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Autore: Aoimoku_kitsune    14/06/2012    24 recensioni
Ti posso sentire e so di amarti.
***
E' una MPREG: Gravidanza tutta al maschile.
Dopo una serata il legame di Naruto e Sasuke sembra spezzarsi sempre di più, ma una maledizione (Da parte di Naruto) o uno splendido miracolo (Da parte di Sasuke), renderà le cose più complicate o semplicemente riuscirà ad aggiustarle? E Naruto si troverà davanti ad una scelta difficile, che farà provare a Sasuke, di nuovo, il dolore per la perdita di una famiglia.
***
-Sai..
Disse Naruto, fissando lo schermo colorato.
-.. Stavo pensando..
-Tu che pensi?
Lo sfotté Sasuke, quasi serio, nascondendo il divertimento.
Naruto alzò lo sguardo, fissandolo di sbieco, reclinando il capo verso di lui.
-Teme.. Smettila di prendermi sempre in giro.
E la linguaccia fu inevitabile.
Sasuke ridacchiò, sommessamente, appoggiando il mento sul capo di Naruto.
-Su dimmi.
Sentì un piccolo sbuffo dal basso e poi Naruto parlare.
-Il nome per il bambino. Non lo abbiamo ancora deciso.
Sasuke fece una strana smorfia di disappunto.
***
-Cosa c’è?
-Mi sento sempre appesantito.. È strano.
Rispose, incerto se i termini che aveva espresso potevano giustificare quelle strane sensazioni.
-E’ normale.. Ormai sei alla fine.
Naruto annuì, guardando, con i suoi formidabili occhi azzurri, Sasuke.
-Tsunade ha detto la prossima settimana.
***
Era leggero il suo bambino, fragile tra le sue braccia.
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'd come for you'
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Me ne vado al mare, e visto che non so se sopravvivio ai raggi cocenti del sole, mi sono detta, almeno prima di morire potrò posto l'ultimo capitolo.
Un bacione e buona lettura.

***


Fuori pioveva e i tuoni si abbattevano su Konoha con violenza.
 La casa di Sasuke era rimasta al buio dopo che uno dei tuoni, aveva colpito il palo della corrente elettrica che si trovava all‘esterno, calando le tenebre sulla villa e sull’interno quartiere.
Naruto si appoggiò al divano cercando di alzarsi ma inutilmente, la mano stretta disperatamente al grembo gonfio e le palpebre strette per il dolore crescente.
Annaspò in cerca di aria, gli occhi pronti a un pianto disperato, sentendo dei dolori insopportabili che lo colpivano frequentemente ogni dieci minuti.
Gattonò verso la porta della sala, facendo cadere il vaso posto sul tavolino basso e si accasciò al suolo, urlando.
-… Ahhhhhhhh... Cazzo... Mmmhhh...
Il respirò si spezzò nei polmoni, diventando pesante e irregolare mentre le dita si chiudevano spasmodicamente intorno al palmo.
Naruto strizzò gli occhi, cercando di sedersi mentre le gambe tremavano per la fatica e il dolore.
Appoggiandosi sui gomiti e puntellandosi sui piedi, Naruto inarcò la schiena all’indietro e spalancò la bocca e gli occhi, per poi strizzarli e mordendosi un labbro.
Se solo lui fosse stato quì…
Sasuke era stato mandato in missione da Tsunade e sarebbe tornato solo il giorno dopo e con tutto quel dolore non riusciva a pensare coerentemente.
Una nuova contrazione, più forte dell’altro lo fece accasciare con la schiena sul pavimento di legno.
Le lacrime iniziarono a uscire senza il suo controllo, e con mani tremanti cercò di formare un sigillo con le dita.
Si sentì un puff, e una sua copia apparì accanto a lui.
-V... vai a chiamare tsunad... Arghhh... Tsunade e portala quiii… Mhhh…
La copia annuì e scomparve oltre la porta.
Strinse le labbra, soffocando un urlo mentre aspettava l’arrivo della donna che apparì davanti a lui mezz’ora dopo.
-… Naruto…
Urlò, spaventata, guardando il viso pallido e sudato di Naruto steso al suolo.
Il biondo la guardò disperatamente, cercando di allungare una mano verso di lei.
-Che cos.. Mhnn .. Cazzo sta succedendo?!
Strillò Naruto, le lacrime che gli rigavano le guance.
Dentro di lui, qualcosa spingeva per uscire.
-Naruto?
Chiese la donna, poi sgranò gli occhi e sul suo viso spuntò il panico.
Mezzo secondo dopo, Naruto urlò.
Non fu soltanto un urlo, ma un grido di agonia da gelare il sangue. L’orribile suono terminò con un gorgoglio e gli si rivoltarono gli occhi. Il suo corpo si contrasse, inarcato fra le braccia di Tsunade; poi Naruto vomitò una fontana di sangue.
Il corpo di Naruto, grondante di sangue, cominciò a contrarsi e sussultare fra le braccia della donna come se stesse subendo un elettroshock. Il suo volto era livido e inanimato. Si muoveva perché qualcosa al centro del suo corpo si dimenava in modo sfrenato.
Lacerandolo. Spezzandolo. Torturandolo.
Tsunade fece vagare la mano circondata dal chakra, sopra al grembo del ragazzo e spalancò gli occhi.
-La placenta deve essersi staccata!
Disse Tsunade, alzandosi.
A un certo punto, in tutto quello, Naruto si rianimò. Rispose alle sue parole con un grido da dilaniare i timpani
Placenta staccata. Naruto sapeva cosa significava. Il suo bambino stava morendo dentro di lui.
-Fallo uscire!
-Non ho con me il mater…
-Non respira! Fallo uscire SUBITO!
Si videro negli occhi chiari le macchie rosse dei capillari esplosi per l’urlo.
-Naruto la morfina…
Voleva aspettare e anestetizzarlo mentre suo figlio stava morendo?!
-No adesso...
Disse Naruto con un rantolo, incapace di finire.
Tsunade si guardò intorno, e corse verso la cucina impugnando un kunai affilato e lo disinfettò sulla fiamma. La mano tremava a ogni urlo di Naruto.
Correndo, gli s’inginocchiò a fianco, appoggiando la testa di Naruto su un cuscino del divano.
La decisione fu abbastanza veloce, che Naruto non capì cosa stesse succedendo.
La lama affondò nella carne, lacerandolo e la luce della stanza si macchiò di nero mentre da una sorgente fredda un altro dolore infieriva con una gelida pugnalata nella pancia.
Sangue scuro zampillò dal taglio imperfetto, e Tsunade affondò ancora nella carne macchiata. Sempre più in profondità finché non arrivò alla sacca che ruppe facendo fluire un’ondata d’acqua e la donna non perse tempo a cacciare l’arma sul pavimento macchiato e inserire le mani nella ferita, afferrando la testa del bambino e tirandolo fuori.
Naruto era debole; i polmoni gli facevano male e gli mancava l’ossigeno.
Il dolore scomparve di nuovo mentre un pianto disperato, seguito da un tuono che illuminò appena la stanza, fece capolinea nella sua mente.
La donna avvolse il neonato piangente nella coperta, dove prima Naruto si crogiolava e rivolse lo sguardo verso il ragazzo, trovandolo svenuto.
Imprecando, appoggiò delicatamente il fagotto sul divano e dopo cercò in tutti i modi di tamponare la ferita che perdeva sangue con la sua maglietta.
Facendo un sigillo, richiamò una copia impartendogli ordini precisi.
Ogni minuto perso era un minuto in meno a Naruto.

Il pianto del neonato era disperato, ma Tsunade cercava di animare con tutte le sue forze, il gracile corpo di Naruto.
Quasi non respirava, e le pulsazioni erano sempre più deboli.
-… Dai Naruto… Non osare andartene. Non voglio un Uchiha con sete di vendetta in giro per il villaggio.
Disse, le lacrime che scendevano dagli occhi nocciola e le mani coperte di chakra e sangue, fino al gomito, che, disperate cercavano di richiudere la ferita.
Naruto era sempre più bianco, e freddo. Il sangue che era uscito era stato il doppio che aveva previsto.
Con forza strinse il labbro inferiore tra i denti, la ferita che piano piano si rimarginava con l’aiuto del Kyuubi, che disperato anche lui, combatteva per far riprendere coscienza al suo vessillo.

***

Sasuke fissò, senza vederlo realmente, il fuoco, dove le fiamme colorate salivano verso l’alto, dividendosi il scintille e perdendosi nel cielo nero.
La missione era stata portata a termine con successo, e ora si erano accampati per l’ultima volta dentro a una grotta, aspettando che la pioggia finisse di scendere.
Alzò lo sguardo quando sentì dei passi rimbombare, incontrando la figura di Jugo che gli si sedette a fianco.
-Come sta Naruto-kun?
Domandò fissando il moro.
Il moro cercò di rispondere che andava tutto bene, ma da quando era partito, una strana sensazione gli stringeva lo stomaco ogni volta che pensava a Naruto.
Al suo viso quando lo aveva lasciato in casa.
Si era accorto che ultimamente il biondo soffriva per i dolori addominali e delle fitte alla pancia. Avrebbe voluto parlarne con Tsunade, se non fosse che Naruto lo rassicurava che andava bene, e che era il bambino che si muoveva.
Forse era vero, ma non riusciva a stare tranquillo.
Seguendo un legnetto bruciarsi, sospirò, portandosi le mani sotto il mento, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
-Bene.
Rispose, rauco.
Jugo fissò il fuoco, annuendo e aggiunse un altro bastone.
-Arriveremo a Konoha tra poche ore. La pioggia ci ha rallentato. Non preoccuparti.
Disse il ragazzo e Sasuke gli rivolse una veloce occhiata.
-Umhh..

***

Quando Sasuke, ritornato dalla sua missione, rientrò in casa, una strana sensazione gli mosse lo stomaco.
La sala aveva uno strano odore. Quello che a lui sembrava sangue. Poi, la casa era silenziosa, troppo silenziosa.
Incurante dell’ordine sbatté lo zaino all’entrata, i sandali e corse verso le scale.
Quando salì, nella porta della sua camera, sentiva un rumore di sfregamento. Legno su legno. Era un rumore leggero ma per i suoi sensi da ninja fin troppo udibili.
Aprì la porta con innaturale calma  e guardò dentro. Gli occhi che piano piano si abituarono al leggero buio della camera, reso dalle finestre e le tende chiuse.
Davanti al letto suo, c’era Tsunade di spalle, seduta su una sedia che si cullava leggermente e steso sul letto, invece c’era Naruto, inerme, debole e bianco.
Sapeva che era pallido anche al buio, le leggere pulsazioni del compagno che sembravano campane assordanti per lui, gli rizzarono i peli sulle braccia. Avanzò con le gambe che tremavano mentre la gola iniziava a bruciare.
La donna si voltò appena, gli occhi leggermente spalancati e lo guardò.
-Sasuke.. Quando sei arrivato?
Sasuke. Niente Uchiha. Solo il suo nome e l’esitazione nella voce.
Il viso di Tsunade era sinonimo di stanchezza: le occhiaie scure erano visibili, così come gli occhi rossi.
-Co… Cosa...
Disse, le parole che gli morirono in gola avanzando e notando che la pancia di Naruto… Non c’era. Non era gonfia come il giorno prima. Non emanava chakra come il giorno prima.
Poi la puzza di sangue del salotto gli invase la mente, le narici e sbiancò.
Il terrore che s’impossessava di lui lentamente alle immagini raccapriccianti che gli si presentavano davanti.
La donna si alzò, voltandosi e Sasuke vide il fagotto di coperte tra le braccia della donna.
-Ha partorito stanotte... Il bambino sta bene.
Iniziò Tsunade, incamminandosi verso un Sasuke con gli occhi sbarrati e immobile.
A quanto pare anche i grandi Uchiha si sconvolgevano.
Porse in avanti il fagotto, e le braccia di Sasuke si mossero da sole.
Era leggero il suo bambino, fragile tra le sue braccia.
La donna lo scortò fuori dalla camera, chiudendo la porta alle spalle e lo guardò.
Sasuke fissava verso il basso. Il viso del bambino appena visibile dalla coperta blu.
I capelli radi erano chiari, quasi bianchi. Una sola, singola zona era scura. Ciuffetti corvini erano sparati verso l’alto, dietro all’orecchio destro.
Il viso del bambino era leggermente paffuto, la pelle di un rosa delicato e le guance erano rosse accese.
Le labbra erano rosse, sottili; il naso era simile a quello piccolo e delicato di Naruto mentre la forma degli occhi, chiusi, contornati da folte ciglia bionde, erano quelli di Sasuke.
Poi sentì la donna sospirare pesantemente e alzò di scatto la testa, guardandola in cerca di spiegazioni.
-… Non ero preparata alla nascita, e Naruto ha perso troppo sangue.
La donna spostò gli occhi nocciola al muro, guardandolo come se fosse più importante del ragazzo davanti a se che bisognava di risposte.
-... Naruto…  Sta bene, vero?
La voce gli tremava mentre diceva quelle parole. Perché Tsunade non lo guardava negli occhi.?!
-… Non so se riuscirà a superare la notte. Se ce la farà, il pericolo che il suo cuore si fermi scenderanno drasticamente... Ma non posso affermarti niente. Ho fatto tutto quello  che potevo...
Poi la donna alzò il viso, gli occhi lucidi che incontrarono quelli persi di Sasuke.
-Mi dispiace.
Quelle parole gli vorticavano in testa come una tormenta, lasciandolo senza parole o pensieri.
-… Tsunade… Prendi...
Sussurrò, allungando il bambino che Tsunade prese in tempo, prima che Sasuke si lasciasse scivolare verso il basso, la schiena appoggiata al muro e le mani a coprirgli gli occhi, mentre le gambe si portavano al petto.
La donna strinse il bambino e scese in cucina, lasciando Sasuke nel suo dolore, rispettandolo per la prima volta.
Quando entrò in salotto, strinse le labbra, facendo cadere la testa sul fagotto, nascondendo le lacrime amare che scendevano senza il suo permesso.
Non era buona a fare niente. Ogni persona a lei cara moriva. Prima Dan, poi Jiraija e adesso avrebbe perso anche Naruto.
Per la prima volta si trovò a pregare che Kyuubi non lo lasciasse morire.

Occhi neri seguirono la figura svenuta sul letto.
Il viso era rilassato, gli zigomi più pronunciati e le labbra chiare erano dischiuse.
Si sedette sulla sedia occupata prima da Tsunade, accarezzando con delicatezza, con la paura di ferire ancora di più quella creatura fragile, la guancia sfregiata di Naruto.
Afferrò con forza il labbro inferiore, torturandoselo a sangue tra di denti, mentre in testa si malediceva per non essere arrivato prima. Per aver perso tempo inutile al ritorno. Malediceva tutto. Il tempo orrendo. I suoi compagni lenti. Il suo corpo.
-.. Non pensare di lasciarmi solo, dobe…
Cominciò Sasuke, spostando la mano dal viso del biondo alla sua mano. I denti aumentarono la stretta quando ne sentì la freddezza di quella pelle che era sempre stata calda.
-Ti sei fatto il culo in tutti questi anni per portarmi indietro e ora pensi di andartene… Uhm?! Ti devi assumerti le tue responsabilità per avermi fatto innamorare di te.
Non aveva mai parlato così tanto in vita sua, e quante parole ancora aveva dentro di lui, che spingevano per uscire.
Appoggiò la testa sulle mani che si congiungevano, troppo stanco, e guardò assente il viso di Naruto.
-Come potrò crescere nostro figlio senza di te... Io non ne sono capace. Ti prego Naruto... Non… Non lasciarmi.
Sussurrò, la voce che tremava per lacrime che non riusciva più a piangere.

Tsunade stette tutta la notte accanto a Naruto, e ogni qual volta che il cuore di quest’ultimo perdeva anche solo un battito lei agiva prontamente.
Sasuke non era stato capace di fare molto, se non prendersi cura del bambino in modo goffo.
La prima poppata gli era stata data quando si era svegliato. Aveva mandato una copia al negozio di alimentare e aveva comprato del latte in polvere.
Quando gli occhi del neonato si erano aperti, il groppo in gola si era intensificato. Erano di un formidabile colore azzurro, leggermente più chiaro delle iridi di Naruto ed erano screziati in alcuni tratti da un forte color nero, come i suoi occhi.
Erano qualcosa di spettacolare e si era sentito tremendamente felice quando si erano posati su di lui e il bambino aveva allungato le mani, avendolo riconosciuto.
Salì le scale per andare in camera di Naruto, accertandosi che stesse bene. Si fidava di Tsunade, era un ninja medico formidabile, ma voleva accertarsi che Naruto non se ne sarebbe andato. Che non sarebbe morto.
Aprendo la porta, il bambino in braccio a lui iniziò a muoversi frenetico.
Tsunade stava facendo passare una pezza d’acqua sul corpo di Naruto, rinfrescandolo e Sasuke si avvicinò ancora fermandosi accanto al compagno ancora dormiente.
Il sole stava sorgendo lento da dietro alla montagna degli Hokage, iniziando a illuminare il villaggio sottostante di un tenue color arancione e la stanza da letto si colorò di un tenue arancio.
All’improvviso il bambino cominciò a piangere, strillando e la donna e il ragazzo sobbalzarono.
-Che gli prende?
Chiese Sasuke cercando di cullare il neonato.
Tsunade lasciò la spugna nella bacinella e fece il giro del letto, prendendo in braccio il bambino, visitandolo.
-... Non lo so.
Era sconcertante come quel piccolo bambino emanasse delle urla così alte.
Naruto mugugnò e i due si voltarono osservando il cipiglio del ragazzo biondo che stringeva le palpebre mordendosi un labbro.
Il bambino strillò ancora, sbracciandosi, per quanto poteva verso il biondo.
Sasuke lo fissò per poi spostare gli occhi brace verso Naruto, e li riportò a suo figlio.
Lo sfilò tra la presa della donna e, titubante, con mani tremanti, lo appoggiò sul petto di Naruto che si alzava lento e regolare.
Il pianto cessò lentamente mentre il neonato si addormentava grazie al ritmo lento e calmo del cuore di Naruto. Quel battito che per nove mesi lo aveva accompagnato.
Tsunade guardò la scena commossa quando a quel quadretto si aggiunse Sasuke che si sedette accarezzando i capelli dei due dormienti.
Silenziosa uscì dalla stanza, chiudendo la porta e con un sorriso si diresse verso la cucina per preparare una colazione per loro due. Sasuke era così stanco che sarebbe crollato tra poco. Doveva ancora riposare dopo la missione che gli aveva assegnato e non dormiva da ben ventotto ore.
E, infatti, quando rientrò in camera con un vassoio pieno di cibo, trovò Sasuke dormire sulla sedia con la testa appoggiata sulla spalla di Naruto e le braccia verso le persone da lui amate.
Il bambino, ancora senza nome era sdraiato a pancia sotto sul petto di Naruto che lo cullava dolcemente e un braccio del biondo lo avvolgeva come un appiglio.
Le mani dei due ragazzi s’incontravano sopra alla piccola schiena del figlio.
Un tenue raggio di sole che illuminava il tutto gli donava un’ aura magica.
Tsunade li guardò a lungo, stupefatta dalla perfezione della scena e, se avesse posseduto una macchina fotografica, avrebbe immortalato quel momento unico.
Le labbra si tirarono in un luminoso sorriso e stiracchiandosi, visitando per l’ultima volta Naruto e il bambino, scomparve con un puff diretta nel suo ufficio.


Ogni aborto è:
1 cuore che non potrà mai amarti.
1 bocca che non potrà mai sorriderti.
2 occhi che non vedrai specchiarsi nei tuoi.
2 mani che non saranno mai in grado di donarti una carezza.
2 gambe che non correranno mai.

Owari.


La fine! Non posso ancora crederci che l’ho finita. Che ho terminato la mia prima long.. Ohh.. Che meraviglia, sono orgogliosa di me stessa per aver finito qualcosa. Eh eh eh ..
Spero che vi sia piaciuto il finale strappalacrime e infinitamente dolce. Forse troppo, ma mi è uscito così, e non riuscirei a cambiare niente di tutto ciò.
Mi piace!!
Ringrazio tutti quelli che, con costanza, mi hanno seguito fino adesso, arrivando finalmente, alla tanta, agognata fine.
Un lieto fine devo dire.
Vi mando a tutti un bacio grandissimo e ancora un grazie stratosferico.



Piccola anticipazione del secondo capitolo di Lui vive in te, di cui non so ancora il titolo. Sono persa in questo.
È una specie di trailer, scritto. Sono spezzettoni che ci saranno nel racconto, ameno credo. Il secondo è in fase *pensare e poi agire* e visto che di mezzo ci sono le vacanze (Yuppiii… tutti al mere sotto l‘ombra), penso che inizierò a postarlo verso ottobre.
Iniziamo.

*sigla*

Parapppa… para… pararapapp… cof… coff… *moscerino in gola*

(lasciamo perdere -.- Che è meglio!) (Ti denuncio per plagio N.D. Quattrocchi)(O.o e tu da dove sei sbucato?!)(Non importa… adesso paghi, così potrò comprare tanti fiori a Puffetta *ç*)(=.=’ emhh… C‘è Birbaaaa…) (-O0O-)


Quali sacrifici sei disposto a fare per amore?

Era tutto così strano e nuovo per Naruto.
Accarezzare quella pelle morbida, liscia e rosa. Afferrare quei piedini così minuscoli, come le mani che si stringevano intorno al suo dito.
Naruto non riusciva a spiegare con le parole quello che provava, ogni volta che prendeva tra le braccia il frutto del suo amore: suo figlio.
Mintachi era minuscolo tra le sue braccia da ninja, ed era così indifeso che alcune volte si sorprendeva.
Certe volte ripensava ai primi mesi, quando ancora odiava e amava la presenza conosciuta di quel chakra.
Quando dopo il parto, era entrato in una depressione nera, credendo che se avrebbe preso il bambino tra le braccia, lo avrebbe ucciso.

***

-E tu chi saresti?
Domandò Naruto, fissando truce la ragazza che, come una piovra, era attaccata al braccio di suo marito.
La ragazza alzò un sopracciglio nero, scuotendo la chioma scura e le sue labbra carnose si stirarono in un ghigno, mentre la presa al braccio di un Sasuke rabbioso aumentava.
-Tu, chi saresti…
Quegli occhi chiari erano derisori, ma nascondevano la felicità di vedere, dopo tanti anni, Naruto.

Imbattersi in una persona che sembra conoscerti da sempre e non cerca altro che il tuo affetto…

***

-Perché…
Sussurrò Sasuke, con lo sguardo vuoto e il corpo privo di forze, mentre osservava il corpo senza vita di Naruto, steso in una pozza di sangue, in mezzo a loro.
Il ragazzo, dall’altra parte del campo ghignò, arretrando e scomparendo in una lenta fiamma blu e rossa.
-E’ stata colpa tua… Otoo-San.
Sibilò, sparendo.
Sasuke si sentì morire.

Cercare di cambiare il passato…

***

-Mia… madre.
La ragazza dai capelli scuri storse le labbra a quella parola, fissando Naruto con occhi tristi, che, davanti a lei, la ascoltava, attento.
La ragazza si impresse ogni particolare di quel viso che aveva amato nella sua infanzia e continuò.
-E’ stata uccisa da mio fratello, quando avevo 10 anni. In quegli anni mio padre mi ha cresciuto, non facendomi pesare la cosa.
La ragazza abbssò lo sguardo, mordendosi un labbro.
-... Non sono mai riuscita a preonarlo, ma non è stata colpa sua...
Terminò mormorando, deglutendo per mandare giù il nodo in gola e la mano si strinse intorno ad un ciondolo, nascosto sotto la maglia scura.
Naruto spalancò gli occhi, incredulo.

… per migliorare il futuro.

***

-Tu… tu sei mia…?!
La ragazza annuì, tirando le labbra in un sorriso, mentre si stringeva il fianco lacerato.
Naruto si sentì morire e gli occhi si inumidirono sempre di più, mentre la ragazza si spegneva tra le sue braccia.

C’è la faresti a sopportare tutto questo, solo per aver accanto la tua famiglia, unita?!
Lei lo vuole, e troverà il modo per ottenerlo.



   
 
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