All'ennesimo mugugno di Thad, Nick perse la pazienza.
“Thad, si può sapere cosa
c'è?”
Thad alzò per un attimo lo sguardo su di lui, per poi
riposarlo
sulla zuppa che aveva davanti; mescolava in modo circolare con il
cucchiaio da circa venti minuti.
“Jeff, digli qualcosa,” chiamò il suo
ragazzo, al suo fianco,
che si stava gustando il panino grande come una casa.
Quest'ultimo fissò il suo panino con rimpianto, capendo
l'antifona
dalla voce di Nick: doveva intervenire.
Sbuffò, contrariato.
“Thad, amico mio, che succede?”
La voce gli era uscita minacciosa, ma non era voluto, davvero.
No, ok, lo era.
“Niente,” disse quello, continuando a mescolare la
sua zuppa. Era
una poltiglia indefinibile e sia Jeff che Nick erano schifati
all'idea che l'avrebbe mangiata veramente.
“Non direi,” disse Jeff, arricciando il naso.
“Stai per
piangere su quella schifezza che hai nel piatto.”
Thad alzò lo sguardo su di lui, di botto, per lanciargli
un'occhiataccia. Occhiataccia che andò fallendo,
perché subito il
broncio tornò sui suoi tratti, mentre poggiava la testa
sulla mano.
“Sebastian.”
“Oh, eravamo certi che fosse lui il problema, non
preoccuparti.”
Come poteva essere altrimenti?
“Ieri ho provato a convincerlo a non andare – gli
ho anche detto
che non sto più Jenny, e lui non avrebbe dovuto saperlo -,
ma
niente. Evidentemente Blaine è più importante di
me.”
Sembrava far abbattere molto Thad, quel pensiero, visto che aveva
ripreso a mescolare quella robaccia.
“O forse ci tiene solamente a vincere quella stupida
scommessa,”
disse, pratico, Nick, cercando di consolarlo. “Forse non
è Blaine
quello che lui vuole, ma la vincita. Non ci hai pensato?”
“O forse,” ragionò Thad, senza nemmeno
ascoltarlo davvero. “Io
non gli sono mai davvero interessato. Mi sono illuso e lui non prova
assolutamente nulla di me. Forse -”
“Dio, Thad, non cominciare a lagnarti e fai
qualcosa!”
Jeff non era mai stato tanto determinato come in quel momento, aveva
una mano sul tavolo e fissava Thad con sguardo deciso. “Se
non
vuoi fartelo fregare, beh, corri da lui!”
Thad lo guardò con gli occhi spalancati.
“Jeff, ma cos-”
“Thad, ascoltami... Ora devo dire una frase alla Titanic e so
che
tra pochissimo me ne pentirò, ma... ti fidi di me?”
La situazione era talmente estranea e idiota che Thad non
poté fare
a meno si annuire.
Nick, vicino a lui, sorrideva sotto i baffi.
“Bene, allora,” continuò, determinato.
“Vai da lui.”
Thad sentì uno spiraglio di speranza catturarlo mentre
guardava gli
occhi di Jeff infondergli coraggio.
“Vai a prendertelo, Thad.”
Bastò quella frase; Thad si alzò velocemente,
iniziando a correre
verso l'uscita e sparendo definitivamente dalla loro vista.
Nick si voltò verso l'altro, sorridendogli con una luce
strana negli
occhi.
Jeff ricambiò il sorriso quasi subito. “Il nostro
bambino sta
crescendo, ormai, dobbiamo lasciarlo andare,” disse, con tono
mezzo
abbattuto.
Il sorriso di Nick crebbe ancora di più, mentre ridacchiava
per
quella vena drammatica così tipica di Jeff. Quella vena che
lui
adorava – ma d'altronde, amava tutto di
lui.
“Sei perfetto, te l'hanno mai detto?”
Jeff si finse aristocratico. “In realtà me lo
dicono tutti i
giorni.”
E mentre Nick borbottava qualcosa di sconosciuto, Jeff si sporse
verso di lui per posargli un bacio leggero e dolce su quelle labbra
ora imbronciate.
“Ma da parte di nessun altro i complimenti mi fanno questo
effetto.”
Thad stava correndo da cinque minuti e già non ne poteva
più.
Ok, non era mai stato un maratoneta, questo c'era da dire, quindi era
giustificabile il suo fiatone e il sudore.
Sembrava avesse fatto chilometri mentre, probabilmente, aveva fatto
si o no seicento metri.
Un po' una vergogna, ma, accidenti, aveva bisogno di un passaggio per
arrivare al Pullman che lo avrebbe portato a Lima.
Nei film come facevano sempre a raggiungere un posto lontano?
Non ebbe bisogno di pensarci, che la soluzione gli si
presentò
davanti sotto forma di bambina su una bicicletta che faceva avanti e
indietro.
Perfetto.
Si avvicinò alla bambina, cercando di non dettare sospetto a
sua
madre che era lì poco lontano a controllarla.
“Pss,” gli disse a
bassa voce.
La bambina alzò lo sguardo su di lui, con il visino
crucciato in un
espressione interrogativa. Era carinissima, quasi gli si dispiacque
di chiederglielo.
“Mi daresti la tua bici?”
“No!” disse la bambina, socchiudendo gli occhi.
“Dai!”
“No!”
“Per favore!”
“No!”
Niente da fare.
Thad si portò le mani tra i capelli, sconsolato. E ora cosa
accidenti avrebbe fatto?
Non ce l'avrebbe mai fatta a corsa, e da persona obiettiva sapeva che
era un'impresa da titani, quella...
“Però,” la voce della bambina lo
distolse dai suoi pensieri.
“Con cinquanta dollari potrei farlo.”
Cosa?
“Cinquanta?”
chiese, con
voce isterica.
“Cinquanta,” ripetè quella, lo sguardo
deciso e un sorriso furbo
sulle labbra.
Sarebbe potuta essere la figlia di Sebastian, quella piccola
strozzina.
“Maledetta,” borbottò, mentre tirava
fuori il portafoglio.
Sperò vivamente che Jeff avesse avuto ragione, altrimenti
gli
avrebbe ridato i cinquanta dollari oltre al risarcimento dei
sentimenti distrutti.
Una volta pagata ottenne la bicicletta e pedalare su una mini
bicicletta rosa per le strade americane non era il massimo della
dignità, ma già che c'era.
Quando arrivò alla fermata dei Pullman quasi non credette ai
suoi
occhi al colpo di fortuna che ebbe.
L'autobus!
Era proprio lì, davanti a lui. Aveva fatto giusto in tempo.
Era
destino!
Mentre si accomodava sui sedili sorrideva felice: se il fato voleva
che avesse raggiunto i due allora chi era lui per andargli contro?
Avrebbe preso gli eventi così come capitano.
… Peccato che gli eventi fossero disastrosi.
Dopo neanche qualche chilometro che l'autobus rimase bloccato in
mezzo alla strada, un traffico allucinante con tre file di macchine
che arrivava fino a cinque chilometri.
Destino? Destino un corno.
Sconsolato all'ennesima potenza posò la testa sul
finestrino,
desiderando di sparire in quell'esatto momento. Sebastian era da
qualche parte con Blaine e lui non avrebbe potuto fare nulla per
cambiarlo.
Ormai era finita...
“Scusi, è occupato questo posto?”
Una voce nasale sparata nell'orecchio lo fece sussultare e lo
costrinse a voltarsi verso il sedile dietro.
Aprì la bocca, incredulo, trovandosi davanti Sebastian
accomodato
sul sedile come un Pascià. “Ma ciao, piccola
piattola.”
Thad spalancò ancora di più la bocca, non
credendo ai suoi occhi:
l'aristocratico Sebastian Smythe in un Pullman piuttosto rozzo e non
all'appuntamento con Blaine.
Stava sicuramente immaginando, sì. Non poteva essere vero.
“Non guardarmi così, Thaduccio, sono reale, se te
lo stai
chiedendo.”
Sebastian ridacchiò per prenderlo in giro e questo diede la
conferma
a Thad che no, non era un sogno.
“Che ci fai qui?” sbottò, ancora un po'
scioccato.
“Ma come, che domande fai?” rispose Sebastian,
senza togliersi il
sorriso. “Secondo te che ci faccio?”
“Boh, ti sei perso?”
Sebastian ridacchiò, sistemandosi sul sedile così
da avvicinare il
suo viso al suo. “Sono qui per te.”
Thad sentì distintamente il suo cuore fermarsi, ma decise di
non
cascarci di nuovo. Non avrebbe permesso a Sebastian di fare come
voleva, non un'altra volta.
Era ora che prendesse lui le redini di quel gioco. Meglio cascare una
volta per tutte, che mille volte, no?
E poi Jeff aveva ragione nel dire che doveva fare qualcosa, qualcosa
d'importante.
Doveva farsi coraggio e comportarsi da uomo.
“Senti, non so perché tu sia qui, Sebastian, ma mi
piace il fatto
che tu non sia da Blaine,” aveva parlato tutto d'un fiato, e
aveva
visto Sebastian socchiudere gli occhi per cercare di capirlo.
“Perché... Perché non voglio che tu
vada da lui. Né con lui né
con nessun altro.”
Prese un attimo di respiro.
“Lo so che non ho diritti su di te e non so nemmeno se tu
provi la
stessa cosa per me, ma... Cazzo, Sebastian, voglio avere tutto
di te. Sono qui a pregarti di non negarmelo e di non andare da lui.
Sono qui a pregarti di volere me, di scegliere me.
Scegli
me. E al diavolo quella stupida scommessa, l'ho
già persa,
oramai, ti do la vincita.”
Il silenzio che segui quelle parole fu piuttosto imbarazzante.
Sebastian sorrise, allontanandosi leggermente. “Che
romantico.”
Nonostante il sarcasmo nella voce, Sebastian sorrideva sotto i baffi,
probabilmente contento per tutte quelle parole. Gli aveva davvero
fatto piacere?
“Non andrai da Blaine all'appuntamento, allora?”
Sebastian si riallontanò, poggiando il volto su un gomito.
Aveva
l'espressione di qualcuno che si trovava a spiegare cose elementari a
ragazzi adolescenti.
Era fastidioso, effettivamente.
“Ma era ovvio che non esistesse nessun appuntamento.
Thadduccio,
dico, tu non riesci proprio a capire quando qualcuno ti frega,
vero?”
Cosa,
cosa,
cosa, cosa?
“Cosa?” espresse in parole il suo pensiero.
“Anche se questa tua ingenuità ha un effetto molto
positivo su di
me,” e nel dirlo lo fissò negli occhi, facendolo
un attimo
vacillare. “Davvero non hai capito nulla?”
Thad negò con la testa, già dimentico di come si
respira.
“Era tutta una farsa. Il mio scopo sin dall'inizio era quello
di
farti correre da me, di farti confessare e... Beh, diciamo che Trent
ha nominato 'piani' e quindi eccomi qui.”
Thad rimase un attimo in silenzio.
“Quindi anche Blaine era d'accordo?”
“E Jeff e tutti gli altri.”
Thad non ce la fece più. Scese dai sedili e si
avviò verso l'uscita
del Pullman. “Mi faccia, scendere, la prego.”
Thad stava sfrecciando tra le macchine, sperando che scendesse un po'
di pioggia per rendere il tutto ancora più umiliante.
Si fermò solo quando una mano gli afferrò il
braccio,
costringendolo a fermarsi.
“Dove credi andare, Thadduccio?”
Sebastian.
Lo aveva rincorso...
“Non posso guardarti,” gli disse, senza guardarlo
negli
occhi.“Come hanno potuto... Erano tutti miei amici e... mi
fidavo.
Ho fatto di tutto per venire fin qui e tu... Vi odio.”
“Thadduccio, l'hanno fatto solo per il tuo bene. Sapevano che
io
senza piani non mi sarei mai fatto avanti e in questo modo si
potevano risolvere le cose. Poi il fatto che tu mi abbia anche dato
la vittoria è solo un aggiunta alla positività
del piano.”
“Tu... Tu...”
Non
riusciva
neanche a descriverlo. Maledetto bastardo approfittatore.
Lo
odiava,
lo odiava. Lo odiava.
“Sono bello? Affascinante? Furbo? Concordo.”
“Non sono in vena delle tue cazzate,” gli disse,
burbero. “Mi
sono reso ridicolo lì dentro a dirti quelle cose
e-”
“Se ti sei davvero reso ridicolo allora siamo in
due,” lo
interruppe Sebastian, portando le mani sui suoi fianchi e muovendole
in una specie di lenta carezza. “Perché se provo
le stesse
cose lo sono anche io, giusto?”
Thad alzò lo sguardo su di lui, dopo tutto quel tempo,
incontrando
quegli occhi versi che aveva sognato tante volte e non credendo alle
proprie orecchie. “Davvero?”
“Oh sì,” disse, scuotendo la testa.
“E se ho organizzato tutto
questo è solo per te. Di nuovo te. Sempre
te.”
Thad non riuscì a fermare un sorriso, contento come una
Pasqua.
“Non farmi diventare sdolcinato, Thadduccio, sappiamo tutti e
due
che sei tu quello bravo a parole.”
Thad continuò a non parlare, sempre col sorriso che non ne
voleva
sapere di andarsene dal suo viso. Sebastian – in maniera
contorta e
stupida gli stava davvero dicendo che anche lui provava lo stesso.
Lo
stava
scegliendo.
Sentì dei fischi provenire da dietro e, voltandosi,
notò che tutti
i Warblers erano sul Pullman, insieme a Blaine – non li aveva
proprio visti! - e gli sorridevano tutti, facendo il tifo per lui e
applaudendo.
Ringraziò mentalmente Blaine e tutti gli altri,
intercettando il
sorriso di Jeff, a fianco di Nick. Pensò che fossero una
coppia
splendida e che tutto stava andando per il verso giusto.
Si rivoltò di nuovo verso Sebastian, senza smettere di
sorridere
come un ebete.
Sebastian, ricambiò il sorriso con espressione maliziosa.
“E se tu
non ti sei già stancato di me. Beh, ho una bella vincita da
riscuotere: una settimana mia disposizione, ricordi?”
Oh, mai nessun'altra sconfitta poteva promettere cose così
invitanti.
“Non mi stancherò mai di te,” gli disse,
socchiudendo gli occhi.
Sebastian gli si era avvicinato così tanto che ora i loro
volti
distanziavano pochi centimetri e Thad riusciva a sentire il suo
respiro fresco sul viso.
Poteva anche morire in quel momento e non accorgersene,
probabilmente.
“Posso baciarti, ora?” gli chiese Sebastian,
fissando le sue
labbra. “È da quando ti ho visto che muoio dalla
voglia di farlo.”
Thad sembrò volesse negargli quella richiesta; non si
meritava mica
un accesso così facile, dopo tutto quel casino che aveva
architettato.
Ma d'altronde...
“Finalmente. Pensavo non me l'avresti
più chiesto.”
E, Dio, era una vera goduria
sentire le labbra di Sebastian
sorridere contro le sue.
La
piacevole e imponente
presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più
geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare
Cara la
mia piccola Agenda –
notare il maiuscolo, visto che ormai sei diventata come una persona
per me – sono qui per fare una cosa molto triste.
Dirti addio.
Ecco, la mia Piattola è una vera
e propria... piattola e non fa altro che cercarmi. Ok, ammetto che
anche io lo voglio sempre intorno, il più possibile,
ma
converrai con me che non ho più tempo per scriverti.
Purtroppo le
relazioni comportano questo.
Mi mancherai molto e semmai un
giorno volessi scrivere un piano di quelli malefici... Beh, quella in
cui lo scriverei sei tu, sappilo.
Grazie per avermi accompagnato
fino alla fine di quest'avventura. Sei stata una
fedele
compagna.
Addio,
Sebastian
PS:
Argh, non sono così
sdolcinato nemmeno con Harwood.
The end.
… Prima devo cliccare
su “completa: sì”, poi scrivere
“The end” qui sotto...
Potrei sul serio mettermi a piangere ç_ç
Non posso crederci che
sia davvero finita, ci sono tante altre cose che avrei voluto
aggiungere, ma allo stesso tempo è giusto così.
Era previsto dai
primi capitoli dalla mia scaletta e al massimo, appena finiti gli
esami – con taaaaaanto tempo libero –
scriverò un continuo,
ancor più piccante e dove torneranno tutti loro #AmoriMiei
Non sono per nulla
pronta a dire addio a questa storia, mi mancherà un sacco.
Spero che
comunque questa malinconia non sia trapelata troppo e che abbiate
comunque apprezzato quest'ultimo capitolo. O meglio, tutta la storia.
Ci ho messo l'anima e mi ha accompagnata per tutta la stagione di
Glee – con poche volte i Warblers e poche volte Grant e_e -
quindi
è importantissima per me. È la mia bambina quasi
quanto l'Agenda è
la bambina di Sebastian.
Senza voi non ce
l'avrei mai fatta, davvero, siete tipo tutti angeli <3
Mi avete supportata e
sempre seguita, ma quanto posso amarvi? Vi ringrazio davvero con
tutto il cuore.
Risponderò a tutte, lo
prometto, ci tengo a lasciarvi sempre un parere. E questa è
anche
l'ultima volta...
No, ok, rimanete
sintonizzati perché dopo il 18 – fine degli esami
– potrebbero
uscire Spin-off o ancora meglio direttamente il continui.
Chissà.
Vi voglio bene, alla
prossima <3
Angolo
ringraziamenti: volevo prima di tutto ringraziare Chiara
per
tutte le sclerate e per le sue chilometriche recensioni che mi
mettono sempre – oltre che di buonumore – una
carica assurda. Non
so se l'Agenda sarebbe la stessa, senza di lei <3
Poi, beh, Thalia,
per avermi sempre supportata e aiutata. Sei stata un
“guida” per
questa storia e sei molto importante per lei come per me. Ho adorato
questo periodo con te. Thanks, my dear, per tutto <3
Poi Aika e
Silvia per esserci state sempre e aver contribuito
alla mia
sanità mentale così che potessi continuarla e non
smetterla. Aika,
le tue minacce sono sempre andate a buon fine! E Silvia, le tue
“teorie” e le varie citazioni di cibo sono stati
sempre molto
illuminanti. Grazie, care!
E infine, beh, Linda,
che sta passando un brutto periodo, ma cara, spero che almeno
Sebastian e Thad – le nostre creaturine – possano
darti la pace
che meriti <3
Ti voglio bene, amica
mia, e mi manchi tantissimo ç__ç
E Marzia.
Marziolìn è la luce per la storia. Grazie mille,
per esserci sempre
e per supportarmi continuamente. Soprattutto per sopportare i miei
sbalzi d'umore e le mie sclerate. Sei specialissima e una delle
persone migliori che io abbia mai conosciuto.
Ti voglio davvero bene,
mia cara <3
Infine ringrazio tutti,
chiunque sia passato a recensire, o anche solo a leggere, o anche chi
l'ha seguita o messa tra le preferite. Sono felicissima che
l'apprezziate <3
… E la smetto con le
sdolcinate. Sto diventando stucchevole ò__ò
(tutta colpa della mia
Agendina finita, uffa)
Alla prossima!
|