CAPITOLO
7 - IO NON TI RENDERO’ FELICE
Lui
la osservava in silenzio, indossava una camicia da notte verde chiaro,
aveva i
capelli arruffati e gli occhi gonfi dal sonno, non era truccata e
pareva molto
stanca e confusa, ma nonostante tutto era bellissima,
quell’aspetto che lui non
aveva mai visto lo colpì, facendolo sorridere veramente, un
sorriso che stupì
Cameron, e che la indusse ad aprire un po’ di più
la porta per farlo entrare.
Una
volta che lui fu dentro lei non chiuse la porta, lo guardò
ancora, in attesa
che lui dicesse qualcosa, che giustificasse almeno
l’incursione notturna a casa
sua.
House
manteneva le labbra serrate, da quando lei aveva aperto la porta si era
ripassato mentalmente il discorso almeno tre volte, doveva iniziare
dolcemente,
in modo da farle capire che voleva scusarsi, ma doveva proseguire
deciso, non
voleva farsi cogliere dalle emozioni, voleva dirle qualcosa di preciso,
e non
poteva permettersi di distrarsi. Perciò iniziò a
parlare…
-io
non ti renderò felice- Dio quanto era idiota! Inizio dolce
si era detto, “tanto
valeva che le tirassi un ceffone, giusto per farle capire chi
comanda” pensò
rassegnato, le pupille di lui si dilatarono dalla tensione, un inizio
promettente di certo, ora temeva che la donna lo spedisse fuori da casa
propria
a forza di bastonate, ma la reazione di lei fu piuttosto diversa, -lo
so…- lo
disse semplicemente, dopodiché chiuse la porta alle spalle
del suo ex capo e
ritornò a guardarlo, sapeva che c’era altro,
sapeva che non era venuto li per
farle del male…
-non
ti darò quello che vuoi…- continuò
lui, il suo cervello che pareva essersi
distaccato dal resto sembrava andare avanti da solo, come se fosse in
tilt.
Stava continuando ad infierire, e non sapeva per quanto lei avrebbe
tollerato
questo suo comportamento… -io ti farò
soffrire…- lei strinse appena le labbra,
consapevole di ciò che lui le stava dicendo -anche se non
volessi lo farei
comunque…- aggiunse lui, il tono leggermente più
dolce, mentre con i suoi occhi
celesti cercava quelli della donna, lei indugiò per alcuni
istanti, poi
ricambiò lo sguardo, fu un momento intenso, più
intenso di mille parole, più
intenso di mille scuse…
Ancora
una volta fu lui ad avvicinarsi, ancora una volta fu lui a prendere
l’iniziativa. Le andò davanti, chinò il
capo e la baciò, un bacio leggero,
candido, poi più passionale, più deciso,
più coraggioso… i due si assaggiavano
a vicenda, piccole gocce di felicità li attraversavano
rendendoli più uniti che
mai. Quando si separarono lei disse: -sei bagnato fradicio…-
non era una domanda,
era un dato di fatto, -si, fuori piove…- lui le rispose con
voce suadente, lei
annuì e gli diede un altro bacio, piccolo e delicato, sulle
labbra.
Sapeva
che lui non l’avrebbe resa felice, sapeva che non le avrebbe
dato quello che
voleva e che l’avrebbe fatta soffrire molto… ma
non le importava, lei lo amava
e questo le impediva di ragionare lucidamente, forse se fosse passato
qualche
mese dal loro ultimo bacio, dal loro ultimo incontro, le cose sarebbero
state
diverse, probabilmente lei si sarebbe disintossicata quasi del tutto e
non si
sarebbe arresa a lui, ma così era troppo
presto…la droga di House era il
vicodin, la droga di Allison era House: quando stava con lui si sentiva
meglio,
ma non stava bene in realtà, e quando non era con lui,
quando non lo aveva
stava male, malissimo…
Ne
era consapevole, sapeva che dopo quella notte lui non
l’avrebbe trattata
diversamente, ne al lavoro ne al di fuori di esso, sarebbe tornata ad
ignorarla
e a maltrattarla, a farla stare male. L’avrebbe fatta pentire
di ciò che aveva
fatto, di quello al quale quella sera stava acconsentendo. Ma lui era
la sua
droga, e senza non sapeva viverci.
Lui
riprese a baciarla, con più passione, con più
desiderio, si, forse anche lui la
amava, ma non aveva intenzione di dirglielo, non perché
amasse farla stare
male, più che altro perché pensava che se fossero
stati gli altri a soffrire
per primi lui non avrebbe sofferto…
Uniti
in quel bacio profondo avanzarono verso la camera da letto di lei. Una
lacrima
scese sulla sua guancia liscia, ma non disse niente, non lo
fermò…
Aveva
commesso un altro errore…
|