Erano già passate diverse settimane da quando Sakura
e Li si erano lasciati.
Ormai nessuno sopportava le lamentele della ragazza
che nonostante tutto, quando nei pressi c’era Shaoran, faceva finta
di nulla.
I due non erano riusciti ad avere un chiarimento
vero e proprio e la ragazza aveva espresso chiaramente all’amico che
per il momento non voleva tornare con lui.
Shaoran, anche se soffriva, aveva deciso di
accettare la volontà di lei.
Ecco, erano punto e a capo.
Come se quei mesi passati insieme non fossero mai
esistiti.
***
Sakura si rigirò sulle coperte fresche e si strusciò
il bordo della felpa su gli occhi bagnati cercando così di
asciugarli.
Tirò su col naso e si rigirò nuovamente.
Ultimamente non faceva che ripensare al tempo che
lei e Shaoran avevano passato insieme.
Quasi sempre lui si dimostrava freddo e distaccato
nei suoi confronti e anche se sapeva che era colpa della timidezza
di lui, la motivazione de tale comportamento non le evitava di
soffrire.
A volte era dolce e affettuoso, a volte invece
l’opposto.
Questo succedeva anche mentre uscivano a gruppo con
gli amici.
Il ragazzo non la degnava di uno sguardo.
Ormai la sua mente si era arenata in questi tristi
pensieri, e inevitabilmente tutta la sua concentrazione andò a
finire in quel giorno.
Giorno di circa due mesi prima.
In casa Kinomoto regnava il degenero.
Touya e Fujitaka stavano litigando, litigavano come
non avevano mai fatto prima.
Come forse non avrebbero più fatto.
Si urlavano dietro cose orribili, poi udì la porta
di casa sbattere e la sgommata dell’auto del fratello che partiva a
tutto gas.
Partiva per non si sa dove, lasciando nel cuore
della sorella la paura. La paura di perderlo a causa di tutta quella
foga nell’andar via.
L’uomo invece, senza più aprir bocca, si era
rinchiuso nella propria camera.
Copiose lacrime rigavano il volto giovane di Sakura
che dalla camera aveva sentito le voci, delle due persone più
importanti per lei, che velocemente alzavano volume.
In silenzio era uscita dalla propria stanza e si era
messa a sedere in cima alle scale.
Aveva sentito i due uomini di casa scannarsi a
vicenda, tappandosi la bocca con le mani quando i singhiozzi che
involontariamente le uscivano dalle labbra diventavano più potenti,
facendola tremare.
Non voleva che sapessero che lei era li, che li
stava sentendo.
Che li vedeva.
Quando la tensione nella cucina era ormai a livelli
insostenibili, Sakura si alzò e si chiuse in camera. Si lanciò sul
letto e poco dopo capì che il fratello, il suo fratellone, era
andato via.
E senza salutarla.
Con una mano tremante afferrò il cellulare e iniziò
a scrivere un messaggio.
In quel momento aveva bisogno di lui, solo e
soltanto di lui.
La risposta nn tardò ad arrivare, ma non era quello
che lei si aspettava.
Shaoran le aveva detto che non poteva, che doveva
vedersi con Yamazaki.
Come sempre il ragazzo aveva frainteso e sicuramente
aveva pensato che lei lo volesse vedere per parlargli di Soko o di
come lui non la facesse sentire importante. Che doveva darle più
attenzioni.
Affondò la faccia nel cuscino fresco, un sollievo
per la pelle tesa e gonfia a causa del pianto.
In quel momento desiderava la vicinanza di Kero-chan
come mai in vita sua.
Purtroppo il peluche era andato alla sagra del
cioccolato con "Spiccino" e non poteva chiamare Tomoyo.
L’amica certamente sarebbe corsa da lei, ma non le
voleva rovinare la serata. Il suo mesiversario con Eriol, il quale
l’aveva portata fuori a cena…
A piccoli passi si diresse verso la finestra e aprì
il vetro, permettendo al freddo pungente dell’esterno di
accarezzarle il volto e i capelli.
Respirò a profondo quell’aria che sapeva di autunno,
che annunciava l’imminente arrivo dell’inverno.
Un ronzio la fece risvegliare da quel dormi-veglia
in cui era caduta e la facendola tornare così alla
realtà.
Scacciò la zanzara che l’aveva disturbata e fissando
la parete bianca una fitta sopra lo stomaco le fece ricordare cosa
le aveva fatto più male di tutta quella storia.
Il giorno seguente Naoko era andata da lei per
riferirle che la sera precedente aveva visto Shaoran con quella
Soko.
Forse quella era stata l’unica volta in cui la
ragazza non aveva fatto la ramanzina al proprio ragazzo.
Era delusa, ferita e amareggiata.
E anche se aveva cercato di dimenticare, ora che
avevano chiuso, quel pensiero le tornava alla mente.
Perché alla fine non lo aveva superato.
E come faceva se nemmeno ne aveva parlato con lui?
Se non gli aveva spiegato il perché di quel messaggio, di come
avrebbe avuto bisogno di lui e di come lui le aveva mentito per
vedere Soko.
Certo lui non sapeva il motivo per il quale lei gli
aveva chiesto se per favore potevano incontrarsi, ma invece di
arrivare a conclusioni affrettate e liquidarla con un " ne
possiamo riparlare domani o comunque giorno? Ora devo vedermi con
Yamazaki, sembra che mi deve dire una cosa importante. Ci vediamo a
scuola, ‘notte amore"
E usando una scusa.
Scuse e solo scuse.
Due battiti alla porta in legno e il cuore di Sakura
fece un saltò.
Si ripulì velocemente il viso da eventuale mascara
colato che la porta si aprì e la testa del padre spuntò - Tesoro
tutto a posto? –
Lei mosse il capo in segno di assenso.
Lui la stava scrutando, conosceva troppo bene la
figlia per credere che andasse veramente tutto bene.
- Hai pianto? – fece un passo deciso dentro la
camera e si avvicinò alla propria bambina – Se è per Tou…-
- No babbo è tutto a posto. Davvero! – lo interruppe
e sfoderò un sorriso, estremamente falso, per convincere il genitore
a lasciarla in pace.
L’uomo percepì il messaggio e le schioccò un bacio
sulla fronte per poi avviarsi verso la porta.
– Buona notte piccolina mia…- l’uomo le sorrise
dolcemente – se hai bisogno io ci sono…sempre. – e poi
uscì.