Titolo del capitolo:
Casanova.
Personaggi: Lovino
Vargas ( Sud Italia )
Rating: Verde
Note dell'autore:
Introspettivo / Malinconico / Misterioso / AU
Disclaimer: Personaggi,
luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto
e le situazioni sono di mia proprietà.
.Casanova.
Le luci si riflettevano sulle immobili acque del canale, fittizie
eppure dotate di una luminescenza ultraterrena; rendevano la luce
liquida, così come tutta la città si specchiava
sull'acqua che la teneva a galla, la cullava e la lasciava lontana dai
problemi del mondo.
Fu questa immobilità apparente che la prua della gondola
fendette, laccata di nero e decorata con pesante oro modellato a guisa
di leoni. Uno sciabordio leggero nel silenzio precedente alla notte di
Carnevale, ove i demoni di Venezia lasciano le loro case dentro edifici
diroccati per mascherarsi e girare nelle luci degli esseri umani senza
poter essere individuati.
Il rumore di un remo che si fa strada nel liquido torbido e scuro ora,
cuscini di seta rossa ad ornare le assi marrone chiaro.
E sopra, solitario, un gondoliere.
Percorreva la strada che lo separava da piazza San Marco, gremita di
gente, vestiti e nobili, maschere e donne pronte a concedersi per
l'unica notte di perdizione conosciuta nella fierissima Repubblica.
Colori e baluginii di ori e argenti danzavano sui mattoni grigi della
piazza donando alla città una dimensione magica, lontana,
irreale, eretica e blasfema.
Risa e denti di perla, labbra rosse e acconciature complicate.
Egli apprezzava tutto quello come un felino si accosta alla preda;
coperto da un manto nero come la notte di Ognissanti andava,
sciabordando, accostandosi in un angolo buio del canale dei Sospiri.
Nessuno sarebbe venuto a cercarlo là.
Un tonfo lieve annunciò che la gondola ricca e sontuosa si
era accostata alla banchina, il fruscio di vesti indicava la discesa
del gondoliere della stessa.
Uno scatto, una spilla gemmata che cade nelle acque e porta via la
stoffa pregiata, ma cosa ha rivelato agli occhi umani che si
affacciavano dalle povere case, incuriositi e sbilenchi di fronte ai
nobili?
Passi scattanti e il rumore di scarpe eleganti e laccate sulle
scalette; rumori di seta e di campanelli d'oro, odore di profumo e di
peccato dietro ad una maschera di pizzo argentato.
Un uomo, un ragazzo forse. Alto, sicuro di ogni passo, dal sorriso
irriverente che il lieve rossetto non riusciva a nascondere del tutto.
Dietro la maschera e sotto al cappello piumato si scorgevano capelli
color del rame e occhi dell'ambra più pura, pieni di
alterigia e di orgoglio sotto lunghe ciglia scure.
Un neo donava un punto di bellezza al viso fine, situato appena sotto
l'occhio sinistro.
La giacca bianca sfavillava come quella di un principe di altri tempi,
le mani calzate in guanti di pizzo di pura luce, anelli alle sue dita.
Non si curava di coloro che lo osservavano, lanciando occhiate cupe
agli uomini là attorno, le dame ai suoi piedi per
soddisfarlo.
Ma lui ne cercava una sola.
La più bella.
Seduta solitaria, in un abito azzurro come il cielo d'inverno e i
morbidi capelli scuri raccolti alla sommità del capo, faceva
vagare gli occhi blu per la piazza, cercando di inviduare chi andava
attendendo struggendosi così su una panca di fredda pietra.
Non vederlo era impossibile, il ciuffo alto e ribelle e il sorriso
sempre più ampio, spavaldo e giovane e fiero.
Si fermò di fronte alle gonne della bella, chinando una mano
ingioiellata per prendere la sua.
«Il vostro nome?», chiese lei piena di meraviglia.
Lui sorrise beffardo e lanciò una risata degna di mille e
mille violini, luccicante di due fila di perle perfette quali erano i
denti. In quella Venezia dei Dogi, lui rideva. Rideva arrabbiato e
confuso, felice e sprezzante di chiunque avesse osato interromperlo.
«Casanova.»
.Fine.
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Scritta per noia,
scritta perché oggi ho giocato ad ACII.
Scritta per voi, e
anche per qualcun'altro.
Spero vi piaccia,
chù!
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