Avvertimenti:
Epilogo.
Il
cielo stellato è stato il primo libro che l'uomo ha letto, a
volte capita di ricordarsene. A volte capita che si sente il bisogno
di alzare lo sguardo e provare a contare i puntini luminosi che
inondano quella distesa nera che altrimenti ti inghiottirebbe vivo.
Era
l'ultima tappa del tour, ed era sera. Uno di quei tanti momenti in
cui tutti si fermano necessariamente a riflettere.
I
tour, per lei, erano sempre stati purificanti. Starsene via da casa
per un lasso di tempo che in fin dei conti è sempre
imprecisato le faceva bene.
«
Zacky, tu credi che questo sarà l'ultimo? »
«
L'ultimo cosa? »
«
Lo sai... L'ultimo tour. Intendo dire... Credi sarà la fine? »
Zacky
si voltò ad osservarla ammirare il cielo con la luna che si
specchiava nei suoi occhi, e si ritrovò senza parole da dire.
In tutto quel turbine di cose ammassate l'una sopra l'altra un po' a
casaccio, non aveva mai avuto il tempo di fare congetture. O forse
non aveva voluto pensarci.
«
Non lo so » disse. « Magari non è mai davvero la
fine, ma possiamo illuderci che lo sia. »
«
Ma perché farlo? Perché mettere la parola fine ad una
cosa del genere? Avete visto la gente ai vostri concerti, avete visto
cosa avete creato. Allora perché decidere di arrendersi
proprio adesso? »
«
Perché siamo stanchi. »
Quella
sera Zacky era di poche parole, ed Emily se ne accorse subito.
Era
solo l'ennesimo ciclo che si consumava e finiva, l'ennesimo universo
che finiva in se stesso. Un altro mondo, un'altra vita, e questa
volta la peggiore che avessero mai potuto chiedere di vivere.
La
mentalità collettiva di tutti quelli che avevano fatto parte
del tour era stata già condizionata da quel tipo di illusione.
Tutti volevano tornare a casa, e al più presto. Per alcuni di
loro, tornare a casa avrebbe significato rivedere gli occhi di Jimmy
impressi in qualche cielo o in qualche scoglio.
Ferma
su quella convinzione e combattuta tra la voglia di tornare e la
paura di sciogliere quell'incantesimo che la teneva legata ad una
vita falsa, Emily rifletteva, e da qualche parte – nel suo
cervello, o forse nel suo cuore – immagazzinava tutta la forza
necessaria, recuperava la tenacia, la voglia di rialzarsi in piedi e
far vedere di che pasta fosse fatta, di far vedere che Emily era
tornata come un tornado, e che era pronta a ricominciare. Tutto
questo avveniva lì in fondo, da qualche parte, mentre in quel
preciso istante, seduta sull'erba accanto a Zacky, era ancora solo un
relitto come gli altri.
«
Emily... » sussurrò Zacky, dopo una quantità di
silenzio trascorso.
«
Sì? »
«
Devo farti vedere una cosa. »
Emily
distolse lo sguardo dal cielo e lo posò su Zacky. Lo vide
mettersi una mano in tasca e estrarne un foglietto sgualcito
ripiegato su se stesso. Quando Zacky glie lo porse, lei lo prese
senza farsi troppe domande.
Lo
spiegò e notò la macchia circolare di una tazza di
caffé, e al tatto il foglio presentava dei piccoli cerchi in
cui il materiale era più ruvido, proprio come se qualcuno ci
avesse pianto sopra.
Quando
posò lo sguardo sulla calligrafia, le si fermò il
cuore, e sentì gli occhi ricoprirsi di lacrime. Un brivido le
percorse la spina dorsale.
There
comes a day when we all find out for ourselves that once we have the
words to say, there's no one left to tell. I know why you're running
away.
There's
a place where nothing seems to be assembled quite cohesively.
Something little shouldn't feel this way, we got a million thoughts
we can't convey.
It's
four in the mourning, you got one more chance to die. Like beautiful
stories the greatest chapters flew right by.
There
comes a day when we all find out for ourselves that once we have the
words to say there's no one left to tell. I know why you're running
away.
La
calligrafia di Jimmy si estendeva lungo tutto il foglio, e
raccoglieva parole profetiche di qualcosa di incompleto.
«
Dove l'hai trovato? »
«
Me l'ha dato Jimmy il giorno prima... » disse, senza bisogno di
completare la frase. « Sei la prima a cui l'ho fatto vedere, e
la seconda che lo legge, dopo di me. »
Emily
scoppiò a piangere con la facilità di quando era
bambina. Pianse le lacrime che minacciavano di sgorgarle dagli occhi
già da un anno, e in quel momento – stranamente e per la
prima volta da molto tempo – si sentì quasi sollevata.
Zacky
l'abbracciò in silenzio, e nel farlo provò tutto il
dolore che era lì accanto a sé. Si ritrovò con
gli occhi lucidi anche lui, sotto quel cielo stellato che conservava
i ricordi di tutti, e che forse conservava anche Jimmy.
«
Mi chiedo perché debba essere tutto così dannatamente
difficile » disse, soffocando le parole sulla camicia di Zacky.
«
Perché la vita è fatta anche di questo. Non sempre è
facile viverla, ma bisogna tenere duro fino alla fine, nonostante
tutto. »
«
Mi manca Jimmy, lui saprebbe sicuramente come comportarsi, e saprebbe
dirmi cosa fare. »
«
Ti riferisci a Brian? »
«
Sì, in qualche modo c'entra anche lui... » iniziò,
tirandosi su e cercando di asciugarsi le lacrime con la manica della
felpa. « La cosa che mi fa più rabbia... »
riprese, « è che sento che è tutto collegato.
Brian, Jimmy, voi ragazzi... Tutta la mia vita era un involucro
unico, e quando una parte di essa viene a mancare, l'involucro si
sfalda e non funziona più, e ora non so più cosa
farmene. Vivo da sola da quando Brian mi ha lasciata. Non incontro
nessuno, non ho amici, non esco mai. Lavoro da casa, e così
facendo mi ritrovo ad uscire solo per andare a fare la spesa. Ora
venire in tour mi sembra sia stata una pessima idea. Non ho le forze
di tornare a vivere come facevo prima. »
Zacky
la guardò negli occhi ancora una volta, e vide il suo cuore in
frantumi. Vide qualcosa che funzionava a tratti, un organismo
inceppato, malridotto. E in quel momento decise di prendere i cocci
di quella vita e rimetterli insieme.
«
Vieni a stare da me » disse.
Prese
la decisione di getto, ma dopo averlo detto si rese conto di quanto
fossero giusti i due pezzi del puzzle che andavano a incastrarsi.
Emily era la sua migliore amica, e averla in casa avrebbe solo
portato un po' di gioia nella sua vita altrettanto vuota. Si rese
conto di quanto avessero bisogno l'uno dell'altra.
«
Cosa stai dicendo? »
«
Paghiamo le spese a metà, e in casa c'è la camera degli
ospiti in cui puoi stare. »
«
A te la vita da single ti sta facendo partire di testa. »
E
forse Emily con quell'ultima frase aveva colto nel segno, ma a
nessuno di loro era mai importato davvero di Genna. La loro breve ma
intensa storia d'amore era sfumata come un fuoco d'artificio, e
avevano fatto presto a lasciarsela alle spalle.
La
verità era che Zacky non aveva fretta di tenersi stretta una
persona sperando duri in eterno. Lui viveva di attimi vissuti fino
all'ultimo e parole sussurrate in momenti come quello. Gli bastava
sapere che c'era qualcuno vicino a lui pronto a sorreggerlo se fosse
caduto, e sapeva bene che un'amicizia, in certi casi, vale molto più
di un amore mal corrisposto.
«
Sarà la nostra terapia. Ci salviamo a vicenda, no? Come quando
avevamo sedici anni. »
«
Quando avevamo sedici anni c'era Jimmy che ci reggeva in piedi
entrambi quando ci ubriacavamo fino a star male. »
Zacky
riportò alla memoria quel ricordo con velocità, e
sorrise. Si voltò verso il cartone di birre accanto a lui, e
poi guardò di nuovo Emily.
«
Credo sia arrivato il momento di celebrare i vecchi tempi. »
Emily
sorrise e prese una birra per sé e una per Zacky.
Passarono
la serata a raccontarsi cose che entrambi già sapevano solo
per il gusto di riderci o piangerci sopra.
Era
la prima volta che Zacky ed Emily da ubriachi costruivano qualcosa
invece che distruggerlo.
Se
tutte le cose che erano successe durante quel tour erano destinate a
rimanere solo un ricordo racchiuso in una bolla di sapone, allora
Brian era disposto a far finta di niente, a tornare a casa da Casey e
a dirle quanto la amava; era disposto a sposarla, a costruirci una
famiglia e dimenticarsi di Emily per sempre. Ma se fosse stato
destino, al contrario, che Emily continuasse a far parte della sua
vita, allora l'avrebbe accolta così come veniva, e Casey
avrebbe dovuto solamente cercare di capire senza protestare che nella
vita di Brian era necessaria Emily, sotto le spoglie di amante o
solamente di amica.
Questo,
dunque, era il dilemma su cui Brian si era soffermato quell'ultima
sera, appoggiato con la schiena al tourbus mentre la Marlboro che
stringeva tra indice e medio si consumava lentamente. All'interno,
gli altri erano intenti a giocare con la playstation come se non ci
fosse un domani. Avevano iniziato due ore prima e non accennavano a
voler smettere. Inizialmente Brian si era detto che quello era il
loro modo per tornare bambini, poi aveva appurato che bambini, loro,
c'erano sempre stati.
La
scelta era difficile, e leggersi dentro non è sempre facile
come uno pensa. Non lo è quasi mai, in effetti. Ci vuole
coraggio, a leggersi dentro. Ci vuole la forza di essere sinceri con
se stessi, cosa che Brian non era abituato a fare.
Tornò
coi piedi per terra quando delle voci schiamazzanti lo portarono ad
alzare lo sguardo dall'asfalto verso gli alberi davanti a sé.
Pochi attimi dopo vide Emily appoggiata a Zacky – entrambi
barcollanti – camminare dal piccolo bosco verso il tourbus.
Tutti e due ubriachi. Ecco dove erano sparite tutte le birre.
«
Ma ti ricordi di quella volta che per sbaglio ti ho spinto giù
dal muretto dietro casa e ti sei rotto una gamba? » la sentì
schiamazzare, Brian, tra le risate.
«
Sei una stronza! Mi avevi fatto rompere una cazzo di gamba! »
replicò l'altro.
«
Ragazzi, state bene? » si sentì in dovere di chiedere.
«
Oh, sì, benone! » gli aveva detto Emily, sbilanciandosi
pericolosamente verso Zacky.
Quando
vide che effettivamente la sua risposta non rispecchiava affatto la
realtà, Brian si avvicinò con passo veloce.
«
Brian, questa qui è ubriaca marcia, tienila d'occhio, io vado
a dormire. »
Nonostante
Zacky fosse anche lui ubriaco, la sua capacità di reggere
l'alcol lo aveva portato a formulare un ragionamento sensato quanto
subdolo. Una Emily ubriaca sarebbe stata sicuramente più
sincera di una Emily sobria, ed era per questo che Zacky l'aveva
lasciata nelle mani di Brian, perché in qualche modo aveva
intuito che quei due dovessero parlare, anche se ricordava a stento
il perché.
«
Emily, stai in piedi, per piacere » lo sentì sussurrare,
Zacky, mentre si allontanava dai due lasciandoli soli.
«
Forza, andiamo a fare un giro così ti riprendi. »
Emily
gli si accasciò completamente addosso, probabilmente incapace
di mettere un piede davanti all'altro senza inciampare su se stessa.
«
Ma si può sapere per quale motivo vi siete ubriacati così?
»
«
Lo facevamo sempre, io e lui, quando eravamo alle superiori, ti
ricordi? »
Brian
ebbe un flash d'infanzia. Si ricordò di quelle serate passate
a bere, e di come gli unici due che non reggessero l'alcol finissero
sempre per combinare disastri.
Col
tempo, Zacky aveva imparato a familiarizzare con gli alcolici. Emily,
invece, continuava ad andare fuori di testa con meno di due birre.
«
Sì, mi ricordo. »
«
Eravamo felici » l'aveva sentita sussurrare.
«
Tu sei troppo ubriaca per fare discorsi logici, Emily. Mettiamoci
seduti qui » disse, indicando uno spiazzo d'erba nel mezzo del
bosco.
Emily
si sedette e si sdraiò completamente a terra. Brian, invece,
rimase seduto accanto a lei.
«
Mi viene da vomitare. »
«
Non farlo addosso a me. »
Emily
rise e si voltò su un fianco, chiudendo gli occhi.
Brian
la guardò. Aveva il volto stanco e delle leggere occhiaie a
circondarle gli occhi. I segni di un tour un po' troppo impegnativo,
come era stato per tutti.
Nonostante
tutto, Brian non si era mai pentito di aver scelto di fare quel tour.
Il suo scetticismo iniziale era andato lentamente trasformandosi in
soddisfazione e orgoglio nei confronti di se stesso per essere
riuscito a portare avanti ciò che Jimmy voleva, nonostante le
questioni in sospeso.
Questioni
in sospeso, perché era di questo che si trattava.
«
Stai dormendo? » le chiese.
«
Mmmhno » rispose lei, mugugnando.
«
Domani si torna a casa, ti ricordi? »
Lei
aprì gli occhi lentamente e si tirò su a sedere,
facendosi perno con una mano sul terreno.
«
E poi cosa succede? »
«
Di che parli? »
«
Cosa succedere a me e a te? »
Brian
stette in silenzio per paura di dire cose sbagliate e ci pensò
un attimo.
Succede
che è arrivato il momento di essere sinceri con se stessi.
«
Ho fatto fatica a superare tutto questo, molta fatica. La mia vita
non è più la stessa da quando Jimmy se ne è
andato, lo sai. »
«
E' stato così per tutti » disse Emily, stravaccandosi di
nuovo sull'erba e socchiudendo gli occhi.
«
Però so che ti voglio nella mia vita, in un modo o nell'altro
» sussurrò Brian, guardando davanti a sé.
Quelle
parole arrivarono alle orecchie di Emily, e poi al suo cervello, con
una lentezza degna di nota. Ma quando lo fecero, la colpirono con la
pienezza di una rosa rossa in un campo di margherite, e si sentì
quasi rinsavita da tutto l'alcol che aveva bevuto.
Quando
Brian si voltò a guardarla, lei si tirò su e gli cinse
le spalle con un braccio, appoggiando la testa sulla sua spalla, come
si abbraccia un vecchio amico, o semplicemente qualcuno che ha dato
la vita per te e per cui tu hai dato la vita. No, non c'era modo per
definire il qualcosa che li univa. Non c'erano etichette che uno
poteva affibbiare senza sbagliarsi. Perché i rapporti tra le
persone non funzionano così. Le sensazioni, le emozioni, per
quanto tu possa provarci, non posso essere definire con dei nomi.
Quel calore all'altezza dello sterno che provi quando pensi a
qualcuno, non ha un nome, è semplicemente una sensazione.
«
Ti voglio bene » gli disse.
Il
panico la assalì non appena il tourbus si fu fermato sul
piazzale dove mesi prima avevano lasciato le loro macchine.
E
così quella era la fine, e lei ne era sicura. Sapeva che le
parole sussurrate di notte non hanno valore quando il sole è
alto in cielo. E a dire la verità non era sicura neanche di
aver sentito bene, tanto alcol aveva in corpo. Però una cosa
la sapeva: qualsiasi cosa fosse successa, sarebbe finita non appena
avessero messo piede sull'asfalto.
Camminò
con passo spedito lungo il corridoio che la conduceva all'esterno,
spinta da Zacky. Davanti a lei c'era Brian.
Sarebbe
stato facile, sì. Si fermò qualche secondo in più
a pensare, prima di scendere. Poi lo fece, un piede e poi l'altro.
L'asfalto. E finisce tutto.
E'
stato bello – pensò.
Davanti
a lei c'era già qualche amico di vecchia data, ne riconosceva
i volti. Qualcuno che era venuto a dare il benvenuto ai ragazzi,
probabilmente.
Salutò
sommariamente i volti conosciuti, poi si imbatté in quella
cascata di capelli biondi che conosceva a memoria. Casey.
Brian
si avvicinò alla sua fidanzata velocemente, e la salutò
con foga, a baci. Emily stette a guardare, senza provare niente.
Aveva imparato bene a cicatrizzare le vecchie ferite prima che
iniziassero a sanguinare di nuovo.
Quando
Brian lasciò respirare Casey, essa si voltò verso di
Emily, e rimase pietrificata per un attimo di troppo.
«
Ciao » le sussurrò.
Brian
osservò la scena quasi impaurito, mentre Emily la guardava
senza avere il coraggio di reagire.
«
Ciao » le rispose Emily, sorridendo.
Con
il tempo tutto passa, e quella ne era la prova. Aveva passato un anno
intero ad aspettare qualcosa che la guarisse dalle ferite, ad
aspettare che qualcuno le dicesse che andava tutto bene. Era stata
sola per un anno, non aveva proferito parola per un anno, era stata
con se stessa per un anno. E quello che aveva imparato era che è
meglio lasciarsi alle spalle gli errori degli altri, e a volte anche
i propri, e perdonare gli sbagli, tutti gli sbagli.
In
quel momento, quando Casey l'aveva salutata, un nodo si era sciolto
nel suo stomaco, e per la prima volta dopo un anno intero, quel
qualcosa che stava aspettando era arrivato, e non faceva più
male.
Brian
la guardò e le sorrise. Anche lui, dal canto suo, aveva capito
qualcosa.
Emily
lo vide avvicinarsi e lo sentì mentre l'abbracciava. Lei
ricambiò la stretta con tutta la forza che aveva in corpo. E
quel contatto, quell'abbraccio, valeva il mondo intero per entrambi.
Capirono
che andava bene così, che dovevano tenersi stretti se volevano
venirne fuori. Che quello, qualsiasi cosa fosse, andava oltre Casey,
oltre la band, oltre uno stupido tour e tutto il resto. Era una cosa
che riguardava solo loro. E che non c'era niente di male a volersi
aggrappare con tutte le forze a qualcuno che ha reso piene le tue
giornate per una vita intera, e volerlo stringere forte e dirgli che
gli vuoi bene.
Il
passato non va dimenticato ma celebrato. Il presente va vissuto e non
lasciato scorrere.
Quella
era la fine, sì. Ma l'inizio di qualcosa di migliore.
Emily
aprì le persiane della sua nuova camera per arieggiare un po'
il locale, e rimase senza fiato quando vide quel panorama che non
ammirava da oltre due mesi. I tramonti ad Huntington Beach erano
sempre i più belli.
Sentì
Jimmy avvolgerla in un abbraccio caldo che sapeva di casa, e una
lacrima di gioia le rigò il volto.
«
Emily, questi te li lascio qui » disse Zacky entrando in
camera.
Appoggiò
delle lenzuola pulite sul letto e le si avvicinò.
«
Non è bellissimo? » gli chiese Emily.
«
Già » rispose Zacky, soffermandosi a guardare quello
spettacolo della natura da sopra le spalle di Emily.
Forse
quello era davvero il conforto che avevano cercato per tutto quel
tempo.
Quelle
vite tormentate che erano diventati, quei relitti, quei pezzi di una
vita mandata in frantumi, forse stavano trovando il coraggio di
riemergere dal fondo.
«
Sai, penso che forse la vita è bella anche adesso »
disse Zacky, ad un tratto.
Emily
si voltò guardandolo negli occhi, e sorrise di una gioia
ritrovata che non le era mai appartenuta davvero per tutto quel
tempo. Sorrise, e lo fece in modo automatico e senza fatica, puntando
le proprie iridi in quelle glaciali di Zacky, che sorrise a sua
volta.
Il
bene che vuoi alle persone alla fine ti salva sempre. Il bene che
vuoi e che ricevi, alla fine di tutto, è l'unica cosa che
conta davvero.
Huntington
Beach era la stessa di sempre. Brian uscì sul pianerottolo
dopo aver disfatto la valigia, seguito a ruota da Casey.
«
Mi sei mancato » disse lei, abbracciandolo da dietro e
appoggiando le labbra sulla sua schiena.
«
Anche tu mi sei mancata. »
Alzò
lo sguardo, e gli si chiuse lo stomaco a vedere quel panorama. Il
sole affogava nel mare all'altezza dell'orizzonte, e sì –
lui ne fu sicuro –, proprio lì da qualche parte tra il
mare e il cielo, nel momento esatto in cui il sole sprofondava nel
blu, c'era Jimmy e i suoi occhi, e c'erano sempre stati, solo che lui
se ne accorgeva solo ora, di come Jimmy avesse vegliato su di loro e
li avesse salvati dal male del mondo.
Si
voltò verso Casey e la abbracciò, guardando un secondo
il cielo e il secondo dopo i suoi occhi.
C'era
un sentore di perfezione in tutto quello. Aveva la sua migliore amica
di nuovo con sé, senza malizia e senza compromessi, aveva una
fidanzata bellissima, e un gruppo fantastico. Ora, però, aveva
anche un angelo che vegliava su di lui dall'alto, e questa certezza
che prima non c'era e adesso invece sì, gli regalava una
sicurezza infinita.
Jimmy,
nella sua vita, gli aveva dato tutto: il cuore, l'anima e la testa.
Quello non era che l'ennesimo regalo. L'ennesimo ma non ultimo
saluto.
Era
un buongiorno, non un arrivederci.
Un
bentornato invece che un addio.
Note:
Siamo quindi giunti alla fine. Devo dire che tutto sommato sono
abbastanza soddisfatta della fanfiction, escludendo la miriade di
difficoltà che ho incontrato.
Ringrazio
tutti quelli che hanno recensito, letto, messo la storia tra le
seguite/preferite.
Fatemi
sapere il vostro parere finale lasciando una recensione, che non fa
mai male e siamo qui per questo. :)
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