Me ne vado al mare, e visto che non so se sopravvivio ai
raggi cocenti del sole, mi sono detta, almeno prima di morire
potrò posto l'ultimo capitolo.
Un bacione e buona lettura.
***
Fuori pioveva e i tuoni si abbattevano su Konoha con violenza.
La casa di Sasuke era rimasta al buio dopo che uno dei tuoni,
aveva colpito il palo della corrente elettrica che si trovava
all‘esterno, calando le tenebre sulla villa e
sull’interno quartiere.
Naruto si appoggiò al divano cercando di alzarsi ma
inutilmente, la mano stretta disperatamente al grembo gonfio e le
palpebre strette per il dolore crescente.
Annaspò in cerca di aria, gli occhi pronti a un pianto
disperato, sentendo dei dolori insopportabili che lo colpivano
frequentemente ogni dieci minuti.
Gattonò verso la porta della sala, facendo cadere il vaso
posto sul tavolino basso e si accasciò al suolo, urlando.
-… Ahhhhhhhh... Cazzo... Mmmhhh...
Il respirò si spezzò nei polmoni, diventando
pesante e irregolare mentre le dita si chiudevano spasmodicamente
intorno al palmo.
Naruto strizzò gli occhi, cercando di sedersi mentre le
gambe tremavano per la fatica e il dolore.
Appoggiandosi sui gomiti e puntellandosi sui piedi, Naruto
inarcò la schiena all’indietro e
spalancò la bocca e gli occhi, per poi strizzarli e
mordendosi un labbro.
Se solo lui fosse stato
quì…
Sasuke era stato mandato in missione da Tsunade e sarebbe tornato solo
il giorno dopo e con tutto quel dolore non riusciva a pensare
coerentemente.
Una nuova contrazione, più forte dell’altro lo
fece accasciare con la schiena sul pavimento di legno.
Le lacrime iniziarono a uscire senza il suo controllo, e con mani
tremanti cercò di formare un sigillo con le dita.
Si sentì un puff,
e una sua copia apparì accanto a lui.
-V... vai a chiamare tsunad... Arghhh... Tsunade e portala
quiii… Mhhh…
La copia annuì e scomparve oltre la porta.
Strinse le labbra, soffocando un urlo mentre aspettava
l’arrivo della donna che apparì davanti a lui
mezz’ora dopo.
-… Naruto…
Urlò, spaventata, guardando il viso pallido e sudato di
Naruto steso al suolo.
Il biondo la guardò disperatamente, cercando di allungare
una mano verso di lei.
-Che cos.. Mhnn .. Cazzo sta succedendo?!
Strillò Naruto, le lacrime che gli rigavano le guance.
Dentro di lui, qualcosa spingeva per uscire.
-Naruto?
Chiese la donna, poi sgranò gli occhi e sul suo viso
spuntò il panico.
Mezzo secondo dopo, Naruto urlò.
Non fu soltanto un urlo, ma un grido di agonia da gelare il sangue.
L’orribile suono terminò con un gorgoglio e gli si
rivoltarono gli occhi. Il suo corpo si contrasse, inarcato fra le
braccia di Tsunade; poi Naruto vomitò una fontana di sangue.
Il corpo di Naruto, grondante di sangue, cominciò a
contrarsi e sussultare fra le braccia della donna come se stesse
subendo un elettroshock. Il suo volto era livido e inanimato. Si
muoveva perché qualcosa al centro del suo corpo si dimenava
in modo sfrenato.
Lacerandolo. Spezzandolo. Torturandolo.
Tsunade fece vagare la mano circondata dal chakra, sopra al grembo del
ragazzo e spalancò gli occhi.
-La placenta deve essersi staccata!
Disse Tsunade, alzandosi.
A un certo punto, in tutto quello, Naruto si rianimò.
Rispose alle sue parole con un grido da dilaniare i timpani
Placenta staccata. Naruto sapeva cosa significava. Il suo bambino stava
morendo dentro di lui.
-Fallo uscire!
-Non ho con me il mater…
-Non respira! Fallo uscire SUBITO!
Si videro negli occhi chiari le macchie rosse dei capillari esplosi per
l’urlo.
-Naruto la morfina…
Voleva aspettare e anestetizzarlo mentre suo figlio stava morendo?!
-No adesso...
Disse Naruto con un rantolo, incapace di finire.
Tsunade si guardò intorno, e corse verso la cucina
impugnando un kunai affilato e lo disinfettò sulla fiamma.
La mano tremava a ogni urlo di Naruto.
Correndo, gli s’inginocchiò a fianco, appoggiando
la testa di Naruto su un cuscino del divano.
La decisione fu abbastanza veloce, che Naruto non capì cosa
stesse succedendo.
La lama affondò nella carne, lacerandolo e la luce della
stanza si macchiò di nero mentre da una sorgente fredda un
altro dolore infieriva con una gelida pugnalata nella pancia.
Sangue scuro zampillò dal taglio imperfetto, e Tsunade
affondò ancora nella carne macchiata. Sempre più
in profondità finché non arrivò alla
sacca che ruppe facendo fluire un’ondata d’acqua e
la donna non perse tempo a cacciare l’arma sul pavimento
macchiato e inserire le mani nella ferita, afferrando la testa del
bambino e tirandolo fuori.
Naruto era debole; i polmoni gli facevano male e gli mancava
l’ossigeno.
Il dolore scomparve di nuovo mentre un pianto disperato, seguito da un
tuono che illuminò appena la stanza, fece capolinea nella
sua mente.
La donna avvolse il neonato piangente nella coperta, dove prima Naruto
si crogiolava e rivolse lo sguardo verso il ragazzo, trovandolo svenuto.
Imprecando, appoggiò delicatamente il fagotto sul divano e
dopo cercò in tutti i modi di tamponare la ferita che
perdeva sangue con la sua maglietta.
Facendo un sigillo, richiamò una copia impartendogli ordini
precisi.
Ogni minuto perso era un minuto in meno a Naruto.
Il pianto del neonato era disperato, ma Tsunade cercava di animare con
tutte le sue forze, il gracile corpo di Naruto.
Quasi non respirava, e le pulsazioni erano sempre più deboli.
-… Dai Naruto… Non osare andartene. Non voglio un
Uchiha con sete di vendetta in giro per il villaggio.
Disse, le lacrime che scendevano dagli occhi nocciola e le mani coperte
di chakra e sangue, fino al gomito, che, disperate cercavano di
richiudere la ferita.
Naruto era sempre più bianco, e freddo. Il sangue che era
uscito era stato il doppio che aveva previsto.
Con forza strinse il labbro inferiore tra i denti, la ferita che piano
piano si rimarginava con l’aiuto del Kyuubi, che disperato
anche lui, combatteva per far riprendere coscienza al suo vessillo.
***
Sasuke fissò, senza vederlo realmente, il fuoco, dove le
fiamme colorate salivano verso l’alto, dividendosi il
scintille e perdendosi nel cielo nero.
La missione era stata portata a termine con successo, e ora si erano
accampati per l’ultima volta dentro a una grotta, aspettando
che la pioggia finisse di scendere.
Alzò lo sguardo quando sentì dei passi
rimbombare, incontrando la figura di Jugo che gli si sedette a fianco.
-Come sta Naruto-kun?
Domandò fissando il moro.
Il moro cercò di rispondere che andava tutto bene, ma da
quando era partito, una strana sensazione gli stringeva lo stomaco ogni
volta che pensava a Naruto.
Al suo viso quando lo aveva lasciato in casa.
Si era accorto che ultimamente il biondo soffriva per i dolori
addominali e delle fitte alla pancia. Avrebbe voluto parlarne con
Tsunade, se non fosse che Naruto lo rassicurava che andava bene, e che
era il bambino che si muoveva.
Forse era vero, ma non riusciva a stare tranquillo.
Seguendo un legnetto bruciarsi, sospirò, portandosi le mani
sotto il mento, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
-Bene.
Rispose, rauco.
Jugo fissò il fuoco, annuendo e aggiunse un altro bastone.
-Arriveremo a Konoha tra poche ore. La pioggia ci ha rallentato. Non
preoccuparti.
Disse il ragazzo e Sasuke gli rivolse una veloce occhiata.
-Umhh..
***
Quando Sasuke, ritornato dalla sua missione, rientrò in
casa, una strana sensazione gli mosse lo stomaco.
La sala aveva uno strano odore. Quello che a lui sembrava sangue. Poi,
la casa era silenziosa, troppo silenziosa.
Incurante dell’ordine sbatté lo zaino
all’entrata, i sandali e corse verso le scale.
Quando salì, nella porta della sua camera, sentiva un rumore
di sfregamento. Legno su legno. Era un rumore leggero ma per i suoi
sensi da ninja fin troppo udibili.
Aprì la porta con innaturale calma e
guardò dentro. Gli occhi che piano piano si abituarono al
leggero buio della camera, reso dalle finestre e le tende chiuse.
Davanti al letto suo, c’era Tsunade di spalle, seduta su una
sedia che si cullava leggermente e steso sul letto, invece
c’era Naruto, inerme, debole e bianco.
Sapeva che era pallido anche al buio, le leggere pulsazioni del
compagno che sembravano campane assordanti per lui, gli rizzarono i
peli sulle braccia. Avanzò con le gambe che tremavano mentre
la gola iniziava a bruciare.
La donna si voltò appena, gli occhi leggermente spalancati e
lo guardò.
-Sasuke.. Quando sei arrivato?
Sasuke. Niente Uchiha. Solo il suo nome e l’esitazione nella
voce.
Il viso di Tsunade era sinonimo di stanchezza: le occhiaie scure erano
visibili, così come gli occhi rossi.
-Co… Cosa...
Disse, le parole che gli morirono in gola avanzando e notando che la
pancia di Naruto… Non c’era. Non era gonfia come
il giorno prima. Non emanava chakra come il giorno prima.
Poi la puzza di sangue del salotto gli invase la mente, le narici e
sbiancò.
Il terrore che s’impossessava di lui lentamente alle immagini
raccapriccianti che gli si presentavano davanti.
La donna si alzò, voltandosi e Sasuke vide il fagotto di
coperte tra le braccia della donna.
-Ha partorito stanotte... Il bambino sta bene.
Iniziò Tsunade, incamminandosi verso un Sasuke con gli occhi
sbarrati e immobile.
A quanto pare anche i grandi Uchiha si sconvolgevano.
Porse in avanti il fagotto, e le braccia di Sasuke si mossero da sole.
Era leggero il suo bambino, fragile tra le sue braccia.
La donna lo scortò fuori dalla camera, chiudendo la porta
alle spalle e lo guardò.
Sasuke fissava verso il basso. Il viso del bambino appena visibile
dalla coperta blu.
I capelli radi erano chiari, quasi bianchi. Una sola, singola zona era
scura. Ciuffetti corvini erano sparati verso l’alto, dietro
all’orecchio destro.
Il viso del bambino era leggermente paffuto, la pelle di un rosa
delicato e le guance erano rosse accese.
Le labbra erano rosse, sottili; il naso era simile a quello piccolo e
delicato di Naruto mentre la forma degli occhi, chiusi, contornati da
folte ciglia bionde, erano quelli di Sasuke.
Poi sentì la donna sospirare pesantemente e alzò
di scatto la testa, guardandola in cerca di spiegazioni.
-… Non ero preparata alla nascita, e Naruto ha perso troppo
sangue.
La donna spostò gli occhi nocciola al muro, guardandolo come
se fosse più importante del ragazzo davanti a se che
bisognava di risposte.
-... Naruto… Sta bene, vero?
La voce gli tremava mentre diceva quelle parole. Perché
Tsunade non lo guardava negli occhi.?!
-… Non so se riuscirà a superare la notte. Se ce
la farà, il pericolo che il suo cuore si fermi scenderanno
drasticamente... Ma non posso affermarti niente. Ho fatto tutto
quello che potevo...
Poi la donna alzò il viso, gli occhi lucidi che incontrarono
quelli persi di Sasuke.
-Mi dispiace.
Quelle parole gli vorticavano in testa come una tormenta, lasciandolo
senza parole o pensieri.
-… Tsunade… Prendi...
Sussurrò, allungando il bambino che Tsunade prese in tempo,
prima che Sasuke si lasciasse scivolare verso il basso, la schiena
appoggiata al muro e le mani a coprirgli gli occhi, mentre le gambe si
portavano al petto.
La donna strinse il bambino e scese in cucina, lasciando Sasuke nel suo
dolore, rispettandolo per la prima volta.
Quando entrò in salotto, strinse le labbra, facendo cadere
la testa sul fagotto, nascondendo le lacrime amare che scendevano senza
il suo permesso.
Non era buona a fare niente. Ogni persona a lei cara moriva. Prima Dan,
poi Jiraija e adesso avrebbe perso anche Naruto.
Per la prima volta si trovò a pregare che Kyuubi non lo
lasciasse morire.
Occhi neri seguirono la figura svenuta sul letto.
Il viso era rilassato, gli zigomi più pronunciati e le
labbra chiare erano dischiuse.
Si sedette sulla sedia occupata prima da Tsunade, accarezzando con
delicatezza, con la paura di ferire ancora di più quella
creatura fragile, la guancia sfregiata di Naruto.
Afferrò con forza il labbro inferiore, torturandoselo a
sangue tra di denti, mentre in testa si malediceva per non essere
arrivato prima. Per aver perso tempo inutile al ritorno. Malediceva
tutto. Il tempo orrendo. I suoi compagni lenti. Il suo corpo.
-.. Non pensare di lasciarmi solo, dobe…
Cominciò Sasuke, spostando la mano dal viso del biondo alla
sua mano. I denti aumentarono la stretta quando ne sentì la
freddezza di quella pelle che era sempre stata calda.
-Ti sei fatto il culo in tutti questi anni per portarmi indietro e ora
pensi di andartene… Uhm?! Ti devi assumerti le tue
responsabilità per avermi fatto innamorare di te.
Non aveva mai parlato così tanto in vita sua, e quante
parole ancora aveva dentro di lui, che spingevano per uscire.
Appoggiò la testa sulle mani che si congiungevano, troppo
stanco, e guardò assente il viso di Naruto.
-Come potrò crescere nostro figlio senza di te... Io non ne
sono capace. Ti prego Naruto... Non… Non lasciarmi.
Sussurrò, la voce che tremava per lacrime che non riusciva
più a piangere.
Tsunade stette tutta la notte accanto a Naruto, e ogni qual volta che
il cuore di quest’ultimo perdeva anche solo un battito lei
agiva prontamente.
Sasuke non era stato capace di fare molto, se non prendersi cura del
bambino in modo goffo.
La prima poppata gli era stata data quando si era svegliato. Aveva
mandato una copia al negozio di alimentare e aveva comprato del latte
in polvere.
Quando gli occhi del neonato si erano aperti, il groppo in gola si era
intensificato. Erano di un formidabile colore azzurro, leggermente
più chiaro delle iridi di Naruto ed erano screziati in
alcuni tratti da un forte color nero, come i suoi occhi.
Erano qualcosa di spettacolare e si era sentito tremendamente felice
quando si erano posati su di lui e il bambino aveva allungato le mani,
avendolo riconosciuto.
Salì le scale per andare in camera di Naruto, accertandosi
che stesse bene. Si fidava di Tsunade, era un ninja medico formidabile,
ma voleva accertarsi che Naruto non se ne sarebbe andato. Che non
sarebbe morto.
Aprendo la porta, il bambino in braccio a lui iniziò a
muoversi frenetico.
Tsunade stava facendo passare una pezza d’acqua sul corpo di
Naruto, rinfrescandolo e Sasuke si avvicinò ancora
fermandosi accanto al compagno ancora dormiente.
Il sole stava sorgendo lento da dietro alla montagna degli Hokage,
iniziando a illuminare il villaggio sottostante di un tenue color
arancione e la stanza da letto si colorò di un tenue arancio.
All’improvviso il bambino cominciò a piangere,
strillando e la donna e il ragazzo sobbalzarono.
-Che gli prende?
Chiese Sasuke cercando di cullare il neonato.
Tsunade lasciò la spugna nella bacinella e fece il giro del
letto, prendendo in braccio il bambino, visitandolo.
-... Non lo so.
Era sconcertante come quel piccolo bambino emanasse delle urla
così alte.
Naruto mugugnò e i due si voltarono osservando il cipiglio
del ragazzo biondo che stringeva le palpebre mordendosi un labbro.
Il bambino strillò ancora, sbracciandosi, per quanto poteva
verso il biondo.
Sasuke lo fissò per poi spostare gli occhi brace verso
Naruto, e li riportò a suo figlio.
Lo sfilò tra la presa della donna e, titubante, con mani
tremanti, lo appoggiò sul petto di Naruto che si alzava
lento e regolare.
Il pianto cessò lentamente mentre il neonato si addormentava
grazie al ritmo lento e calmo del cuore di Naruto. Quel battito che per
nove mesi lo aveva accompagnato.
Tsunade guardò la scena commossa quando a quel quadretto si
aggiunse Sasuke che si sedette accarezzando i capelli dei due dormienti.
Silenziosa uscì dalla stanza, chiudendo la porta e con un
sorriso si diresse verso la cucina per preparare una colazione per loro
due. Sasuke era così stanco che sarebbe crollato tra poco.
Doveva ancora riposare dopo la missione che gli aveva assegnato e non
dormiva da ben ventotto ore.
E, infatti, quando rientrò in camera con un vassoio pieno di
cibo, trovò Sasuke dormire sulla sedia con la testa
appoggiata sulla spalla di Naruto e le braccia verso le persone da lui
amate.
Il bambino, ancora senza nome era sdraiato a pancia sotto sul petto di
Naruto che lo cullava dolcemente e un braccio del biondo lo avvolgeva
come un appiglio.
Le mani dei due ragazzi s’incontravano sopra alla piccola
schiena del figlio.
Un tenue raggio di sole che illuminava il tutto gli donava
un’ aura magica.
Tsunade li guardò a lungo, stupefatta dalla perfezione della
scena e, se avesse posseduto una macchina fotografica, avrebbe
immortalato quel momento unico.
Le labbra si tirarono in un luminoso sorriso e stiracchiandosi,
visitando per l’ultima volta Naruto e il bambino, scomparve
con un puff diretta nel suo ufficio.
Ogni aborto è:
1 cuore che non
potrà mai amarti.
1 bocca che non
potrà mai sorriderti.
2 occhi che non vedrai
specchiarsi nei tuoi.
2 mani che non saranno
mai in grado di donarti una carezza.
2 gambe che non
correranno mai.
Owari.
La fine! Non posso ancora crederci che l’ho finita. Che ho
terminato la mia prima long.. Ohh.. Che meraviglia, sono orgogliosa di
me stessa per aver finito qualcosa. Eh eh eh ..
Spero che vi sia piaciuto il finale strappalacrime e infinitamente
dolce. Forse troppo, ma mi è uscito così, e non
riuscirei a cambiare niente di tutto ciò.
Mi piace!!
Ringrazio tutti quelli che, con costanza, mi hanno seguito fino adesso,
arrivando finalmente, alla tanta, agognata fine.
Un lieto fine devo dire.
Vi mando a tutti un bacio grandissimo e ancora un grazie stratosferico.
Piccola anticipazione del secondo capitolo di Lui vive in te, di cui
non so ancora il titolo. Sono persa in questo.
È una specie di trailer, scritto. Sono spezzettoni che ci
saranno nel racconto, ameno credo. Il secondo è in fase
*pensare e poi agire* e visto che di mezzo ci sono le vacanze (Yuppiii… tutti al
mere sotto l‘ombra), penso che
inizierò a postarlo verso ottobre.
Iniziamo.
*sigla*
Parapppa…
para… pararapapp… cof… coff…
*moscerino in gola*
(lasciamo perdere -.- Che è meglio!) (Ti denuncio per plagio
N.D. Quattrocchi)(O.o e tu da dove sei sbucato?!)(Non
importa… adesso paghi, così potrò
comprare tanti fiori a Puffetta *ç*)(=.=’
emhh… C‘è Birbaaaa…) (-O0O-)
Quali sacrifici sei
disposto a fare per amore?
Era tutto così strano e nuovo per Naruto.
Accarezzare quella pelle morbida, liscia e rosa. Afferrare quei piedini
così minuscoli, come le mani che si stringevano intorno al
suo dito.
Naruto non riusciva a spiegare con le parole quello che provava, ogni
volta che prendeva tra le braccia il frutto del suo amore: suo figlio.
Mintachi era minuscolo tra le sue braccia da ninja, ed era
così indifeso che alcune volte si sorprendeva.
Certe volte ripensava ai primi mesi, quando ancora odiava e amava la
presenza conosciuta di quel chakra.
Quando dopo il parto, era entrato in una depressione nera, credendo che
se avrebbe preso il bambino tra le braccia, lo avrebbe ucciso.
***
-E tu chi saresti?
Domandò Naruto, fissando truce la ragazza che, come una
piovra, era attaccata al braccio di suo marito.
La ragazza alzò un sopracciglio nero, scuotendo la chioma
scura e le sue labbra carnose si stirarono in un ghigno, mentre la
presa al braccio di un Sasuke rabbioso aumentava.
-Tu, chi saresti…
Quegli occhi chiari erano derisori, ma nascondevano la
felicità di vedere, dopo tanti anni, Naruto.
Imbattersi in una
persona che sembra conoscerti da sempre e non cerca altro che il tuo
affetto…
***
-Perché…
Sussurrò
Sasuke, con lo sguardo vuoto e il corpo privo di forze, mentre
osservava il corpo senza vita di Naruto, steso in una pozza di sangue,
in mezzo a loro.
Il ragazzo,
dall’altra parte del campo ghignò, arretrando e
scomparendo in una lenta fiamma blu e rossa.
-E’ stata
colpa tua… Otoo-San.
Sibilò,
sparendo.
Sasuke si
sentì morire.
Cercare di cambiare il
passato…
***
-Mia… madre.
La ragazza dai capelli scuri storse le labbra a quella parola, fissando
Naruto con occhi tristi, che, davanti a lei, la ascoltava, attento.
La ragazza si impresse ogni particolare di quel viso che aveva amato
nella sua infanzia e continuò.
-E’ stata uccisa da mio fratello, quando avevo 10 anni. In
quegli anni mio padre mi ha cresciuto, non facendomi pesare la cosa.
La ragazza abbssò lo sguardo, mordendosi un labbro.
-... Non sono mai riuscita a preonarlo, ma non è stata colpa
sua...
Terminò mormorando, deglutendo per mandare giù il
nodo in gola e la mano si strinse intorno ad un ciondolo, nascosto
sotto la maglia scura.
Naruto spalancò gli occhi, incredulo.
… per
migliorare il futuro.
***
-Tu… tu sei mia…?!
La ragazza annuì, tirando le labbra in un sorriso, mentre si
stringeva il fianco lacerato.
Naruto si sentì morire e gli occhi si inumidirono sempre di
più, mentre la ragazza si spegneva tra le sue braccia.
C’è
la faresti a sopportare tutto questo, solo per aver accanto la tua
famiglia, unita?!
Lei lo vuole, e
troverà il modo per ottenerlo.
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