16 – Ma questo, lei non poteva
saperlo.
"Mi raccomando Rebecca, non combinare pasticci a scuola, d’accordo?"
"D’accordo…" rispose scocciata la bambina, incrociando le braccia.
"E’ inutile che sbuffi, signorina!"
"Ma ho preso 'Ottimo' di dettato, ieri!"
"E hai anche una linguaccia troppo lunga!"
"Non è vero…"
"Io dico di sì. E anche la maestra."
La bambina annuì, sapendo che avrebbe fatto meglio a non andare avanti con le giustificazioni. Mettendo un
piccolo broncio salutò ed entrò a scuola sotto l’occhio vigile della
madre. Sua figlia era in gamba, a sette anni ne aveva passate già tante ma non
sembrava averne risentito, almeno in superficie.
Non avrebbe mai potuto fare finta che la parentesi con Draco non fosse
mai successa, anzi, lasciava che ne parlasse e a volte glielo ricordava. Ma era
stata semplicemente Rebecca stessa che, almeno in apparenza, sembrava non
pensarci più. Magari l’aveva conosciuto troppo poco perché fosse davvero un
padre per lei. Magari era ancora troppo piccola perché quell’abbandono la
segnasse. O magari aveva semplicemente accettato la realtà per come veniva.
Esattamente come lei.
Hermione era andata avanti: le donne forti non stanno a piangersi addosso,
affrontano le difficoltà a testa alta e le superano. E comunque, anche volendo,
lui era stato fin troppo chiaro.
"Non buttare via il tuo tempo con me."
"Io non sto buttando il mio tempo, Draco. Sei un ingrato."
"Forse, ma non riesco a vederti qua."
"Sono io a volerlo… così continui a farmi male, non capisci?"
Non che non ne comprendesse i motivi contorti. Lui non voleva toglierle il
sacrosanto diritto di rifarsi una vita, magari con qualcuno di più affidabile e
che non fosse rinchiuso in un carcere. Ma comprenderne i motivi non le impediva
di provare rabbia: come al solito, Malfoy aveva fatto di testa sua.
Dannatamente testardo.
Diede un’occhiata veloce alla posta che le era stata recapitata a lavoro e,
tra scartoffie burocratiche o relazioni da esaminare, la colpì una lettera
anomala.
Ministero della Magia
Dipartimento di Giustizia.
La aprì con una mano tremante, provando ad indovinarne il significato.
E infatti. Draco non avrebbe mai smesso di fare parte della sua vita.
~
"Proprio una bella giornata."
Furono queste le prime cose che Malfoy pensò, tornando a vedere la luce del
sole pallido di febbraio.
Aveva passato più di tre anni in quello schifo di posto e alla fine
ne era uscito un po’ prima del dovuto, in parte per la condotta impeccabile e
in parte perché era chiaro a tutti che non costituiva più un pericolo per la
società. Una volta fuori dal Ministero della Magia degli Stati
Uniti, dove la Passaporta come da prassi lo aveva condotto, si guardò un po'
attorno prima di allontanarsi a passo lento. Doveva ricominciare da zero.
Chissà, magari doveva ricominciare da loro:
la costante che lo aveva accompagnato in tutto quel tempo, il suo unico appiglio
per un briciolo di evasione, almeno con il pensiero. Gli era costato molto
mostrarsi freddo con Hermione e indurla a non cercarlo più, ma sul momento aveva
ritenuto che fosse la cosa giusta da fare. Non sopportava l’idea di vedere una
ragazza giovane, intelligente e che dalla vita meritava solo il meglio sprecarsi
con lui. Gli bastavano le poche notizie che lei gli spediva via lettera, qualche
foto. Ma adesso…
Adesso posso anche ritornare a tormentarti, Granger.
Ghignò da solo, noncurante di passare per uno svitato. Poi, quella voce alle
sue spalle.
"Ce l’hai un posto dove andare?"
Si voltò piano e la guardò di nuovo, dopo anni. Era appoggiata ad un muro nei
pressi dell’uscita, portava una sciarpa scarlatta sollevata fin quasi sulla
bocca e i boccoli liberi di fluttuare al vento le circondavano il viso arrossato
per il freddo. Bella come sempre.
"No che non ce l’ho."
"Sei contraddittorio, Malfoy. Prima mi dici di non sprecare il mio tempo con
te e poi mi fai recapitare la lettera del tuo rilascio…"
"Lo sai come vanno queste cose… ti chiedono dei recapiti, chi devono
informare… e tu sei l’unica persona che mi sia venuta in mente. Nonché la madre
di…"
"...Nostra figlia."
"Già."
"E… come sta?"
"Bene. Adesso è a scuola."
Lui corrugò un po’ la fronte, a quel pensiero. Era una bambina, faceva quello
che fanno tutte le bambine. Dopo anni, Rebecca stava riacquistando la
consistenza di un persona reale, non di un semplice ricordo.
"E com’è che tu non sei a lavoro?" chiese, cercando di tornare beffardo.
"Ogni tanto anche noi stacanovisti ci prendiamo delle giornate libere, sai,
per le occasioni speciali: matrimoni, funerali… la scarcerazione del padre della
propria figlia…"
Entrambi sorrisero amaramente, poi di nuovo calò il silenzio tra di loro. Un
pesante, scomodo, inevitabile silenzio, durante il quale Hermione lo osservò un
po’ meglio. Non era messo poi così male come pensava di trovarlo, era
obiettivamente dimagrito e con il viso un po’ sciupato, ma tutto sommato non
c’era di che lamentarsi.
Prese a tamburellarsi il labbro con un dito.
"Cosa devo fare con te, Draco?"
L’unica sua risposta fu il silenzio di uno sguardo. Onestamente
era il primo a non sapere che cosa dovesse fare con lui. Che poteva dirle? Che
se si era comportato come un verme era stato a fin di bene?
"Dovevi fare come ti avevo detto" commentò dopo qualche attimo.
Hermione scosse il capo.
"E liquidarti con disinvoltura?" gli rispose, estremamente calma.
"Potevi rifarti una vita,
ne avresti avuto ogni diritto e io non volevo ostacolarti."
"Certe cose non si decidono a tavolino, non si può scegliere di dimenticare
una persona. Se è destino, succede e basta."
Malfoy si portò di fronte a lei.
"Ed è successo?"
La vide abbassare le palpebre, quasi
rassegnata. Hermione sapeva benissimo che non sarebbe mai successo.
"Tutte le volte che ti ho lasciato entare nella mia vita sono
rimasta scottata. Troppo in profondità, troppe volte. Ma adesso dico basta."
"E’ comprensibile."
Aveva un tono di voce assolutamente neutro, il che non
le facilitava di certo le cose. Il punto era che lei stessa non sapeva che
pensare di loro, proprio come lui.
"Davvero non hai un posto dove andare?" gli chiese dopo qualche istante.
"Secondo te?"
Sospirò.
"Seguimi, forza…"
"Granger…"
"Eh, no. Adesso decido io." E facendosi minacciosa gli
ordinò di seguirlo a casa sua.
Dopo una doccia
bollente, Draco si lasciò sprofondare sul divano del salotto di Hermione, stirandosi:
sembrava stanco e, comprensibilmente, lo era.
"Hermione, non sei tenuta a fare tutto questo."
Mutando espressione lo fissò per qualche istante con freddezza,
poi cambiò argomento.
"Sei uno straccio, Malfoy, dovresti riposare.
Ora sdraiati e..."
Fece per voltarsi, ma lui la strattonò per un braccio costringendola ad
ascoltarlo.
"Io non voglio che tu faccia le cose perché ti senti in dovere, me la cavo anche da solo" bisbigliò
tra i denti.
"Lo so.
Mi va di farlo e basta."
Si
liberò dalla sua presa, chiuse le persiane e scomparve nell’altra stanza, sentendosi quegli occhi
grigi puntati addosso. Quando tornò in salotto, vide che Malfoy si era addormentato e gli si
avvicinò; sembrava rilassato, i lineamenti non erano tesi come li ricordava in passato. Gli
passò leggermente una mano sulla fronte.
Forse aveva
davvero trovato un po’ di pace.
~
"Che bello che oggi sei venuta
a prendermi, mamma!" trillò Rebecca rientrando in casa. Hermione le annuì
appena, volgendo subito lo sguardo al divano, che però era vuoto.
"Sai che oggi due di quarta si sono picchiati in corridoio?" continuò
la bambina, che dopo essersi tolta in fretta il berretto di lana aveva tutti i capelli ritti per aria a
causa dell’elettricità statica. "Alla fine li hanno dovuti dividere i maestr…"
Ma alla vista di chi la stava guardando dall’altro capo del
corridoio, Rebecca si zittì di colpo, facendosi scivolare dalle mani il cappellino.
"Ciao..."
"Pa… papà?" bisbigliò impercettibilmente.
Draco si avvicinò di pochi passi
a sua figlia. Era cresciuta moltissimo e nel vederla spalancare quegli occhi vispi e
taglienti verso di lui, con i capelli fini fluttuanti a mezz’aria e le guance
arrossate per lo sbalzo di temperatura, non riuscì non emozionarsi un po'.
"Ti ricordi di me?"
Lei annuì, incredula. "Che cosa ci fai qua?" mormorò.
"L’avevo detto che sarei ritornato appena possibile,
piccola" rispose facendo qualche altro passo verso di lei, che restò immobile a torturarsi le mani.
"Sei stato via tanto."
"Mi dispiace, non avrei dovuto."
Cercò di restare controllato e si avvicinò ancora, portandosi di fronte a lei
e guardandola dall’alto al basso.
"E quando te ne vai di nuovo?" gli chiese dopo qualche attimo. Erano parole che gli facevano
male, in un modo mai provato prima.
"Non voglio andarmene di nuovo."
La bambina lo guardò silenziosa e corrucciata, abbassando un po’ la
testa.
"La mamma mi diceva che dovevi andartene per forza… ma io non capisco perché."
Draco notò che nel parlare le tremava il mento, al che le sfiorò con delicatezza
una guancia e le risollevò il viso con due dita. Inarcò leggermente le
labbra, ricevendo in cambio un risposta molto simile.
"Mi spiace. Mi perdoni?"
"Davvero non vai di nuovo via?"
"Davvero…"
In quel momento, guardando quegli occhi spalancati, Draco capì che avrebbe recuperato il rapporto
con lei ad ogni costo. Non sarebbe stato semplice, probabilmente, ma
quella bambina era la cosa migliore che gli fosse capitata e l’idea di poterla
finalmente guardare senza sentirsi in colpa, lo avrebbe motivato a fare di
tutto.
Alzò lo sguardo verso Hermione, visibilmente preoccupata e impegnata a
mordersi il labbro.
Avrebbe recuperato anche con lei.
~
Il fatto che lui frequentasse sua figlia aveva fatto riavvicinare anche i genitori, in quell'ultimo
periodo.
"Rebecca oggi resta da Emily, dopo la scuola."
Lui fece una smorfia. "Mia figlia in una scuola babbana, circondata da
babbani, con amici babbani. Ancora la mia mente si rifiuta di accettarlo."
"Un’istruzione a 360° costituirà sicuramente una marcia in più, per lei.
Guarda me… ad ogni modo, ho in serbo una sorpresa per te, Malfoy."
La voce di Hermione non era naturale nel pronunciare le ultime parole,
sembrava intaccata da una punta di malizia e divertimento, il che lo insospettì
non poco.
"Ovvero?" chiese, stringendo gli occhi. La donna, che fino a quel momento
aveva tenuto le mani nascoste dietro alla schiena, gli mostrò un paio di
forbici. Draco sgranò gli occhi, terrorizzato.
"E’ giunto il momento di tagliarsi i capelli."
"Ma non sono mica lunghi… e poi dove credi che sia stato
in questi anni?"
"Poche storie, su."
"Io non mi sottopongo a queste pratiche barbariche! Non puoi usare un
incantesimo?"
"Ma così non mi diverto! E poi, che ti aspettavi da
una mezzosangue?" disse ironica.
Lui boccheggiò qualche istante, ma alla fine si trovò costretto a cedere,
bofonchiando qualcosa su purosangue, barbarie e assolutamente
inammissibile mentre lei lo costringeva su una sedia.
Ma dovette anche ammettere che la situazione in sé era quasi sexy. Il volto
della ragazza era concentrato nell’esecuzione di un taglio il più possibile
simmetrico, le dita affusolate scorrevano sensualmente tra le ciocche umide dei
suoi capelli e i loro corpi erano molto vicini, lasciando via libera a quel
consueto scambio di vibrazioni.
Mi ha sempre fatto impazzire quell’abitudine di mordicchiarti il labbro…
In quel momento Malfoy ebbe come il dubbio che
andare da un parrucchiere babbano non fosse proprio così, ma non indagò oltre, quelle
mani intrecciate ai suoi capelli erano un piacere troppo bello da interrompere con stupide
frasette provocatorie.
Dopo aver sferruzzato per un po’, Hermione posò le forbici e diede un'ultima controllata al taglio.
"Ecco, direi che così va meglio…" disse,
anche se quelle dita proprio non volevano smettere di scorrere tra i suoi
capelli morbidi.
"Decisamente" commentò malizioso. Lei gli lanciò un’occhiataccia, ma poi
sorrise e lasciò che la attirasse un po’ a sé per la vita, facendo in modo che
gli cadesse in braccio.
"Granger, adesso io ti bacerò e tu non potrai fare nulla per
impedirmelo."
"Sei troppo sicuro di te."
"Pessimo difetto, lo riconosco" disse, così vicino che le loro labbra parvero quasi sfiorarsi, muovendosi.
Hermione improvvisamente realizzò quanto fosse stufa di farsi violenza da sola per
resistergli, stufa di decidere a tavolino che non ci sarebbe cascata di nuovo;
anche perché era troppo tardi.
Lei gli apparteneva, nulla avrebbe mai cambiato quel
dato di fatto.
Allontanandosi un po’ gli prese il volto tra le mani,
carezzandone con i polpastrelli la nuca adesso di nuovo scoperta, e lo fissò. Le
dita ripresero in automatico a scorrergli tra i capelli ancora umidi e
il suo sguardo, fino a quel momento proiettato nel suo, scese fino a soffermarsi
sulle sue labbra. Sorrise leggermente, ricambiata.
Poi lo baciò.
Lentamente, assaporandone ogni minimo dettaglio, perché ormai non avevano più
fretta. Nessun senso di colpa avrebbe inquinato quel bacio, che rappresentava
semplicemente il legame indissolubile tra due persone.
Si appartenevano, nulla avrebbe mai cambiato quel dato di fatto.
Ignorando le proteste della ragazza, Malfoy si staccò un poco e appoggiò la fronte sulla sua,
facendo sfregare l'una sull'altra le punte dei loro nasi.
"Hermione voglio che tu…"
"Shh…" lo interruppe, posandogli un indice sulle
labbra. "Niente spiegazioni, né inutili promesse. Mi basta guardarti negli occhi."
Aveva ragione lei, non servivano troppe parole. Velocemente cercò di nuovo il contatto
con la sua bocca e, alzandosi, la trascinò verso il materasso poco
lontano, facendola ricadere su di lui. L’aveva desiderata dal primo momento che l’aveva
rivista, avvolta in quella sciarpa scarlatta e con le guance arrossate per
il freddo.
Era sdraiata
su di lui, quando di scatto si rialzò un po’ sui gomiti e lo
osservò seria, ma serena. "Dannazione, avevo giurato di non innamorarmi mai più
di te…"
Lui sorrise.
"Beh, sappi che la cosa è reciproca" disse, affondando
la bocca nel suo collo.
Hermione si allontanò un po’ e lo guardò incuriosita. "Cioè?"
"Niente…" ghignò lui, prima di tornare a baciarla.
Avrebbe voluto dirle meglio che per lui ero
la stesso. Avrebbe voluto dirle che, nonostante tutti i suoi irritanti
difetti e quella maledetta cocciutaggine da Grifondoro, l’amava da impazzire e che davvero
non avrebbe più sofferto a causa sua. Avrebbe voluto dirle tutto ciò, ma
Draco Malfoy non esternava con facilità le proprie emozioni; anche Hermione ne era pienamente
consapevole.
"Mi basta guardarti negli occhi."
Parole sue.
Forse, un giorno si sarebbe lasciato andare e le avrebbe confessato tutto
(o quasi). Forse, quel giorno non avrebbe poi tardato molto ad arrivare.
Ma questo, lei non poteva saperlo.
~ FINE ~
~
EBBENE SI', LA STORIA ADESSO
E' DAVVERO FINITA!! A PENSARE CHE QUANDO L'HO
PUBBLICATA ERA UNA ONESHOT CHE NON AVREI MAI CREDUTO DI CONTINUARE
MI FA SORRIDERE...
COMUNQUE, CHE VI DICEVO?
IO NON RIESCO PROPRIO A FARE A MENO DEL LIETO FINE, E' PIU' FORTE DI ME!!
SPERO CHE VI SIA PIACIUTA LA CONCLUSIONE, A ME E' PIACIUTO MOLTO SCRIVERLA,
ANCHE SE NON E' STATO SEMPLICE (ANSIA DA PRESTAZIONE? MAH...).
INNANZITUTTO VORREI
RINGRAZIARE TUTTI QUELLI CHE L'HANNO SEGUITA CAPITOLO PER CAPITOLO, ERAVATE IN
MOLTI E LA COSA NON POTEVA CHE FARMI CONTENTA (ANCHE SE TANTI AVRANNO CLICCATO
LA' PER CASO, CHISSA'...). POI UN SALUTO PARTICOLARE A TUTTI
QUELLI CHE CON COSTANZA LASCIAVANO I LORO COMMENTI, IN QUESTO CASO
A: