Capitolo
9. Sapore di mare, sapore di noi
In uno sguardo c’è
l’infinito,
le parole non parlano più
..perché adesso al
posto del mondo ci sei tu
[Al
posto del mondo –
Chiara Civello]
Come promesso, Dann mi passò a prendere
dopo il pranzo pasquale a casa di mia zia a Camaiore (gli avevo
spiegato quella mattina dove fosse) avvertendomi con uno squillo sul
cellulare che era lì fuori; dopo aver convinto i miei
parenti che
“il bel giovanotto che aspetta qui fuori” non era
il mio ragazzo,
uscii.
-Hey
-mi salutò mentre
corrugava la fronte -hai una faccia orribile
-Grazie
-risposi prendendo
il casco che mi porgeva
-Che
è successo? -mi
chiese con premura
Sbuffai
-Mi hanno chiesto
di nuovo dell'Università
Dann
annuì, senza
aggiungere altro -Monta su
-Dove
andiamo?
-Ti
piacerà -rispose
enigmatico -vuoi guidare tu?
Mi
portò sulla spiaggia
dove, nonostante fosse aprile, i bagnanti più temerari si
erano già
insediati.
-Non
ho il costume -dissi
sconsolata, dato che un bel bagno mi andava proprio
-Ti
serve una muta, non un
costume -rispose lui dirigendosi verso le cabine che circondavano il
bar, già in funzione, di quello stabilimento.
Salutò il barista,
suo amico, poi prese una chiave e si diresse verso la cabina dal
numero corrispondente; io gli trotterellavo accanto curiosa -Che vuol
dire che mi serve una muta?
-Era
di Jessica, la
sorella di Andrea, ti dovrebbe andar bene -rispose -Lei ha smesso
-Ma
smesso di fare cosa?
Lui
si girò a guardarmi
con un ghigno -Surf
Rimasi
a bocca aperta,
mentre apriva la serratura con uno scatto -Tutto bene? -mi chiese
d'un tratto dubbioso, visto che rimanevo zitta -Avevi detto che lo
adoravi
-Sì
infatti! -confermai
-solo che.. -alzai le mani in segno di resa- non sono capace
-Sono
qui apposta -rispose
lui con un sorriso caldo e, per un momento, ma fu solo un momento,
sentii le guance che mi si arrossavano; mi girai di lato imbarazzata,
chiedendomi perché diavolo avessi avuto quella reazione
-Ecco
-fece poi porgendomi
la muta -Ho anche un'altra cosa per te -aggiunse poi infilandosi una
mano in tasca, alla ricerca di qualcosa
-Cos'è?
-domandai mentre
prendevo la muta, riscuotendomi dall'imbarazzo di poco prima
In
quell'istante, tirò
fuori dalla tasca un cioccolatino, dall'involucro giallo a macchie
marroni che aveva la forma di..
-Una
giraffa! -esclamai in
estasi prendendolo fra le mani come fosse un gioiello
-Buona
Pasqua -fece lui
con un sorriso -Avevo pensato se prenderti un uovo, ma poi non avrei
saputo dove infilarlo -si giustificò, come se mi stesse
regalando
chissà qualche schifezza -così ho chiesto aiuto a
mia nonna,
spiegandole quanto tu ami le giraffe
La
nonna di Dann prima di
andare in pensione aveva gestito una pasticceria, me lo aveva
raccontato tempo fa.. come io gli avevo detto di adorare le giraffe
la notte dei fuochi d'artificio.
-Te
ne sei ricordato
-mormorai, talmente piano (ero ancora sbalordita) che immaginai non
mi avesse sentito; Dann invece annuì -Non avevo mai sentito
di
nessuno che fra tutti gli animali carini tipo il gatto il cane, il
coniglio preferisse la giraffa! -ridacchiò
Mi
rigiravo quel regalo
tra le mani guardandolo con devozione -è carinissimo -alzai
lo
sguardo su Dann- tu sei stato carinissimo a pensarci e tua nonna a
prepararlo -aggiunsi con gratitudine; subito dopo provai rimorso per
non aver pensato a fare la stessa cosa -Scusa, io non ho niente..
-Ma
figurati, è un
pensiero così non volevo che lo ricambiassi
-minimizzò
-Ringrazia
tantissimo tua
nonna
-Lo
farò, promesso; dai,
adesso cambiati sennò perdiamo le onde migliori -concluse
tenendomi
aperta la porta della cabina
Surf,
ripensai.
Quante volte avevo pensato di iscrivermi da qualche parte per
imparare, ma senza mai farlo? Adesso ne avevo la possibilità
e ne
ero contentissima.
Così
entrai di buongrado,
chiusi la porta e mi infilai la muta: aveva le maniche corte e i
calzoncini che mi arrivavano a metà coscia ma non mi stupii
di non
sentire freddo, dato che era fatta apposta.
Quando
uscii, Dann era lì
fuori che mi aspettava pazientemente
-Allora?
-domandai facendo
una giravolta
Lui
sorrise -Sembri una
surfista vera
Si
andò a cambiare anche
lui e quando uscii, mi stupii di vederlo solamente con un costume da
bagno a calzoncino
-Ma..
la tua muta?
-domandai
-La
uso solo d'Inverno
-rispose lui -ma sapendo quanto sei freddolosa ho voluto prenderne
una per te
Gli
sorrisi grata mentre
prendeva sottobraccio la sua tavola e non potei fare a meno di notare
la sua muscolatura, messa in risalto dalla pelle già
lievemente
abbronzata..
Arrivati
sulla spiaggia,
pensavo di andare subito nell'acqua, ma Dann mi spiegò che
prima
dovevo riuscire a stare in equilibrio sulla tavola ferma, ovvero
sulla sabbia
-Cosa?
Ma è da spastici!
-protestai
Lui
rispose con una risata
-No, è da surfisti alle prime armi: avanti! -fece poi
posando la
tavola a terra
Alla
fine acconsentii e
trionfai nel constatare che mi riuscì subito; peccato che in
acqua
non fosse altrettanto facile.
Dann
tentò di spiegarmi
la tecnica del take-off, ovvero il classico modo di
“prendere” le
onde, spingendo la tavola con le braccia e poi, quando cominciava ad
andare da sola, alzarsi su di essa restando in equilibrio. In pratica
un'impresa da titani, almeno per me.
Me
lo fece vedere varie
volte e io rimasi colpita dalla scioltezza dei suoi movimenti e
dall'abilità che mostrava, sia nel restare in equilibrio,
sia nel
tornare poi in poco tempo dove mi trovavo, spingendo la tavola a suon
di bracciate.
Io
provai varie volte, ma
mi ritrovavo sempre cappottata
-E'
perché sbagli i tempi
-mi disse Dann -ma non preoccuparti è normale: io ci ho
messo una
settimana per imparare
Era
bravo a mettermi a mio
agio nonostante non stessi riuscendo a combinare nulla, a volte
rassicurandomi e a volte prendendomi in giro tra sonore risate da
parte di entrambi.
Notai
che con il mare i
suoi occhi assumevano un colore ancora più azzurro, se
possibile:
erano veramente fantastici. Come il suo corpo in movimento che
dominava fiero le onde dalla loro cresta.
-Ho
trovato il modo
-gridai mentre provavo l'ennesimo take-off: rinunciai totalmente ad
alzarmi, arrivando a riva ancora aggrappata alla tavola; quando
tornai, Dann stava ancora ridendo.
Provò
a surfare con me
aggrappata sulla schiena tipo koala, ma tempo due secondi ed eravamo
già finiti in acqua.
Alla
fine, io tornai a
riva con la mia tecnica modificata di take-off e Dann mi raggiunse
poco dopo a nuoto. Eravamo fradici dalla testa ai piedi e i bagnanti
ci guardavano come fossimo alieni, soprattutto Dann che era senza
muta, pensando che fosse troppo presto per fare il bagno.
Ci
sedemmo sulla sabbia,
di fronte alla riva, la tavola incastrata verticalmente nella sabbia
e aspettammo di esserci asciugati almeno un po' al sole, contemplando
il mare infuriato.
Tornati
in cabina, lui mi
fece entrare per prima a rivestirmi mentre da fuori mi spiegava quali
diversi tipi di tavola esistessero. Si vestì anche lui
mentre io mi
strofinavo i capelli con un asciugamano, tentando di asciugarli.
-Lally
-fece poi quando
uscì -tra un po' devo essere al negozio -mi
informò
-Anche
la domenica di
Pasqua?
-Soprattutto
la domenica
di Pasqua -rispose lui -Hai idea del mare di gente che si riversa in
passeggiata in giornate come questa -indicò il sole, ancora
splendente nonostante fossero le cinque -e soprattutto dopo la
mangiata colossale di mezzogiorno?
-Posso
immaginare! Vengo
con te: vedrò la crew al completo -constatai soddisfatta
Lui
sorrise, contento;
così feci conoscenza con gli altri del suo gruppo e anche
con la
sorella di Andrea, quella della muta.
Dann
ci presentò e, per
tutta l'ora successiva mentre loro si esibivano, parlai con Jessica,
trovandola simpatica e spigliata almeno quanto il fratello.
Quando
i ragazzi
terminarono, Andrea e Dann vennero verso di noi, grondanti di sudore
-Alt!
-li bloccò Jessica
-Non potete stare a meno di cento passi da noi se prima non vi fate
una doccia.
-Sempre
più schizzinosa,
sorellina -commentò Andrea sbuffando
-Ha
ragione lei -commentai
io
Dann
però mi guardava con
un ghigno malefico stampato in faccia e quando capii (troppo tardi)
cosa avesse in mente, lui aveva già iniziato a correre verso
di me
-No,
Dann! -strillai,
certa che mezza Viareggio mi avesse sentita, mentre cercavo di
liberarmi dalla sua presa che incollava la mia schiena al suo torace.
-Perché?
-fece lui
ridendo impedendomi di divincolarmi -Cosa c'è che non va?
-Smettila,
sei tutto
bagnato!
Quando
si ritenne
soddisfatto, mi lasciò andare e lui e Andrea andarono dentro
al
negozio, dove, mi spiegò Jessica, avevano impiantato delle
docce
apposta.
Più
tardi, lei e suo
fratello annunciarono di dover tornare a casa per cena, e poco dopo
ci salutarono ma non prima che Andrea mi avesse informato che le sue
conversazioni con Lisa procedevano a gonfie vele e che la prossima
volta che fossi venuta su, avrei dovuto
“portargliela”.
-Ti
va di cenare da me?
-mi chiese poi Dann
Lo
guardai -Sei un cuoco?
-No,
ma il cinese sotto
casa mia sì
Risi
e accettai. Sapevo
già che Dann viveva da solo in un piccolo appartamento con
cucina,
bagno e una camera da letto: non molto grande, ma almeno poteva
permettersi di pagare l'affitto.
-Visto
che abbiamo cibo
cinese, perché non mangiamo come fanno loro? -proposi quando
entrammo in casa con i sacchetti pieni di viveri.
Lui
mi guardò senza
capire -Che vuoi dire?
Dieci
minuti dopo eravamo
seduti l'uno accanto all'altra a gambe incrociate su una grande e
imbandita coperta stesa in terra, bacchette alla mano come posate.
-Continuo
a dire che
questi sono i giapponesi, non i cinesi -fece Dann mentre cercava di
prendere una polpetta di riso con le bacchette, senza riuscirci
-Fa
lo stesso -risposi
scrollando le spalle -è comunque una cosa molto orientale
-Anche
cominciare dal
dessert? -mi canzonò lui con un sorrisetto
-Volevo
mangiare il tuo
cioccolatino! -mi giustificai -ed era buonissimo, fai i complimenti a
tua nonna -aggiunsi soddisfatta; poi notai che, mentre io avevo quasi
divorata tutta la mia porzione di riso, lui ne aveva mangiati
sì e
no tre bocconi.
Quando
mi misi a ridere,
lui mi guardò perplesso -Che c'è?
-Hai
mai mangiato con le
bacchette prima d'ora?
Lanciò
uno sguardo al
piatto prima di rispondere -In effetti no
-Devi
prenderle alla base,
non lassù in cima -gli spiegai spostandogli la mano -e non
stringere
così tanto, altrimenti si spezzano
-Come
sono complicati
questi cinesi! -fece lui quando la polpetta di riso gli ricadde per
l'ennesima volta
-Ti
faccio vedere, guarda
Ma
neanche questo servì a
fargli capire come si mangiava, e io ridevo sempre di più
-Ok,
ho un'idea migliore
-trovai poi e, con le mie bacchette, presi una delle sue polpette e
gliela alzai fino alla bocca -Apri -ordinai
-Mi
vuoi imboccare? -fece
lui sorridendo
-Non
voglio che tu muoia
di fame -replicai ostentando noncuranza
Lui
aprì la bocca e, come
se fosse stato un bambino piccolo, lo imboccai
Dopo
il terzo boccone,
prese le nuvolette -Ora apri tu -fece prendendone una
-Ma
non è valido, con le
mani so mangiare anch'io
-Sì,
ma tu non le sai
inzuppare così -replicò immergendola nella salsa
-Ma
è troppa! -protestai
-guarda che è piccante!
-Lo
so: apri lo stesso!
-No!
-ma ridevo e dunque,
non riuscendo a tenere la bocca chiusa, fu facile per lui averla
vinta.
La
salsa era buona, ma
quella era troppa e mi fece stringere gli occhi -La pagherai! -giurai
mentre lui rideva
Ripresi
le bacchette
usandole però come arma, e pizzicandolo ovunque mi riuscisse.
Tra
un attentato e
l'altro, finimmo di mangiare che ancora stavamo ridendo.
Ci
stravaccammo sulla
coperta, a parlare guardando il soffitto. In quel momento stavo
cercando di spiegargli quanto la sua spada da principe fosse simile
alle bacchette cinesi (e lui, a ragione, mi dava della pazza).
-Andrea
era orribile
quella sera anche se Lisa ne è rimasta affascinata
-commentò poi
Dann -ricordo quanti quintali di trucco bianco gli aveva messo in
faccia Jessica
-Si
chiama fondotinta -lo
informai ridendo -Ma lui non si è opposto?
-Non
conosci Jessica:
forse non sarà scatenata come Kath, ma quando si mette in
testa una
cosa, quella deve essere
-Conosco
il tipo -poi mi
girai a guardarlo e decisi di punzecchiarlo -comunque anche il tuo
costume era orribile
-Cosa?
-domandò indignato
-Con
quelle spallone
enormi (FOTO)
-risi di gusto al ricordo, rotolando leggermente e
cozzando contro la sua spalla
-Ridi
quanto ti pare
-replicò lui- sta di fatto che mi chiami Principe Focoso
-bisbigliò
a mo' di confidenza
-E'
Kath a farlo!
-Ancora
con questa storia?
Bugiarda! -mi accusò
-E
dai non prendertela! Io
sembravo una prostituta e tu un pompatissimo e oleoso body building
col costume sbagliato -commentai ridacchiando
Dann
però a quel punto si
voltò verso di me e, quando parlò, la sua voce
suonò seria -Tu non
sembravi una prostituta
-Ora
chi è il bugiardo?
-domandai divertita sollevando un sopracciglio e girando a mia volta
il viso verso di lui
-No
-insistette
sistemandosi su un fianco, restando appoggiato a terra con
l'avambraccio -Eri sexy, tremendamente sexy -continuò, e la
mia
risata si fece di nuovo sentire-Ma non una prostituta
-Invece
un po' lo ero
-affermai, cercando di alleggerire quella certa tensione che sembrava
essersi appena creata -Mi ci sono anche comportata
Per
una qualunque azione
diplomatica, chiamate chiunque, e dico chiunque, persino Kath, ma non
me: volevo alleggerire la situazione, e invece l'avevo appena
appesantita di una tonnellata! Lo lessi negli occhi di Dann che
scrutavano a fondo i miei; l'aria si era fatta di ghiaccio e
l'elettricità dei nostri respiri non andava d'accordo con
essa. Non
riuscivo a staccare lo sguardo dal suo, mi ero spinta troppo in
là
con le parole e non sapevo cosa aspettarmi, soprattutto in quella
posizione, io sdraiata sulla schiena, lui girato verso di me, i
nostri visi a poca distanza l'uno dall'altro.
Quando
capii che stava per
parlare, trattenni il respiro
-Sei
pentita di quello che
è successo? -mi chiese, scrutando a fondo i miei occhi
Come
chi nuota in mare (un
mare di guai) durante un temporale, ero stata colpita, folgorata e
incenerita dal fulmine.
Codarda
fino in fondo, non
avrei mai risposto, né a lui né a me stessa.
Cercai
di ingollare saliva
ma, visto che non ne avevo, parlai lasciando a lui la palla bollente
-E tu?
Restò
a guardarmi in
silenzio, e io facevo lo stesso. Sentivo che il mio respiro aveva
leggermente accelerato e mi chiesi se Dann se ne fosse accorto dato
che, sdraiata di schiena, era facile notare come il mio petto andasse
su e giù. Ogni mia più insignificante
terminazione nervosa tremava,
ma non avrei mai distolto lo sguardo: il calore degli occhi di Dann,
quel calore che avevo sempre adorato.. be' adesso ne erano pieni, ed
era una cosa talmente dolce da essere meravigliosa.
La
sua mano arrivò lenta
e calda sul mio viso, ad accarezzarmi la guancia con il dorso delle
dita; forse avrei dovuto ritrarmi... ma non lo feci.
-No
-mormorò, senza
staccare un attimo gli occhi dai miei; un brivido caldo corse veloce
sulla mia schiena -Per niente- aggiunse a calcare ancora di
più
quella verità e facendo vibrare tutta la mia spina dorsale
un'altra
volta; provai di nuovo a deglutire e di nuovo mi trovai a corto di
saliva.
Si
stava avvicinando; si
stava avvicinando continuando a tenere lo sguardo fisso nel mio, per
cogliere ogni mia più piccola titubanza.
E
io dovevo fermarlo,
altrimenti ci saremmo baciati.. di nuovo.
Ricordavo
come baciava
Dann, eccome se lo ricordavo. Ma adesso avevo appena mollato Jo (che,
fra le altre cose, mi aveva chiesto una pausa anziché la
rottura,
anche se io gli avevo detto di no).. e mi accorsi d'un tratto non
solo di non averlo nominato in tutto il giorno, né con la
mia
famiglia né con Dann, ma di non averci neanche minimamente
pensato.
Guardai
le sue labbra
sempre più vicine, e rimasi sorpresa di scoprire quanta
voglia avevo
di giocarci, di morderle e di farmi mordere.. ma non sarebbe stato
giusto.
-Dann..
-feci ritrovando
l'uso della parola
Questo
bastò a fermarlo:
vidi i suoi occhi abbassarsi un attimo prima di tornare a guardarmi e
passò qualche istante prima che parlasse.
-Scusa
-mormorò, e fece
per ritirarsi su, ma la mia mano andò immediatamente al suo
braccio,
come per fermarlo; e lui infatti si bloccò, guardandomi
dritta negli
occhi
Anch'io
lo guardavo, ma
non riuscivo a parlare: cosa stavo facendo?
Volevo
di nuovo assaporare
quel bacio, lo volevo tantissimo. Era strano: avevo imparato a
considerare Dann come mio amico, a scherzare con lui, a ridere, a
confidargli ciò che a nessuno avevo mai detto prima.. E
adesso
volevo baciarlo, e non solo per attrazione fisica, nonostante i
muscoli delle sue braccia, tesi mentre si reggeva sopra di me; avevo
voglia di farlo perché non avevo mai sentito una persona
tanto
vicina quanto sentivo Dann, e questo sembra ironico se si pensa che
abitavamo in due regioni diverse. Eppure guardavo quegli occhi,
profondi come due abissi, e avevo la certezza che anche per lui non
fosse solo attrazione fisica.
Ci
eravamo incontrati,
avevamo imparato a conoscerci a modo nostro (un modo piuttosto
strambo considerando da dove eravamo partiti) e adesso eravamo
legati, come lo erano i nostri sguardi. Un legame che non era
più
soltanto amicizia.
E,
mentre lo guardavo,
capii che gli dovevo ancora una risposta, quella vera, e la dovevo
anche a me stessa -Dann.. -ripetei, e temetti di vacillare, ma non
accadde. Io lo volevo quanto lui voleva me -Non mi sono mai pentita
di quello che è successo al rione
Un
respiro mozzato, due
labbra che si avvicinano, chiudere gli occhi mentre sentivo Dann
premerle dolcemente sulle mie, una mano appoggiata sul mio volto.
Riconobbi
il suo sapore, e
capii che mi era mancato; lasciai che la sua lingua disegnasse il
contorno delle mie labbra, poi le socchiusi, aspettando che
approfondisse quelle carezze che mi stavano dando i brividi.
Baciarlo
adesso, sdraiati
per terra al centro della cucina, fu anche più bello di
quella notte
sotto la pioggia, perché adesso lo conoscevo, adesso sapevo
chi
fosse, e sapevo di non volere altri che lui in quel momento.. le
famose “campane”, finalmente suonarono, per dirla
nel linguaggio
della mia mente malata. Il nostro bacio divenne più intenso,
mentre
le nostre lingue danzavano sempre più convulsamente, quasi
non
volessero staccarsi mai. Ma forse, quando ciò accadde, fu
anche più
bello: strinsi forte la sua schiena quando Dann scese sul mio collo,
giocando con la mia pelle.
Sussurrò
il mio nome tra
un bacio e l'altro e, mentre lasciavo che le mie mani esplorassero a
fondo il suo torace, sentii la sua eccitazione chiedere di me, e
stavolta ero pronta a dargli ciò che voleva, costi quel che
costi.
Non stavo pensando alle conseguenze, e non avevo intenzione di farlo;
non per il momento, almeno.
Mi
diede un altro bacio,
di quelli che sanno trasmettere calore e che mi scosse da capo a
piedi; poi si alzò e mi tese una mano. Sapevo che
prendendola avrei
risposto “sì” alla sua tacita domanda, e
sapevo anche che era
tutto ciò che volevo. L'intensità del suo sguardo
quando le nostre
dita si intrecciarono fu tale che mi sentii tremare.
Mi
condusse in camera,
sempre tenendomi per mano, e quando la porta si chiuse alle nostre
spalle, sapevamo di avere tutto ciò di cui avevamo bisogno
in quella
stanza.
°°°°
Fra qualche giorno linkerò
QUI
un missing moment di questa notte fra Dann e Lally che ;) Per ora
accontentatevi di immaginare!
Questo è il capitolo che
più ho riletto e corretto di tutta la storia.. spero di non
avervi
deluse, dopo che avete dovuto aspettare così tanto!
Le cose comunque non
saranno del tutto rosa e fiori adesso fra i protagonisti, ma non
voglio dire di più.
Spero di avervi regalato
attimi di dolcezza raccontandovi di come questo vero e grande affetto
abbia condotto Lally e Dann fin qui.
Un bacione grosso a tutte,
a presto con il missing moment =P
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