"Peter su fai il bravo!"
Peter continua a piangere, non vuole calmarsi e lo capisco.
Con il rumore che c'è non riesco nemmeno io a stare
tranquillo, povero il mio piccino.
Lo avvicino al petto e riparandolo nel mio abbraccio lo cullo e cerco
di tranquillizzarlo, maledetta Alice e le sue feste.
Doveva proprio organizzarsi una festa di compleanno così
sfarzosa e rumorosa? Cazzo ha 25 anni non 5. E doveva costringermi a
venire e a portare Peter con me, certe volte non la capisco e lei non
capisce me.
Sposto la mia attenzione a mio figlio ,lo osservo e non piange
più, il mio calore, il mio abbraccio lo ha tranquillizzato.
Bravo piccolino. Avvicino il viso al suo e lo bacio sul nasino, lui
sorride e cerca di dirmi qualcosa nel suo modo.
Il mio piccolo. La gioia della mia vita.
Alice si avvicina e ci stringe in un abbraccio caloroso come sa fare
lei, mi chiede di abbassarmi al suo livello e mi ringrazia per essere
venuto, che è importante per lei e poi in un secondo il mio
cuore smette di battere.
Quella sensazione, due volte l'ho già provata. Quel brivido
nella schiena che arriva al cuore e mi lascia senza fiato.
Questa volta è ancora più forte.
Due occhi nocciola entrano nei miei e non riesco più a
vedere niente altro che un viso a cuore, con le guance arrossate che si
avvicina ad Alice e mi sorride, sorride a mia sorella e al mio bambino.
E' bellissima. Piega la testa e mi chiede come si chiama e se
può accarezzare mio figlio, annuisco incapace di parlare e
Alice mi aiuta spiegando a questa stupenda donna che è il
suo nipotino e si chiama Peter. La ragazza allunga un dito verso mio
figlio che lo stringe tra la sua piccola manina e sorride.
E il mio cuore si ferma nuovamente. Sono immobile, bloccato e
spaventato. Chi è questa donna, che nome hanno questi occhi
che hanno stregato me e mio figlio? Tante domande, forse troppe e la
paura di soffrire ancora prende il sopravvento.
Stringo a me Peter in modo che molli la presa della sconosciuta e
scappo, scappo via da quegli occhi.
Non posso, non voglio più stare male, non ci riuscirei.
Sento Alice alle mie spalle chiamarmi, ma non mi volto, mi rifugio in
garage e mi chiudo la porta alle spalle come ha fatto la madre di mio
figlio,chiudo la porta e vi lascio dietro le mie paure.
Lego Peter nel suo seggiolino e salgo al volante.
"Piccolino andiamo a casa, io e te da soli, noi non abbiamo bisogno di
nessuno, noi non dobbiamo più soffrire".
Una lacrima scorre sulle mie guance mentre metto in moto e mi allontano
da lei, chiunque sia, mentre il mio bambino si addormenta cullato dalla
mia voce che canta la sua canzone.
Buonasera.
Non dico niente che è meglio.
Questa storia è nella mia testa da troppissimo tempo.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Bacione
Giu
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