Mel:
ehm, ok? Non ho mai, MAI,
scritto una storia su Sora e Riku. Solitamente non mi
adentrerei mai in una cosa del genere anche perché non
riesco a rendere bene i loro caratteri e in coppia, sinceramente,
nemmeno mi piacciono molto, ma ... H-Hey, so che questa coppia piace
tanto ad una mia commentatrice che ODIO
-
blurb- quindi ci ho provato.
Dannata te Nicki, danata te 3
Riso.
Sora stava camminando tranquillo lungo la spiaggia di Destiny Island,
una
mano in tasca e l’altra a penzoloni. Aveva lasciato le scarpe
poco lontano,
cercando di metterle abbastanza distanti dalle onde del mare che
continuavano a
bagnare la riva dorata.
Sul volto aveva un sorriso sereno, rilassato come da tanto tempo non
accadeva.
Non c’era nulla di meglio del profumo del mare nelle narici,
il venticello
fresco tra i capelli e la sabbia calda sotto i piedi.
L’ora di pranzo era passata da poco e non c’erano
nessuno intorno a lui, quindi
poteva rilassarsi completamente e senza freni inibitori. Infatti aveva
la mezza
intenzione di togliersi tutti i vestiti e buttarsi in mare con un bel
tuffo a
bomba, così come faceva quando era un bambino e sapeva che
nessuno lo stava
guardando. Poi magari sarebbe rimasto in mare a galleggiare un
po’, lasciandosi
trasportare dalla corrente.
Fantasticare su quella spiaggia era legittimo, si ripeteva ogni volta.
«Aaaah.»
sospirò al vento, mentre il sorriso si
allargava di più sulla sua bocca e le braccia si alzavano al
cielo nella più
completa calma. «Che bello.»
Sollevò il volto al cielo e chiuse gli occhi, mentre i raggi
del sole gli
illuminavano il volto e gli facevano vedere mille pallini nel buio.
Sarebbe rimasto così per anni anzi, secoli, se solo un pugno
sopra la testa non
lo avesse fatto sobbalzare e aprire gli occhi di scatto.
Mugolò un «Aiha» poco convinto e si
portò entrambe le mani alla nuca, massaggiando
il punto dove poco prima la mano del ragazzo, che adesso lo osservava
con un
sopracciglio alzato e un’espressione scorbutica in volto, lo
aveva colpito con molta gentilezza.
«Riku.» strepitò poco dopo, arricciando
le labbra in una smorfia falsamente
arrabbiata e scrutandolo malamente; alla fine non riusciva a fingersi
arrabbiato con l’altro ragazzo nemmeno se pagato, quindi
abbandonò l’espressione
di poco prima e inforcò quella felice del solito.
«Perché quel pugno?»
Il ragazzo più grande ruotò gli occhi al cielo e
si mise entrambe le mani
dentro le tasche, continuando ad osservare Sora come se fosse un idiota
patentato.
«Te ne sei dimenticato.» affilò i suoi
occhi acquamarina e la sua voce nello
stesso istante, risultando più gelido del solito.
Sora inarcò un sopracciglio e si morse il labbro inferiore,
borbottando tra sé
e sé che cosa mai avesse dimenticato.
«Mh? Che cosa ho dimenticato?»
Riku sospirò, passandosi una mano tra i capelli leggermente
scompigliati dal
venticello fresco e scosse appena la testa.
«Il fatto che sei uno stupido, ecco che cosa.»
incominciò a parlare il più
grande, allungando poco dopo un braccio in avanti. Sora
sbatté le palpebre un
paio di volte e solo allora notò che, tenuto stretto dalle
dita di Riku, c’era
un sacchettino bianco pieno di qualcosa.
Curioso come sempre il moro sorrise e fece un passo avanti, scoprendo i
denti e
ridacchiando appena.
«Cos’è Riku,
cos’è?» domandò velocemente,
dondolandosi sul posto e voltando la
testa a destra e a sinistra per osservare da più angolazioni
possibili il
sacchetto.
Il ragazzo sospirò e si lasciò scappare un lieve
sorriso sconsolato, fissando
poi Sora negli occhi.
«C’è il tuo pranzo.» fece con
voce leggermente seccata. «Hai presente? Quella
cosa che dovevi mangiare con me e Kairi oggi, ma che a quanto pare ti
sei dimenticato?»
domanda retoricamente Riku, canzonando l’amico con il tono
cantilenante della
voce.
Sora sobbalzò lievemente sul posto e sgranò gli
occhi azzurri, assumendo un’espressione
assolutamente stupita come se avesse visto un orso ballare la hula
proprio
vicino a lui, magari con la faccia uguale a quella di Riku.
«Ehm …. Scusa?» disse poco dopo,
ridacchiando e passandosi una mano tra i capelli spettinati e dalla
forma
improbabile.
E la sua espressione cambiò di nuovo, plasmando in modo
perfetto la sue
emozioni.
Se c’era una cosa che Sora proprio non riusciva a controllare
era la sua
espressività; anche se cercava di mentire il suo viso lo
tradiva, infatti Riku
lo definiva completamente cristallino ai suoi occhi.
Adesso la faccia di Sora si era corrugata, mentre la bocca tendeva
verso il
basso e gli occhi si erano addirittura incupiti lievemente.
Riku sospirò e scosse la testa, dondolando appena il
sacchetto tra le sue mani.
«Non importa, ti ho portato il pranzo lo stesso.»
Sora, ancora con l’espressione affranta, afferrò
il sacchettino bianco e per
poco se lo strinse al petto.
Si morse il labbro inferiore e guardò Riku di traverso,
tamburellando un piede
nudo sopra la sabbia.
Rimase in silenzio con lo sguardo puntato contro il volto
dell’altro finché
Riku, stanco di stare in silenzio e con il volto di Sora a pochi passi
da lui
che sembrava non voler smetterlo di guardarlo, decise di parlare.
«Beh?» come al solito non poteva essere considerato
un gran parlatore.
Sora sorrise appena, mutando ancora la sua espressione.
«Rimani a mangiare con me?» domandò
speranzoso, sorridendo accomodante.
Il ragazzo più grande sollevò gli occhi al cielo
e afferrò un elastico dalla
tasca dei pantaloni, facendosi poco dopo una coda alta; poco dopo si
passò una
mano dietro al collo e socchiuse appena gli occhi, sedendosi a terra
senza dire
una parola.
Che senso aveva dire di no a Sora quando poi se lo sarebbe comunque
ritrovato
appresso?
Nota negativa, pensava Riku, sicuramente il moro sapeva essere
insistente.
«Evvai!» esclamò subito il moro,
sorridendo e ritornando di buon umore.
Si scaraventò a terra e incrociò le gambe,
appoggiando sopra le ginocchia il
sacchettino bianco.
Con fatica snodò il nodo e aprì il sacchetto,
sorridendo felice nel trovare un
contenitore di plastica trasparente con dentro del riso in bianco e
affianco
dei condimenti.
«Bento! E’ così che si mangia,
evvai!» esultò felice, cantilenando quasi.
Riku, al suo fianco, si trattenne dal sbuffare una risata e si
limitò ad
annuire.
«Kairi ha pensato di metterci anche qualche condimento dalla
forma strana, come
quei polipetti.» borbottò poco dopo, sollevando
una mano e indicando un pezzo
di wurstel tagliato a forma di polipo.
Sora rise appena e aprì la confezione, tutto gongolante.
«E’ sempre gentile, non credi? Sembra quasi una
madre.»
«Non credo che a lei faccia tanto piacere come
paragone.» rise appena il
ragazzo dai capelli argentei , osservando l’espressione beata
dell’amico.
Sora fece spallucce, afferrando i bastoncini e iniziando a punzecchiare
un po’
il riso.
«Però è vero. Sa esattamente cosa mi
piace mangiare e lo cucina spesso.»
Riku si lamentò in silenzio con un mugolio e
sospirò ancora.
«Non è che ci vuole tanto, sai? Mangi sempre del
riso.»
Sora sorrise, arricciando le labbra e annuendo felice.
Libro aperto e cristallino, ricordate? Riku sorrise appena, curvandosi
in
avanti e slacciandosi le stringhe delle scarpe.
Poco dopo i suoi piedi nudi si unirono a quelli di Sora, mentre
sollevava pian
piano le dita per muoverle tra la sabbia.
«Mi piace il riso, mi sembra quasi che parli di
noi.»
«Mh?»
Ecco, questo non se lo aspettava. L’albino voltò
il capo verso l’amico e aprì
appena la bocca, indeciso se chiedere all’altro se fosse
impazzito oppure di
dargli una spiegazione.
Sora sorrise ancora e annuì, portandosi alla bocca le
bacchette.
«Insomma, RISO. Ri, che sta per Riku, e So, che sta per Sora.
Figo, vero?»
Il maggiore rimase fermo, immobile, mentre le mille parole che prima
volevano
uscire dalla sua bocca sembravano essersi congelate.
Alla fine si mise a ridere, semplicemente. Inclinò il capo
all’indietro e si
lasciò andare ad una risata divertita, tanto che si
portò anche una mano alla
bocca dello stomaco.
«Hey!» sbottò Sora, imbronciandosi
appena. «Che c’è da ridere, è
vero.»
Riku riprese fiato e ritornò a guardare l’amico,
scuotendo la testa.
«E io che mi aspettavo chissà quale spiegazione
complessa.» fece,
puntando gli occhi verso al mare. «Ma
alla fine che potrei aspettarmi da una testa quadra come te?»
Sora si imbronciò appena, passandosi una mano sopra la testa
e mormorando a
bassa voce un «E’ tonda, comunque.»
Poi sollevò il tono e disse, puntando lo sguardo contro
Riku. «E dovresti
essere felice che penso a te, no? Mangio il riso e penso a noi due,
ecco.»
Un po’ imbarazzato? Sì, la voce tremula con cui
aveva finito la frase lo
rendeva abbastanza imbarazzato.
Allora Riku sorrise lievemente, arricciando le labbra in un piccolo
sorriso.
Sollevò una mano e la appoggiò contro la testa
del più piccolo, tirandogli
qualche ciocca di capelli.
«Allora dovresti pensare a me anche quando ridi,
no?»
«Perché?» borbottò in
risposta, appoggiando i bastoncini dentro al contenitore.
«Ri-So, come
sorridere.»
«Eh, ma io sorriso sempre.» disse il moro,
allungando le labbra in un sorriso
come per dimostrare la frase che aveva appena detto.
«Allora dovresti pensare sempre a me.»
Sora sorrise ancora, allungando le mani e afferrando gli zigomi del
ragazzo che
gli sedeva accanto.
«Sorridiamo insieme, che ne dici?»
E per una volta Riku sorrise, anche se c’erano le mani di
Sora a tirargli le
guance.
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