suoi occhiali, Blaise, perché forse ti è calata la vista.- frecciò l’altro avvelenato.
-
Può darsi… ma tu dovresti
imparare a mentire, perché lasciatelo dire, come bugiardo fai pena.- disse
chiudendo il barattolino dal contenuto verdastro.
-
Scusa Blaise, hai ragione. Ma
non è una cosa che posso dirti. Non mi riguarda neanche. L’ho saputa per
sbaglio.- disse il biondo guardando negli occhi l’amico.
-
D’accordo, rispetto la tua decisione. Deve essere una
cosa davvero seria.
-
Più che altro, dolorosa. E se c’è una cosa che ho
capito, standoti appresso, è che non è carino farsi beffe del dolore altrui.
-
Fiùùùùùùùùùù! Devo
affacciarmi e vedere se nevica. Il mio Dracuccio, che
dopo 10 anni che ci conosciamo inizia a seguire i miei consigli. Wow, davvero
eccezionale!!!
-
Ma la smetti! Sei insopportabile Blaise.
-
E tu un acidone!
-
Anche fosse? Non sono un
impiccione come te!
-
Io cosa? Non
farmi ridere ti prego…
-
Ragazzi! Dracuccio dolce…
andiamo a cena????
-
Ciao Pansy. – la ragazza si
getto fra le sue braccia mollandogli un bacio mozzafiato.
-
Ma che ti è successo all’occhio?
-
Ohhhh! È una storia lunga!!!- ridacchiò Blaise.- beh io comincio ad andare…
-
“ aspetta che ti
fulmino!”
-
Dracuccio dove sei stato
tutto il pomeriggio?
-
In biblioteca!- mentì spudoratamente.
-
Potevi dirmelo, mi sei mancato amorucciolo!-
disse la vipera col la voce più mielosa che avesse mai tirato
fuori, a Draco si rizzarono i capelli dietro la nuca.
Doveva scrollarsi di dosso quella vipera! Era una questione di vita o di morte.
Non la sua, naturalmente.
-
Andiamo a cena, che è meglio.
-
D’accordo…
E i due lasciarono il dormitorio
a braccetto. Lei felice come una pasqua, e lui, con un sorriso finto, talmente
naturale da far invidia
a qualunque attore.
Arrivati in sala Grande. Presero
posto alle loro rispettive tavole. Albus Silente,
l’uomo dell’un nome un programma, fatto apparire una sorta di leggio, si
avvicinò e prese la parola.
-
cari ragazzi, siete
sicuramente tutti a conoscenza degli ultimi avvenimenti, è per questo che
quest’anno ci saranno misure di sicurezza ancora maggiori, a difesa della scuola. Per tanto vi
pregherei, di non recarvi fuori dal castello dopo le
sei del pomeriggio, e di non lasciare i dormitori dopo le 19 e 30. inoltre ho l’immenso piacere d’informarvi che tra
qualche giorno, avrete un nuovo insegnante di difesa contro le arti oscure. Gli
alunni più grandi probabilmente lo ricorderanno, ha insegnato qui, per un anno,
tre anni fa. Per ora è
tutto. Vi auguro, buona cena, e buon proseguimento.- a quelle parole, Hermione
e Harry si guardarono negli occhi, e subito i loro cuori, fecero un salto prima di ritornare a battere secondo il loro corso
naturale. Ebbene si… avevano capito bene, il loro
insegnante, di tre anni prima… Remus Lupin. Membro dell’ordine della fenice, uno dei migliori
amici dei suoi genitori, sarebbe tornato a scuola, e avrebbe ripreso a
insegnargli, quella materia, che avevano praticato praticamente solo con lui.
eccolo qui… nuovo cappy fresco fresco…
un ringraziamento speciale a
Piper1831 e a Luc_y: sono contenta che
la storia vi piaccia…
bene
non mi resta altro che dirvi… alla
prossima
ladyGranger