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In lontananza udivo gli
echi lontani delle sirene della
polizia. In diciannove anni di vita in quella cittadina del Michigan,
tra
aggressioni, risse e furti, la polizia non era mai accorsa
così velocemente, né
mai in mio aiuto. Doveva arrivare di soprassalto proprio in un momento
di tale
crisi?
E' pur vero che avevo combinato un bel macello: solo ora mi
rendevo conto che, oltre ad un'intera fiancata di casa distrutta, avevo
danneggiato un paio di idranti che ora stavano innaffiando tutta la
strada,
abbattuto un albero e arato i giardini dell'intero vicinato. Ma, dannazione, non
potevo farmi riconoscere in quelle condizioni, sembravo un fottuto
bambino con
la barba!
Jane
continuava a strillare come un maiale che viene
macellato, davanti alla nuova forma che avevo improvvisamente assunto e
una
folla di vicini gridava a gran voce la propria disapprovazione dalle
case.
Dovevo scappare.Non
potevo permettere di venire incarcerato, non in un momento simile, non
in
quelle condizioni. Se fossi stato riconosciuto come Jack Parker sarei
stato lo
zimbello di tutti, avrei chiuso definitivamente e sarebbe stato davvero
arduo
poi riguadagnare il rispetto e la fiducia di tutti una volta tornato
quello che
ero.Sì,
perché in quello stato ero
ancora nelle condizioni per poter sperare...Per poter pregare. Cercavo
quindi di
valutare anche il caso in cui sarei potuto tornare alla mia forma
originaria.
Inutile
fuggire verso casa perché mi avrebbero facilmente
raggiunto prima ancora che fossi riuscito a trovare una scappatoia.Ci pensai qualche istante
e poi mi decisi.
Sapevo dove andare. Il dottor Kermel avrebbe potuto rimediare un nascondiglio
per occultarmi alle forze dell'ordine fornendomi vitto e alloggio. In
fondo
quel vecchio era in debito nei miei confronti. Me lo doveva.
Il giorno seguente sarei
dovuto recarmi da lui in ogni caso.
Mi avrebbe dato aggiornamenti in tempo reale sulla mia situazione o
magari
aveva trovato addirittura una soluzione al mio problema.Sarebbe stato l'ideale
recarsi da lui.
Nella mia totale ingenuità credevo che sarebbe giunto alle
conclusioni
che avrei sperato, e detto ciò che volevo sentirmi dire.
Saltai
in macchina.
"No...non posso crederci!" I pedali erano lontanissimi, ci arrivavo a stento.Incominciai a sprofondare
sul sedile per
raggiungerli sacrificando
parte della
visibilità.
"Vai maledetta vai!" Il motore scalciò
un
paio di volte e poi entrò in funzione.Con una manovra ritornai in pista e diedi di gas. Ormai
avevo arrecato
così tanti danni alla comunità che un
inseguimento della polizia non avrebbe
certo peggiorato quella situazione ormai abbastanza compromessa in cui
stavo
sguazzando.
Le volanti mi stavano dietro, alcuni agenti mi incitavano a
fermarmi.
"Ferma!FERMA!Ma...La macchina va da sola?Non vedo nessuno al
volante da qui.Chi
stiamo inseguendo?"
"Sta zitto e non perderla di vista, Boris."
Non
potevo fermarmi, non potevo arrendermi in un momento
così critico. Questo pensavo.
Eppure, forse se lo avessi fatto sarebbe stato meglio,forse diventando un caso umano avrei potuto
mobilitare scienziati e dottori, molto migliori del dottor Kermel da
tutto il
mondo i quali avrebbero potuto trovare nuove soluzioni per fermare
l'incubo.Ma
fu a causa del mio stupido orgoglio e
l'ossessionante paura di intaccare la mia reputazione che scappai quel giorno. Non volevo che una nuova sindrome prendesse il mio nome.
Ogni mio pensiero era
rivolto a trovare la fonte del
problema e neutralizzarlo, con l'aiuto del dottor Kermel che aveva
ideato la
ricetta.Giungere
nel suo laboratorio
era tutto ciò che mi restava,una seppur
vaga speranza di salvarmi da quell'interminabile incubo.
Kermel
stava in un ospedale poco fuori città. Ad occhio e
croce avrei impiegato quindici minuti per arrivarci, considerando la
mia
velocità e le strade poco trafficate che stavo percorrendo.
Sarebbe stato un
gioco da ragazzi. Già, se solo fossi riuscito a vedere qualcosa
della strada
davanti a me. La cabrio andava a
zigzag e in certi momenti s'accostava minacciosamente alle auto che mi
venivano incontro a tutta velocità. Mi
accorsi che avevo imboccato la strada contromano.
Per evitare i veicoli che
incombevano dalla direzione
opposta, sterzai verso il marciapiede prendendo in pieno alcune
pattumiere e
sradicando una dozzina di cassette della posta. Dopo poco riacquistai
il
controllo.
Quella astrusa situazione mi ricordava quando a nove anni
facevo prove di guida con auto rubate. Più o meno le mie
dimensioni erano quelle
di allora.Per
fortuna quelle esperienze
mi tornarono utili ora.
Svoltai di botto lo sterzo evitando un auto, e poi ancora elusi un furgone.Alle mie spalle sentii un
boato.Una delle
volanti doveva averlo preso in
pieno.
Raggiunsi l'highway e lì non trovai altri ostacoli.
Finalmente
vidi il complesso ospedaliero. Svoltai verso il prato
ed una volta lì abbandonai il velivolo e corsi
più che potevo verso l'edificio.
Ero arrivato sano e salvo. Dalle porte a specchio mi accorsi con orrore che
avevo perso
molti più centimetri di quelli che mi sarei aspettato, o
forse dovevo averne
perduti altri durante quel breve viaggio. Solo adesso mi rendevo conto
che ogni
cosa attorno a me s'era fatta più grande dell'ultima volta
che mi ero recato
lì.
Il panico mi sopraffece.La sostanza diabolica, aveva accelerato ancora il suo
processo che ora era velocissimo. C'era rischio che facessi compagnia al pulviscolo prima
ancora di
riuscire a raggiungere il dottore.
Dovevo rappresentare
una veduta impressionante per tutti i presenti visto che adesso
probabilmente
non raggiungevo il metro e trenta, ma continuavo tuttavia a mantenere
le
proporzioni e il fisico di grande atleta.Trovai la situazione assurdamente ironica:passare da candidato alla NBA a nano armonico
nel giro di un mese.Adesso
anche se
fossi stato cento volte Muggsy Bogues nessuna società del
Basket di sani di
mente avrebbe mai potuto anche solo valutarmi. Ero abbastanza grande però da potermi affacciare
al bancone
della segreteria.
Dall'altra
parte a scartabellare ricette e ricevute c'era
Edward, nota checca cittadina.
Dovevo recarmi dal doc ma non avevo né il tempo
né la
pazienza per attendere che fosse chiamato il turno di tutti i pazienti
in
sala.Dovevo
inventarmi qualcosa, ed in
fretta anche.
Quando
ero un bulletto ciò che mi rendeva superiore agli
altri della mia specie stava nella mia innata abilità nel
fottere cervelli
attraverso forbiti raggiri ben articolati, conditi con una buona
capacità nel
raccogliere informazioni riguardo usi costumi, stili di vita e
abitudini della
vittima. Cercai di superare me stesso cercando, con quel metodo, di
dare a Brad i giusti ragguagli per suicidarsi.
L'impadronimento delle basi della dialettica e del ben parlare, o meglio, di queste
tecniche di violenza psicologica di cui ero e sono un
incontrastato maestro,le dovevo
a mio padre.
Lui, professore di filosofia all'università, ha sempre
voluto che precorressi le sue orme, ma l'unica cosa che mi aveva
realmente trasmesso nella sua squallida e
sgradevole esistenza furono queste armi mentali di cui facevo largo uso.
Le fallacie.
Ad hominem circostanziali, ad auctoritatem e ad judicium. Facevo
leva nelle falle di quei ragionamenti contorti per volgere la persona
al mio
volere.
Edward
era diventato alquanto famoso in città per la sua
esuberanza e per le sue eccentriche trovate in fatto di cappelli,
tuttavia non
conoscevo affatto la persona che avevo di fronte, poiché non
ho mai avuto
motivo di imbrogliarlo, e inoltre frequentavo ben altri ambienti da
quelli in
cui viveva:il
quartiere dove era solito
omosessualeggiare stava da tutt'altra parte del mio.
Forse
però avevo ancora una risorsa.Edward aveva una cotta per me e non perdeva
occasione per farmelo presente ad ogni incontro durante le mie
frequenti visite
dal medico sportivo. Ero il suo preferito ai tempi d'oro e mi
favoreggiava
sempre mettendomi in testa alla fila.
Forse questa volta mi sarebbe stato utile accettare le sue
avances.
"Ehi
Edward" gli dissi
" mi piace come hai intonato il colore del rossetto con
la tintura per le unghie"
"Chi è lei scusi? Ci conosciamo?"
Quello che più temevo...non mi riconosceva. "Edward, sono Jack.Devo vedere il dottor Kermel il più presto
possibile"
"Jack?... Non la conosco.Comunque il dottor Kermel è parecchio
impegnato al momento e non può riceverla"
"Ho un appuntamento con lui domani, ma la mia
situazione si è parecchio aggravata!"
"Beh...Prenda un bigliettino e faccia la fila come
tutti gli altri"
Mi
protesi verso di lui e abbassai la voce, ben attento a
non farmi sentire dagli altri presenti.
"Edward...Eddy... per
favore. Sono io, Jack
Parker.Puoi fare
un'eccezione? E'
davvero importante per me" "Par...Oh che scherzo di cattivo gusto!Lei, Jack Parker?Jack
Parker è..."
incominciò ad arrossire.
"...Lui è...Jackie è... alto, bello, di classe"
Sospirò dolcemente.
Adesso la situazione era
diventata fottutamente
imbarazzante, però dovevo mantenere la calma. Non potevo
permettere di farmi
riconoscere anche all'interno dell'ospedale, visto che avevo avuto la
fortuna
di non essere stato riconosciuto durante l'inseguimento grazie alla mia
infima
stazza.
Edward intanto stava
continuando a civettare da solo.
"...Perciò lei non può essere Jack Parker"concluse.
Effettivamente
non dovevo apparire gradevolissimo, ero
d'aspetto trasandato con occhiaie violacee e barba incolta. Quel
periodo non
prestai la minima attenzione all'aspetto fisico, e quello ne fu il
risultato.Non che
se fossi stato meno
negligente sarei stato chissà quale spettacolo, rimanevo
comunque un soldo di
cacio.
"Te
lo chiedo per favore Eddy. Ti dico che è questione
di vita o di morte"
"Non mi chiami Eddy. E poi le
dico che non posso farla entrare senza un
appuntamento..."
Ci fissammo per un lungo
istante. A quel punto capii di non
avere altra scelta e che l'unico modo per poter averla vinta sarebbe
stato
fare ricorso all'ad baculum,l'ultima
delle fallacie.
...
Mi ritrovai a correre come un pazzo per
il corridoio con Edward attaccato
ad una caviglia.
"BRUTTA CHECCA SPINGIMERDA, TI AMMAZZO!"
"Fermatelo!Questo-questo nano è pazzo! SICUREZZA!"
Con la gamba libera sfondai la porta del laboratorio
"KERMEL!
Dove sei?"
controllai il laboratorio da cima a fondo ma non trovai
nessuno.Sopraffatto
dall'ira
incominciai a sfracellare provette e alambicchi per terra e
distruggere
tutto ciò trovassi davani.
"Fermati"
Edward gridava come una ragazzina.
"Fermatelo,
aiuto accorrete"
"Cosa
accade?"due ciclopici infermieri,o
almeno ciclopici ai miei occhi, entrarono di prepotenza nel laboratorio
"Quel tizio non vedete? Sta spaccando tutto. FERMATELO!"
La
vista incominciò ad offuscarsi,fui sopraffatto dal panico.Era la fine. Avrei fatto una fine ben
peggiore della morte: sarei SCOMPARSO.E
il mio unico rimpianto sarebbe stato quello di non essermi opposto in
nessun modo
a quella maledizione.Quando
quell'incubo avrebbe avuto fine? Che cosa avrei dovuto fare?
Gli infermieri mi agguantarono. Tutto attorno a me
incominciò a girareed
a muoversi.Poi
tutto nero.
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Quel bianco soffitto
incombeva su di me come un velo
mortuario.Il mio
respiro era
accompagnato solo dai suoni scanditi dell'elettrocardiogramma.Dopo lo svenimento,
dovevano avermi portato
in una delle camere d'ospedale.
Sentii delle voci.
"Deve avere avuto un calo
di pressione. Dice che voleva
parlare col dottor Kermel. Aveva un appuntamento. Qual è il
suo nome?"
"Non lo so. Dice di chiamarsi Jack Parker, ma stava
chiaramente mentendo. Non
l'ho mai visto
in città" "Lasciatelo a me. E' mio paziente. Ci penZo io a
lui"finalmente una
voce familiare.
"Oh, salve dottore.Sicuro che vuole stare solo con lui?Mi è sembrato un individuo piuttosto violento."
"Non preoccupatevi,
zignori."
Alcuni rumori di passi mi fecero capire che adesso eravamo
rimasti solo io e Kermel.
Grugnii.
"Do-dottore.Finalmente!"
"Non
si sforzi troppo zignor Parker. Stia
tranquillo, ci sono io adesso.
Piuttosto, mi vuole spiegare per quale motivo ha combinato tutti quei
disastri?La
polizia la sta cercando dappertutto. Dicono che ha distrutto mezza
città, e nel portabagagli della sua
auto è stato trovato un uomo terrorizzato."
"Brad. Me ne ero scordato..."
"Lei rischia diversi anni di carcere, zignor Parker"
"Non ho tutto quel tempo."
"No infatti non lo ha. Fortunatamente nessuno è
riuscito a riconoscere nelle sue fattezze attuali i caratteri di Jack
Parker"
Lentamente incominciai a
riacquistare sensibilità e lucidità. "Perché sono svenuto? Quanto ho dormito?"
Il soffitto della stanza
mi sembrava cosi
alto, e non mi ricordavo che i folti baffi del dottore fossero
così enormi. E
ogni oggetto di quella stanza mi parve innaturalmente grande.
"Nulla
di cui preoccuparsi. E' stata solo una
comprensibile crisi di panico, uno shock. Ma è naturale, in
questo periodo sta
vivendo emozioni molto intense, zignor Parker.
Ha dormito per due giorni ed una notte."
Il volto del
dottore non nascose una vena di preoccupazione.
"Cazzo..."fu l'unica cosa che la mia mente riuscii a scandire.
"cazzocazzocazzocazzo"gli
echi di quel primo pensiero mi rimbombavano
nella testa.
Mi tirai fuori dal letto per ergermi in piedi. "no zignor Parker, no! Potrebbe avere un altro
shock.
Aspett..."
Ero
già in piedi,ma
la visione che ne ebbi mi lasciò confuso.In senso che i miei piedi si trovavano effettivamente
poggiati al suolo ed
il mio corpo era eretto, eppure mi sembrava di stare seduto.A malapena arrivavo
all'altezza dell'ombelico del dottore.
La visione che avevo adesso era quella dei primi anni di vita,quando tutto mi sembrava
nuovo e minaccioso.
"Dottore..."riuscii a proferire con innaturale fermezza."Quanto misuro adesso?"
Il dottore ebbe un attimo di esitazione."QUANTO?"
"Novantuno centimetri... "
La vista mi si
appannò nuovamente, e mi accasciai sul letto in preda ad un
secondo attacco di
panico.
"No,
zignor parker.Si svegli!.. Non deve dormire o velocizzerà le
fasi del processo.Prima
le ho iniettato in corpo delle
sostanze che dovrebbero fermare il suo rimpicciolimento, ma se si
rimette a
dormire vanificherà quegli effetti."
Lo afferrai per il
colletto del camice.
"Niente più sostanze sperimentali!"
"Questa volta è
stato necessario, zignor Parker. Il
processo aveva assunto delle velocità così
impressionanti che i suoi novantuno centimetri sono già
più di quanto mi
aspettassi. Se non avessi agito per tempo a quest'ora sarebbe finito in
pasto agli acari del letto."
Lasciai la presa, del
tutto esausto a causa dello stress.
"Zignor
Parker, io le assicuro chetornerà
tutto com'era prima. Sono riuscito a
capire cosa sta succedendo in lei.
Lei, zignor parker, è il più grande prodigio
della storia
dell'umanità. Lei
è un esemplare unico
su sette miliardi. Lei è la soluzione ad ogni male del mondo
e forse la
risposta definitiva al senso della vita."Pareva incredibilmente sicuro questa volta, nel suo
entusiasmo
"...Attraverso il suo
organismo potremmo estrapolare
sostanze in grado di curare i più grandi mali
dell'umanità:virus,
tumori, malattie... Il suo organismo è
un congegno perfetto!"
Normalmente mi sarei
esaltato, ma questa volta non ne avevo
la forza, e neppure mi sentivo di dare troppo credito alle divagazioni
di
quell'uomo. L'unica cosa che mi interessava era tornare come prima.
"Allora
mi vuole spiegare perché sto rimpicciolendo? E
spero per lei che abbia trovato una soluzione a questo problema."
"Ci siamo quasi, zignor Parker. Stiamo a buon
punto.Adesso non
ci resta che mettere
in atto le conclusioni alle quali siamo giunti.Non posso rivelarle altro qui.Non abbiamo tempo e inoltre non vorrei che le nostre
informazioni trapelassero a qualche orecchio indiscreto. Se diventasse
un caso pubblico finiremmo
assaliti da orde di giornalisti che potrebbero ostacolare il nostro
lavoro."
"Bene. Sono d'accordo"
"Ora abbia ancora un po' di pazienza ed aspetti alcune
ore.La
verrò a prendere e la porterò in
un luogo sicuro."
"E poi voglio le risposte che cerco."
"A tempo debito le rivelerò ogni cosa. Adesso attenda
qui"
"C'è rischio che rimpicciolisca ancora, durante la sua
assenza?"
"Nein!Gliel'ho
detto, le sostanze nel suo corpo rallentano la sua
decrescità. Al massimo può
scendere di un altro paio di centimetri.Mi raccomando, però, non si addormenti."
Uscì dalla stanza lasciando solo il silenzio.
Già. Come se potessi addormentarmi, con ogni
probabilità
m'aveva somministrato anche qualcosa per farmi restare sveglio.
Rimasi
sul letto per un tempo che mi apparve eterno e
diversamente da come mi sarei creduto non accadde niente: era come se
il mondo
si fosse fermato.Dovevano
essere
passati secoli, e quel maledetto Kermel ancora non arrivava.Decisi di farmi un giro
nei dintorni
dell'ospedale.
Era una sensazione strana
e impressionante vedere oggetti
comuni formato gigante. Era come essere tornati allo stadio di infante,
ma con
la lucidità di un adulto.
E anche il fisico era quello di un adulto.
---
Mi ritrovai nel giardino
interno del complesso ospedaliero.
Il mondo appariva gigantesco, gli alberi erano colossali, l'erba mi
arrivava
alle caviglie.
"Guarda,
guarda guarda" sentii una voce alle mie
spalle. Mi girai e vidi una massa enorme giganteggiare davanti a me,un grasso individuo con
delle bende attorno
alla testa.
Lo guardai meglio e
notaiche era il
ridicolo bulletto
grasso che era stato messo in fuga alcunigiorni prima dallo scatenato lancio di pietre di John e
gli altri.Una
delle pietre doveva avergli provocato una
piccola commozione cerebrale, per questo motivo ora avevo la sfortuna
di
incontrarlo. Si rivolse agli altri due giganti che dovevano essere i
suoi
piccoli sgherri.
"Guardate ragazzi,
è un nano! Un nano vero! Non ne
avevo mai visto uno prima"
"Guarda che barba ispida disgustosa. Fa troppa
impressione."
"Facciamogli un video"
Non
avevo tempo di fare da balia a dei piccoli aspiranti
Jack Parker. Li ignorai del tutto e cercai di individuare all'orizzonte
l'auto
del dottore.
"Ehi
ci ignora! Non è felice di diventare famoso?"
"Ragazzi che ne dite di buttarlo di forza dentro lo
zaino, e poi gli diamo fuoco. Filmiamo e mettiamo tutto su youtube."
"E se lo buttassimo dal cavalcavia?"
"Oppure prima gli diamo fuoco e poi lo gettiamo dal
cavalcavia."
"Non lo so, non mi convince...Al
giorno d'oggi dare fuoco ai barboni o
lanciarli da un ponte, è roba old, roba che fan tutti. E
quante visualizzazioni
sperate di prendere per una cosa così?Io penso in grande invece."
"Ma è un nano. Questo farà pure qualche
differenza
sulle visualizzazioni"
Uditi
quei discorsi omicidi, decisi che forse sarebbe stato
opportuno tenere a
bada quei tre
bambocci e mostrar loro con chi avevano a che fare.
Improvvisamente
ebbi un tremito, e poi avvertii una
sensazione stranissima: nuova e familiare al tempo stesso. Mi stava
prendendo
un'altra di quelle crisi che mi era presa davanti a Jane.
Ebbi una sensazione di caldo, e poi di freddo. Il
mio corpo si muoveva da solo, mi contorcevo
e mi dimenavo in modo impossibile senza sentire alcun dolore.
Poi, finalmente ripresi il controllo di me stesso.
"O CAZZO!" gridava uno
sopraffatto dal panico.
"Ma questo è peggio di Freddy Krueger!"
Fuggirono tutti spaventati a morte.
...
"Questo sì che otterrà visualizzazioni. Hai
filmato?
"No, cazzo! Mi sono scordato"
...
Inorridii
anche io.Adesso non ero più alto dello zaino che quei
ragazzini portavano
addosso.
"Jack! Vieni qui!Entra in macchina."
Gridava il dottor Kermel, che finalmente era arrivato.
GLOSSARIO: Freddy Krueger:
protagonista di un noto horror anni '80-'90 caratterizzato da scene di
estrema violenza, negli spasmi e nelle convulsioni delle vittime
Highway: strada
extraurbana statunitense. nanismo armonico : Il soggetto nell'insieme mantiene le sue proporsioni.
Il
manuale del raggiro di Jack Parker. (alcune
tecniche)
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Fallacie:
sono errori nascosti nel ragionamento che comportano la
violazione delle regole di un confronto argomentativo corretto.
I ragionamenti fallaci appaiono come rigorosi e logici ma in
realta non sono validi.
Ad
hominem circostanziale: consiste nel tentativo
di confutare una tesi portando un attacco alle circostanze di una
persona (religione in cui crede, l'affiliazione politica,
valori etici, etc). Argomento falace perché le
prefereze di una persona non hanno alcun nesso logico con la
verità di un'affermazione.
Ad
auctoritatem (appello all'autorità): Questa
fallacia ha luogo ogni qual volta noi rifiutiamo una tesi o
l'accettiamo solo per il prestigio o il rispetto che attribuiamo a chi
la propone.
Ad
judicium: Caso particolare di ad auctoritatem Il gran
numero di persone che sostiene la tesi costituisce
l'autorità.
Ad baculum (al
bastone): imporre una tesi minacciando di ricorrere alla
forza o esercitando qualche forma di pressione all'interlocutore.