CHAPTER 5:
“I ragazzi mi hanno detto
che te ne sei andata presto
lunedì..?”
Kate si voltò e vide Lanie
Parish, la nuova assistente
medico, appoggiata alla sua scrivania. Avevano preso un
caffè insieme qualche
volta da quando lei era arrivata. Kate la trovava simpatica, anche se
un po’
sfacciata. Era bello avere un’altra ragazza intorno, qualcuno
che la
incoraggiasse ad essere anche femminile, una volta ogni tanto.
Karpowski
l’aveva preparata bene e insieme tenevano testa ai ragazzi,
ma certamente non
era il tipo da pettegolezzi.
“E se l’avessi
fatto?” replicò Kate pacatamente.
“Sono solo curiosa di sapere
come mai” rispose lei con
un’alzata di spalle, sistemandosi la divisa.
“Stando a quello che mi hai
raccontato, e che gli altri dicono, non stacchi mai
presto”.
“Non ho staccato presto, in
realtà” ribatté Kate, passando in
rassegna i documenti che Egrin aveva finito per lei. Avrebbe dovuto
comprargli
una bibita. “Per una volta me ne sono andata ad un orario
decente”.
“Non fa differenza per
te” insistette Lanie, lasciandosi
cadere sulla sedia che Kate ed Esposito tenevano in mezzo alle loro
scrivanie.
“Ed è una giornata tranquilla oggi, niente
cadaveri. Quindi.. sputa il rospo”.
“Perché pensi
sempre che ci sia dietro qualcosa?” chiese Kate
riordinando i documenti “Sarei potuta andare a casa a farmi
una dormita. E’
stata una settimana dura”. Era combattuta fra punzecchiare la
sua nuova amica e
voler mantenere la sua vita privata così com’era:
privata.
“Ma non l’hai
fatto. Sembri troppo rilassata per non aver
fatto altro che dormire per un giorno e mezzo”.
Kate scosse la testa. “Ti
rendi conto che non ha alcun senso,
vero?”
Lanie rise. “Zitta e sputa
il rospo”.
“Sono andata a cena da un
amico” rispose lei alzando le
spalle. Era vero, o almeno.. era la cosa che più si
avvicinava alla verità.
“Quale amico?”
“Perché
t’importa?”
“Perché non vuoi
dirmelo?”
Si lanciarono
un’occhiataccia. “Beckett, dì alla tua
amica
perché te ne sei andata presto così ce ne
possiamo tornare tutti al lavoro in
pace, eh? Queste chiacchiere femminili mi stanno facendo venire il mal
di
testa” brontolò Esposito.
“Chiudi il becco
Esposito” risposero Kate e Lanie
all’unisono.
“Suscettibili..”
mormorò lui.
“Comunque” sorrise
Lanie voltandosi di nuovo verso Kate e
facendole l’occhiolino. “Chi è il tuo
nuovo amico?”
Kate sospirò. Se avesse
resistito, Lanie l’avrebbe
punzecchiata ancora di più.
“Rick Castle”
rispose con calma.
“Scusa?!”
“Rick
Castle”
ripeté, lanciando un’occhiata a Lanie “E
non
ingigantire la cosa”. Per favore,
per
favore, stai calma e tranquilla e..
“Hai avuto un appuntamento
con Rick Castle?!” squittì Lanie.
Kate la incenerì con lo
sguardo non appena molti si furono
voltati verso di loro. “No” rispose ad alta voce,
girandosi verso gli altri
poliziotti, che velocemente si ritirarono sulle loro scrivanie.
“Davvero,
Lanie”.
“Perdonami”
sorrise lei “Ma.. sul serio? Hai cenato con lui?
Lo scrittore?”
“Ho cenato con lui e sua
figlia. E’ stata solo.. solo una cena”.
Era stata una cena bellissima che
le aveva regalato il sorriso sul volto per giorni. Ma era stata
comunque solo
una cena.
“Sua figlia? Castle ha una
figlia?”
“Si” rispose lei
calma “E’ adorabile”.
“E come è
successo?”
“Già, Beckett.
Per favore, raccontacelo. Muoriamo tutti dalla
voglia di saperlo” aggiunse Esposito sporgendosi verso di
lei.
“Vuoi che ti faccia le
treccine ai capelli mentre lo
racconta, o preferisci che ti molli un pugno prima,
Esposito?” sbottò Lanie.
Lui indietreggiò e Kate
ridacchiò vedendolo lanciare
un’occhiataccia a Lanie con trepidazione. “Dai
Lanie, andiamo in sala relax.
Non è necessario dare dell’altro cibo ai
pesci”.
Condusse l’assistente lungo
il corridoio fino alla sala
relax, e chiuse la porta. “Prima regola? Mai aprire loro una
porta. Prenderanno
delle pinze e la scardineranno per poter rientrare dopo che
l’hai chiusa” disse
con un piccolo sospiro.
“Scusa” rise Lanie
sedendosi sul divano “Ma dico sul serio,
come è successo?”
“Li ho incontrati quando
sono andata a farmi autografare il
suo libro e ho passato un po’ di tempo con sua figlia,
così mi hanno invitata a
cena. Ci sono andata, ed è stato bello” disse Kate
imbarazzata, in piedi al
centro della stanza, spostando lo sguardo dal tavolo scassato
all’abissale
macchina del caffè.
“Bello?”
“Si. Abbiamo cenato e
guardato un film”. Probabilmente
minimizzare avrebbe reso l’interrogatorio meno invadente, no?
“Quale film?”
“L’incantesimo
del lago”
rispose Kate, e un sorriso le comparve sul volto.
“Scherzi?” chiese
lei ridendo.
“Hey, l’ha scelto
una bambina di sette anni”.
Lanie si rilassò sul
divano. “Santo cielo, sono passati anni
dall’ultima volta che l’ho visto”.
“Vero?”. Kate si
lasciò cadere accanto a lei, sentendosi un
po’ più a suo agio. A questo servivano le amiche,
e doveva cercare di sentirsi
bene nel condividere quel genere di cose. Era davvero bello.
“E’ stato
divertente”.
“Li vedrai di
nuovo?”
Kate annuì, giocherellando
con le dita e guardando fuori
dalla finestra. “Il prossimo lunedì, sempre per
cena”.
“Ci andrai ogni
settimana?”
Kate incontrò il suo
sguardo. “Non lo so. Forse”. Lo sperava
davvero, e la giornata tra il lunedì e il
mercoledì l’aveva aiutata ad
accettarlo; si poteva concedere di essere in trepidante attesa per
serate
divertenti piene di risate: era una cosa buona per lei.
“Sembri così
felice!” le disse Lanie “E come sta il tuo
ragazzo, Will? Come l’ha presa?”
“Se n’è
andato a Boston” rispose lei, e il suo sorriso
svanì.
Infatti lui, guarda caso, era partito proprio il giorno prima, anche se
lei
fingeva di non aver tenuto il conto.
“Oh”
“Quindi.. non è
esattamente un problema” rise Kate
tristemente.
“Mi pareva ti piacesse
molto”.
Kate annuì.
“Già”. Era così, e il
pensiero le strinse il
cuore in una morsa.
“Mi dispiace”.
Lanie posò una mano sulla sua gamba, e Kate le
rivolse un debole sorriso. “E’ tutto okay.
Succede”. Le persone se ne andavano.
Era ciò che la vita le aveva insegnato, e nessun pensiero
positivo poteva
cambiarlo.
“E’ brutto
comunque”
“E’ vero.
Ma..”. Guardò Lanie. Parlarne non
l’avrebbe reso
meno brutto, era tempo di cambiare discorso. “Tu
piuttosto, come stai?”
Lanie si illuminò.
“Ho incontrato un ragazzo carino”
“Oh, davvero?”
“Anthony. Un
pompiere”
“Ooooh, era sul
calendario?” chiese lei, alzando un
sopracciglio con un sorriso malizioso.
“Maggio dello scorso
anno”
“Complimenti!”.
Kate le diede il cinque. Lanie era semplice,
divertente. “Dimmi di più”. I
cercapersone di entrambe suonarono nello stesso
momento. “Ripensandoci, che ne dici di bere qualcosa insieme
questa settimana?”
Lanie annuì.
“Domani? Una piccola, falsa festicciola del
Ringraziamento?”
Kate sorrise, le sarebbe piaciuto. Era
sincera: i sandwiches
al tacchino del Distretto non erano niente male. Non le sarebbe
importato
perdere la vera festa. E comunque non aveva nessuno da cui tornare,
specialmente ora che Will se n’era andato. Ma non era il
momento di lasciarsi
prendere da quello. “Perfetto Lanie. Alle sette
domani?”
“Ottimo. Una noia quando i
cadaveri si mettono in mezzo,
vero?”
“Se così non
fosse sarebbe troppo semplice” rise Kate alzando
le spalle. Era la loro vita, e sapeva benissimo che Lanie non
l’avrebbe
cambiata per nulla al mondo almeno quanto lei.
“Come vuoi tu”
ridacchiò Lanie mentre uscivano dalla sala
relax e si separavano.
Forse Kate poteva stare da sola. Non
aveva più Will, ma aveva
Lanie, e lunedì avrebbe avuto Rick e Alexis, e anche Madison
era sempre
disponibile.. poteva farcela.
(…)
“Vado io! Vado io!
Papà, no! Vado io!”
La porta si aprì davanti al
sorriso di Richard Castle. Era
bello tanto quanto lo era sulle copertine dei suoi libri, indossando
una
camicia a righe e un paio di jeans. Avrebbe fatto un quadretto niente
male, se non fosse stato per la bambina tenuta a testa in
giù sotto il braccio.
“Ciao Kate”
“Ciao” rise lei
mentre Alexis la salutava con la mano e
squittiva, le treccine svolazzanti.
“Papà! Mettimi
giù!”
“Scusa, che hai
detto?” chiese lui facendo un passo indietro
per far entrare Kate e poi chiudendo la porta. “Non ti ho
sentita..!”
“Mettimi
giù!” ripeté Alexis ridacchiando.
“Oh, questo
è
quello che hai detto! Perdonami”. La rimise dritta e la
posò per terra. “Va
meglio?”
Alexis sbuffò e
incrociò le braccia, guardandolo. “Volevo
solo aprire la porta, non dovevi catturarmi”.
Lui rise. “Mi perdoni,
signorina”.
“Grazie”. Lei si
voltò di nuovo verso Kate che li stava
osservando, sorridendo e mordendosi il labbro. Erano
così carini. “Come stai Kate?”
“Bene, Alexis”
disse Kate, ancora un po’ sorpresa dalla scena
“E tu, ora che sei di nuovo dritta?”
“Bene!”
esclamò lei “Papà ha portato me e Paige
al parco dopo
la scuola”
“Paige è una tua
amica?”
“E’ la mia
migliore amica” sorrise Alexis. Kate guardò Rick,
che muovendo le labbra stava silenziosamente specificando ‘inseparabili’.
“Facciamo quasi tutto insieme”.
“Beh, mi pare proprio che
sia la tua migliore amica” rispose
Kate. Anche lei e Maddy erano state così da bambine.
“Cosa avete fatto al
parco?”
“Abbiamo inseguito i
piccioni”
“Davvero?”.
L’aveva mai fatto? Non ricordava. Probabile. E’
quello che facevano i bambini che vivevano in città.
“Papà ne ha
inseguiti di più”
Oh, sul serio?
Kate
si voltò verso Rick che stava diligentemente mescolando
qualcosa in una
pentola. “L’ha fatto?”
“Si. Faceva molto rumore e
tutti lo guardavano divertiti. E’
stato imbarazzante” le disse Alexis, e sembrava infastidita.
“Immagino” rise
Kate. Quella scena impressa nella sua mente
era senza prezzo.
“Hai allestito un bello
spettacolo, non è vero?”
Lui la guardò tranquillo.
“Devi fermarti un attimo nel mio
studio?”
Kate sorrise: autodifesa mascherata da
preoccupazione,
com’era furbo. “In effetti si”
“Alexis, potresti per favore
tirare fuori l’argenteria?
Torniamo subito”.
Alexis obbedì felicemente e
Rick condusse Kate di nuovo nel
suo studio.
“Grazie per essertene
ricordato” disse Kate mentre lui apriva
la cassaforte e lei estraeva pistola e distintivo. La stanza era in
disordine
quel giorno, con fogli sparsi sulla scrivania e alcune strane pagine
appese con
mollette dello stendi abiti. Probabilmente Rick era troppo bravo per il
vecchio
stereotipo del pannello di sughero. Ma era strano comunque.
Prese la sua pistola e il suo
distintivo e li chiuse
all’interno. “Non c’è
problema. Mi divertirò a farlo”. Si
alzò e la guidò fuori
dalla stanza prima che potesse chiedere dei fogli.
Kate scosse la testa. “Tanto
quanto ti diverti a rincorrere i
piccioni?” chiese mentre entravano in cucina, decidendo di
concentrarsi
sull’obbiettivo a portata di mano: prendere in giro il
grande, cattivo Richard
Castle, lo straordinario cacciatore di piccioni.
Rick alzò le spalle e
andò a spegnere i fornelli. “La cena è
pronta. Oh, e non mi pento di nulla, le ragazze hanno riso per un sacco
di
tempo. Non capisco perché tu fossi imbarazzata”
“Perché era
stupido, papà” spiegò Alexis
prontamente mentre
prendevano posto e Rick cominciava a servire gli spaghetti.
“Spero che gli spaghetti ti
vadano bene” disse lui dando a
Kate una generosa porzione. “Abbiamo un numero limitato di
opzioni” aggiunse,
accennando ad Alexis.
Kate sorrise. “Il cibo fatto
in casa va sempre bene, e questo
sembra fantastico. Che sugo è?”. Aveva un profumo
assolutamente grandioso, e,
se la cena precedente era stata un indizio, allora avrebbe
probabilmente amato
qualsiasi cosa cucinata da lui.
“Quella vera”
rispose Alexis “Papà non usa sughi già
pronti”.
“Sei per caso un cuoco,
signor Castle?” chiese Kate alzandosi
e prendendo il sugo con il cucchiaio, mentre lui rimetteva la pentola
sui
fornelli. “Dimmi quando, Alexis”.
“Quando!”
Kate smise di versare e si
spostò sul suo piatto di
spaghetti. Sugo fatto in casa, che
sorpresa. Sapeva che l’avrebbe messa sulla pizza,
ma questa volta era
diverso. Aveva sempre ritenuto che il sugo fosse la cosa più
difficile, perché
si poteva rovinare facilmente- cosa che lei solitamente faceva.
“A tempo perso”
disse lui avvicinandosi di nuovo al tavolo.
“Oh, grazie, sono a posto così”
aggiunse, mentre ne versava anche per lui.
Si sedette e cominciarono a mangiare.
Il sugo era
spettacolare. Non aveva nulla del sapore piccante a cui era abituata. E
c’erano
anche pezzetti di pomodoro. Quando era stata l’ultima volta
che aveva mangiato
un pezzo di pomodoro? “Rick, è ottimo”
“Dici?”
“Si” rispose lei
prendendone un altro po’.
“Papà lo cucina
benissimo. La nonna no” aggiunse Alexis.
“Si, diciamo che la nonna
tende ad essere.. creativa, in
cucina” sorrise Rick.
“Puzzava di piedi,
papà. Non è creativo, è
disgustoso”
Rick scoppiò a ridere.
“Ha ragione”
“Io non sono capace di
preparare il sugo” disse Kate “Quindi
mi fido di voi. Ma questo è veramente delizioso”.
Rick la studiò attentamente
mentre si puliva una piccola
sbavatura di rosso sulla guancia. “Cucini molto?”
Lei alzò le spalle.
“Dipende da cosa intendi per molto”. Se
‘molto’ contava quanto ‘quasi
mai’,
allora si, cucinava.
Lui sorrise. “Regina
dell’asporto, eh?”
“A me piace
l’asporto” intervenne Alexis “Mi
piacciono i
pancakes del ristorante cinese”
“Pancakes cinesi?”
chiese Kate, troppo presa dall’idea per
preoccuparsi dell’occhiata che Rick le stava lanciando per
colpa della sua
mancata assunzione di cibo fatto in casa. Almeno era uscita e aveva
comprato
del cibo vero la settimana prima.
“Pancakes al
porro” spiegò Rick “Li adora”
“Quelli, e anche gli
spaghetti” annuì Alexis “Li prendiamo
tutte le settimane”
“Anche a me piacciono gli
spaghetti” rispose Kate “Ma anche
il maiale Mushu”. Le notti a base di cinese erano le sue
preferite, anche se la
lasciavano un po’ troppo piena e gonfia il giorno dopo.
“Disgustoso”
mormorò Alexis con una smorfia.
Rick fece una risata mentre Kate
sorrideva di fronte alla sua
onestà. “Non è carino Lexi. A Kate
potrebbero non piacere i tuoi cibi
preferiti, ma non penso che li definirebbe disgustosi”
“Scusa Kate” disse
subito Alexis.
“Non fa niente Alexis. Quali
sono i tuoi preferiti, Rick?”
chiese lei, voltandosi verso di lui mentre risucchiava uno spaghetto.
“Anche io sono un grande fan
del Mushu, e delle costolette”
disse, portandosi una mano davanti alla bocca. Kate si
domandò se le sue buone
maniere fossero altrettanto buone senza la figlia intorno.
“Andresti
d’accordo con Esposito” sorrise Kate “Lui
le inala,
quasi”
“Chi è
Esposito?” chiese Alexis.
“E’ il mio..
compagno di squadra? Facciamo insieme quasi
tutto al Distretto”. La terminologia era tanto vaga quanto la
loro relazione, a
metà tra amichevole e giocosamente litigiosa.
“Compagno di squadra, non
partner?” chiese Rick.
Kate arricciò il naso.
“Mi ucciderei piuttosto che avere
Esposito come partner. Ha bisogno di un amico, non di una
mamma”.
“Ha la tua età,
Kate?” chiese Alexis.
“Più giovane di
un anno” rispose Kate “Ma a volte sembra che
ne abbia cinque” aggiunse con un sospiro, in parte per
effetto, in parte perché
era vero.
“So cosa vuol
dire” annuì la bambina.
“Davvero?”
“Anche papà
è così”
A Rick andò di traverso il
suo drink e cominciò a tossire,
mentre Kate rideva. “Oh, Rick, non hai speranze con lei, non
è vero?”.
Sicuramente Alexis comandava in casa sua, e non sembrava che a lui
importasse
granché.
“No” sorrise
Alexis “La nonna dice che l’ho avuto sotto
controllo sin dal primo giorno”
Kate le sorrise. “Va bene
così, anche io mi comportavo allo
stesso modo con il mio papà”. Poteva solo
sorridere e suo padre ci sarebbe
cascato in pieno. Non aveva mai sfruttato
quell’abilità però, e quando avevano
cominciato a staccarsi nel periodo della sua adolescenza, le erano
mancati i
giorni in cui un sorriso aveva il potere di spazzare via tutto il resto.
“Sicuramente”
mormorò Rick.
“Zitto, uomo
piccione” lo ammonì Kate con un ghigno.
“Oh, dai. Quello no. Tutto,
ma non quello!” si lamentò con
un’impressionante dimostrazione di petulanza.
“Io penso che suoni bene, tu
che dici Alexis?” disse lei
facendo l’occhiolino alla bambina.
Alexis ridacchiò.
“Si, uomo piccione!”
“Non potete far comunella
contro di me, è completamente
ingiusto!”
“Perché?”
chiese Alexis dolcemente.
Rick spostò lo sguardo
dall’una all’altra.
“Perché… perché..
ti allei già con la nonna, non puoi avere anche Kate! Anche
io devo avere
qualcuno dalla mia parte”
“E pensi che io sarei dalla
tua parte?” chiese Kate prendendo
l’ultimo pezzo di pane all’aglio e offrendolo ad
Alexis, che annuì. “Le ragazze
stanno insieme, Rick” spiegò, spezzandolo e
passandone metà dall’altro lato del
tavolo.
“Anche io volevo il
pane!” piagnucolò lui.
Alexis sorrise. “Le ragazze
stanno insieme papà”
“E tu stai facendo il
bambino” aggiunse Kate con una risata,
mettendo in bocca un pezzo di pane. Punzecchiarlo era due volte
più divertente.
Rick le lanciò
un’occhiataccia. “Ti invito a casa mia, ti
nutro col mio cibo, e mi ripaghi così? Rubando
l’ultimo pezzo di pane e
alleandoti con mia figlia?”
Kate finse di pensarci su.
“Uh.. si, diciamo di si”
Lui strinse gli occhi. “Ti
riavrò indietro”
“Buona fortuna”
rispose Kate scoppiando a ridere, mentre
Alexis imitava i loro sguardi.
“Devo pulire”
annunciò lui ridacchiando alla vista di sua
figlia “Voi due trovatevi qualcosa da fare intanto che
preparo il dessert.
Anche se –di nuovo- non mi sento di dover premiare questo
tipo di
comportamento”
“Kate ha avuto
l’idea” disse subito Alexis.
“Visto come ti voltano le
spalle velocemente?” chiese Rick a
Kate, alzando un sopracciglio.
“Solo perché hai
giocato sporco con lo zucchero” replicò lei.
Oh, wow, quello era.. sporco.
Lui sbatté le palpebre.
“Avrei molte risposte pronte, e
nessuna di quelle è appropriata ora”
Kate rise. Non aveva avuto
l’intenzione di dargli
quell’opportunità. Ma sembrava proprio che stesse
vincendo quella sera, e
sicuramente le stava piacendo la competizione. E anche quelle piccole
occhiate
che lui le continuava a lanciare non erano poi tanto male.
“Andiamo Alexis,
lasciamo tuo padre in balìa dei piatti”.
Alexis annuì e
saltò in piedi, mentre Kate raccoglieva i
piatti e li portava sul mobile della cucina. Guardò Alexis
correre ed
abbracciare Rick da dietro, sbattendo la testa contro la sua schiena.
“Ti voglio bene
papà. Anche se Kate dice che le ragazze
stanno insieme” sussurrò, tanto flebilmente quanto
una bambina di sette anni
può sussurrare.
Rick sorrise ed incrociò lo
sguardo di Kate. Lei percepì un
sorriso dispiegarsi sulle sue labbra mentre Rick si voltava e sollevava
Alexis
per stamparle un bacio sulla guancia. Le
mancava tutto ciò- le mancava suo padre. Era
meraviglioso vedere Rick e
Alexis insieme, ma le si stringeva il cuore.
“Anche io pumpkin”
disse lui a bassa voce.
Alexis sorrise radiosa, e lui la
posò di nuovo per terra. Si
affrettò a raggiungere Kate e la prese per mano.
“Vuoi vedere il sistema solare
che io e papà stiamo costruendo?”
“State costruendo il sistema
solare?” chiese Kate sorpresa.
Alexis annuì e la
guidò su per le scale, la piccola mano
calda in quella di Kate. “Torniamo subito
papà”
“Fate con calma!”
rispose lui.
Kate si lasciò trascinare
da Alexis al secondo piano e in
fondo al corridoio in quello che pareva essere un altro studio. Non
aveva ben
compreso quanto grande fosse l’appartamento
l’ultima volta che era stata lì.
Era enorme. Il secondo piano doveva avere almeno cinque stanze; il suo
appartamento aveva solo una camera da letto, ed era considerato grande.
Il
salotto da solo era un primo reale possedimento, ed era stata fortunata
ad
averlo trovato ed acquistato con il blocco degli affitti.
Alexis la condusse nel suo studio e
Kate sorrise alla vista
della confusione che l’accoglieva. C’erano sfere di
carta sparse per tutta la
stanza, quotidiani ricoprivano il pavimento; c’erano secchi
di pittura contro
il muro più lontano, ammucchiati accanto alla scrivania di
mogano. Immagini dei
pianeti coprivano gli scaffali lungo le pareti e Kate scorse un manuale
di
istruzioni sulla scrivania stranamente pulita.
“Dove metterete questo
sistema solare? I pianeti sono grandi”
osservò, guardando i diversi pianeti, alcuni pitturati e
altri ruvidi e
bianchi, che stavano asciugando e attendevano il tocco artistico dei
due
ambiziosi Castle. Aveva costruito alcuni notevoli diorami da bambina,
ma niente
di tanto elaborato.
“Sono modellini in
scala” le disse Alexis. “Quella è la Terra”
aggiunse, additando
il terzo pianeta sulla destra “Anzi, sarà la Terra
una volta che l’avremo pitturata”
“Quando avete intenzione di
pitturare gli altri?” chiese Kate.
“Quando abbiamo
tempo” rispose lei con un’alzata di spalle
“E’ per divertimento”
“Voi due costruite modellini
in scala dell’intero sistema
solare solo per divertimento?”. Richard
Castle, straordinario cacciatore di piccioni e super papà..
doveva smetterla di
essere sorpresa, ma non poteva farne a meno. Quanti altri lati nascosti
aveva
quell’uomo?
Alexis le fece un sorriso.
“Li appenderemo in camera mia e
poi papà dice che potremo fare la Via
Lattea
sullo sfondo, con le stelle che si illuminano”.
Kate si ritrovò per un
attimo spiazzata. Certamente Rick era
un bravo papà: Alexis ne era la prova vivente. E anche le
lucine e
l’interminabile pazienza nel guardare film già
visti un milione di volte erano
dei buoni segnali. Ma stavano costruendo un sistema solare. Era.. era davvero.. al diavolo, Kate non era
troppo vecchia per dire che era fantastico.
“E’ fantastico
Alexis, da quanto tempo ci state lavorando?”
“Un paio di
settimane” rispose lei, rilasciando la mano di
Kate per camminare vivacemente sulle pagine dei quotidiani. Si
avvicinò ad una
delle sfere e la toccò lentamente. “Probabilmente
possiamo pitturarle tra un
giorno o due. Le ultime dovevano asciugare”.
“Sembra molto
divertente” esclamò Kate. Lo era; aveva amato i
progetti da bambina, e quello era il paradiso dei progetti.
“Infatti” disse
Alexis “Papà pensa sempre ai progetti
più
belli”
“Tipo?” chiese
Kate mentre Alexis le passava accanto ed
usciva dalla stanza. Kate spense le luci e la seguì lungo il
corridoio bianco
con appese copertine di libri incorniciate e posters autografati.
“Abbiamo fatto delle fate il
mese scorso e papà ha trovato
una ricetta per le torte così io e Paige siamo potute andare
al parco e ne
abbiamo lasciate un po’ per le fate”
raccontò felicemente Alexis.
Si avviò verso la sua
stanza e Kate la seguì, cercando di
immaginare il grande, virile Rick Castle con addosso una corona e ali
di fata.
Era un’immagine mentale piuttosto divertente.
Entrò nella stanza e guardò
Alexis mentre cercava qualcosa nel suo armadio, estraendo un set di ali
fatte
in casa e certamente fatte bene. Erano viola e fatte di qualcosa che
pareva
crinolino, e risplendevano alla luce, facendo brillare il tappeto
felpato color
lilla.
“Abbiamo messo la polvere di
fata e tutto il resto” spiegò,
portandole le ali e una corona “Papà ha messo i
brillantini, ma io ho fatto la
corona”
Kate allungò una mano e
passò le dita sopra le ali, mentre
Alexis gliele porgeva affinché le potesse vedere
più da vicino. “Sono
magnifiche Alexis. Hai visto le fate nel parco?”
Alexis strinse gli occhi.
“Le fate non esistono,
Kate”.
“Ma tu hai detto di aver
portato loro la torta” disse lei
innocentemente.
“L’abbiamo fatto,
ma fingevamo, no?”. Fece un sospiro
disturbato. “Papà cerca sempre di farmi credere a
tutto, ma alcune cose non
esistono” disse pazientemente “Anche tu sei come
papà?”
“Come papà in che
senso?” la incalzò lei, domandandosi dove
Alexis volesse arrivare.
Alexis ripose le ali
nell’armadio. “Credi nelle cose dei
bambini?”
“Quali di
preciso?”. Le cose dei bambini abbracciavano un
ampio numero di categorie.
“Come le fate e la magia e
il vivere per sempre felici e
contenti?”
Kate studiò la bambina di
fronte a sé. Teneva le mani sui
fianchi, le sue treccine le ricadevano davanti, e aveva uno sguardo
calcolatore. Era una bambina i cui genitori avevano divorziato
abbastanza
recentemente, e la cui madre era tutt’altro che perfetta, da
ogni punto di
vista.
Credeva nella
magia?
No.
Credeva nel
vivere per
sempre felici e contenti? No. Non esattamente.
Credeva nel
trovare una
via di ritorno dalla tragedia ed imparare ad essere felice? Si.
“Penso che ognuno si crei da
sé il proprio ‘vivere felici e
contenti’” rispose Kate con calma “Penso
che ognuno crei la propria magia, e
penso che qualunque cosa in cui crediamo sia vera, anche se gli altri
dicono
che non è così”.
Alexis la squadrò per un
attimo prima di sorridere e
saltellare avanti per avvolgerla in un abbraccio inaspettato.
“Grazie”.
“Per cosa?” chiese
Kate sbigottita, toccata e confusa da
tutto ciò.
“Per dirmi la
verità. Qualche volta papà non lo fa”.
Kate abbassò lo sguardo
verso la bambina e sorrise. “Ti dirò
sempre la verità, al meglio che posso fare”. La
promessa era uscita dalla sua
bocca senza ripensarci due volte. Era ciò che sua madre le
aveva sempre detto.
Non sapeva se Johanna avesse mai rotto quella promessa per proteggerla,
ma
l’aveva fatta sentire al sicuro per tutta
l’infanzia: perché la verità non
poteva davvero ferirti, poteva solo aiutare.
Alexis la strinse più forte
ancora per un attimo, e Kate si
sentì allo stesso tempo oppressa e confortata dalla fiducia
che la bambina le
dava. Terrificante e magnifica. Non era
ciò che sua madre le aveva sempre detto riguardo ai bambini?
La voce di Rick la distolse dai suoi
pensieri mentre gridava
verso le scale: “Ho fame!”
Kate rise e Alexis la
lasciò andare per prendere la sua mano
tesa. “Andiamo e facciamo mangiare il dessert a tuo padre, o
potrebbe non
sopravvivere”.
“Papà
è così drammatico” ridacchiò
Alexis mentre si avviavano
in cucina “Fa sempre rumore e fa finta di morire”.
“Non sempre”
controbatté Rick raggiungendole al tavolo, tre scodelle
preparate per loro insieme ad un bicchiere di latte. “Qualche
volta sono solo
ferito”
“O intrappolato in un
armadio” aggiunse Kate.
“Anche quello”
rise lui consciamente. “Ma, cambiando argomento..
spero ti piaccia la torta biscotto..?”
Kate guardò il miscuglio
davanti a lei e sbatté le palpebre.
Sembrava un gigantesco biscotto al cioccolato, ma era ovviamente un
po’ diverso
ed era ricoperto di panna montata. “Io.. uh.. non ho mai
mangiato una torta
biscotto prima d’ora”.
“Mai?”
esclamò Alexis senza fiato “Davvero?”
“Non mangio il dessert molto
spesso” rispose Kate “Ma questo
sembra buono, sotto la coperta di panna montata”. Avrebbe
dovuto cominciare ad
allenarsi di più se le serate con i Castle fossero state
tutte così.
“Ma la panna montata
è la parte migliore!” protestò Rick
“Non
puoi mai averne mai abbastanza”.
Kate gli lanciò
un’occhiata e i loro occhi si incontrarono.
Lei arrossì e Rick spalancò gli occhi, mentre le
loro menti andavano dritte a quello,
dimenticandosi dell’ignara
Alexis.
“Uh, sicuro. Come dici tu,
Rick” disse Kate dopo un attimo.
Guardò di nuovo la sua scodella e si fece coraggio,
agguantandone un pezzo con
la forchetta e portandolo alla bocca. “Oh, wow, è
fantastica!” disse,
mandandola giù. Il sapore era esattamente quello che aveva
immaginato
vedendola. Era a metà tra il disgustosamente dolce e il
deliziosamente
decadente, come un biscotto al cioccolato inzuppato in pastella per la
torta.
Ed era deliziosa.
“Ti piace?”
“Piace non rende
l’idea. La amo” disse allegra
“E’
spettacolare”.
“E’ una ricetta di
papà”.
“Saresti disposto a
condividere la suddetta ricetta?” chiese
Kate guardandolo. Lui aveva già fatto sparire
metà della sua.
“Potrei. Ma ti
costerà qualcosa”
“Che cosa?”
domandò Kate stringendo gli occhi.
“Alexis, hai qualche
suggerimento?” la interrogò Rick, e Kate
si accigliò.
Alexis rifletté per un
attimo, prendendo un pezzo della
propria torta. “Deve venire a pattinare con noi la settimana
prossima”.
Rick sorrise e si voltò
verso Kate. “Ecco la risposta”.
“Quando la prossima
settimana? Non sei a scuola, Alexis?”
chiese Kate. Non era totalmente contro
quell’idea, ma.. i suoi pattini erano.. imbarazzante- alla
pari con l’imbarazzo
della caccia ai piccioni. E avevano solo cenato insieme due volte.
“La prossima settimana ci
sono le vacanze di Natale, Kate”
disse Alexis lentamente, come se Kate fosse una completa idiota a non
saperlo.
“Già?”
chiese Kate voltandosi verso Rick “Così
presto?”. Lei era mai uscita tanto
presto? Non avrebbe
potuto; aveva frequentato le scuole pubbliche fino al liceo, e le
vacanze non
erano mai così lunghe.
“Scuola privata”
rispose lui “Paghi di più, ottieni di meno.
E’ strano. Ma significa che l’avrò per
più tempo tutta per me, quindi non mi
lamento”. Sorrise, tendendo la mano ad Alexis, che la
batté con la sua in una
strana stretta di mano.
“Quindi andremo a pattinare
la settimana prossima” disse
Alexis una volta finito quello strano gioco di mani “E se
vuoi la ricetta devi
venire”.
Quei due
ricattatori!
Kate guardò padre e figlia e improvvisamente non fu
più sicura di se stessa. Le
piaceva pattinare, non era tanto male. E non l’aveva
più fatto da un po’ di
tempo. Alexis era speranzosa e sembrava che Rick volesse veramente che
lei
andasse con loro, se poteva considerare come indizi il luccichio nei
suoi occhi
e il sorriso trionfante sul suo volto.
Cosa avrebbe ferito? Pattinare pareva divertente. Ed era comunque
sicura che
sarebbe valso la pena vedere Rick Castle cadere dritto sul proprio
fondoschiena.
“Sarei felice di venire a
pattinare con voi, Alexis. Però..
se tu.. intendo, io devo lavorare” disse lentamente.
“Il tuo giorno libero
è martedì giusto?” chiese Rick.
“Si”
“Perciò, che ne
dici se la settimana prossima andiamo a
pranzo e a pattinare, invece che cenare insieme?”
Sarebbe comunque andata lì
per cena il lunedì seguente. Avrebbe
dovuto preoccuparla? Aveva
accettato di diventare parte della vita di Alexis, ed era strano ogni
volta che
ricordava quella conversazione. Dunque realizzò che aveva
senso: lui aveva
pensato che lei ci sarebbe stata. A lei
andava bene?
“Possiamo andare a
Mars2112?” chiese Alexis “E’ troppo forte
Kate! E’ una nave spaziale e degli alieni servono da
mangiare!”
Kate sbatté le palpebre.
“Uh.. suppongo di si? Dove si trova?”
. Le era uscito dalla bocca prima che potesse fermarlo.
“Non sei mai stata a
Mars2112?” chiese Rick atterrito, e il
suo sorriso arrivava da un orecchio all’altro. Oh,
aveva accettato di andare, non è vero?
“Non ho mai visitato i punti di ristoro legati allo spazio
nella nostra leale
città, no” rispose lei. Apparentemente sarebbero
andati a pranzo e poi a
pattinare. Huh.
“Bene, allora dovremo
portarti lì. E’ fantastico”.
Kate lo squadrò.
“Perché ho la sensazione che tu sia più
entusiasta di lei?”
Lui sorrise. “Vieni a
mezzogiorno e poi ci avviamo insieme?”
Dire di no a quel punto non era
più un opzione, ed entrambi
sembravano così eccitati che non ne aveva comunque il
coraggio. Avrebbe avuto
la mattina per dormire e la sera per rilassarsi; non avrebbe perso
l’intera
giornata. E avrebbe avuto lunedì sera. I ragazzi al
Distretto l’avrebbero
tormentata per essersene andata ‘presto’. Quella
notte si sarebbe rilassata e
avrebbe fatto un bagno.
Martedì, a quanto pareva,
sarebbe andata dai Castle. “E’
perfetto”.
--Note dell'autore
(FanficwriterGHC)---
Link della storia in lingua originale:
http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/
Questo autore
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--Note della traduttrice (SaraIzzie)---
Heilà!
Per fortuna sono riuscita a terminare la revisione del capitolo, ci
tenevo a postarlo prima del weekend :)
Ho
ben poco da dire, se non un grazie a tutti coloro che hanno recensito e
che leggono questa traduzione. Sono veramente contenta che la storia vi
piaccia e sono felice di poterla condividere anche con coloro che non
la conoscono in lingua originale!
A
presto con il nuovo capitolo!
Buon
weekend a tutti :)
Sara
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