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incontro harry-voldemort
Harry aveva ormai
intuito che ciò che l'ultima stanza celava fosse davvero importante, o potente,
o entrambe.
Tutte le protezioni,
gli ostacoli, che il trio aveva brillantemente superato erano disposti a
protezione di un qualcosa che non doveva essere trafugato o
conosciuto.
Si smarrì
nei ricordi.
Ma certo!
Doveva essere lo
strano pacchetto che aveva prelevato quel tonto del guardiacaccia e del quale
non gli aveva voluto parlare.
Rammentò il faccione
fiero del mezzogigante nello svolgere quel compito. Patetico.
Silente glielo aveva
dovuto affidare in mancanza di meglio. Patetico anche questo. Avere come ultima
risorsa un mezzosangue tonto. Patetici tutti e due.
Varcò la soglia
dell'ultima stanza.
- Professore? - esclamò stupefatto il bambino
sopravvissuto.
Raptor? Il balbuziente
Raptor un ladro? Il tremulo e spaurito Raptor che superava quelle numerose e
difficili prove solo?
Avrebbe capito Piton,
ma non Raptor...
Raptor sorrise. Non un
solo muscolo gli si mosse sul viso.
- Io - rispose calmo -
Ci stavamo chiedendo quando fossi arrivato-
- Lei e chi? -
- Lui è molto
impaziente, da molto desidera parlarti.-
- Il signore Oscuro? Lei è al servizio di Voldemort?
-
- Perspicace Potter!
Difficile da credere eh? Chi sospetterebbe mai del po_povero b_ba_balbuziente
p_professor Rapto-tor?-
Raptor rise, e non fu
la solita risatina tremula, bensì una risata fredda e tagliente.
Harry si
accorse che dietro Raptor vi era uno specchio, un possente specchio decorato, da
cui il professore cercava disperatamente di carpire qualcosa.
- Cosa rappresenta lo specchio? Cosè l'oggetto che
cercate? Dova è ora Voldemort? - Urlò il ragazzo avido di
risposte.
- Non sarò io a
chiarirti Harry, è arrivato il momento che lui ti parli-
Harry guardò
Raptor che gli si avvicinava e cominciava a svolgersi il turbante. Il tubante
cadde a terra. Senza quel copricapo la testa di Raptor sembrava stranamente
piccola.
Lentamente, Raptor
fece dietro-front.
Nel punto dove
normalmente avrebbe dovuto trovarsi la nuca del professore, c'èra un volto:
bianco come il gesso, con occhi rossi che emanavano bagliori, e per narici due
fessure, come un serpente.
-Harry
Potter... - sibilò Lord Voldemort, o l'ombra che ne
restava.
Harry rimase
impassibile, calmo, calcolatore, quanto aveva sognato quell'incontro, quanto
quella presenza aveva ossessionato i suoi pensieri...
- Voldemort, desideravo incontrarti! - rispose
tranquillo in serpentese.
Il Signore Oscuro
ghignò.
- Quanto siamo simili Harry, mai ho
conosciuto nessuno che vuole potere quanto ne sogni tu, escluso me
ovviamente -
Voldemort rise. Una
risata perfida, cattiva e compiaciuta.
- Cosa cerchi? Cosè che vuoi? -
- Sai cosa contiene questo specchio Harry? La
pietra filosofale -
Il cervello del
ragazzo masticava le informazioni tentando di rammentare, la pietra filosofale,
centrava qualcosa con un certo Nicolas Flamel, con l'alchimia...
- Nicolas Flamel, un alchimista... - mormorò
pensieroso.
- Vedo che sei informato, un ottimo allievo, Flamel, noto
alchimista, è l'unico detentore della pietra filosofale e quest'anno l'ha
affidata a Silente per proteggersi, sai cosa può produrre questa pietra
Harry? -
Finalmente
ricordò
- Oro. Riesce a produrre oro puro e ... l'elisir di lunga
vita! Ecco cosa desideri, l'elisir di lunga vita, per tornare più potente e
immortale. Giusto? -
- Esatto. Vedi Harry per riaquistare i miei poteri, in tutta
la loro potenza, per tornare ad essere ciò che ero, prima che tu mi
sconfiggessi, se non più forte, ho bisogno dell'elisir..
-
- Come feci? Come feci a sconfiggere il mago più potente di
tutti i tempi, o quasi? - ecco. Ecco l'agognata domanda.
- Harry. Lo devo ammettere, sei sempre stato potente, molto
potente, crescendo potresti raggiungere anche i miei livelli con l'adeguata
istruzione magica, ma vedi, non fù quello che ti salvò. Ma una magia antica che
tua madre azionò morendo per salvarti. L'amore. Una debolezza che uccise i tuoi
genitori. Ma che contribuì a salvare te. Stupidamente non lo calcolai. Ma non
tutti i mali vengono per nuocere Harry-
Harry intuì doveva
voleva arrivare, e fremeva impaziente, era quello che voleva più di ogni altra
cosa.
- Riaquistati i miei poteri, ricostruirò il mio impero, e con
te, insieme, nessunò potrà sconfiggerci, invincibili, indistruttibili, vinceremo
tutti, saremo ciò che di più potente esista al
mondo!
Io e te Harry. Invincinbili,
immortali,
Ripudia la tua madre mezzosangue,
tuo padre sporco e inferiore,
divieni ciò che è più temuto da tutti, maghi, purosangue,
mezzosangue, babbani... - UrlòVoldemort
Si. Era quello che
voleva. Potenza, Immortalità, La Devozione di tutti, Paura nel pronunciare il
suo nome.
Non sarebbe stato più Potter, il bambino sopravvissuto, ma
Potter! Il mago (insieme a Voldemort) più potente tra tutti.
E se voleva
diventarlo, l'unica via era lui....
Ghignarono insieme,
consapevoli dei desideri comuni, consapevoli del loro impero.
Ora dovevano
impossessarsi della pietra.
Voldemort prese pieno
possesso del corpo di Raptor, inglobando in se anche i suoi poteri, schiacciando
un'altro inutile servo.
- Cosè questo? Quali sono i suoi poteri? -
- Lo specchio delle brame Harry, l'ultimo incantesimo, di
Silente ovviamente - spiegò con ribrezzo - solo chi non vuole usare la pietra può averla, Harry, e
l'unico credo sia tu! -
- Silente non ti ha calcolato, non sospetta neanche
lontanamente quel che desideri, i tuoi sogni, sciocco! Come sempre! Ha troppa
fiducia! -
- Questo prima o poi lo ucciderà - disse divertito il
ragazzo.
Si specchiò e apparve
la sua immagine che stringeva la pietra, qualcosa di caldo e pesante cadde nella
sua mano, rossa, come il sangue e brillante come il sole.
La pietra
filosofale.
Voldemort, ovvero il
suo spirito nel corpo di Raptor, scrutava lo specchio dubbioso.
Aveva intuito le
sciocche convinzioni del vecchio: solo un'anima pura, non corrotta, che non
avrebbe usato la pietra, avrebbe potuto estrarla.
Ma come poteva Harry
essere considerato tale?
Quel ragazzo bramava
potenza quanto egli nella sua adolescenza, quindi logicamente, lo specchio non
avrebbe dovuto donargli la pietra.
Possibile che fosse
già un così potente occlumante?
Tanto da riuscire ad
ingannare la magia di Silente?
Quell'alleanza
diveniva di secondo in secondo più propizia.
- Usciamo di qui? - chiese il ragazzo lievemente incerto - Da Hogwarts intendo!
-
- No Harry! - sibilò
colui-che-non-deve-essere-nominato - i miei
poteri sono ancora esili, sono debole, un minimo frammento di quello che ero,
devo rigenerarmi ed assaporare il gusto dell'immortalità attraverso
l'elisir.
Silente non deve
accorgersi della scomparsa della pietra, nè del cambiamento di raptor, non deve
sospettare il mio ritorno.
Ho grandi
piani per te in questa scuola, non è ancora il momento della nostra alleanza
ufficiale -
Harry annuì, lo aveva
immaginato.
- Eviterò Silente per
non correre rischi inutili -
- Eccellente Potter!
Tornerò tra pochi
giorni con una falsa pietra, quando avrò riaquistato tutti i miei
poteri.
Riunirò i
mangiamorte, richiamerò i miei seguaci, ma tu sarai l'arma
finale. - si interruppe con un ghigno
soddisfatto.
- Recluterò
nuovi servi tra le razze più temute,
un nuovo
impero senza alcun ostacolo! -
Negli occhi di Voldemort s'illuminò
un fuoco.
Un fuoco terrorizzante.
Harry parve turbato tutto ad un
tratto,
ricordò improvvisamente la presenza di Draco e Jane nella stanza
adiacente.
Avrebbero accettato la sua
scelta?
Avrebbero preso parte al suo
destino?
- Nella penultima sala
ci sono due miei amici, non sanno nulla ed io... -
- Se sono
amici leali non si tireranno indietro. Ed anche volendo, non
potrebbero - decretò l'Oscuro Signore con un sorriso
sadico.
Confondeva servi ed amici, pensò Harry
turbato da quella frase.
Per quanto potesse essere freddo od
arrogante aveva molto a cuore l'incolumità dei suoi amici.
Ma forse avrebbe dovuto scacciare quella
debolezza.