lae epilogo
Like an Extra
Epilogo
“E
allora è finita che Alex Pettyfer si è sposato!”
Arleen
sbuffò rumorosamente e si scostò con aria nervosa una ciocca di capelli di
fronte al viso, visibilmente scocciata da quella notizia così nefasta per lei.
“Arleen,
era praticamente impossibile che tu lo conoscessi da single per poi procrearci
– borbottai mentre soffocavo una smorfia di dolore causata da Savannah, che
aveva tirato i miei capelli durante la creazione dell’acconciatura. – Savannah,
fattelo dire: non hai le mani di Rikki per quanto riguarda i capelli”
“Lo so,
sono inimitabile - squittì l’altra dalla parte opposta della stanza. La sentii
mentre zampettava verso la sua migliore amica e il grugnito di disappunto di
Savannah mi arrivò chiaro alle orecchie; Rikki la sostituì e fui sollevata dal
sapere che i miei capelli non sarebbero stati strappati alla radice. –
Savannah, ti occupi del trucco?”
Mi sentivo
strapazzata come una bambola: Rikki mi acconciava i capelli, Savannah mi
truccava e Arleen mi rompeva amorevolmente le balle con le sue chiacchiere
quando in quel momento avrei voluto che il silenzio inondasse la stanza per
ripetermi continuamente le battute di Macbeth e la loro presenza – per quanto
mi dispiacesse ammetterlo – non mi aiutava.
“Cavolo, a
me sarebbe veramente piaciuto incontrarlo da single… - continuò a dire Arleen,
convinta che l’ascoltassi. – Sarebbero nati dei bambini biondi e ricci e…”
“Dio Santo,
sta zitta - la interruppe Savannah brusca mentre mi applicava un po’ di
ombretto sulla palpebra destra. Rikki aveva appena finito di sistemarmi i
capelli fintamente biondi (mi era costato moltissimo tingerli) in una treccia
elegante. – Da quando sei uscita quella volta con Zayn sembra che il mondo sia
diventato invivibile per te”
“Vuol dire
che hanno trombato al primo appuntamento, te lo dico io” ridacchiò Rikki, sotto
l’occhiata in tralice di Arleen.
Le cose
dopo sette anni non erano cambiate affatto. A parte l'età matura - ormai
venticinque - che non si addiceva per niente a noi vista la nostra età mentale,
il rapporto con Rikki si era fatto ancora più stretto di quanto non potesse
essere stato prima e mi ero ritrovata circondata da tre migliori amiche che
passavano il tempo – ogni volta che dovevo recitare ad una prima – a distrarmi
o anche ad acconciarmi i capelli o solamente a truccarmi.
Come
attrice non pretendevo molto, solo loro tre al mio fianco.
Nonostante
dopo la famosa rappresentazione di “Romeo e Giulietta” mi avessero proposto di
partire per New York alla volta della Juilliard, mi ero rifiutata
categoricamente: non volevo mollare quello che avevo acquistato in Inghilterra.
Considerando
che Savannah viaggiava in lungo in largo per girare reportage di non so cosa e
Rikki passava la maggior parte del suo tempo chiusa in uno studio con il suo
amato computer ad aspettare l’ispirazione divina, avevo veramente pochissimo
tempo per vederle e quando mi era possibile riuscivo a strappare un po’ di
minuti da concedere loro. Arleen si divertiva in quei periodi a farmi da pseudo
manager quando non ne avevo assolutamente bisogno: come attrice di teatro non
ero famosa e non ero intenzionata a diventarlo, avevo già tutto quello che
desideravo.
“Ci sono
uscita una volta! – replicò piccata la riccia, distogliendomi dai miei pensieri
e facendomi scuotere la testa, tanto che Savannah si incazzò perché ero
riuscita a rovinare il momento clou del trucco. – E comunque non è successo
assolutamente niente”
“Sei ancora
convinta che a distanza di un anno e mezzo ti possa credere?”
“Sì, e
ricordati che ho tutte le carte in regola per ricattarti”
Rikki
sbuffò. “Certo. Mi ero dimenticata che la pettegola ricattatrice qui sei te”
Arleen
gongolò soddisfatta mentre Savannah si alzava di scatto dal mio viso e con un
sorriso mi dava una spennellata sul naso. Lo arricciai infastidita dalle setole
del pennello.
“Ho finito!
– trillò. – Rikki non mi supererà mai in trucco”
“Ti supero
nel resto”
Ridacchiai
dalla scenetta che si stava svolgendo, scoprendo che Arleen era rimasta in
silenzio per un po’, a squadrarmi.
“Sei meglio
naturale, Juls, fattelo dire”
Cercai la treccia
bionda e la sfiorai con le dita. “Rivoglio indietro i miei capelli”
piagnucolai.
“Non
preoccuparti – la riccia mi diede un tenero buffetto su una guancia. – Sei una
gran figa anche così”
Mentre un
sorriso di gratitudine mi si apriva sul viso, notai che Savannah e Rikki,
seguite poi da Arleen, si stavano sistemando il vestito da sera con cura; la
prima diede un’occhiata al suo orologio e mi sorrise.
“Mancano
dieci minuti, Juls”
A quella
frase sbiancai – se avessi potuto sbiancare visto la quantità industriale di
fondotinta e fard che Savannah mi aveva gettato sul viso senza tanti
complimenti -, con la conseguenza che i miei occhi si fecero vacui dall’ansia:
Rikki si accorse della mia reazione e corse via, consapevole del fatto che in
quel momento soltanto il suo ormai eterno ragazzo avrebbe potuto tirarmi fuori
da quel casino di ansia in cui ero caduta.
Niall entrò
nella stanza tutto trafelato, i capelli biondi scompigliati e la stessa gelosia
che lo caratterizzava da sempre.
“Uscite
tutte e due da qui - sbraitò l’irlandese rivolto a Savannah e ad Arleen, che si
allontanarono rapide. Chiuse la porta alle sue spalle sospirando e si avvicinò,
ma scoppiai a ridergli in faccia senza trattenermi. – Che c’è ora, Juls?”
“Niente…
sei buffo” osservai.
Era sempre
stato buffo, sin da quando me lo ero ritrovato come compagno di banco poi come
nemico e poi di nuovo come amico. Si spettinò i capelli con una mano, si
sedette sulla sedia vicino alla mia e sorrise.
“E tu sei
assolutamente ridicola”
“Lo so,
odio che i miei capelli siano biondi”
“Qualche
problema con i biondi?” chiese stizzito, per poi tirare fuori dalla tasca un
Mars, uno di quei fedeli Mars che ci avevano accompagnato per l’intera vita
scolastica.
“Niall, se
non mi dai quel Mars probabilmente avrò dei problemi con un biondo irlandese”
osservai divertita.
Lui, il mio
eterno compagno di banco, ridacchiò spezzando poi in due la barretta di
cioccolato e porgendomene un pezzo. Sapeva benissimo come prendermi, in ogni
situazione si trovasse, per questo la sua arma segreta contro la mia ansia da
prestazione era appunto quel dolce che ci aveva così tanto accompagnato lungo
gli anni del liceo.
“Non
dovresti mangiarla, Juls, ma nessuno verrà mai a saperlo” commentò Niall quasi
mi rimproverasse.
Gli scoccai
un’occhiata mentre assaporavo il caramello che si scioglieva nella mia bocca e
tiravo un sospiro di sollievo, leggermente più rilassata di prima.
“E’ la mia
unica fonte di distrazione adesso, altrimenti divento isterica, lo sai” dissi.
Nessuno di
noi due proferì più parola nei successivi due minuti, tanto che appena ebbi
finito il mio boccone – Niall l’aveva inghiottita in un secondo preciso – il
biondo mi abbracciò come sempre e mi schioccò un bacio sulla guancia.
“Mancano
cinque minuti, Juls… vuoi Lou?” chiese e annuii: la tradizione era che vedessi
tutti eccetto Harry, perché lui portava sfiga, e Zayn che mi avrebbe fatta
incazzare come sempre.
Neanche a
farlo apposta, Louis apparve sulla porta senza domandare permesso o niente e si
avventò su di me, travolgendomi tra le sue braccia.
“Juls,
Juls, Juls” gongolò scaraventando la sottoscritta di qua e di là, mentre
rischiavo di non riuscire a respirare.
Gli battei
una mano sulla schiena. “Loui, non respiro”
“Dai, Juls,
capiscilo: sta con una ragazza dopo cinque anni di astinenza, è totalmente
normale – ridacchiò Niall, e si guadagnò un’occhiataccia dal ventisettenne, non
cambiato di una virgola lungo quegli anni. – Poi, se quella si può definire
normale…”
“Horan,
diventi moro in due secondi se non la smetti subito” ringhiò Louis.
Niall si
passò una mano tra i capelli e non si spaventò minimamente dalla minaccia
dell’amico, visto che lui era già un finto biondo.
“Niall, non
lo stuzzicare… se si è innamorato, lascialo stare – sorrisi a Louis, che annuì
immediatamente per appoggiare le mie parole. – Dopotutto anche te sei
innamorato di Rikki, no?”
Niall fece
un gesto con la mano, quasi come se non volesse ammettere la verità di ciò che
dicevo. Eppure si sapeva tutti che era la verità.
“Sì, ma
sono dettagli – il biondo diede un’occhiata veloce al suo orologio e fece un
cenno a Louis che si avvicinò alla porta. Erano stati decisamente poco con me e
ciò significava che il tempo stava per scadere, che la scena si stava
avvicinando e che se non muovevano quei bei culi di cui erano dotati, allora
non avrei visto Liam. E io avevo bisogno di vederlo. – Andiamo via, Juls, ti
stai incazzando”
“Come?”
Niall mi
sorrise furbetto, comunicandomi che conosceva ogni singola mia reazione e che
quindi si accorgeva quando il mio sguardo cambiava e una scintilla ‘da pazza
maniaca’, come diceva lui, appariva nei miei occhi. Me lo ripeteva di continuo,
solo che io me ne scordavo sempre.
Socchiusi
gli occhi con un sospiro. “Sì, la scintilla da pazza maniaca, sì”
I due risero
fragorosamente, poi uscirono con un gran rumore e aprirono la porta per fare
spazio a Liam che entrò con la sua inimitabile camminata lenta. Non sapevo
ancora come mai avesse cominciato a muoversi in quel modo, perché al liceo era
normalissimo: evidentemente gliel’aveva attaccata Zayn.
“Andiamo,
Payne, non farmi aspettare tre ore che tra poco devo essere Lady Macbeth e non
mi ricordo neanche una battuta!”
Lui rise
passandosi una mano tra i capelli castani, provocando una capriola del mio
cuore. Avevo ancora le stesse reazioni di quando avevo diciotto anni: molte
volte ero arrivata a chiedermi se fossi mai cambiata oppure avrei
rischiato un embolo ogni volta che quel coglione del mio ragazzo mi si fosse
avvicinato.
“Dici
sempre così e poi vai benissimo, bionda” sorrise lui divertito dalla vista
della mia espressione accigliata.
Sapeva
quanto odiassi essere chiamata ‘bionda’ da quando mi ero tinta i capelli per
motivi di lavoro, eppure Payne amava farlo per urtarmi volontariamente i nervi
e provocare le mie reazioni violente, soprattutto quando ero in ansia poco
prima di una rappresentazione.
Zampettai
verso di lui, afferrandolo per la vita. “Ti conviene stare zitto, Scooby Doo, o
ti ritrovi castrato”
“Smettila
di chiamarmi Scooby Doo. Non gli assomiglio affatto” si lamentò Liam, assumendo
un tenero broncio.
L’avrei
mangiato da quanto sembrava tenero, ma non era il caso.
“O ti
chiamo Panda o Scooby Doo, scegli un po’ te - ridacchiai, sentendo la tensione
che un po’ si scioglieva nel suo abbraccio. Sospirai divertita e socchiusi gli
occhi. – Hai una vasta gamma di scelta”
“Sceglierò
a patto che tu non ti addormenti sulla mia spalla ora, visto che ti stai
rilassando”
“Non so
quanto posso odiarti adesso, grazie per avermelo ricordato”
Liam rise.
“In realtà mi ami, lo so, ma ti scoccia ammetterlo – mi tirò un buffetto sulla
guancia mentre mi ritiravo con una smorfia. – Dillo, Juls, dillo”
“Ma te lo
dico ogni istante della mia vita che ti amo, Payne, e te l’ho pure scritto
sull’elastico delle mutande una volta con il pennarello indelebile per fartelo
capire… fatti meno seghe mentali, tanto lo sai”
“Mi piace
farti saltare i nervi in questo modo – disse Liam sorridendo. Mi toccò alzarmi
sulle punte per avvicinare il mio viso al suo, mi sentivo veramente handicappata.
– Andiamo, nana” disse lui scherzosamente prendendomi facilmente in collo.
Risi mentre
mi aggrappavo alla sua schiena, poi scoccai un’occhiata all’orologio che era
posato sullo scaffale in tutta la sua ansiosa presenza e ticchettava rumoroso.
“Liam –
dissi, affondando nella sua spalla e poi guardandolo per bene negli occhi.
Notai la luce nei suoi occhi cambiare non appena incontrò il mio sguardo
lievemente preoccupato. – Hai esattamente un minuto per distrarmi prima che
tutto inizi, sei in ritardo”
Lui mi
guardò allarmato. “Scooby Doo è in ritardo!”
Scoppiai a
ridere fragorosamente, risate che si spensero non appena mi travolse in un
bacio così appassionato da togliermi il respiro. Ne era totalmente capace, da
sette anni a quella parte quando ancora non riuscivo a realizzare che stessimo
veramente insieme. Se avevo sempre temuto nel passato che Genevieve o Chloe
potessero costituire un problema serio che avrebbe compromesso ciò che io e
Liam avevamo costruito, mi ero accorta che le mie supposizione erano totalmente
sbagliate: era sempre rimasto mio, e loro non si erano intromesse in alcun
modo. Da quel punto di vista sentivo un senso di gratitudine nei loro
confronti, soprattutto verso Genevieve che sembrava quella più riluttante a
mollare visto che Chloe si era ormai rassegnata da un bel pezzo e non si era
neanche fatta domande sul perché Liam Payne avesse scelto me, una nana da
giardino coi capelli rossi e gli occhi di un colore improponibile, invece che
lei, una stangona bionda tanto intelligente quanto sensibile e carina.
Durante gli
anni del liceo avevo rinunciato all’idea di essere una protagonista e in un
attimo mi ero ritrovata proiettata nel futuro provvista di ragazzo, lavoro che
mi piaceva, amiche e per la prima volta nella mia vita della faccenda della
comparsa non me ne fregava assolutamente niente. Avevo capito che non dovevo
basare la mia vita su qualcosa di teorico che aveva condizionato le mie scelte
e mi aveva frenato in tutte le cose che facevo: non avrei più fermato me stessa
né i miei pensieri né le mie azioni e anche se la discoteca non era diventata
casa mia o il mio luogo preferito in cui rifugiarmi, se il trucco era ancora il
mio acerrimo nemico, se i vestiti lunghi e i jeans la mia fissazione, la
recitazione e i libri di Shakespeare la mia vita e il mio lavoro, la mia vita
sociale era cresciuta di un minimo grazie soprattutto a Liam e a quella
banda di ‘squinternati’ di amici che aveva e che erano diventati una parte di
me, una parte che dapprima avevo denigrato e ignorato arrivando fino a dubitare
di loro.
E mentre mi
baciava schiacciata contro il muro, pensavo a quanto fossero stati assurdi
quegli anni.
Perché tutte
le comparse possono diventare protagoniste se afferrano le redini e danno
uno strattone alla carrozza della vita.
***
1° Luglio 2012, ore 17.19. Divano, casa sconosciuta, città sconosciuta, Toscana, Italia, Mondo.
"Avevo
lasciato questo spazio a parte, scritto in una pagina di Word lontana dalla
storia, da Like An Extra, dai personaggi, dedicata solo ai ringraziamenti
infiniti che devo porgere a tutti voi. Se lo volete sapere, oggi è il 26 giugno
quindi un giorno dopo dalla pubblicazione dell’ultimo capitolo… temo che tutto
quello che devo dire se ne andrà se non lo esprimo sin da subito: non voglio
ritrovarmi con delle schifezze di ringraziamenti. Non saranno mai abbastanza, e
lo so. Ho visto questa storia crescere, le vostre recensioni mi hanno fatto
scoppiare di gioia ogni santa volta all’idea che potesse veramente piacere a
qualcuno… mai pensato che una mia storia potesse raggiungere tali livelli, ma
grazie a voi ho visto di essere apprezzata quando avevo più volte pensato di
buttare la spugna e smettere di dedicarmi ad una delle mie più grandi passioni
sin da sempre.
Grazie
davvero. Grazie per quei tweet incoraggianti, grazie per le lacrime che mi
avete fatto buttare giù con alcune recensioni, grazie per le risate, grazie
davvero per il senso di soddisfazione che mi avete creato. Penso di dovervi
tutta la storia.
Grazie
a Rebecca, Giulia, Sarah, Andreea per essere le mie migliori amiche, per
sopportare i miei scleri, per incazzarsi con me.
Grazie
ad Agh perché non si stressa mai quando le chiedo o gli spoiler o gli
aggiornamenti o i banner per le fanfictions, per la sua disponibilità e
gentilezza.
Grazie
a Jas, perché è Savannah e perché mi fa morire ogni volta dal ridere. E perché
anche lei non si stressa quando le chiedo i banner.
Grazie
a Mel, perché è cogliona fino al midollo. E perché mi fa prendere i collassi
ventiquattro ore su ventiquattro facendomi temere di aver fatto una figura di
merda su Facebook (vedi episodio dello swag).
Grazie
a Pia, perché poverina deve sorbirsi la sottoscritta quando sbraita.
Grazie
a Eleonora, perché lei sa che è meglio della Calder.
Grazie
a tutti voi lettori che avete letto e seguito perché non vi siete sprecati nel
dire le vostre opinioni, perché vi siete incazzati con i personaggi, perché
avete voluto essere attivi, perché vi siete riconosciute in July. July sono io:
grazie per aver capito me stessa.
Grazie
ai 196 preferiti, ai 54 ricordate, ai 252 seguite. Un enorme grazie alle 107
persone che mi hanno inserita tra le autrici preferite.
Grazie
ai Paramore e ai The Pretty Reckless perché le loro canzoni sono quelle che mi
hanno accompagnata lungo la scrittura di questa storia.
Ho
deciso di scrivere un seguito. Non so come farò, quando lo farò, ma ci sarà su
questo fottuto sito un cazzo di giorno. HO FATTO DEI RINGRAZIAMENTI SERI, FUCK
YEAH! …Okay, la mia dignità è andata a puttane."
Okay, questi erano i veri ringraziamenti che avrei dovuto postare
perchè oggi come oggi mi ritrovo senza parole se non grazie.
Grazie davvero.
Spero di ritrovarvi nella mie nuove ff - ebbene sì, mi sono
buttata anche con la sovrannaturale - di cui vi lascio i banner qui
sotto! Seguitemi su twitter: __ohluna
Grazie oisjdaoisjodia, GRAZIE.
Mari xxx
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