Questa storia è
stata ispirata
al romanzo "Another Note" di Nisioisin. La maggioranza dei personaggi
non mi appartiene.
“No.
Tu sei solo un assassino e questo quaderno è la peggior arma
omicida mai apparsa sulla terra.” dissi con una freddezza
glaciale.
“Se
fossi una persona
normale, anche se avessi usato questo quaderno una sola volta mosso
dalla curiosità, avresti poi guardato con sgomento e terrore
ai suoi
effetti e ti saresti pentito della tua azione, senza mai più
usarlo.” continuai a parlare con Light Yagami. Anzi,
continuai a
parlare con Kira.
“Per
assurdo, potrei
ancora capire una persona che uccide per eseguire i propri interessi.
La riterrei persino normale. Tu invece sei stato soggiogato dallo
Shinigami e dal potere del quaderno, e stai facendo un grosso errore
nel credere di poter diventare un Dio. Tu sei solo un serial killer
psicopatico. Ecco cosa sei, nulla di più.”
conclusi.
Dopo
qualche secondo di
pesante silenzio mi rispose: “Sei tu a essere in errore,
Near.
Ormai io incarno la giustizia.” disse con presunzione e
sufficienza.
“Sì,
può darsi. Nessuno
è in grado di stabilire cosa sia bene e male, giusto e
sbagliato.
Anche se esistesse un Dio e questa fosse la sua parola, io ci
penserei su e deciderei di testa mia se fosse giusta o sbagliata. Io
sono come te: credo in ciò che considero giusto e ne faccio
la mia
giustizia.” presi una pausa.
“Io
ritengo che tu sia
tutto fuorché un Dio, e che costringere tutti gli uomini a
vivere
secondo una via da te tracciata non sia sinonimo né di pace
né di
giustizia. Inoltre, la mia coscienza mi dice che autoproclamarsi Dio
e uccidere a destra e a manca è assolutamente sbagliato. Ma
come la
pensano le altre persone qui presenti? Per loro cos'è
giusto? Cos'è
la giustizia?”.
Light
Yagami abbassò lo
sguardo.
Dopo
molti secondi infiniti
parlò di nuovo.
La
tensione era palpabile.
“Near,
inizialmente hai
creduto che il quaderno realizzato da Mikami fosse quello vero, e
l'hai modificato. Mikami invece è stato indotto a prendere
il
quaderno falso fabbricato da voi. Ciò significa che entrambi
i
quaderni che voi due credevate veri erano falsi. E allora come fai a
stabilire con certezza che i quaderni che si trovano qui siano
veri?”
disse, dandomi l'impressione di starsi arrampicando sugli specchi.
“Il quaderno che ora è in mano tua e quello che
Aizawa ha portato
qui dal Quartier Generale Giapponese saranno veri?” disse
bluffando.
Non
poteva star dicendo sul
serio, considerata la sua reazione.
Stava
solo cercando di
salvare il salvabile.
“Dato
che vedi Ryuk,
ammettiamo pure che il tuo quaderno. Però quello di Aizawa
era
custodito al Quartier Generale in cui io sono stato tutto il tempo...
quindi avrei potuto benissimo sostituirlo. Se così fosse,
solo io
saprei dove si nasconde quello vero. Se proprio vuoi sconfiggere
Kira, dovresti verificare se il quaderno di Aizawa è vero
oppure no,
scrivendovi sopra il mio nome o quello di Mikami.”.
Ero
sicuro che quel quaderno
fosse vero.
“Light
Yagami... Kira...
io non ho intenzione di ucciderti. Ormai non ha più
importanza se il
quaderno sia vero o no. Sin dall'inizio il mio obiettivo era
catturare Kira, volevo solo riuscirci facendo luce sul caso. Anzi,
ormai è come se ti avessi già catturato, e ora
confischerò il
quaderno di Aizawa. Per ora direi che è sufficiente. Non
renderò
pubblica la cattura di Kira, né l'esistenza del quaderno e
sono
convinto che i qui presenti manterranno il segreto. Per quanto
riguarda te, Kira, mi assumerò la responsabilità
di richiuderti
fino alla tua morte in un posto isolato. Per quanto riguarda il
quaderno, ritengo plausibile che le due regole scritte sul retro,
ovvero quella dei tredici giorni e quella che prevedeva la morte per
chi avesse bruciato il quaderno siano state aggiunte in un secondo
tempo da te a tuo vantaggio. Ora che ti ho preso immagino che questo
Shinigami possa anche rivelarmi in tutta se si trattava di una
menzogna, e se quel quaderno è vero o no.”.
“Eh?
Beh, per me è ok...”
disse una strana creatura sullo sfondo.
“E
anche se non riuscissi
a capire se le regole sono vere e se il quaderno è
autentico, mi
limiterò a metterlo al sicuro in modo che non capiti mai
più in
mano a nessuno. Al momento la sola cosa che conta è
catturare te.”
conclusi con decisione.
“Beh,
se vuoi capire se il
quaderno è vero o falso, perché non provi a
dargli un'occhiata?”
chiese Light Yagami passeggiando per la stanza a piccoli passi.
“Secondo te è vero o falso?”.
Improvvisamente
dal suo
orologio uscì un piccolo sportellino contenente un foglio e
immediatamente cominciò a scriverci.
“Ha
un foglio nascosto!”
gridò Rester.
Improvvisamente
un colpo di
pistola.
Tota
Matsuda, un membro del
Quartier Generale aveva sparato a Kira.
“Matsuda,
a chi cazzo
spari, idiota?!” urlò Yagami. “Se
proprio devi sparare a
qualcuno spara agli altri! Ti sei bevuto il cervello?”.
Il
colpo aveva preso Light
sulla spalla, ma solo di striscio.
“Proprio
tu Matsuda!
Pensavo che almeno tu mi capissi! Kira è la giustizia!
C'è bisogno
di lui! Spara! Spara a Near! A tutta l'SPK! E poi anche ad Aizawa e
agli altri!” “Perché?! Il
sovrintendente... il direttore... il
direttore Yagami era tuo padre!” rispose il giovanissimo
agente.
“Tuo padre per cosa è morto allora?!”
“Mio padre? Vuoi dire
Soichiro Yagami? Hai ragione, Matsuda, le persone inquadrate e tutte
d'un pezzo come lui alla fine ci rimettono sempre. Ti sta bene un
mondo in cui quelli come lui fanno la figura dei poveri
illusi?”.
Light
aveva cominciato ad
ansimare.
“Tu
l'hai fatto morire e
ora cambi discorso con la storia che lui avrebbe fatto la figura del
fesso?” “Mio padre è morto per gettare
le basi di un mondo in
cui quelli come lui non facciano la figura degli imbecilli. Se ti sto
dicendo di ammazzare questa gente, è anche per far
sì che lui non
sia morto invano. Lo capisci?!” e di nuovo cercò
di uccidermi.
Con
il dito sporco di sangue
continuò a scrivere il mio nome.
Un
altro colpo riempì
l'aria, risuonò più forte, più deciso.
“Io
lo ammazzo! Bisogna
eliminarlo!” gridò Matsuda puntando la pistola
alla giugulare di
Kira. Prontamente altri tre agenti lo fermarono prima che fosse
troppo tardi.
“Mikami!”
Yagami chiamò
la sua pedina. “Che diavolo stai facendo?! Aiutami, presto!
Ammazzali! È questo il tuo compito, no?! Che stai
combinando?!” “E
come faccio? In queste condizioni? Con un quaderno falso? Tu non sei
affatto un Dio! Perché mi tocca tutto questo?! Che ci faccio
io in
questa situazione?! È colpa tua! Tu non sei un Dio! Tu sei
feccia!”.
Kira
aveva perso anche
l'ultimo alleato.
“Visto
che si era
ingegnato tanto per nasconderlo nell'orologio immagino che non ne
abbia altri. Arrestiamo Light Yagami con l'accusa di essere il serial
killer conosciuto come Kira.” ordinai.
“Fermi!
Non avvicinatevi!”
urlò Yagami cominciando a trascinarsi a terra.
“Misa... che
diavolo sta facendo Misa?” “Misa Amane è
al Teito Hotel.”
risposi. “In un Hotel?! Che diavolo combina in un momento del
genere quella cretina?! Takada... che fine hai fatto Takada?!
Ammazzali! Scrivi i loro nomi!” “Kiyomi Takada
è morta.”
risposi di nuovo. “È morta? Ma chi... chi
è stato?! Qualcuno li
uccida!”.
Improvvisamente
Light Yagami
si fermò ai piedi dello Shinigami.
“Ma
certo, Ryuk scrivi tu
i nomi di questa gente sul tuo quaderno! Mi rimani solo tu! Usa il
quaderno!” “E sia. Usiamolo.” rispose
dopo molto tempo quella
creatura. “Ben ti sta Near! Avresti dovuto uccidermi subito!
Ora
che Ryuk ha detto che scriverà i vostri nomi nessuno
potrà più
fermarlo! È troppo tardi ormai, morirete tutti!”
gridò Kira.
“No
Light. Sarai tu a
morire.” disse con estrema calma la creatura.
Kira
si arrestò. Sembrava
incredulo.
“Sembra
proprio che tu
abbia perso, Light. Grazie a te me la sono spassata
parecchio.”
“Io... moriro?! Sto per morire?!”
“Proprio così, tra 40
secondi. Ormai è stabilito.” “No! Non
voglio morire e nemmeno
finire in carcere! Fa' qualcosa! Deve pur esserci un modo,
no?!”
cominciò a urlare a squarciagola. “La morte di una
persona il cui
nome viene scritto sul Death Note non può essere cancellata
per
nulla al mondo. Tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Addio,
Light Yagami.”.
In
quel momento Yagami
apparve come un semplice essere umano. Non era più Kira, era
una
persona che aveva paura della propria morte, che voleva sfuggirvi.
Ma
dopo quei lunghissimi 40
secondi il suo cuore smise di battere e morì.
Ero
piuttosto confuso.
In
qualche modo ero stato portato via da quell'appartamento ed ero stato
rinchiuso in una cella.
Ci
volle un po' di tempo per vedere di nuovo chiaramente cosa stava
accadendo.
Ero
stato sconfitto, di nuovo.
L
aveva vinto.
Non
aveva più senso nulla, allora.
Non
avrei di certo potuto dimenticare, ma che altro avrei potuto fare?
Era troppo tardi oramai.
Non
capivo il perché di quella sconfitta... come aveva potuto
una come
Naomi Misora capire tutto?
Rimasi
in silenzio.
Avevo
ancora le sembianze del mio rivale.
Cominciai
a esaminare mentalmente ogni cosa successa fino a quel momento. Dove
avevo sbagliato?
Improvvisamente
ricordai.
La
capoeira, Rue Ryuzaki non poteva sapere che Naomi ne era esperta.
“Che
errore stupido.” mormorai quasi disgustato.
Io,
colui che avrebbe dovuto superare L avevo commesso una leggerezza
simile?
Sentii
un rumore, un uomo si alzò dalla branda sopra di me.
“Oh,
ma guarda, un nuovo inquilino.” disse appena sceso dalla
scaletta.
Lo
guardai un secondo negli occhi.
Jason
Moore, ancora 25 anni di vita.
Era
un omaccione corpulento, dalla pelle abbronzata. Aveva i capelli
rasati da un po' di tempo: era già iniziata la ricrescita.
“Tu
perché sei dentro?” mi chiese con aria
comprensiva. Senza neanche
guardarlo risposi in un sussurro: “Ho cercato di battere
L.”.
Jason
parve perplesso: “Eh? In che senso...?” ovviamente
non capiva.
Mi
alzai dalla branda.
Non
riuscivo a perdere l'abitudine di camminare curvo, notai.
“Io
sono il serial killer delle wara ningyo.” dissi con un
leggero
compiacimento in quella frase.
Guardai
il mio interlocutore. Aprì la bocca, come per prendere aria,
ma poi
non disse nulla.
Trascorsi
in quella cella più di un anno.
Dopo
poco tempo mi abituai alla noia di quel posto, alle chiacchiere
frivole di Jason.
Mi
parlava sempre di sua moglie Melissa e di quanto l'amava, di come si
sarebbe fatto perdonare per aver ucciso quelle persone e per essere
stato costretto ad abbandonarla...
A
dicembre del 2003 stavamo ripetendo sempre gli stessi dialoghi,
cercava disperatamente di farmi raccontare il mio passato, ma io non
rispondevo.
“Dai!
Non ho neanche ben capito come ti chiami e ancora non parli!”
disse
amichevolmente dandomi una botta sulla spalla.
Lo
guardai con uno sguardo minaccioso mostrandogli i miei occhi rosso
sangue.
Come
se fosse stato intimorito si fece indietro.
Improvvisamente
boccheggiò.
Improvvisamente
la sua durata vitale sparì, emise un grido soffocato e si
accasciò
al suolo.
Rimasi
qualche attimo come imbambolato.
Cosa?
Aveva
ancora 25 anni da vivere, come era mai possibile una cosa simile?
Non
avevo mai sbagliato una lettura, non era possibile una cosa simile.
Eppure adesso compariva solo il nome sulla sua testa.
Non
c'era dubbio: era morto.
“Oh,
eccone un altro che se ne va.” mormorò qualcuno.
“Un
altro? È successo a degli altri?” chiesi.
“Oh, sì. È opera di
Kira, non ci possiamo fare niente. Si dice in giro che può
anche
spingere le persone a suicidarsi.” mi rispose un detenuto
della
cella accanto. “Come fai a non sapere chi è
Kira?” mi chiese
qualcun altro.
In
effetti avevo sentito parlare di Kira. Un assassino capace di
uccidere a distanza, uccideva tutti i criminali peggiori del pianeta.
L
era sceso in campo di persona pur di catturarlo.
E
come avrebbe potuto il mio rivale rifiutare un caso del genere? Un
caso divertente, intrigante e misterioso.
Da
quel giorno in poi vidi morire sempre più detenuti senza che
io
potessi prevederlo, così chiesi alla guardia incaricata di
portare
il cibo di poter prendere qualcosa dalla roba che mi avevano
consfiscato: un quaderno nero.
La
guardia rimase perplessa.
“È
totalmente bianco. Se volete potete anche controllare.” dissi
con
un tono di voce quasi minaccioso.
Dopo
poco mi fu portato.
...
Immagino
che tu abbia capito, mio caro lettore, come ho usato quel quaderno.
Quel
quaderno ce l'hai al momento tra le mani.
Come
decisi a 15 anni, quel quaderno non avrebbe contenuto errori e
sarebbe servito a qualcosa di importante.
Concludo
qui il mio racconto, mio caro lettore.
Probabilmente
sto per affrontare la stessa fine di Jason, ma dopotutto è
la stessa
che ho donato a molte persone.
E
alla fine ho dato un senso alla mia esistenza.
…
E
così, voltai pagina
sapendo che era tutto finito.
Con
mia sorpresa, invece,
dietro l'ultima pagina vi erano dei foglietti. Sembravano essere
appunti.
Uno
di questi recitava:
Il
carcerato numero 013 è stato ritrovato morto nella sua cella
in data
21 gennaio 2004.
Tra
le mani aveva una penna e sul tavolo della cella vi era un quaderno
nero scritto.
Il
carcerato ha fatto in tempo a firmare lo scritto prima di morire.
Sul
suo volto ho notato un sorriso quasi di soddisfazione.
…
Il
caso Kira era terminato
da tempo, ma ovviamente non lo avevo reso pubblico.
Si
sarebbero creati solo
scompigli e qualcuno avrebbe cercato di rimpiazzarlo. Ma chi sarebbe
mai potuto essere al livello di Light Yagami?
Se
qualcuno lo avesse
rimpiazzato sarebbe stato solo un mitomane, niente di più.
Ora
il mio compito era
quello di eliminare tutte le tracce della conclusione del caso e
anche della morte di L.
Come
se Kira non fosse mai
esistito.
“Near,
l'appartamento
identificato è questo.” mi distolse dai miei
pensieri la voce di
Halle Lidner. “Arrivo.” mormorai appena, alzandomi
dal sedile
dell'auto in cui mi trovavo, appoggiando una delle mie marionette da
dito sul sedile accanto a me.
Quell'appartamentino
in
periferia, piccolo e mal tenuto, era stato identificato come
l'abitazione temporanea di Mello.
Salii
le scalette che
portavano all'ingresso e attesi che Gevanni riuscisse ad aprire la
porta.
Dopo
pochi minuti potei
entrare.
La
stanza era quasi vuota,
Rester iniziò la perquisizione.
Cominciai
a passeggiare nei
vari ambienti della casa.
Spinsi
una porta e trovai la
camera da letto. Era estremamente semplice: aveva solo due letti
singoli e un comodino con un cassetto. Quasi di istinto lo aprii.
Rimasi
immobile.
Dentro
c'era un quaderno
nero.
Somigliava
troppo a quello
di Beyond, anche per la dimensione.
Dopo
qualche secondo di
paralisi lo aprii e lessi alcune righe.
Questo
quaderno è il mio testamento. Un messaggio in punto di morte
di
qualcuno che non sono io, rivolto a un luogo che non è
questo mondo.
Il caso più probabile è che sia quel testone di
Near a scoprire per
primo questo quaderno. Se così fosse non ti sto dicendo di
farlo a
pezzi e darlo alle fiamme. Se dovessi renderti conto che io ero al
corrente di cose su L a te sconosciute, beh... è un grande
piacere
darti questo dolore.
Ecco
chi aveva lasciato
quella macchia di inchiostro anni prima. Non poteva essere che lui.
Sfogliai le pagine, sì. Conosceva dettagli dei pensieri di
Beyond
che L non gli avrebbe raccontato, conosceva la storia da entrambi i
punti di vista.
Sentii
un profondo senso di
vuoto e di smarrimento.
Nonostante
fosse morto mi
sembrava che stesse parlando in quel momento con me.
Rilessi
ancora.
È
un grande piacere darti questo dolore.
“Mi
spiace, Mello.”
mormorai.
Hai
perso di nuovo.
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Authoress'
words
E dopo
500.000.000 di anni che non mi si vede... ecco l'attesissimo (ma anche
no) ultimo capitolo!
Wow, mi
sembra così irreale che sia finita davvero! Beh,
immagino che il 92,3% di voi se ne sia dimenticato, ma finalmente ho
dato la soluzione all'enigma della macchia d'inchiostro.
Spero di
non aver deluso nessuno di voi con questa mia storia (mia solo in parte
però. u.u Mica ho tutta questa fantasia!).
So
benissimo che 33 capitoli son tanti, infatti ne volevo fare di meno, ma
non ce l'ho proprio fatta, infatti non credo di aver
allungato il brodo.
Grazie di
cuore a chi è giunto fin qui!
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