Sasuke Uchiha si svegliò di colpo.
Aveva il batticuore. Tutto attorno era buio. L’unico barlume
che penetrava da sotto la porta era quello delle lampade in corridoio.
Aveva rifatto il sogno, ogni volta era lo stesso.
Il ragazzo scivolò via dalle coperte e
rabbrividì, quando i piedi nudi sfiorarono il pavimento
freddo di legno.
Sospirando stanco si fece passare una mano tra i capelli, grattandosi
la nuca e fissò il vuoto davanti a se con un cipiglio sul
volto.
Dopo tutti quegli anni, ancora riviveva la tragica fine del clan,
sempre le stesse mosse, sempre le stesse situazioni e sempre le stesse
pesanti parole che lo avevano portato avanti in quel mondo.
Lasciò cadere la mano dal capo, appoggiando i gomiti sulle
ginocchia e nascose il viso nelle mani.
Perché non riusciva ancora a dimenticare.
Perché era tanto difficile.
Un fruscio di coperte gli fece alzare il viso, e si voltò.
-… Suke, non riesci a dormire?
Domandò Naruto, guardandolo con occhi velati dalla
stanchezza e il viso assonnato.
Il biondo si appoggiò sui gomiti, a pancia sotto e
lasciò cadere i capelli biondi dietro di lui, sciolti.
Sasuke scosse il capo, appoggiando una mano sul materasso, allungandosi
verso il viso del biondo che lo fissò perplesso e poi
sorpreso, quando le labbra combaciarono con le sue.
-Avevo solo sete. Vuoi qualcosa?
Sussurrò nell’oscurità della camera,
mentendo.
Perché far preoccupare Naruto se quel peso era solo suo?
Naruto sbatté le sopracciglia e annuì.
-Acqua, anch’io.
Biascicò, lasciandosi cadere a peso morto sul materasso.
Il moro si alzò, annuendo e si diresse in cucina.
Lentamente si fece largo per la villa, arrivando in cucina e bevve,
preparando un bicchiere per Naruto.
Non poteva dimenticare e non lo avrebbe mai fatto.
Per quanto dolorosi fossero i suoi ricordi, i suoi sogni, avrebbe
dovuto solo conviverci e, lentamente, superarli.
Pensando a ciò, porse il bicchiere a Naruto, e non fu
più convinto delle sue parole, più di allora.
Il suo futuro era davanti ai suoi occhi, e non lo avrebbe rovinato con
il passato.
Avrebbe vissuto nel presente, ricordando il passato, ma sperando in un
futuro sereno con la persona che amava e con suo figlio.
Solo quello importava. Quello e nient’altro.
Abbracciò Naruto, addormentandosi, non avendo paura di
incontrare le facce pallide dei suoi genitori e i loro occhi vuoti. La
luna rossa come il sangue versato in quella notte e il viso di Itachi.
***
Naruto guardò la tavolata dei suoi amici con sguardo perso,
le immagini che si mischiavano in un unico tornado di colori,
così come i rumori iniziarono ad arrivargli confusi.
Ormai era al quinto mese di gravidanza, e se non fosse stato per
Sasuke, seduto costantemente accanto a lui, era sicuro che non avrebbe
mai varcato la soglia di casa.
Il moro era riuscito a creare una tecnica illusoria, dove lui sembrava
sempre lo stesso. Non aveva la pancia gonfia e visibile,
così come le guance piene e costantemente arrossate.
Kiba si alzò, felice, mentre Hinata arrossiva, seduta
accanto al suo fianco, alzando il bicchiere in aria, guardando tutti i
suoi amici.
-… Ragazzi, innanzitutto vi ringrazio di esseri venuti a
questa cena…
Iniziò,con il sorriso sul volto che si allargava
sempre di più.
-… Io e Hinata avremmo un annuncio da fare.
Le ragazze guardarono la mora, sorprese e curiose, mentre lei abbassava
il capo, al massimo dell’imbarazzo.
-Aspettiamo un bambino!
Disse, brindando e gli altri rimasero con la bocca aperta, fermi e
sorpresi.
Ed ecco che Naruto si sentì strano.
Per qualche ragione, sovrappose la sua immagine a quella di una Hinata
imbarazzata, mentre le sue amiche la abbracciavano contente e
strillavano felici.
Si sentì estraneo per la prima volta, da tutta quella
felicità, e si alzò in piedi, cercando di non
attirare l’attenzione su di se, e si diresse
all’aperto, in cerca di aria fresca.
Sasuke, prima lo seguì con lo sguardo, e poi si
alzò, seguendolo, così come Sakura che li aveva
notati per caso, e curiosa li aveva guardati, per poi alzarsi anche
lei, preoccupata per Naruto.
Quando Sasuke uscì dal ristorante, l’aria fresca
della sera gli fece venir i brividi sulla pelle mentre si
guardò in giro, cercando Naruto, trovandolo poco lontano,
attento a osservare il cielo stellato sopra alle loro teste.
Si avvicinò lentamente, conscio del fatto che Naruto lo
avesse percepito.
-Non sarà così… Sarà molto
peggio.
Il moro si fermò a pochi passi da lui, mentre un venticello
li perdeva tra di loro.
-Ci sarò io con te.
Naruto lo guardò, e Sasuke ci lesse tanta di
quell’insicurezza, da non crederci quasi subito.
Naruto era sempre deciso, sicuro di se, ma ora. Sasuke percepiva, anche
da quella distanza, la tensione del biondo.
-Come potranno accettarlo… Non…
-Ssstt…
Disse Sasuke, avvicinandosi e stringendoselo tra le braccia.
Era tutto così naturale per lui, che aveva smesso di
chiedersi come riuscisse a essere così apprensivo e
delicato, quando era sempre stato un assassino.
Naruto s’irrigidì, ma poi cercò di
calmarsi in quelle braccia forti e calde e si rilassò.
-Accetteranno il bambino, Naruto. Sono sempre tuoi amici.
Cercò di convincerlo il moro, accarezzandogli la testa
bionda che affondava nella sua spalla.
-Quale bambino?
I ragazzi si voltarono sorpresi verso Sakura, che li guardava, e Naruto
si staccò dall’abbraccio di Sasuke, pregando che
Sakura non pensasse male.
-Sakura chan… Cosa…?
Gli occhi verdi di lei lo guardavano, per poi fissarsi su Sasuke.
Il moro pensò attentamente a ogni possibilità,
per quello che stava per dire. Studiò ogni possibile
risposta da parte di Sakura, pronto a intervenire per farla tacere.
-Naruto aspetta mio figlio.
Naruto si voltò di scatto verso Sasuke, guardandolo tradito,
mentre il moro fissava serio Sakura.
La ragazza avrebbe riso, tanto anche, ma Sasuke era serio,
perché non avrebbe mai scherzato con nessuno.
Cercò di parlare, ma dalle sue labbra ne uscì un
suono gracchiato.
Respirò a fondo, fissando le iridi nere, e per una volta,
riuscì a leggerle.
Ha bisogno di te,
perché io non posso fare più niente.
E il gesto che ne seguì, gli fu dettato dal più
profondo del suo cuore.
Perché alla fine amava quei due, e sapeva che mai
l’avrebbero lasciata indietro senza una ragione valida.
Lo abbracciò, di slancio, e Naruto si pietrificò
sul posto.
Staccandosi, Sakura ridacchiò nervosa.
-Congratulazioni… Penso.
Storse il naso, la ragazza, con un grazioso sorriso in volto.
Naruto la guardò sorpreso.
-Non sei… Disgustata?
Domandò, e Sakura corrucciò le sopracciglia rosa,
guardando Sasuke e poi Naruto.
-Perché dovrei esserlo… Al massimo arrabbiata
perché non me lo hai detto. Pensavo che fossimo migliori
amici…
Lo ammonì la rosa, incrociandosi le mani al petto e
iniziando a battere il piede per terra.
Naruto la guardò dispiaciuto.
-Pensavo che poi, non mi avresti più voluto
parlare… Insomma… A te piace ancora Sasuke ed
io…
-Ahh… Lascia stare. Non voglio le tue scuse.
Disse Sakura, quasi indifferente, per poi sorridere serena.
-E’ vero che aspetti un bimbo?
Naruto arrossì, mentre annuiva.
-Fantastico… E com’è successo. Kyuubi?
Il biondo scosse il capo furiosamente, mentre Sasuke sbuffava.
-Prenderemo questo discorso più avanti, ci staranno dando
per dispersi.
Disse quieto e infastidito.
Sakura sbuffò, avvicinandosi accanto a Naruto.
-A quanto sei?
-Penso alla ventiduesima settimana.
Sakura parve sorpresa, per poi allungare un occhio verso il basso.
-Che fortuna sfacciata. Sai quante donne vorrebbero essere come te alla
ventiduesima settimana?!
Naruto ridacchiò, in imbarazzo.
-Sasuke ha progettato una specie d’illusione. Cela il
gonfiore.
Spiegò, gesticolando e Sasuke sbuffò ancora,
scostando la tenda per entrare nel ristorante.
Gli altri guardarono verso la loro direzione e Kiba lì
indicò a tutti e tre.
-Ma dove eravate andati. Siete scomparsi tutti e tre mentre stavamo
brindando.
Borbottò offeso con gli occhi lucidi e le gote arrossate.
Naruto ridacchiò, così come Sakura, mentre Sasuke
scoccava un’occhiata infastidita al castano.
-Scusaci Kiba. Avevo bisogno di una boccata d’aria.
Si giustificò Naruto, sorridendo sereno. E Sasuke non
poté essere più orgoglioso che quel sorriso
naturale ornò il volto di Naruto.
Kiba lo guardò con un leggero broncio, annuendo e sbuffando.
-Umhh…
Borbottò Kiba, brillo, mentre Hinata lo richiamava accanto a
lui.
Kiba si scostò, e superò la tavolata
avvicinandosi ai tre ragazzi che lo guardarono attenti.
-Su via… voi non avete nulla da dire?! Ne, Sakura chan? Tu e
Sasuke vi siete messi finalmente insieme?
Domandò Kiba ridendo, facendo ridacchiare anche gli altri.
Sasuke ringhiò quasi, facendo un passo avanti verso Naruto,
e Sakura diventò rossa d’imbarazzo e di rabbia.
-Kiba sei ubriaco… dai vieni qua e finiamo di mangiare che
poi andiamo a casa.
Disse Hinata, raggiungendolo e appendendosi al braccio di suo marito.
Kiba brontolò qualcosa, seguendo la ragazza al tavolo e si
sedette, mentre,sospirando tranquilli, si accomodarono anche Sakura e
Naruto, seguiti poco dopo da Sasuke.
Kiba fissò il moro e ridacchiò.
-Non è che sei gay, Sasuke? Ormai hai ventitré
anni e non ti abbiamo ancora visto con nessuno…
I ragazzi al tavolo risero, ma poi si zittirono fissando il volto serio
dell’Uchiha.
-Kiba kun… Ma sono cose da dire!
Strillò Ino, offesa.
-Sasuke kun deve ancora trovare la persona giusta…
Aggiunse, con fare ovvio, bevendo un bicchiere d’acqua.
Naruto abbassò il capo, un po’ imbarazzato e un
po’ triste.
Lui, non avrebbe mai potuto abbracciare o baciare Sasuke davanti agli
altro. La loro relazione sarebbe sempre stata nascosta. Celata nelle
tenebre. Com’era sempre stato.
L’oscurità lo avrebbe sempre avvolto…
-Ho già trovato quella persona, Yanamaka.
Il timbro vocale di Sasuke era serio e basso, quasi scocciato dal fatto
che dovesse parlare con gente ignorante e ipocrita.
I ragazzi e le ragazze fissarono, zittendosi, sbalorditi Sasuke.
-Cosa?
Domandò Ino con occhi larghi.
Shkamaru sbuffò, squadrando Sasuke e Naruto.
-Avete sempre tenuto sotto il naso, la risposta.
Borbottò, massaggiandosi il capo stancamente.
Era stato così ovvio per lui e si stupiva che per gli altri
non lo fosse stato.
-Sakura lo sa…
Continuò e la rosa lo fissò con occhi sbarrati.
Sasuke sbuffò, alzandosi dal tavolo quando il
chiacchiericcio dei compagni divenne fastidioso e con lui,
alzò anche Naruto da un braccio.
Il biondo lo guardò, pregandolo che non dicesse niente.
Non si sentiva ancora pronto, e in realtà, non lo sarebbe
mai stato. Ma non voleva che lo sapessero in quel modo.
Non ora, non adesso.
-Io e Naruto siamo compagni…
-… di team… E allora.
Biascicò Kiba, interrompendo il moro che
assottigliò lo sguardo, fissandolo sbiecamente.
Gli altri, stavano già iniziando a capire.
-… Kiba… non in quel senso.
Disse tranquillo Shino, versandosi un altro bicchiere di
sakè.
Kiba sembrò stralunato, e guardando il suo compagno con
un’espressione da ebete, si grattò il capo.
Shino sbuffò.
-Come lo siete tu e Hinata.
Sussurrò.
Kiba sbarrò gli occhi, fissando Naruto scioccato.
-Che… no, dai amico. È uno scherzo vero!
È ripugnante se no!
Strillò, fissando il biondo posto davanti a lui,
dall’altra parte del tavolo.
Naruto gemette dolorante, afferrandosi il fianco destro con la mano
sinistra abbassando il capo.
Non ora. Non adesso.
-Kiba.
Strillò Hinata, zittendolo con un tono di voce da rimprovero.
Sasuke lo fulminò con lo sharingan e Kiba si
zittì, mettendosi una mano davanti alla bocca.
Ino fece cadere il bicchiere di mano, fissando la coppia con la bocca
aperta, così come gli altri.
-No… Kami Sama. Non posso crederci!
Balbettò la bionda, alzandosi di scatto, facendo rotolare la
sedia lontano.
-Come… come può essere! È uno scherzo,
vero?
Domandò, sbalordita, fissando con i suoi occhi azzurri la
coppia.
Sakura si alzò, quando Naruto sobbalzò appena
dopo il botto sordo della sedia, e si pose davanti al compagno, come a
proteggerlo.
Aveva una strana sensazione che lentamente divenne realtà.
-Ino, ma che diamine dici, si può sapere?
Strillò la ragazza dai capelli rosa.
Ino la guardò sbalordita e un po’ tradita.
-Tu lo sapevi?
Sakura annuì, stringendo le palpebre e fissò i
ragazzi davanti a lei con rimprovero.
Ino sbatté le mani sul tavolo, rovesciando un bicchiere di
sakè.
-Come puoi essere così tranquilla. Dicevi di amare Sasuke e
invece… Kami, è disgustoso il solo pensiero. Ci
sarà un motivo perché esistano l’uomo e
la donna.
I ragazzi guardando sbalorditi la bionda che sembrava incazzata per
qualcosa. Perché alla fine, lei credeva ancora in quella
cotta da bambina.
Sakura strabuzzò gli occhi, fissando sconcertata il viso di
Ino e poi si voltò a guardare gli altri.
Hinata fissava preoccupata Naruto, così come Sai e
Shikamaru. Shino e Jugo semplicemente erano indifferenti a
ciò, ma la ragazza lesse della rabbia e sconcerto nei loro
occhi, fissando Ino.
Suigetsu dormiva in fondo al tavolo, brillo.
Il resto, avevano tutti il viso basso, come a dar ragione Ino.
Sasuke tremò per la rabbia, e cercò di avanzare,
lasciando il braccio di Naruto, ma una mano di quest’ultimo
gli afferrò l’avambraccio, stringendolo
disperatamente e il moro lo fissò, mordendosi un labbro.
Il viso di Naruto era pallido e nascosto dalla frangia bionda e, Sasuke
ci avrebbe scommesso, gli occhi erano lucidi e arrossati.
Afferrò la mano ambrata, stringendola con la sua,
combaciando i palmi e intrecciando le dita, e uscì dal
ristorante con passo veloce, scostando malamente la tenda del
ristorante, trascinando dietro di lui Naruto.
Sakura si voltò di scatto verso i ragazzi, seguendo le
schiene scomparire e strinse i pugni, furiosa e si voltò
verso quelli che considerava amici.
-Vi dovreste vergognare. Siete solo un branco d’ipocriti.
Sputò velenosa, girando sui tacchi.
-… Ah…
Disse, fermandosi e voltandosi appena.
-Giusto per farvelo sapere. Naruto aspetta l’erede di Sasuke.
Detto questo, si voltò, dirigendosi verso
l’uscita, stizzita, col mormorio della sala dietro di lei.
Sasuke si fermò poco dopo, girandosi verso Naruto e
scostandogli la frangia da davanti al viso.
-Non è andata così male.
Sussurrò, sforzando un sorriso che a Sasuke gli si strinse
lo stomaco.
Un sorriso così amaro non lo aveva mai visto sul viso sempre
spensierato di Naruto.
Ma Sasuke sapeva leggere benissimo gli occhi di Naruto che, tacitamente
gli chiedevano aiuto.
Maledisse i compagni di Naruto e si avvicinò al biondo,
facendo calare la mano che aveva lasciato sul capo verso la guancia del
ragazzo, alzandogliela lentamente.
Naruto socchiuse le palpebre quando sentì la fronte fredda
del moro combaciare con la sua.
-Ti starò accanto.
Sussurrò il moro, socchiudendo le palpebre, mentre una
singola lacrima si fece largo tra le ciglia dorate, percorrendo la
pelle di Naruto e perdendosi in mezzo ai loro corpi.
-Come sta?
Domandò Sakura, sedendosi davanti a Sasuke, in quel tavolo
dove, goffamente, qualche mese fa, aveva chiesto a Sasuke di prenderla
in sposa.
Lo sguardo del moro si posò sulla porta del salotto, diretta
verso le stanze da letto e sospirò.
-Dorme.
Rispose, osservando la ragazza davanti a lui che sbuffò
sollevata, stringendosi la maglia all’altezza del cuore.
-Non avrei mai pensato che fossero così…
-Grazie.
E Sakura spalancò gli occhi, fissando sconcertata e sorpresa
Sasuke, che la squadrava tranquillo.
Sentì le guance in fiamme e abbassò lo sguardo,
come faceva da bambina e iniziò a balbettare imbarazzata.
-Di nulla… c’è… poi non so
perché mi ringrazi. Ho fatto solo il mio dovere di migliore
amica.
Borbottò, torturandosi la maglia rosa.
Sasuke socchiuse gli occhi, quasi sereno.
-Mhh… è quello che gli serve.
Sussurrò, alzandosi, sparendo in cucina con le tazze del the
vuoto.
***
Sasuke sbuffò, bussando ancora alla porta della camera di
Naruto.
-Vattene via!
Urlò Naruto da dentro.
Era da giorni che andava avanti questa storia e Sasuke era sempre
più nervoso.
Digrignò i denti, stringendo la mano appoggiata alla
superficie della porta in un pugno.
-Apri!
Ringhiò con voce bassa.
Sentì dei passi leggeri dall’altra parte e poi uno
sbuffò.
-No. Lasciami dormire.
Borbottò Naruto.
Sasuke chiuse gli occhi, respirando a fondo e poi si voltò,
scendendo con passi pesanti le scale.
Era colpa loro e avrebbero pagato.
Stupido, stupido, stupido.
Non poteva rinchiudersi in camera per sempre. Faticava a farlo
mangiare, anche se, verso sera, quando Naruto pensava che Sasuke
dormisse, sgattaiolava fuori dalla camera a mangiare qualcosa, e
puntualmente il moro cercava di fargli trovare, nel frigo, qualcosa di
pronto.
Pronto per uscire da casa si bloccò nel corridoio al sentire
dei leggeri colpetti alla porta d’ingresso e curioso
andò ad aprire, fissando sorpreso la persona davanti a se.
La piccola Hinata lo fissava con occhi appena lucidi e le guance rosse,
resistendo a stento di abbassare il capo per la vergogna.
Sasuke alzò un sopracciglio.
-C-ciao Uchiha kun… c- c’è Naruto-kun?
Borbottò, inchinandosi leggermente, come l’avevano
sempre educata.
Sasuke strinse appena troppo forte lo stipite della porta
d’ingresso con le dita.
-Dorm…
-Hinata-chan, cosa ci fai qui?
Sia la ragazza che Sasuke si affacciarono dentro casa, fissando la
figura di Naruto al centro delle scale, appoggiato con un braccio al
bordo.
La ragazza sorrise timidamente, deglutendo.
-Ero venuta a vedere come stavi.
Sussurrò.
-Oh…
Naruto allargò gli occhi e poi guardò Sasuke dopo
due lunghi giorni di chiusura forzata in camera sua.
-Visto che stai bene, è meglio che v…
-Rimani. Ti va di prendere un the?
Chiese Naruto, scendendo l’ultima rampa.
A Sasuke gli s’infiammarono gli occhi a
quell’invito.
-Non vorrei disturbare.
Cercò di dire Hinata, sentendo il rigidimento dei muscoli
del moro.
Naruto scosse il capo, affiancando Sasuke.
-No. Figurati.
Sorrise cordiale, ma Sasuke vide quelle iridi tempestose tristi e perse.
Deglutendo strinse gli occhi, facendosi da parte e uscì da
casa.
-Torno stasera.
Disse atono, incamminandosi per il vialetto della villa.
Naruto sospirò, distogliendo lo sguardo da quelle spalle che
si allontanavano mentre Hinata abbassava il capo dispiaciuta.
-E’ bello… qui!
Naruto annuì, tirando le labbra in un sorriso.
-Sì. Si sta in pace.
Gli occhi di Hinata ammirarono, sbalorditi, il giardino di villa Uchiha.
Tracciato il confine con lo steccato di legno, il giardino era verde e
rigoglioso, dove, in un angolo c’era un piccolo orticello di
pomodori e, accanto alla grande quercia che ombrava il piccolo lago
artificiale, c’era un cespuglio di rose rosse e bianche
selvatiche che emanavano un dolce e rilassante profumo.
Il lago, attraversato da un piccolo ponticello di legno, era circondato
da della terra fine chiara, dove, su di essa, erano state poste delle
pietre da fiume piatte, creando una piccola strada grigia.
Naruto socchiuse gli occhi, lasciando che il vento
s’insinuasse tra i capelli e tra i vestiti, rinfrescandolo.
Seduti sulla rampa di scale che dava al giardino, i due giovani
stettero in silenzio per un tempo indefinito, rilassandosi.
Naruto aprì gli occhi, fissando il cielo terso.
-E’ vero che aspetti un bimbo?
Domandò curioso.
Hinata arrossi, perché per lei era davvero inevitabile.
-Sì. È così strano.
Ammise.
Naruto ridacchiò, annuendo perché in fondo,
sapeva esattamente cosa provasse Hinata in quel momento.
Ci era passato, e ci stava passando.
Poi Hinata si voltò verso di lui, fissandolo come mai prima
di allora, aprendo le labbra, parlando.
-Mi dispiace di come si sia comportato Kiba e gli altri. Non voleva
offenderti, è che era… sorpreso.
Naruto si strinse nelle spalle.
-Non importa, davvero.
Sussurrò, guardando i rami della quercia muoversi con il
vento in una dolce danza.
Hinata scosse il capo, attirando la sua attenzione.
-Importa, invece. Sai…
La ragazza fissò il cielo, stendendo le gambe davanti a lei,
appoggiandosi sulle braccia.
-… in questi anni non ho fatto altro che osservarti. Prima
m’incuriosivi molto. Eri così diverso da tutte le
persone che mi giravano intorno nella mia infanzia. Così
espansivo eppure così triste.
Naruto la guardò e Hinata sorrise, perdendosi in ricordi
passati.
-Poi, col passare degli anni, quando siamo stati in accademia insieme,
ho iniziato a provare qualcosa. Balbettavo e arrossivo ogni volta che
guardavo i tuoi occhi, ogni volta che ti avvicinavi, svenivo per
l’emozione.
Ridacchiò al solo pensiero, scuotendo la testa, e Naruto
s’incantò per pochi secondi a fissare i capelli
neri e lunghi, ondeggiare dietro alla sua schiena.
-Anche se ero timida, mi ero imposta il compito di far sparire dai tuoi
occhi quella traccia di solitudine che per tutta la vita ti sei portato
indietro, inutilmente. Perché per quanto mi sforzassi, non
riuscivo a capirti.
Sospirò, affranta e dispiaciuta.
-Poi è comparso Sasuke nella tua vita.
Naruto trattenne il fiato al nome del moro, abbassando lo sguardo e
Hinata si voltò verso di lui, sorridendogli materna.
-E’ stato l’unico che è riuscito a
schiarire i tuoi occhi. Anche se ti ha fatto soffrire, quando ha
abbandonato il villaggio, i tuoi occhi brillavano sempre;
più di quando ancora non lo conoscevi bene.
Vi eravate compresi, capiti e vi siete aiutati reciprocamente, anche se
non ve ne siete mai accorti.
Naruto alzò lo sguardo, fissando con occhi larghi le iridi
chiare della ragazza.
-Quindi, non farti demoralizzare per quello che pensano gli altri. Sii
egoista per una volta e vivi la tua felicità. Hai fatto
tanto per noi, e ti meriti più di qualunque altro di stare
accanto a Sasuke.
La gola di Naruto si secco tanto da fargli male.
Essere egoista.
Era quello che gli aveva detto Tsunade, alla fatidica decisione se
tenere il bambino oppure no.
-Se hai deciso
questo…
Disse, avviandosi verso
l’uscita, ma prima si fermò, voltando il capo, con
la mano appoggiata allo stipite della porta.
Guardò il
fragile corpo di Naruto, scosso da lievi sussulti, e dei piccoli
singhiozzi mal trattenuti.
-Per una volta, essere
egoisti, non guasta!
E detto questo
uscì dalla casa.
-Lascia perdere gli altri, Naruto-kun.
Terminò, allungando una mano verso la guancia di Naruto,
accarezzandola delicatamente.
-Vivi, perché
la vita è una sola. Non sprecarla. E’
questo che lessi una volta, in un libro, ed è sempre stata
la mia filosofia di vita. Adesso, desidero che la renda tua.
Il sorriso di Hinata era così dolce, che Naruto
pensò di scoppiare a piangere in un momento o
l’altro. Ma si trattenne, annuendo col nodo alla gola.
-Grazie, Hinata-chan.
-Figurati.
Ridacchiò la ragazza, ritirando la mano, arrossendo un poco
e abbassando lo sguardo.
-Ti prego di non prendertela con Sakura, dopo questa domanda.
Borbottò, distogliendo lo sguardo e Naruto
corrucciò le sopracciglia.
-Perché dovrei arrabbiarmi con Sakura-chan?
Domandò perplesso.
-Bhe! L’altra sera, presa dalla rabbia, immagino, ci ha detto
che… insomma… aspettiunbambino!
Disse le ultime parole velocemente, mentre le guance si accendevano
abbassando lo sguardo e il viso.
Naruto sussultò, incredulo e il fiato gli mancò
in gola a quelle parole.
Sasuke afferrò la maniglia della porta di casa e la spinse
verso il basso.
Sospirò, e si concentrò sull’interno
della casa, cercando di percepire se Hinata era ancora lì.
Aveva fatto bene ad andarsene, lasciando Naruto respirare.
Stranamente era riuscito a capire che Hinata avrebbe aiutato il biondo,
ma questo, in un modo o nell’altro, gli dava fastidio.
Voleva essere lui la persona che lo avrebbe sostenuto, e invece non
faceva altro che far soffrire il ragazzo.
Posò la busta della spesa sul tavolo e poi si
fermò, sentendo la risata spensierata di Naruto, nel
giardino della villa.
Si voltò, verso la finestra, guardando i due giovani che
sorridevano, fissando il cielo.
Piegò il capo di lato, nello stesso momento in cui gli
angoli delle labbra s’incurvarono verso l’alto in
un serafico sorriso, alla vista del volto rilassato di Naruto.
-… come vorresti che nascesse?
Chiese la ragazza e Naruto la fissò, per poi concentrare il
suo sguardo sul ventre gonfio, coperto dalla tuta larga.
Sorrise, appoggiando una mano sulla pancia.
-Non ci ho mai pensato, sinceramente. Però non mi importa
tanto il sesso.
Poi il biondo si voltò verso di lei, con espressione curiosa.
-Tu, invece?
Hinata sorrise, imitando il biondo e toccandosi la pancia.
-Io vorrei che fosse una bella femminuccia. Ma so che Kiba vorrebbe un
maschio da poter portare in giro e allenarlo.
Naruto ridacchiò, annuendo.
-Penso anch’io che Sasuke preferirebbe un maschio. Te lo
immagini alla mercé di una ragazza?!
Disse Naruto, immaginandosi Sasuke con in braccio la loro bambina, e
un’espressione di puro terrore in volto.
Rise, e alla sua risata si unì anche la dolce ragazza.
-Il grande Sasuke Uchiha spaventato da una neonata.
Borbottò divertito Naruto, asciugandosi la lacrima
all’angolo dell’occhio sinistro.
-Umh.
Mormorò cupo il moro dietro di loro, facendolo sobbalzare e
voltare di scatto.
Il moro fissava Naruto serio, ma con gli occhi che brillavano di
felicità, appoggiato alla portafinestra con una spalla e le
braccia incrociate al petto.
Il biondo smise di ridere, sbiancando e guardò Sasuke con
occhi larghi.
Hinata arrossì, imbarazzata e si alzò goffamente,
tenendo il capo basso.
-Vai di già?
Disse Naruto dispiaciuto.
La ragazza annuì.
-Devo preparare la cena. Mi ha fatto piacere parlare con te, Naruto kun.
Borbottò, fissando il ragazzo che le sorrise.
-Quando vuoi venire, la porta è aperta.
Le assicurò, alzandosi.
Fece per accompagnarla, ma la ragazza negò col capo.
-Non preoccuparti, conosco la strada. Allora, a presto
Naruto-kun… Uchiha-kun.
Salutò e sparì.
Dopo che sentirono i passi di Hinata e la porta chiusa, i due ragazzi
si guardarono negli occhi.
-Paura di una neonata, umh?
Naruto ridacchiò isterico, sedendosi di nuovo.
Non sapevano com’erano finiti abbracciati in giardino, ma
entrambi si rilassarono guardando il tramonto che scendeva su Konoha,
avvolti una piccola coperta.
Sasuke aveva appoggiato la schiena al muro esterno, sopra alla veranda
e accoglieva il corpo di Naruto tra le sue gambe divaricate e piegate.
Il biondo aveva appoggiato la testa sulla spalla di Sasuke, e si era
addormentato con il viso verso quello di Sasuke, nascosto nel collo del
più grande e, ogni volta che Naruto respirava, dei brividi
si facevano largo sulla pelle di Sasuke a sentire il fiato caldo
sull’epidermide.
Il moro chiuse gli occhi, stringendo la presa sul pancione di Naruto e
fece sprofondare il viso nei capelli di Naruto, baciandogli il capo.
Si rilassò in quell’abbraccio che sapeva di loro,
ma con un ringhio alzò il viso di scatto, fissando Tsunade
nel giardino di casa loro.
-Uchiha.
Disse la donna, con sguardo cupo puntato nelle sue iridi scure.
La prese su Naruto aumentò ancora di più.
La donna fece un passo avanti, fissando per pochi secondi la figura di
Naruto e poi ritornò a fissare il ragazzo.
-Abbiamo un problema.
Il fiato di Sasuke si spezzò.
-… il consiglio sa del bambino e hanno indetto
un’incontro per domani.
S’irrigidì a quelle parole, fissando sconcertato
la donna.
-Come…
Sussurrò, non riuscendo ad andare oltre.
Tsunade spostò lo sguardo al suolo, stringendo i pugni.
-Non lo so. Ero venuta a dirlo a Naruto, ma forse è meglio
lasciarlo dormire.
Biascicò tristemente e arrabbiata, sentendosi imponente
davanti a quel vecchio consiglio.
-Non so cosa decideranno…
Parlò ancora, alzando lo sguardo deciso sui ragazzi.
-Ma qualsiasi decisione prenderanno… starò dalla
tua parte, se servirà a proteggerli.
Si appoggiò con la schiena nuda contro il muro della doccia
prendendosi la testa tra le mani, mentre l’acqua gli
picchiettava le spalle e il capo, appiattendo i capelli neri sul viso.
Respirò a fondo, stringendo i capelli bagnati nelle dita e
digrignò i denti rabbioso, lasciandosi cadere al suolo.
Ogni volta, ogni santissima volta che era tanto così
dall’afferrare la pace, questa gli veniva strappata via con
forza, lasciandolo con l’amaro in bocca.
Adesso come avrebbe potuto dire a Naruto del consiglio, come avrebbe
avuto il coraggio di guardare ancora quelle iridi chiare spegnersi per
il terrore e il dolore. Per la tristezza e la solitudine.
Un lamento gli uscì dalle labbra, nello stesso momento in
cui si portò le gambe al petto, appoggiando la fronte alle
ginocchia, tremando leggermente per il freddo e per i singhiozzi muti
che gli provocavano un doloroso peso alla gola.
Non lo sopporto.
È insopportabile tutto questo dolore.
************+
Ho mal di testa.
Sob... con sto terremoto non riesco a dormire in santa pace. Mio padre,
per ogni piccola vibrazione (mi sa che si sveglia con le puzzette che
fa, e trema il letto), si mette ad urlare e mi scaglia giù
dal letto mezza intontita. Uffiiiii... Oggi mi sono anche addormentata
a lavoro, che figura! -.-
Ah, bando alle ciance. Chi di vuoi vuole prendermi a pugni?! lo so! lo
so! mi state odiando in questo momento, e non posso che darvi ragione.
Mi odio anch'io. Plic.
Però, per farmi perdonare, ho fatto un'altro bel disegnino
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