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Autore: Pwhore    05/06/2012    4 recensioni
Jack e Alex partono per una vacanza in una vecchia casa della famiglia Gaskarth e pian piano diventano sempre più affiatati, finché un vecchio ricordo non salta fuori dal cassetto e comincia a cambiare le carte in tavola per tutti.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Alex?" ripeté, avvicinandosi un po' di più e cercando di fissare la visuale sul mio corpo magro.
"Gwen!" esclamai, sgranando gli occhi e stropicciandomeli con i pugni.
"Sei proprio tu?"
"E' quello che dovrei chiedere io" rise lei, abbracciandomi.
"Cavolo se ne è passato di tempo!"
"E' proprio vero, cazzo. Tu sei rimasta uguale!" osservai, passando una mano tra i suoi capelli lisci e neri, simili alla seta. I suoi occhi erano di una sfumatura bellissima, somigliavano agli zaffiri per un certo verso, e li sentivo correre lungo il mio viso, soffermandosi su ogni ciocca fuori posto e immaginando di sistemarla per bene. Il suo corpo esile si stringeva all mio in un abbraccio che entrambi avevamo desiderato a lungo, e le sue braccia chiare mi circondavano la schiena con una naturalezza che era sempre stata il suo punto forte quand'era più piccola.
"Mi sei mancata tanto" sussurrai.
"Anche tu, lex, anche tu" mormorò lei, stringendomi più forte.
"Non immagini neanche quello che ho fatto pur di rivederti, in qualche modo" aggiunse, malinconica.
Fu allora che me ne accorsi. Si era fatta più magra, molto, troppo magra; la sua corporatura rasentava quella di uno scheletro e i suoi capelli lucenti erano un po' più radi rispetto a prima. Avevo pensato che fosse la crescita, che magari si era tinta e che il cuoio capelluto ne fosse rimasto danneggiato, ma fui costretto ad aprire gli occhi.
Il diario era il suo. Era lei la ragazzina abbattuta e senza speranza, disposta a far tutto per rivedere il suo amico.
Era lei che avevo ucciso, giorno dopo giorno, non facendomi sentire e rinnegando il mio passato.
Era lei quella che aveva cercato il mio aiuto e che si era vista mettere da parte come un giocattolo rotto.
Era lei quella che aveva davvero bisogno di essere salvata, ma che non ne aveva mai dato segni in mia presenza.
Sentii i polmoni che mi si accartocciavano nel petto, diventando sempre più piccoli e striminziti, e in una frazione di secondo mi mancò l'aria, la gioia, la vita. La strinsi a me con più forza, annaspando per un respiro, e percepii il suo sollievo nello sfiorare nuovamente il mio corpo, stavolta con le mani e non più con i sogni.
"Gwen, io.." mormorai, ma le parole mi morirono in gola, una dopo l'altra, costringendomi a tacere.
"Sai, per un certo periodo ho pensato che non saresti tornato più, che ti fossi dimenticato di noi e che non t'importasse più niente di quello che eravamo; ma sono così felice di essermi sbagliata.."
Tacqui, accarezzandole i capelli. Non riuscivo a mettere a fuoco le parole giuste; dopotutto era stata la cotta più grande della mia infanzia e avevo fantasticato su di lei per anni, anche dopo la mia partenza, quindi era difficile parlarle senza incappare nei miei vecchi sentimenti, che credevo ormai morti e sepolti ma che invece si davano alla pazza gioia nel mio petto, mischiati al senso di colpa e allo stimolo del vomito.
"Io non mi sono mai dimenticato di voi" dissi, sincero.
"Ho sempre voluto tornare.. e rivederti" ammisi, arrossendo leggermente mentre lei levava il viso verso di me.
"Ci sono tante cose che avrei dovuto dirti e che invece non ho fatto.." sussurrò, malinconica.
"Tipo?" domandai. Ti prego, non dirmi del diario, ti prego, ti prego, ti prego.
"Tipo che ti ho sempre amato, Gaskarth" mormorò, cercando le mie labbra e baciandomi in mondo sicuro. Rimasi un attimo basito e aprii la bocca, lasciando che lei giocasse con la mia lingua. Avevo aspettato quel bacio per anni, ma non era come me l'ero immaginato, era troppo dolce, quasi nauseabondo; e il suo profumo era decisamente troppo forte per i miei gusti. Volevo staccarmi da lei, spingerla via, ma sapevo che non era la cosa giusta da fare nei suoi confronti e quindi rimanevo lì, a pretendere che il bacio mi piacesse e che fossi contento della piega che avevano preso le cose, quando invece mi sentivo male dentro e volevo solo andarmene lontano. Sentii un rumore improvviso di piatti che cadevano e mi voltai velocemente, giusto in tempo per vedere un Jack deluso che se ne andava via da me con passo veloce. Mi sentii morire e spostai bruscamente Gwen verso il muro, lanciandomi all'inseguimento del mio amico e acchiappandolo per un braccio appena svoltato l'angolo.
"Jack! Jack, che ti prende?" ansimai.
"Hai pure il coraggio di chiedermelo?" sputò lui.
"Jack, io.. Mi dispiace" 
"Vaffanculo Alex, con tutto il cuore!" sbraitò.
"No Jack, io.." le parole mi morivano in gola, ero letteralmente terrorizzato.
"Tu cosa Alex, tu cosa?! Dio, tu cosa?"
"Io.." mi fermai per deglutire, ma non sapevo cosa replicare. Lui l'intuì e si staccò la mia mano dal braccio con un gesto secco, poi mi voltò le spalle e riprese ad andarsene, ferito.
"No Jack, aspetta!" esclamai con un filo di voce.
"Aspetta cosa, Alex, cosa?" ribatté lui, voltandosi verso di me. Era rosso in volto e i suoi occhi erano lucidi, e improvvisamente mi sentii la persona peggiore del mondo. Non ci ragionai neanche su; mi alzai sulle punte, mi sporsi in avanti e lo baciai. Lui rimase rigido e immobile per un attimo, colto alla sprovvista, poi si ammorbidì. Aveva un buon sapore, anche se riuscivo a sentirci dentro la rabbia e il dolore che gli avevo fatto provare, e ne desiderai altro, ancora e ancora. Mi staccai da lui e lo guardai nei suoi occhi confusi, cercando di sembrare sicuro e rassicurante.
"Io non volevo baciarla, Jack" mormorai.
"Ma è successo, e ti chiedo scusa per questo. Non te ne andare, ti prego.." sussurrai. Lui mi guardò con uno sguardo vacuo e poi deglutì, così lo strinsi forte a me.
"Alex.." mormorò.
"Ti prego Jack, ti prego" insistetti, il viso premuto contro il suo petto.
"Non voglio che tu te ne vada. Non voglio che mi lasci" continuai, sentendo le lacrime affiorare.
"Non mi lasciare, Jack"
Lui rimase immobile, come a testare le mie reazioni, e mi sentii morire dentro. Lo strinsi più forte, come per ricacciare le lacrime, ma non ci riuscii e cominciai a inumidirgli la maglietta, prima lentamente e poi con più foga. Lui taceva e mi accarezzava la schiena per riflesso, respirando a fondo. Sentivo il suo cuore battere sempre più velocemente e sentivo l'adrenalina correre nelle sue vene, ma la cosa non sembrava calmare ne me ne lui, quindi mi avvinghiai con  ancora più forza al suo petto e tirai su col naso, cercando di fermare i singhiozzi.
"Alex.." sussurrò nuovamente.
"Mi dispiace.. mi dispiace" mormorai con voce rotta, stringendo i pugni.
"Shh, va tutto bene" disse lui, affondando la testa nella mia spalla e accarezzandomi i capelli con gesti calmi e circolari, inumidendosi poi le labbra per riassaggiare il mio sapore.
"Mi dispiace Jack, sono un coglione" singhiozzai, chiudendo gli occhi il più forte possibile.
"Non lo sei, Alex, non lo sei proprio. Scusa se mi sono arrabbiato" sorrise, rendendo la stretta più leggera.
"Ora sta tranquillo, okay?" sussurrò poi, azzardando un bacio sulla mia fronte piccola e arrossita.
"Va tutto bene. Va tutto bene" ripeté, sorridendo e stringendomi nuovamente a se, con più dolcezza stavolta.
"Jack, io.." tirai su col naso, deglutendo.
"Tu niente Alex, tu niente. Hai già fatto abbastanza, non credi?"
"Io.. scusa" ripetei, come se fossi diventato un disco improvvisamente scheggiato. Jack sorrise e mi baciò via le lacrime, una dopo l'altra, finché non smisero di uscire e riuscii a calmarmi.
"Grazie di esserci sempre" mormorai, abbozzando uno sguardo riconoscente.
"Di niente, lex, di niente" sussurrò lui, accarezzandomi la testa.
"Ti ho sempre fatto soffrire così tanto?" domandai, voltando il viso per guardarlo.
"Non mi hai mai fatto soffrire, neanche un po'; e anche stasera, non era colpa tua. Sarebbe stato giusto se tu ti fossi trovato una ragazza e fossi riuscito a dimenticare la tua ex in qualche modo, no? Io ti voglio felice, anche se la felicità dovesse dartela qualcun altro, e tutto quello che conta per me è il tuo sorriso" mormorò.
"Dio, come si può non amarti?" scherzai, abbozzando un sorriso impacciato.
"Cambierà qualcosa, ora?" domandò. Colsi un lampo di paura nei suoi occhi e mi venne da abbracciarlo.
"Alla fine sì, Jack, ma solo in parte. Mi piaci ora come mi piacevi prima, se non ancora di più, e niente, la cosa si ufficializzerà da sola a chiunque abbia occhi per vedere e orecchie per capire. Non credo ci sia mai stato bisogno di un cervello particolarmente intelligente per capire che siamo fatti l'uno per l'altro, o sbaglio?"
Jack sorrise e mi diede un buffetto affettuoso sulla guancia. Mi appoggiai di nuovo contro il suo petto, ancora umido per le mie lacrime e per le mie paure infondate, e lasciai che il suo mento si posasse sulla mia nuca.
"Jack, avevi mai immaginato questo momento?" chiesi improvvisamente. 
"Hai mai provato a immaginare il paradiso?" replicò.
"Bhe, sì, tante volte. Perché, tu no?"
"No, perché non ne ho mai avuto bisogno; il mio paradiso sei sempre stato tu"
Tacqui, lui chiuse gli occhi e respirò a fondo, lentamente.
"Non ho neanche mai immaginato questo momento, perché a me è sempre bastata la tua presenza al mio fianco e credevo di poter andare avanti così per sempre. Ce l'ho fatta così bene, a fingere, quando eri fidanzato; così bene che pensavo di poterlo fare per tutta la vita, pur di poterti rimanere accanto e consolarti quand'eri triste. Ma se essermi sbagliato significa poter sperare in qualcosa di più di una semplice amicizia, allora viva gli errori!"
Sorrisi e strinsi i pugni attorno alla sua maglietta, mentre il suo battito si stabilizzava.
"Jack" sussurrai dopo un po', inumidendomi le labbra.
"Sì?" ribatté, guardandomi con amore.
"Il diario era di Gwen.."
In una manciata di secondi andò tutto in pezzi. L'atmosfera che avevamo creato, il senso di protezione che mi davano le braccia di Jack, il sorriso sul suo volto, la pace e la calma nel mio cuore - sono scomparsi tutti dopo così poco che mi sembra ancora surreale. Un'ombra oscurò il volto del chitarrista, che contrasse la mascella.
"Va da lei" mi ordinò, con un tono serio misto a dolcezza.
"Con che faccia, dopo quello che è successo?"
"Col migliore dei tuoi sorrisi. Ha bisogno di sapere che ci sei, Alex, che ci sarai sempre; che non è cambiato niente fra voi e che vuoi ancora essere suo amico, dopo tutto questo tempo. Va lì, abbracciala il più forte che puoi e affonda il viso nella sua spalla, e scusati. Scusati di tutto, di quello a cui sei conoscenza e di quello che ignori. Falle sapere che le vuoi bene e che significa molto per te, che non t'importa degli anni che sono passati.." cominciò.
"Ma non illuderla. O non illudermi, come preferisci, ma fa la tua scelta e annunciagliela. Niente di quello che sceglierai sarà sbagliato finché sarà il tuo cuore a decidere, quindi non farti problemi e sii sincero con te stesso, ok?"
Mi baciò sulla fronte, dolcemente.
"Qualsiasi cosa ci andrà bene. Qualsiasi."
Poi mi spinse via, lontano, verso di lei, e io me lo lasciai dietro con riluttanza.
Dovevo cercare Gwen -facile a dirsi, e forse anche a farsi-, ma poi?
Avrei dovuto prendere una decisione, e non ero sicuro di quello che avrei fatto. Era una scelta difficile e una gran parte di me avrebbe subito scelto il chitarrista senza ombra di dubbio, se non fosse stato per tutto quello che avevo fatto passare a lei durante gli anni della mia assenza.. Scossi la testa. Quello che provavo per lei non era amore, non più; erano sensi di colpa e voglia di fare del bene per una persona che aveva già sofferto abbastanza. Le avrei detto la verità, che amavo Jack e che non volevo, non potevo rinunciare a lui ora che era così vicino, e che mi dispiaceva per tutto quello che le era successo. Avrebbe capito, se mi amava davvero.
"Gwen!" la chiamai col cuore in gola. Non era da nessuna parte.
"Nich, hai visto Gwen?" chiesi alla bionda, interrompendo la sua chiacchierata con un tatuato.
"Mh? Credo sia salita sulla terrazza in alto" rispose lei, senza neanche voltarsi a guardarmi. Scappai via prima che potesse aggiungere altro, salii le scale di corsa e mi fermai un attimo a riprendere fiato. Diedi un'occhiata veloce intorno e mi parve di sentire dei passi verso destra, così mi girai e camminai in quella direzione, di soppiatto, senza fare rumore e senza fermarmi. Sapevo che se mi fossi fermato, non avrei più trovato il coraggio di andare avanti.
"Gwen..?" sussurrai, battendo leggermente sulla porta con le nocche. Lei sussultò e si girò di scatto, asciugandosi gli occhi con i palmi della mano e abbozzando un sorriso falso.
"Oh, ciao Alex, non ti avevo sentito arrivare" esclamò, tirandosi velocemente in piedi.
"Allora, come va la vita?" domandò subito dopo, spolverandosi le ginocchia. La guardai con occhi apprensivi.
"Gwen.. perché mi hai fatto trovare il tuo diario?" chiesi con voce rotta. Lei sussultò nuovamente.
"Diario? Io non ho mai tenuto in diario, che cosa ti viene in mente?" negò.
"Riprenditelo, se vuoi. Ho capito il mio sbaglio e mi dispiace" dissi, tendendole il libro. Lei tacque e mi guardò.
"Ma nonostante tutto, ho fatto la mia scelta e ho capito che, in effetti, non sei tu quella giusta per me. Ho passato tutta l'infanzia a correrti dietro, a cantarti canzoni e riempirti d'attenzioni, ma tu non mi hai mai ripagato; mi hai sfruttato e mi hai fatto star male, come ti ho fatto soffrire io. E' un po' tardi per cambiare idea, non credi?"
Lei deglutì e si morse un labbro.
"Ti ho aspettata a lungo, così tanto che ho perso il conto degli anni, delle notti insonni, dei giorni passati a sperare che tu aprissi gli occhi e ti accorgessi di me, ma non mi hai mai dimostrato neanche una piccola parte di questo grande amore che dici di provare per me. Io ci ho provato, Gwen, ci ho provato davvero, ma ora che ne ho la possibilità, non lascerò scappare la felicità e le stringerò la mano, una volta tanto. Spero tu possa capire."
Inghiottì il colpo e abbassò lo sguardo, cercando le parole.
"E mi dispiace. Mi dispiace per tutto quello che ho fatto, che ti ho fatto fare, che si poteva evitare fin dall'inizio ma di cui non mi sono accorto in tempo, che semplicemente non sarebbe dovuto succedere. Ma sarò sincero con te, sei sempre stata il mio sogno ad occhi aperti e non ho mai desiderato una ragazza come ho desiderato te, eppure se ora mi mettessi con te sarebbe solo per proteggerti da altro eventuale dolore. Non ti amo più, ormai, ed è ora di guardare in faccia la realtà: è stato bello finché è durato, ma un amore come il mio e il tuo poteva nascere solo nei sogni di due ragazzi soli e bisognosi di aiuto. Anni fa ti porsi la mia mano, ma ora è troppo tardi per stringerla."
Mi morsi il labbro, respirando a fondo, e la guardai.
"Io.. hai ragione tu. Sono stata una stupida e mi dispiace per quello che ho fatto, perché non è stato leale nei tuoi confronti e sembra così ipocrita da parte mia, in un momento come questo. Sappi, solo, che mi sono lasciata scappare quanto più potessi mai desiderare dalla vita e che me ne pento ogni giorno, minuto dopo minuto. Non ti chiedo di tornare vicini com'eravamo prima, perché le cose non saranno mai più le stesse, e non ti chiedo neanche un'altra possibilità, visto che ormai hai preso la tua decisione e non posso far altro che rispettarla e desiderare il meglio per te. Spero solo che quando penserai a me, lo farai con un sorriso.."
Assunse un'aria sconsolata e comprensiva e mi sentii molto più leggero.
"Lo farò, Gwen, credimi, lo farò per sempre."
Abbozzò un sorriso compiaciuto.
"Ne sono felice" sussurrò.
Ci guardammo qualche secondo, senza proferir parola.
"Oh, e scusa se sono entrata nel tuo appartamento senza avvertirti. Non pensavo saresti arrivato così presto, credevo di avere un po' più di tempo per sistemare le cose e, non so, rassegnarmi al fatto che ormai hai una vita e che io ho smesso di farne parte attivamente da molto tempo. Scusami ancora."
Deglutii, ripensando a qualche sera prima.
"Vuoi dire che..?"
"Sapevo già da prima dove saresti andato a parare, me ne sono accorta quel giorno. So quanto lui significhi per te e lo capisco fino in fondo, ma la speranza è l'ultima a morire, no? Spero che un giorno sarai tu a cambiare idea su di noi. Fino ad allora io ti aspetterò, nel bene e nel male, e desidererò solo la tua felicità."
Tacqui, ripensando a quando avevo fatto irruzione nel bagno con l'ombrello. E se l'avessi beccata, se le avessi fatto male e si fosse rovinata un occhio? Me lo sarei mai perdonato?
Respirai a fondo e la guardai negli occhi.
"Altre confessioni?"
"No, non credo, a meno che l'averti guardato sognare sia un reato" sorrise.
"Bhe, addio, Alex. O forse è un arrivederci?"
Si sporse in avanti e mi baciò il naso, socchiudendo gli occhi. Si staccò da me, sorrise e se ne andò silenziosamente, com'era arrivata. Rimasi immobile qualche secondo e mi sfiorai il naso con le dita, sentendo ancora il calore delle sue labbra contro la mia pelle. Non me ne pentivo. Sapevo di aver fatto la scelta giusta, me ne sarei reso conto nei mesi successivi, poco ma sicuro, e non avevo assolutamente nulla da rimproverarmi. Sorrisi, mi tolsi il suo lucidalabbra dalla faccia e scesi di sotto, andandomi a rifugiare tra le braccia del mio ragazzo. Lo baciai, lui ricambiò e rimasi a farmi cullare da lui fino all'alba, nascosti sul tetto, mentre la festa imperversava.

Ricevetti notizie da Gwen qualche tempo dopo, al mio vecchio indirizzo giù in città, dove abitavano ancora i miei, che mi rigirarono la lettera con piacere.
Era felice, aveva trovato un buon lavoro e un ragazzo fatto apposta per lei, che l'aveva aiutata a superare anche quell'ultimo ostacolo che era stata la mia seconda e definitiva partenza. Non mi rimproverava niente e continuava a desiderare solo il meglio per me, anche se erano passati mesi dal nostro ultimo, doloroso incontro.
Sorrisi di cuore e nascosi la lettera nella tasca esterna della valigia, poi scesi le scale e lanciai la valigia nel bagagliaio del pullman, raggiungendo i miei amici. Il tour cominciava davvero con una buona piega e non potevo essere più felice, specialmente con Jack al mio fianco, giorno dopo giorno, concerto dopo concerto, bacio dopo bacio.

Happiness real only when shared.
E sono convinto di aver trovato la persona con cui voglio condividerla per sempre, nel bene e nel male.
E anche se mi sbaglio, avrò tutto il tempo di pentirmene quando questo sarà finito, perché ora come ora, Jack è tutto quello che possa desiderare dalla vita. Non voglio nient'altro che lui.
Quindi grazie, Gwen, perché senza te e il tuo diario non avrei mai capito quanto ci tenga a lui.
Grazie mille.
Con tutto il cuore.



Nota dell'autrice
Ciao, volevo ringraziare tutti quelli che sono arrivati alla fine di questa storia, specialmente la Pengue e la Delfa, perché sono sempre lì a recensirmi e incoraggiarmi, e quando dico sempre intendo sempre-sempre-sempre, qualunque schifezza scriva.
Forse la ff si poteva allungare e sviluppare con più calma, è vero, ma ho riscritto così tante volte questo capitolo che alla fine mi son detta, 'finiamola qui e mettiamo un lieto fine, una volta tanto'. Inizialmente non volevo neanche farla concludere nella classica Jalex, ma dopo tutte 'ste notti a scrivere non ho potuto fare a meno di appassionarmi ai personaggi e di metterci una storia d'amore come mio solito. E poi avevo personalmente bisogno di un lieto fine e di qualcosa che mi mettesse un po' di allegria addosso, quindi eue
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto e recensito. Grazie davvero.
   
 
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