"Alex?"
ripeté, avvicinandosi un po' di più e cercando di
fissare la visuale sul mio corpo magro.
"Gwen!" esclamai, sgranando gli occhi e stropicciandomeli con i pugni.
"Sei proprio tu?"
"E' quello che dovrei chiedere io" rise lei, abbracciandomi.
"Cavolo se ne è passato di tempo!"
"E' proprio vero, cazzo. Tu sei rimasta uguale!" osservai, passando una
mano tra i suoi capelli lisci e neri, simili alla seta. I suoi occhi
erano di una sfumatura bellissima, somigliavano agli zaffiri per un
certo verso, e li sentivo correre lungo il mio viso, soffermandosi su
ogni ciocca fuori posto e immaginando di sistemarla per bene. Il suo
corpo esile si stringeva all mio in un abbraccio che entrambi avevamo
desiderato a lungo, e le sue braccia chiare mi circondavano la schiena
con una naturalezza che era sempre stata il suo punto forte quand'era
più piccola.
"Mi sei mancata tanto" sussurrai.
"Anche tu, lex, anche tu" mormorò lei, stringendomi
più forte.
"Non immagini neanche quello che ho fatto pur di rivederti, in qualche
modo" aggiunse, malinconica.
Fu allora che me ne accorsi. Si era fatta più magra, molto, troppo magra; la
sua corporatura rasentava quella di uno scheletro e i suoi capelli
lucenti erano un po' più radi rispetto a prima. Avevo
pensato che fosse la crescita, che magari si era tinta e che il cuoio
capelluto ne fosse rimasto danneggiato, ma fui costretto ad aprire gli
occhi.
Il diario era il suo. Era lei la ragazzina abbattuta e senza speranza,
disposta a far tutto per rivedere il suo amico.
Era lei che avevo ucciso, giorno dopo giorno, non facendomi sentire e
rinnegando il mio passato.
Era lei quella che aveva cercato il mio aiuto e che si era vista
mettere da parte come un giocattolo rotto.
Era lei quella che aveva davvero bisogno di essere salvata, ma che non
ne aveva mai dato segni in mia presenza.
Sentii i polmoni che mi si accartocciavano nel petto, diventando sempre
più piccoli e striminziti, e in una frazione di secondo mi
mancò l'aria, la gioia, la vita. La strinsi a me con
più forza, annaspando per un respiro, e percepii il suo
sollievo nello sfiorare nuovamente il mio corpo, stavolta con le mani e
non più con i sogni.
"Gwen, io.." mormorai, ma le parole mi morirono in gola, una dopo
l'altra, costringendomi a tacere.
"Sai, per un certo periodo ho pensato che non saresti tornato
più, che ti fossi dimenticato di noi e che non t'importasse
più niente di quello che eravamo; ma sono così
felice di essermi sbagliata.."
Tacqui, accarezzandole i capelli. Non riuscivo a mettere a fuoco le
parole giuste; dopotutto era stata la cotta più grande della
mia infanzia e avevo fantasticato su di lei per anni, anche dopo la mia
partenza, quindi era difficile parlarle senza incappare nei miei vecchi
sentimenti, che credevo ormai morti e sepolti ma che invece si davano
alla pazza gioia nel mio petto, mischiati al senso di colpa e allo
stimolo del vomito.
"Io non mi sono mai dimenticato di voi" dissi, sincero.
"Ho sempre voluto tornare.. e rivederti" ammisi, arrossendo leggermente
mentre lei levava il viso verso di me.
"Ci sono tante cose che avrei dovuto dirti e che invece non ho fatto.."
sussurrò, malinconica.
"Tipo?" domandai. Ti
prego, non dirmi del diario,
ti prego, ti prego, ti prego.
"Tipo che ti ho sempre amato, Gaskarth" mormorò, cercando le
mie labbra e baciandomi in mondo sicuro. Rimasi un attimo basito e
aprii la bocca, lasciando che lei giocasse con la mia lingua. Avevo
aspettato quel bacio per anni, ma non era come me l'ero immaginato, era
troppo dolce, quasi nauseabondo; e il suo profumo era decisamente
troppo forte per i miei gusti. Volevo staccarmi da lei, spingerla via,
ma sapevo che non era la cosa giusta da fare nei suoi confronti e
quindi rimanevo lì, a pretendere che il bacio mi piacesse e
che fossi contento della piega che avevano preso le cose, quando invece
mi sentivo male dentro e volevo solo andarmene lontano. Sentii un
rumore improvviso di piatti che cadevano e mi voltai velocemente,
giusto in tempo per vedere un Jack deluso che se ne andava via da me
con passo veloce. Mi sentii morire e spostai bruscamente Gwen verso il
muro, lanciandomi all'inseguimento del mio amico e acchiappandolo per
un braccio appena svoltato l'angolo.
"Jack! Jack, che ti prende?" ansimai.
"Hai pure il coraggio di chiedermelo?" sputò lui.
"Jack, io.. Mi dispiace"
"Vaffanculo Alex, con tutto il cuore!" sbraitò.
"No Jack, io.." le parole mi morivano in gola, ero letteralmente
terrorizzato.
"Tu cosa Alex, tu cosa?! Dio, tu cosa?"
"Io.." mi fermai per deglutire, ma non sapevo cosa replicare. Lui
l'intuì e si staccò la mia mano dal braccio con
un gesto secco, poi mi voltò le spalle e riprese ad
andarsene, ferito.
"No Jack, aspetta!" esclamai con un filo di voce.
"Aspetta cosa, Alex, cosa?" ribatté lui, voltandosi verso di
me. Era rosso in volto e i suoi occhi erano lucidi, e improvvisamente
mi sentii la persona peggiore del mondo. Non ci ragionai neanche su; mi
alzai sulle punte, mi sporsi in avanti e lo baciai. Lui rimase rigido e
immobile per un attimo, colto alla sprovvista, poi si
ammorbidì. Aveva un buon sapore, anche se riuscivo a
sentirci dentro la rabbia e il dolore che gli avevo fatto provare, e ne
desiderai altro, ancora e ancora. Mi staccai da lui e lo guardai nei
suoi occhi confusi, cercando di sembrare sicuro e rassicurante.
"Io non volevo baciarla, Jack" mormorai.
"Ma è successo, e ti chiedo scusa per questo. Non te ne
andare, ti prego.." sussurrai. Lui mi guardò con uno sguardo
vacuo e poi deglutì, così lo strinsi forte a me.
"Alex.." mormorò.
"Ti prego Jack, ti prego" insistetti, il viso premuto contro il suo
petto.
"Non voglio che tu te ne vada. Non voglio che mi lasci" continuai,
sentendo le lacrime affiorare.
"Non mi lasciare, Jack"
Lui rimase immobile, come a testare le mie reazioni, e mi sentii morire
dentro. Lo strinsi più forte, come per ricacciare le
lacrime, ma non ci riuscii e cominciai a inumidirgli la maglietta,
prima lentamente e poi con più foga. Lui taceva e mi
accarezzava la schiena per riflesso, respirando a fondo. Sentivo il suo
cuore battere sempre più velocemente e sentivo l'adrenalina
correre nelle sue vene, ma la cosa non sembrava calmare ne me ne lui,
quindi mi avvinghiai con ancora più forza al suo
petto e tirai su col naso, cercando di fermare i singhiozzi.
"Alex.." sussurrò nuovamente.
"Mi dispiace.. mi dispiace" mormorai con voce rotta, stringendo i pugni.
"Shh, va tutto bene" disse lui, affondando la testa nella mia spalla e
accarezzandomi i capelli con gesti calmi e circolari, inumidendosi poi
le labbra per riassaggiare il mio sapore.
"Mi dispiace Jack, sono un coglione" singhiozzai, chiudendo gli occhi
il più forte possibile.
"Non lo sei, Alex, non lo sei proprio. Scusa se mi sono arrabbiato"
sorrise, rendendo la stretta più leggera.
"Ora sta tranquillo, okay?" sussurrò poi, azzardando un
bacio sulla mia fronte piccola e arrossita.
"Va tutto bene. Va tutto bene" ripeté, sorridendo e
stringendomi nuovamente a se, con più dolcezza stavolta.
"Jack, io.." tirai su col naso, deglutendo.
"Tu niente Alex, tu niente. Hai già fatto abbastanza, non
credi?"
"Io.. scusa" ripetei, come se fossi diventato un disco improvvisamente
scheggiato. Jack sorrise e mi baciò via le lacrime, una dopo
l'altra, finché non smisero di uscire e riuscii a calmarmi.
"Grazie di esserci sempre" mormorai, abbozzando uno sguardo
riconoscente.
"Di niente, lex, di niente" sussurrò lui, accarezzandomi la
testa.
"Ti ho sempre fatto soffrire così tanto?" domandai, voltando
il viso per guardarlo.
"Non mi hai mai fatto soffrire, neanche un po'; e anche stasera, non
era colpa tua. Sarebbe stato giusto se tu ti fossi trovato una ragazza
e fossi riuscito a dimenticare la tua ex in qualche modo, no? Io ti
voglio felice, anche se la felicità dovesse dartela qualcun
altro, e tutto quello che conta per me è il tuo sorriso"
mormorò.
"Dio, come si può non amarti?" scherzai, abbozzando un
sorriso impacciato.
"Cambierà qualcosa, ora?" domandò. Colsi un lampo
di paura nei suoi occhi e mi venne da abbracciarlo.
"Alla fine sì, Jack, ma solo in parte. Mi piaci ora come mi
piacevi prima, se non ancora di più, e niente, la cosa si
ufficializzerà da sola a chiunque abbia occhi per vedere e
orecchie per capire. Non credo ci sia mai stato bisogno di un cervello
particolarmente intelligente per capire che siamo fatti l'uno per
l'altro, o sbaglio?"
Jack sorrise e mi diede un buffetto affettuoso sulla guancia. Mi
appoggiai di nuovo contro il suo petto, ancora umido per le mie lacrime
e per le mie paure infondate, e lasciai che il suo mento si posasse
sulla mia nuca.
"Jack, avevi mai immaginato questo momento?" chiesi
improvvisamente.
"Hai mai provato a immaginare il paradiso?" replicò.
"Bhe, sì, tante volte. Perché, tu no?"
"No, perché non ne ho mai avuto bisogno; il mio paradiso sei
sempre stato tu"
Tacqui, lui chiuse gli occhi e respirò a fondo, lentamente.
"Non ho neanche mai immaginato questo momento, perché a me
è sempre bastata la tua presenza al mio fianco e credevo di
poter andare avanti così per sempre. Ce l'ho fatta
così bene, a fingere, quando eri fidanzato; così
bene che pensavo di poterlo fare per tutta la vita, pur di poterti
rimanere accanto e consolarti quand'eri triste. Ma se essermi sbagliato
significa poter sperare in qualcosa di più di una semplice
amicizia, allora viva gli errori!"
Sorrisi e strinsi i pugni attorno alla sua maglietta, mentre il suo
battito si stabilizzava.
"Jack" sussurrai dopo un po', inumidendomi le labbra.
"Sì?" ribatté, guardandomi con amore.
"Il diario era di Gwen.."
In una manciata di secondi andò tutto in pezzi. L'atmosfera
che avevamo creato, il senso di protezione che mi davano le braccia di
Jack, il sorriso sul suo volto, la pace e la calma nel mio cuore - sono
scomparsi tutti dopo così poco che mi sembra ancora
surreale. Un'ombra oscurò il volto del chitarrista, che
contrasse la mascella.
"Va da lei" mi ordinò, con un tono serio misto a dolcezza.
"Con che faccia, dopo quello che è successo?"
"Col migliore dei tuoi sorrisi. Ha bisogno di sapere che ci sei, Alex,
che ci sarai sempre; che non è cambiato niente fra voi e che
vuoi ancora essere suo amico, dopo tutto questo tempo. Va
lì, abbracciala il più forte che puoi e affonda
il viso nella sua spalla, e scusati. Scusati di tutto, di quello a cui
sei conoscenza e di quello che ignori. Falle sapere che le vuoi bene e
che significa molto per te, che non t'importa degli anni che sono
passati.." cominciò.
"Ma non illuderla. O non illudermi, come preferisci, ma fa la tua
scelta e annunciagliela. Niente di quello che sceglierai
sarà sbagliato finché sarà il tuo
cuore a decidere, quindi non farti problemi e sii sincero con te
stesso, ok?"
Mi baciò sulla fronte, dolcemente.
"Qualsiasi cosa ci andrà bene. Qualsiasi."
Poi mi spinse via, lontano, verso di lei, e io me lo
lasciai dietro con riluttanza.
Dovevo cercare Gwen -facile a dirsi, e forse anche a farsi-, ma poi?
Avrei dovuto prendere una decisione, e non ero sicuro di quello che
avrei fatto. Era una scelta difficile e una gran parte di me avrebbe
subito scelto il chitarrista senza ombra di dubbio, se non fosse stato
per tutto quello che avevo fatto passare a lei durante gli anni della
mia assenza.. Scossi la testa. Quello che provavo per lei non era
amore, non più; erano sensi di colpa e voglia di fare del
bene per una persona che aveva già sofferto abbastanza. Le
avrei detto la verità, che amavo Jack e che non volevo, non
potevo rinunciare a lui ora che era così vicino, e che mi
dispiaceva per tutto quello che le era successo. Avrebbe capito, se mi
amava davvero.
"Gwen!" la chiamai col cuore in gola. Non era da nessuna parte.
"Nich, hai visto Gwen?" chiesi alla bionda, interrompendo la sua
chiacchierata con un tatuato.
"Mh? Credo sia salita sulla terrazza in alto" rispose lei, senza
neanche voltarsi a guardarmi. Scappai via prima che potesse aggiungere
altro, salii le scale di corsa e mi fermai un attimo a riprendere
fiato. Diedi un'occhiata veloce intorno e mi parve di sentire dei passi
verso destra, così mi girai e camminai in quella direzione,
di soppiatto, senza fare rumore e senza fermarmi. Sapevo che se mi
fossi fermato, non avrei più trovato il coraggio di andare
avanti.
"Gwen..?" sussurrai, battendo leggermente sulla porta con le nocche.
Lei sussultò e si girò di scatto, asciugandosi
gli occhi con i palmi della mano e abbozzando un sorriso falso.
"Oh, ciao Alex, non ti avevo sentito arrivare" esclamò,
tirandosi velocemente in piedi.
"Allora, come va la vita?" domandò subito dopo,
spolverandosi le ginocchia. La guardai con occhi apprensivi.
"Gwen.. perché mi hai fatto trovare il tuo diario?" chiesi
con voce rotta. Lei sussultò nuovamente.
"Diario? Io non ho mai tenuto in diario, che cosa ti viene in mente?"
negò.
"Riprenditelo, se vuoi. Ho capito il mio sbaglio e mi dispiace" dissi,
tendendole il libro. Lei tacque e mi guardò.
"Ma nonostante tutto, ho fatto la mia scelta e ho capito che, in
effetti, non sei tu quella giusta per me. Ho passato tutta l'infanzia a
correrti dietro, a cantarti canzoni e riempirti d'attenzioni, ma tu non
mi hai mai ripagato; mi hai sfruttato e mi hai fatto star male, come ti
ho fatto soffrire io. E' un po' tardi per cambiare idea, non credi?"
Lei deglutì e si morse un labbro.
"Ti ho aspettata a lungo, così tanto che ho perso il conto
degli anni, delle notti insonni, dei giorni passati a sperare che tu
aprissi gli occhi e ti accorgessi di me, ma non mi hai mai dimostrato
neanche una piccola parte di questo grande amore che dici di provare
per me. Io ci ho provato, Gwen, ci ho provato davvero, ma ora che ne ho
la possibilità, non lascerò scappare la
felicità e le stringerò la mano, una volta tanto.
Spero tu possa capire."
Inghiottì il colpo e abbassò lo sguardo, cercando
le parole.
"E mi dispiace. Mi dispiace per tutto quello che ho fatto, che ti ho
fatto fare, che si poteva evitare fin dall'inizio ma di cui non mi sono
accorto in tempo, che semplicemente non sarebbe dovuto succedere. Ma
sarò sincero con te, sei sempre stata il mio sogno ad occhi
aperti e non ho mai desiderato una ragazza come ho desiderato te,
eppure se ora mi mettessi con te sarebbe solo per proteggerti da altro
eventuale dolore. Non ti amo più, ormai, ed è ora
di guardare in faccia la realtà: è stato bello
finché è durato, ma un amore come il mio e il tuo
poteva nascere solo nei sogni di due ragazzi soli e bisognosi di aiuto.
Anni fa ti porsi la mia mano, ma ora è troppo tardi per
stringerla."
Mi morsi il labbro, respirando a fondo, e la guardai.
"Io.. hai ragione tu. Sono stata una stupida e mi dispiace per quello
che ho fatto, perché non è stato leale nei tuoi
confronti e sembra così ipocrita da parte mia, in un momento
come questo. Sappi, solo, che mi sono lasciata scappare quanto
più potessi mai desiderare dalla vita e che me ne pento ogni
giorno, minuto dopo minuto. Non ti chiedo di tornare vicini com'eravamo
prima, perché le cose non saranno mai più le
stesse, e non ti chiedo neanche un'altra possibilità, visto
che ormai hai preso la tua decisione e non posso far altro che
rispettarla e desiderare il meglio per te. Spero solo che quando
penserai a me, lo farai con un sorriso.."
Assunse un'aria sconsolata e comprensiva e mi sentii molto
più leggero.
"Lo farò, Gwen, credimi, lo farò per sempre."
Abbozzò un sorriso compiaciuto.
"Ne sono felice" sussurrò.
Ci guardammo qualche secondo, senza proferir parola.
"Oh, e scusa se sono entrata nel tuo appartamento senza avvertirti. Non
pensavo saresti arrivato così presto, credevo di avere un
po' più di tempo per sistemare le cose e, non so,
rassegnarmi al fatto che ormai hai una vita e che io ho smesso di farne
parte attivamente da molto tempo. Scusami ancora."
Deglutii, ripensando a qualche sera prima.
"Vuoi dire che..?"
"Sapevo già da prima dove saresti andato a parare, me ne
sono accorta quel giorno. So quanto lui significhi per te e lo capisco
fino in fondo, ma la speranza è l'ultima a morire, no? Spero
che un giorno sarai tu a cambiare idea su di noi. Fino ad allora io ti
aspetterò, nel bene e nel male, e desidererò solo
la tua felicità."
Tacqui, ripensando a quando avevo fatto irruzione nel bagno con
l'ombrello. E se l'avessi beccata, se le avessi fatto male e si fosse
rovinata un occhio? Me lo sarei mai perdonato?
Respirai a fondo e la guardai negli occhi.
"Altre confessioni?"
"No, non credo, a meno che l'averti guardato sognare sia un reato"
sorrise.
"Bhe, addio, Alex. O forse è un arrivederci?"
Si sporse in avanti e mi baciò il naso, socchiudendo gli
occhi. Si staccò da me, sorrise e se ne andò
silenziosamente, com'era arrivata. Rimasi immobile qualche secondo e mi
sfiorai il naso con le dita, sentendo ancora il calore delle sue labbra
contro la mia pelle. Non me ne pentivo. Sapevo di aver fatto la scelta
giusta, me ne sarei reso conto nei mesi successivi, poco ma sicuro, e
non avevo assolutamente nulla da rimproverarmi. Sorrisi, mi tolsi il
suo lucidalabbra dalla faccia e scesi di sotto, andandomi a rifugiare
tra le braccia del mio ragazzo. Lo baciai, lui ricambiò e
rimasi a farmi cullare da lui fino all'alba, nascosti sul tetto, mentre
la festa imperversava.
Ricevetti notizie da Gwen qualche tempo dopo, al mio vecchio indirizzo
giù in città, dove abitavano ancora i miei, che mi rigirarono la lettera con piacere.
Era felice, aveva trovato un buon lavoro e un ragazzo fatto apposta per
lei, che l'aveva aiutata a superare anche quell'ultimo ostacolo che era
stata la mia seconda e definitiva partenza. Non mi rimproverava niente
e continuava a desiderare solo il meglio per me, anche se erano passati
mesi dal nostro ultimo, doloroso incontro.
Sorrisi di cuore e nascosi la lettera nella tasca esterna della
valigia, poi scesi le scale e lanciai la valigia nel bagagliaio del
pullman, raggiungendo i miei amici. Il tour cominciava davvero con una
buona piega e non potevo essere più felice, specialmente con
Jack al mio fianco, giorno dopo giorno, concerto dopo concerto, bacio
dopo bacio.
Happiness real only when shared.
E sono convinto di aver trovato la persona con cui voglio condividerla
per sempre, nel bene e nel male.
E anche se mi sbaglio, avrò tutto il tempo di pentirmene
quando questo sarà finito, perché ora come ora,
Jack è tutto quello che possa desiderare dalla vita. Non
voglio nient'altro che lui.
Quindi grazie, Gwen, perché senza te e il tuo diario non
avrei mai capito quanto ci tenga a lui.
Grazie mille.
Con tutto il cuore.
Nota
dell'autrice
Ciao, volevo ringraziare tutti quelli che sono arrivati
alla fine di questa storia, specialmente la Pengue e la Delfa,
perché sono sempre lì a recensirmi e
incoraggiarmi, e quando dico sempre intendo sempre-sempre-sempre,
qualunque schifezza scriva.
Forse la ff si poteva allungare e sviluppare con più calma,
è vero, ma ho riscritto così tante volte questo
capitolo che alla fine mi son detta, 'finiamola qui e mettiamo un lieto
fine, una volta tanto'. Inizialmente non volevo neanche farla
concludere nella classica Jalex, ma dopo tutte 'ste notti a scrivere
non ho potuto fare a meno di appassionarmi ai personaggi e di metterci
una storia d'amore come mio solito. E poi avevo personalmente bisogno
di un lieto fine e di qualcosa che mi mettesse un po' di allegria
addosso, quindi eue
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto e recensito. Grazie davvero.
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