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Autore: bittersweet Mel    09/07/2012    3 recensioni
Mugolò un «Aiha» poco convinto e si portò entrambe le mani alla nuca, massaggiando il punto dove poco prima la mano del ragazzo, che adesso lo osservava con un sopracciglio alzato e un’espressione scorbutica in volto, lo aveva colpito con molta gentilezza.
A Niki , perché mi ha fatto venire voglia di provare a scrivere qualcosa su questa coppia.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Riku, Sora
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Mel: ehm, ok? Non ho mai, MAI, scritto una storia su Sora e Riku. Solitamente non mi adentrerei mai in una cosa del genere anche perché non riesco a rendere bene i loro caratteri e in coppia, sinceramente, nemmeno mi piacciono molto, ma ... H-Hey, so che questa coppia piace tanto ad una mia commentatrice che ODIO - blurb- quindi ci ho provato.
Dannata te Nicki, danata te

Riso.

Sora stava camminando tranquillo lungo la spiaggia di Destiny Island, una mano in tasca e l’altra a penzoloni. Aveva lasciato le scarpe poco lontano, cercando di metterle abbastanza distanti dalle onde del mare che continuavano a bagnare la riva dorata.
Sul volto aveva un sorriso sereno, rilassato come da tanto tempo non accadeva.
Non c’era nulla di meglio del profumo del mare nelle narici, il venticello fresco tra i capelli e la sabbia calda sotto i piedi.
L’ora di pranzo era passata da poco e non c’erano nessuno intorno a lui, quindi poteva rilassarsi completamente e senza freni inibitori. Infatti aveva la mezza intenzione di togliersi tutti i vestiti e buttarsi in mare con un bel tuffo a bomba, così come faceva quando era un bambino e sapeva che nessuno lo stava guardando. Poi magari sarebbe rimasto in mare a galleggiare un po’, lasciandosi trasportare dalla corrente.
Fantasticare su quella spiaggia era legittimo, si ripeteva ogni volta.
«Aaaah.» sospirò al vento, mentre il sorriso si allargava di più sulla sua bocca e le braccia si alzavano al cielo nella più completa calma. «Che bello.»
Sollevò il volto al cielo e chiuse gli occhi, mentre i raggi del sole gli illuminavano il volto e gli facevano vedere mille pallini nel buio.
Sarebbe rimasto così per anni anzi, secoli, se solo un pugno sopra la testa non lo avesse fatto sobbalzare e aprire gli occhi di scatto.
Mugolò un «Aiha» poco convinto e si portò entrambe le mani alla nuca, massaggiando il punto dove poco prima la mano del ragazzo, che adesso lo osservava con un sopracciglio alzato e un’espressione scorbutica in volto, lo aveva colpito con molta gentilezza.
«Riku.» strepitò poco dopo, arricciando le labbra in una smorfia falsamente arrabbiata e scrutandolo malamente; alla fine non riusciva a fingersi arrabbiato con l’altro ragazzo nemmeno se pagato, quindi abbandonò l’espressione di poco prima e inforcò quella felice del solito. «Perché quel pugno?»
Il ragazzo più grande ruotò gli occhi al cielo e si mise entrambe le mani dentro le tasche, continuando ad osservare Sora come se fosse un idiota patentato.
«Te ne sei dimenticato.» affilò i suoi occhi acquamarina e la sua voce nello stesso istante, risultando più gelido del solito.
Sora inarcò un sopracciglio e si morse il labbro inferiore, borbottando tra sé e sé che cosa mai avesse dimenticato.
«Mh? Che cosa ho dimenticato?»
Riku sospirò, passandosi una mano tra i capelli leggermente scompigliati dal venticello fresco e scosse appena la testa.
«Il fatto che sei uno stupido, ecco che cosa.» incominciò a parlare il più grande, allungando poco dopo un braccio in avanti. Sora sbatté le palpebre un paio di volte e solo allora notò che, tenuto stretto dalle dita di Riku, c’era un sacchettino bianco pieno di qualcosa.
Curioso come sempre il moro sorrise e fece un passo avanti, scoprendo i denti e ridacchiando appena.
«Cos’è Riku, cos’è?» domandò velocemente, dondolandosi sul posto e voltando la testa a destra e a sinistra per osservare da più angolazioni possibili il sacchetto.
Il ragazzo sospirò e si lasciò scappare un lieve sorriso sconsolato, fissando poi Sora negli occhi.
«C’è il tuo pranzo.» fece con voce leggermente seccata. «Hai presente? Quella cosa che dovevi mangiare con me e Kairi oggi, ma che a quanto pare ti sei dimenticato?» domanda retoricamente Riku, canzonando l’amico con il tono cantilenante della voce.
Sora sobbalzò lievemente sul posto e sgranò gli occhi azzurri, assumendo un’espressione assolutamente stupita come se avesse visto un orso ballare la hula proprio vicino a lui, magari con la faccia uguale a quella di Riku.
«Ehm …. Scusa?» disse poco dopo, ridacchiando e passandosi una mano tra i capelli spettinati e dalla forma improbabile.
E la sua espressione cambiò di nuovo, plasmando in modo perfetto la sue emozioni.
Se c’era una cosa che Sora proprio non riusciva a controllare era la sua espressività; anche se cercava di mentire il suo viso lo tradiva, infatti Riku lo definiva completamente cristallino ai suoi occhi.
Adesso la faccia di Sora si era corrugata, mentre la bocca tendeva verso il basso e gli occhi si erano addirittura incupiti lievemente.
Riku sospirò e scosse la testa, dondolando appena il sacchetto tra le sue mani.
«Non importa, ti ho portato il pranzo lo stesso.»
Sora, ancora con l’espressione affranta, afferrò il sacchettino bianco e per poco se lo strinse al petto.
Si morse il labbro inferiore e guardò Riku di traverso, tamburellando un piede nudo sopra la sabbia.
Rimase in silenzio con lo sguardo puntato contro il volto dell’altro finché Riku, stanco di stare in silenzio e con il volto di Sora a pochi passi da lui che sembrava non voler smetterlo di guardarlo, decise di parlare.
«Beh?» come al solito non poteva essere considerato un gran parlatore.
Sora sorrise appena, mutando ancora la sua espressione.
«Rimani a mangiare con me?» domandò speranzoso, sorridendo accomodante.
Il ragazzo più grande sollevò gli occhi al cielo e afferrò un elastico dalla tasca dei pantaloni, facendosi poco dopo una coda alta; poco dopo si passò una mano dietro al collo e socchiuse appena gli occhi, sedendosi a terra senza dire una parola.
Che senso aveva dire di no a Sora quando poi se lo sarebbe comunque ritrovato appresso?
Nota negativa, pensava Riku, sicuramente il moro sapeva essere insistente.
«Evvai!» esclamò subito il moro, sorridendo e ritornando di buon umore.
Si scaraventò a terra e incrociò le gambe, appoggiando sopra le ginocchia il sacchettino bianco.
Con fatica snodò il nodo e aprì il sacchetto, sorridendo felice nel trovare un contenitore di plastica trasparente con dentro del riso in bianco e affianco dei condimenti.
«Bento! E’ così che si mangia, evvai!» esultò felice, cantilenando quasi.
Riku, al suo fianco, si trattenne dal sbuffare una risata e si limitò ad annuire.
«Kairi ha pensato di metterci anche qualche condimento dalla forma strana, come quei polipetti.» borbottò poco dopo, sollevando una mano e indicando un pezzo di wurstel tagliato a forma di polipo.
Sora rise appena e aprì la confezione, tutto gongolante.
«E’ sempre gentile, non credi? Sembra quasi una madre.»
«Non credo che a lei faccia tanto piacere come paragone.» rise appena il ragazzo dai capelli argentei , osservando l’espressione beata dell’amico.
Sora fece spallucce, afferrando i bastoncini e iniziando a punzecchiare un po’ il riso.
«Però è vero. Sa esattamente cosa mi piace mangiare e lo cucina spesso.»
Riku si lamentò in silenzio con un mugolio e sospirò ancora.
«Non è che ci vuole tanto, sai? Mangi sempre del riso.»
Sora sorrise, arricciando le labbra e annuendo felice.
Libro aperto e cristallino, ricordate? Riku sorrise appena, curvandosi in avanti e slacciandosi le stringhe delle scarpe.
Poco dopo i suoi piedi nudi si unirono a quelli di Sora, mentre sollevava pian piano le dita per muoverle tra la sabbia.
«Mi piace il riso, mi sembra quasi che parli di noi.»
«Mh?»
Ecco, questo non se lo aspettava. L’albino voltò il capo verso l’amico e aprì appena la bocca, indeciso se chiedere all’altro se fosse impazzito oppure di dargli una spiegazione.
Sora sorrise ancora e annuì, portandosi alla bocca le bacchette.
«Insomma, RISO. Ri, che sta per Riku, e So, che sta per Sora. Figo, vero?»
Il maggiore rimase fermo, immobile, mentre le mille parole che prima volevano uscire dalla sua bocca sembravano essersi congelate.
Alla fine si mise a ridere, semplicemente. Inclinò il capo all’indietro e si lasciò andare ad una risata divertita, tanto che si portò anche una mano alla bocca dello stomaco.
«Hey!» sbottò Sora, imbronciandosi appena. «Che c’è da ridere, è vero.»
Riku riprese fiato e ritornò a guardare l’amico, scuotendo la testa.
«E io che mi aspettavo chissà quale spiegazione complessa.»  fece, puntando gli occhi verso al mare. «Ma alla fine che potrei aspettarmi da una testa quadra come te?»
Sora si imbronciò appena, passandosi una mano sopra la testa e mormorando a bassa voce un «E’ tonda, comunque.»
Poi sollevò il tono e disse, puntando lo sguardo contro Riku. «E dovresti essere felice che penso a te, no? Mangio il riso e penso a noi due, ecco.»
Un po’ imbarazzato? Sì, la voce tremula con cui aveva finito la frase lo rendeva abbastanza imbarazzato.
Allora Riku sorrise lievemente, arricciando le labbra in un piccolo sorriso.
Sollevò una mano e la appoggiò contro la testa del più piccolo, tirandogli qualche ciocca di capelli.
«Allora dovresti pensare a me anche quando ridi, no?»
«Perché?» borbottò in risposta, appoggiando i bastoncini dentro al contenitore.
«Ri-So,  come sorridere.»
«Eh, ma io sorriso sempre.» disse il moro, allungando le labbra in un sorriso come per dimostrare la frase che aveva appena detto.
«Allora dovresti pensare sempre a me.»
Sora sorrise ancora, allungando le mani e afferrando gli zigomi del ragazzo che gli sedeva accanto.
«Sorridiamo insieme, che ne dici?»
E per una volta Riku sorrise, anche se c’erano le mani di Sora a tirargli le guance.

   
 
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