CHAPTER
6:
“Beckett”
disse Kate al telefono mentre chiudeva la porta del suo appartamento.
“Ciao
Katie” fu la flebile risposta.
“Oh, ciao papà”
mormorò Kate fermandosi. Non lo sentiva da un mese; la sua
chiamata
nel giorno del Ringraziamento non aveva avuto risposta. Se
l’era
fatto scivolare addosso ed era andata avanti. Lui non era mai stato
particolarmente propenso a richiamare, cosa che aveva reso la sua
chiamata di due settimane dopo assolutamente normale. “Come
stai?”
“Io sto bene
Katie. Tu come stai?”
Kate sospirò
mentalmente e si sfilò la giacca. “Sto bene,
papà. Sono appena
tornata dal lavoro”
“E’ il tuo
giorno libero domani, vero? Dev’essere fantastico per
te”
commentò lui mentre lei si liberava della pistola e la
metteva via,
voltandosi per dare un’occhiata all’appartamento.
Era
totalmente disordinato. Era andata e tornata per tutta la settimana
trovando del tempo libero giusto per vedere Madison e Lanie, senza
preoccuparsi di casa sua. C’era del cibo d’asporto
nella
spazzatura e odorava di tailandese andato a male. Delizioso.
Il
tavolo era ricoperto dalla posta e da vari documenti che aveva
rubacchiato dal Distretto, cercando di mettere insieme i pezzi
dell'omicidio da sola. Ci era arrivata vicino.
“Il mio.. si, è
il mio giorno libero domani” rispose Kate. Camminò
verso la cucina
e tenne premuto il telefono contro l'orecchio con la spalla, in modo
da poter chiudere il sacco della spazzatura. Poi afferrò il
Lysol e
ne spruzzò un po' nell'aria per coprire il fetore,
aspettando che
suo padre parlasse. Non avrebbe preso lei l'iniziativa questa volta.
“Cosa farai di
bello?” chiese lui. Si
erano
ridotti a questo? Piccole conversazioni sul suo giorno libero?
Fantastico. Semplicemente fantastico.
“Io..”. Huh.
Avrebbe fatto bene a dirgli del pattinaggio? Voleva coinvolgerlo
nella propria vita in quel modo? Lui sapeva che lei avesse degli
amici. Sapeva che stava insieme a Will. Ma, con l'alcool, tutti gli
appuntamenti degli Alcolisti Anonimi a cui non era andato, e con
l'essersi presentato sbronzo alla loro ultima cena, lei non era
proprio incline ad aprirsi di nuovo. Non poteva continuare a
prendersi cura di lui, doveva essere lei la bambina qualche volta.
“Vado a
pattinare con degli amici” le disse. Era abbastanza generico.
“Ci sarà anche
Will?”
Kate si sedette
al tavolo e fissò la sedia su cui di solito sedeva Will. Non
riusciva ancora a considerarla solo una sedia qualunque. Aveva
cominciato a dormire di notte però, ed era già
qualcosa.
“Uh, no, non
verrà” disse Kate con calma.
“Va tutto bene
Katie?”. Sembrava preoccupato.
“Io..”. Ma
lui era suo padre, giusto? Era suo padre e poteva dirgli di aver
rotto con il suo ragazzo. Poteva farlo. Non si sarebbe esposta
troppo. “Will e io ci siamo lasciati,
papà”
“Oh Katie. Mi
dispiace tanto, tesoro”
Anche
a lei dispiaceva. “Grazie papà”
“Sei..
vuoi che ti raggiunga? Stai bene?”
Kate
percepì un sorriso sul suo volto, anche se piccolo. Si, era
ancora
suo padre. Era lì, da qualche parte, nascosto sotto l'alcool
e la
depressione. “No papà, sto bene. Grazie
comunque”
“Okay..
beh, fammi sapere se cambi idea..?”
Kate
annuì e giocherellò con il bordo di una bolletta
sul tavolo.
Avrebbe dovuto dedicarsi anche a quelle il giorno seguente, o il
mercoledì. “Lo farò,
papà”
“Devo
andare. Volevo solo controllare che stessi bene, ma io.. sarai fiero
di me Katie. Andrò ad un incontro degli Alcolisti
Anonimi”
“E'
fantastico papà!” rispose lei entusiasta, mentre
nella sua mente
alzava gli occhi al cielo. Lo faceva spesso- dirle fieramente di
voler cavalcare l'onda del successo, per poi cadere una settimana
dopo. “Sono contenta”
“Ho
anche uno sponsor. Non salto un incontro da settimane”
“Sono
fiera di te” gli disse lei. Era ciò che aveva
bisogno di sentire,
e non era importante che lo fosse davvero o meno, no? L'aveva detto
la terapista. Non doveva fare molto, solo.. supportarlo.
“Quindi..
devo andare. Ma sei sicura di stare bene, Katie?”
“Sto
bene papà. Vai all'incontro, passa una buona
serata”
“Okay.
Buonanotte Katie”
“Buonanotte
papà”
Il
telefono si spense e Kate si guardò intorno, cercando di
distogliere
la mente dalla preoccupazione per il padre; aveva bisogno di qualcosa
su cui concentrarsi. La cucina puzzava ancora; il Lysol non era così
efficace. Sospirò e si alzò in piedi,
sgranchendosi la schiena e
mettendo a posto la camicia. Raggiunse la cucina, estrasse il sacco
dell'immondizia dal cestino e si avviò verso la porta. Si
infilò un
paio di ciabatte, afferrò le chiavi e si avviò a
passo veloce lungo
il corridoio fino al condotto della spazzatura, dove lasciò
cadere
il sacco con un sorriso. Ecco fatto, era in grado di
prendersi
cura di sé stessa.
Tornò
al suo appartamento, ignorando la musica che proveniva dalla porta
accanto. Non gliene importava nulla, ma se fosse rimasta troppo a
lungo in corridoio, Gary, che abitava di fronte a lei, sarebbe uscito
e l'avrebbe trascinata in una lunga conversazione su quanto
sconsiderato fosse Jon ad ascoltare musica a così alto
volume. E
quel genere di conversazioni le facevano sempre venire il mal di
testa; quindi aprì la porta dell'appartamento ed
entrò.
Rimase
ferma per un attimo nella sala. La settimana era stata intensa. Le
vacanze stavano per cominciare e, come ogni anno, criminali e
assassini e malcontenti sarebbero comparsi all'improvviso per dare
all'NYPD il regolare bonus natalizio. Kate aveva arrancato tra
fanghiglia e ghiaccio, spazzatura e neve, centri commerciali e
negozi, raccogliendo indizi, cercando testimoni e seguendo piste non
troppo rilevanti. Avevano chiuso due casi, cosa alquanto fantastica.
Montgomery l'aveva personalmente ringraziata per aver notato delle
fibre di abbigliamento in cima alla ringhiera del vicolo,
venerdì.
Li aveva aiutati ad identificare il tipo di giacca che il killer
indossava, e da lì avevano ottenuto una sequenza sul
traffico che
aveva fornito loro l'immagine di parte del volto.
Kate
la considerò quindi una settimana prospera. Anche Jacobs, il
più
freddo del gruppo, che non era molto felice ad averla lì, a
trovare
indizi prima di lui, riuscì a rivolgerle un sorriso. Forse
sarebbe
riuscito a dire qualcosa prima della fine dell'anno. Kate
sbuffò e
tornò in cucina, e aprì il frigo per estrarre la
pasta che aveva
preparato qualche giorno prima. Il giorno in cui Jacob le avesse
detto “buongiorno” era quello in cui i maiali si
sarebbero messi
a volare. Era un grande misogino.
Infilò
il contenitore nel microonde e trovò un bicchiere,
riempiendolo di
succo. Non era decadente e non era salsa di pomodoro fatta in casa,
ma era cibo, e lei doveva pur mangiare ad un certo punto.
Versò
la pasta in una scodella non appena fu pronta e la portò con
sé sul
divano, mettendosi comoda e accendendo la televisione. Avrebbe
mangiato, guardato qualcosa di stupido e leggero, e poi fatto un
bagno. Lanie forse sarebbe stata in città, ma Kate voleva
passare
una serata tranquilla: il giorno seguente sarebbe già stato
sufficientemente intenso.
Guardò
un vecchio episodio di Friends distrattamente.
Pensieri su suo
padre tornavano di soppiatto come ragni in una crepa delle pareti.
Non sarebbe rimasto attaccato al muro come sua madre e Will. Poche
settimane, e forse ce l'avrebbe fatta questa volta. Forse avrebbe
davvero smesso di bere e lei avrebbe riavuto indietro suo padre.
Sospirò e posò la scodella vuota sul tavolino,
rannicchiandosi
sotto la sua coperta. Era una donna cresciuta. Si prendeva cura di
sé
stessa da qualche anno ormai. Non aveva bisogno di
suo padre.
Ma
le mancava. Le mancava chiacchierare con lui durante il brunch della
domenica, aspettando sua madre nel suo ristorante preferito. Le
mancava il modo in cui i suoi occhi si increspavano quando sorrideva.
Oramai sorrideva di rado. E quando lo faceva era un sorriso dovuto
alla sbornia, abbattuto e affondato. Lei era stata in terapia, si era
rimessa in riga, aveva ottenuto un buon lavoro. Perché lui
non
poteva fare lo stesso?
Rimase
lì sdraiata per un'ora intera, lasciando che il suono della
televisione irrompesse nella sua mente mentre metteva il broncio. Non
l'avrebbe negato. Era di cattivo umore. Non si aspettava che la
richiamasse il giorno del Ringraziamento, e il tempo trascorso con
Lanie era stato comunque piacevole. Ma lui era suo padre. Le feste
non sembravano più le stesse, non senza entrambi
i suoi
genitori.
Lo
capiva, davvero. Lei aveva perso sua madre, ma lui aveva perso sua
moglie, l'amore della sua vita, il suo tutto. E
lui non era
forte quanto lei; forse era proprio la parte più dura da
digerire, a
vent'anni non si sarebbe mai aspettata di diventare lei il genitore
di suo padre. La vita non funzionava in quel modo. Ma nemmeno sua
madre sarebbe dovuta essere uccisa, e persone mondane non diventavano
poliziotti.
Kate
scosse la testa e si alzò: era ora di fare un bagno. Aveva
bisogno
di rilassarsi e di uscire da quella depressione, o non avrebbe mai
avuto la forza di gironzolare con Rick e Alexis il giorno seguente.
Sorrise a quel pensiero e poi corrugò la fronte. Come poteva
essere
così facile sorridere al sol pensiero di quella bambina? Friends
era divertente, ma non la faceva sorridere in quel modo.
Ma
questo era esattamente il motivo per cui aveva accettato di farlo-
per essere loro amica; la facevano sorridere. Rick era spassoso e
divertente e.. beh, nemmeno il fatto che fosse bello era poi tanto
male. Kate si strinse nelle spalle. Non cercava quello da
Rick,
no?
Portò
i piatti in cucina e il suo sguardo cadde sulla sedia di Will. No,
non le serviva un ragazzo. E non importava quanto bello, affascinante
e attraente Rick Castle fosse, non era pronta a buttarsi a capofitto
in un'altra relazione, per poi uscirne con il cuore a pezzi.
Sarebbero stati amici. Erano anni che non aveva un amico maschio, e
questo era persino ben equipaggiato con una deliziosa bambina che lo
seguiva passo dopo passo, che era quasi più divertente
dell'uomo
stesso.
In
più, potevano comunque flirtare. Era lecito. Kate
posò i piatti nel
lavandino e poi si voltò per andare in bagno, dove si
sarebbe
rilassata nella vasca, e poi, forse, si sarebbe fatta una bella
dormita. Se ci fosse stato un modo per liberare la mente abbastanza
da farla appisolare, ci avrebbe provato. Ne aveva proprio bisogno.
---
Il
giorno seguente, Kate era in piedi in jeans e reggiseno, con le mani
sui fianchi. Il suo armadio era un mare di dolcevita e maglioni a
maniche lunghe. Andava bene, dato che era inverno, ma avrebbe dovuto
fare sicuramente un bel po' di shopping con l'arrivo della primavera.
Il problema, ora, era avere troppe opzioni. Una maglia con il collo a
V e una sciarpa? Dolcevita e giacca? Cosa era appropriato? Non era un
appuntamento, ma voleva comunque essere carina.
Maddy una
volta le aveva detto che il blu le donava.
Kate
allungò la mano e afferrò un dolcevita blu
cobalto. Lo indossò e
si sedette alla sua toilette da camera per farsi il trucco. Non
troppo pesante- non era un appuntamento- ma almeno
il
fondotinta e il correttore per nascondere le borse sotto gli occhi.
Alla fine non era riuscita a dormire così tanto. Okay. Non
ne aveva
bisogno. Ma non era necessario che R ick e Alexis lo sapessero.
Terminò
legandosi i capelli in una coda di cavallo, un lusso che non si
permetteva molto spesso. Era pericoloso lasciare i capelli sciolti;
qualcuno avrebbe potuto atterrarla facilmente semplicemente
afferrandole la coda. Ma pattinare con i capelli negli occhi era
altrettanto pericoloso, quindi se li legò felicemente.
Osservò il
suo riflesso e fu sorpresa da quanto giovane e quasi libera
sembrasse. Con del trucco leggero, una coda di cavallo e un sorriso,
le sembrava quasi di avere di nuovo vent'anni.
Si
alzò e si allontanò dallo specchio, verso
l'armadio, lontana da
qualsiasi cosa potesse rifletterla. Beh, la maggior parte delle cose,
almeno: i pattini al neon che aveva tolto dal fondo della sua
scarpiera certamente risplendevano alla luce. Kate li
sollevò e si
morse il labbro. Erano fantastici, davvero. Non erano imbarazzanti, o
verdi brillanti, o.. avrebbe davvero incontrato Rick e Alexis con
quelli?
Studiò
i pattini: erano usati ma non malridotti. Erano appariscenti, si, ma
anche forti. Alexis li avrebbe adorati, e Rick.. le avrebbe detto
qualcosa di più su fate e sull'inseguire piccioni, ma lei
sarebbe
uscita vincitrice; anche se l'elemento figlia gli faceva guadagnare
punti.
Kate
lanciò un'occhiata all'orologio e realizzò che
non aveva più
tempo. Lanciò i pattini in una borsa insieme alla sciarpa e
ad un
paio di mezzo-guanti. Poi afferrò le chiavi e il telefono,
indossò
un cappotto pesante nero, e si infilò un paraorecchie di
maglia
grigio. Chiuse a chiave la porta e chiamò l'ascensore,
scendendo
nella sala d'ingresso, con la gamba tremolante e le dita che
tormentavano la manica della giacca. Sarebbe stato
divertente, si
sarebbero divertiti.
Il
vento stava tirando mentre Kate usciva dall'edificio, e sorrise
alzando la testa. New York era bella d'inverno, quando lei non
arrancava
nei vicoli e non si trascinava nella fanghiglia. La città
brillava.
Non puzzava così tanto in inverno e tutti sembravano troppo
felici o
impegnati per preoccuparsi di essere belligeranti. O forse lo pensava
solo perché era il suo giorno libero: i criminali erano fin
troppo
belligeranti durante la normale settimana lavorativa.
Kate
chiamò un taxi ed entrò, non voleva guidare nel
traffico di
mezzogiorno. Diede al tassista l'indirizzo di Rick e poi si
rilassò
contro il sedile, osservando tutto passarle accanto, qualcosa che di
solito non faceva. Era felice di essere senza pensieri, di guardare
fuori dal finestrino fino all'arrivo. Pagò e
saltò fuori dal taxi,
lottando contro il vento per entrare nell'edificio. Era tutto
delizioso, innevato e bello, ma il vento era tremendo.
Nonostante
fosse tutto assai ricco, Kate ammirò quello che la
circondava mentre
entrava nel complesso e nell'ascensore. Erano normali, i Castle, ed
era difficile a volte ricordare che fossero ricchi sfondati, quando
Alexis le parlava dei suoi progetti speciali e Rick raccontava di una
sua vittoria ai videogames in modo concitato. Ma stava davvero per
trascorrere la giornata in compagnia di Richard Castle, scrittore di
bestsellers, e sua figlia. La sua vita era incredibile. Era tutto
ciò
che poteva dire.
Kate
raggiunse il loro piano e camminò verso la porta.
Suonò il
campanello e si sistemò la borsa sulla spalla, ascoltando il
chiacchiericcio dall'altra parte.
“Dai
papà! Sbrigati!” chiamò Alexis.
Kate
scosse la testa e cercò di nascondere un sorriso mentre un
intenzionalmente forte rumore di passi si avvicinava alla porta.
Erano ridicoli.
“Oh
salve, signorina Kate. Come sta oggi?” chiese Rick aprendo la
porta. Indossava un maglione rosso scuro e un paio di jeans, e le
rivolse un sorriso a trentadue denti, mentre Alexis faceva capolino
da dietro i suoi fianchi.
“Bene,
e voi?” chiese, salutando Alexis con la mano.
“Noi
stiamo bene! Ma papà ci ha impiegato un sacco a
prepararsi!”
Kate
ridacchiò e incontrò lo sguardo di Rick.
“Non è vero. Sta
ingigantendo la cosa”
“Ne
dubito” rispose Kate facendo un passo avanti, dopo che lui le
ebbe
fatto segno di entrare.
Alexis
era adorabile. Indossava un piumino viola, dei bei jeans con fiori
ricamati, e un piccolo berretto blu sulla testa. Era l'immagine
dell'infanzia d'inverno.
“Mi
piace il tuo giubbotto, Alexis” le disse Kate, mentre Rick
indossava il suo cappotto e prendeva a sua volta un berretto e
mezzo-guanti.
“Grazie”
sorrise Alexis eccitata “Anche a me piace il tuo!”
Kate
le rivolse un sorriso. “E' solo un cappotto nero”
“E'
un cappotto nero molto attraente” intervenne Rick afferrando
la
loro borsa “Andiamo? E' meglio se arriviamo lì
presto, così la
fila non sarà troppo lunga”
“Fila?”
chiese Kate mentre la facevano uscire velocemente dall'appartamento.
Si muovevano rapidamente, i Castle.
“C'è
sempre la fila a Mars2112” le disse Rick, e Alexis
afferrò la sua
mano.
“Vogliamo
fare il viaggio, giusto papà?”
“Giusto”
annuì lui, premendo il tasto per chiamare l'ascensore.
“Papà..
cosa vuol dire attraente?”
Kate
ridacchiò e guardò Rick, stringendo la mano di
Alexis. “Già,
Rick. Spiegacelo”
Per
un momento lui le lanciò un'occhiataccia. “Era un
complimento.
Attraente vuol dire bello, Alexis”
“Oh”.
Fece di si con la testa. “Pensi che Kate sia bella?”
Kate
spalancò gli occhi e il suo sorriso cadde all'improvviso,
mentre le
porte dell'ascensore si aprivano e loro entravano. Era dolce,
ma
oh, Alexis, non era proprio il momento per una cosa del genere.
“Certo”
rispose Rick tranquillo “Kate è molto
bella”
“Lo
penso anch'io” s'illuminò Alexis.
“Uh..
grazie ragazzi” balbettò Kate. Si muovevano
rapidamente e la
disorientavano, i Castle. “Aspettate”. Il suo
cervello si era
ripreso. “Viaggio?”
“Si”
disse Rick animatamente “Si può fare il viaggio su
uno space
shuttle all'interno del ristorante, è fantastico. Ti
piacerà un
sacco”
Le
porte dell'ascensore si aprirono e Alexis la condusse fuori mentre
seguivano Rick all'ingresso. Tutti li guardavano passare,
sorridendogli. Il portiere sorrise radiosamente mentre uscivano e
Rick si guardò intorno per un attimo. Kate stava ancora
cercando di
capire cosa implicasse un viaggio su uno space shuttle all'interno di
un ristorante e perché mai dovessero farne uno.
Ma
nel frattempo veniva trascinata in un'automobile da città.
Stavano
uscendo con l'automobile da città di Richard Castle. Rimase
lì
impalata a fissarla mentre Alexis saltava dentro.
“Dopo
di te” disse Rick gentilmente, facendole segno di entrare
prima di
lui.
“Io..”
“Non
c'è nessun problema” rispose lui ridendo
“Attireremo meno
l'attenzione in questo modo”
Sbattendo
le palpebre realizzò che lui indossava un paio di occhiali e
un
berretto. La stampa lo
prendeva di mira? Non l'aveva nemmeno
considerato.
“Oh,
beh.. già” balbettò, rivolgendogli un
timido sorriso, e si infilò
dentro dopo Alexis.
“Mi
piace l'automobile da città” le disse Alexis
mentre Kate si sedeva
accanto a lei “E' più comoda del taxi”
“Non
ne ho mai provata una” ammise Kate “La usate
spesso?”
Alexis
annuì: “A papà non piacciono molto i
taxi. Si fermano troppo
spesso, e qualche volta le persone fanno fotografie, o..” si
avvicinò e Kate si abbassò verso di lei
“qualche volta le donne
prendono d'assalto la macchina”
“Sul
serio?” chiese Kate, mentre Rick si infilava dentro a sua
volta.
“Uh-huh.
E' stupido” la informò Alexis.
“Cosa
è stupido?” chiese Rick mentre si allontanavano
dal cordone del
marciapiede e la mente di Kate frullava. Rick Castle era
famoso-davvero famoso.
“Quando
donne strane ti ronzano intorno” rispose Alexis.
Kate
sentì Rick irrigidirsi un attimo accanto a lei. Sedevano
abbastanza
vicini da sfiorarsi le spalle, ma non tanto vicini da essere
schiacciati nella spaziosa ma sorprendentemente sobria automobile da
città.
“Oh,
si tesoro, è stupido”.
“Per
questo mi piace l'automobile, perché non entrano
nell'automobile,
giusto?”
“Giusto
pumpkin”.
Kate
guardò Rick e lo trovò leggermente accigliato.
“E'
una macchina molto bella” disse lei.
Lui
incontrò il suo sguardo. “Già. Fa.. fa
il suo lavoro, no?”
“Sembra
proprio di si. Deduco che non dovremo preoccuparci di manipoli di
donne a questo Mars2112?”
Il
sorriso di lui tornò all'improvviso e le restituì
lo sguardo,
toccandole leggermente la spalla con la sua. “Hai ragione,
Detective Beckett”
Lei
scosse la testa. “Non sono ancora una Detective”
“Ma
lo sarai” disse Alexis confidente.
Kate
abbassò lo sguardo verso di lei. “Grazie per il
sostegno”
Alexis
alzò le spalle. “Non è mica una
sorpresa. Sei brava a notare
molte cose”
Kate
annuì e guardò la città scorrere
accanto a lei mentre Alexis e
Rick si stuzzicavano a vicenda sui diversi tipi di alieni che
vivevano su Marte. Rick optava per alieni blu, mentre Alexis riteneva
che ovviamente fossero verdi. Tutti i Marziani erano verdi, come
Marvin. Kate... Kate non fece altro che sorridere, cos'altro poteva
fare? L'avevano coinvolta e in qualche modo resa parte del loro
strano mondo. Il suo equilibrio era scombussolato e fu un po'
sorpresa di scoprire che erano già arrivati a Times Square
quando la
macchina accostò e Rick saltò fuori, porgendole
la mano.
“Lascia
qui le tue cose, non avrai bisogno della borsa lì
dentro” le
disse. Kate annuì e posò la borsa, lieta che il
suo portafoglio
fosse nella giacca.
Prese
la sua mano e uscì, facendo la stessa cosa con Alexis, che
afferrò
la sua mano felice e la trascinò su per le scale di un
piazzale che
si protendevano verso un alto edificio. C'era un'altra serie di scale
che conduceva in un cortile che Kate non aveva mai visto prima. E
lì,
a fissarla, c'era l'appariscente entrata di Mars2112, decorata con
alieni e navicelle spaziali e luci.
“Benvenuta
al ristorante più bizzarro che tu abbia mai visto”
le disse Rick.
Lei si voltò e lo trovò estremamente
vicino a lei mentre si
fermavano di fronte al ristorante.
“Non
preoccuparti, ti divertirai”
“Ne
sono sicura” rispose lei.
“Su,
dai!” esclamò Alexis, interrompendo il momento.
Avevano avuto un
momento? Kate non lo sapeva con precisione.
Rick,
dal canto suo, non fece alcun accenno alla loro mancanza di spazio
personale, e rimase incollato a loro mentre si mettevano in fila per
il “Viaggio nella navicella spaziale”. C'erano
parecchie famiglie
davanti a loro, con bambini che urlavano, che scavalcavano le
barriere e lottavano. Due ragazzini si stavano praticamente
scazzottando e i loro genitori li ignoravano bellamente.
Kate
abbassò lo sguardo verso Alexis e sorrise. Aspettava
pazientemente,
sembrava felice e ballava lentamente sul posto.
“Non
vedi l'ora?” chiese Kate.
“Già”
rispose Alexis, voltando la testa per guardarla “Ma questa
è la
tua prima
volta”.
“E'
vero” convenne lei “Devo preoccuparmi?”
“E'
un po' rumoroso la prima volta, vero
papà?”
Rick
annuì. “Ma non preoccuparti, ho come l'impressione
che Kate sia un
osso duro”
Kate
sbuffò. “Sul serio? Un osso duro?”
“Oh,
andiamo! Passi l'intera giornata a guardare cadaveri. Sei
temprata”
“Non
sono temprata!” protestò lei mentre avanzavano
nella fila,
osservando un ampio gruppo di circa sedici persone passare attraverso
le grandi porte spaziali sotto l'insegna. Era notevole: sembrava una
vera astronave, e Kate intravide di sfuggita alcune poltrone rosse
come quelle dei cinema all'interno, prima che la porta si chiudesse
con uno sbuffo di fumo.
“Okay,
forse temprata non è il termine giusto. Sei..
stoica”
“Richard
Castle..!”
“Shh!”
la zittirono loro in coro.
Kate
sbatté le palpebre. “Oh, mi.. dispiace?”
Rick
ridacchiò e le mise una mano sulla schiena mentre avanzavano
ancora.
“Non preoccuparti. E' solo che.. beh, non farlo se non vuoi
ritrovarti a Pagina Sei domani come 'la nuova mamma di Alexis
Castle'”.
Alexis
ridacchiò e Kate si irrigidì. “Non
è abbastanza vecchia per
essere la mia mamma!”
“Stai
dicendo che io sono vecchio?” chiese Rick
con finto orrore.
Kate
espirò. Era solo per dire, non significava nulla.
Non sarebbe
finita a Pagina Sei, giusto?
“Si,
papà” rispose Alexis.
“Hai
sentito?! Mia figlia ha detto che sono vecchio” si
lamentò Rick.
Giusto,
Rick e Alexis erano ancora lì. Non stavano avendo un attacco
di
panico, e lei doveva essere presente, non preoccuparsi della stampa.
“Beh”. Lei rimase un secondo in silenzio
“Tu.. sei più vecchio
di me”
“Di
quanto, sei anni?” chiese Rick indignato.
“Non
lo so. Quanti anni hai?” replicò Kate con aria
innocente.
Lui
strinse gli occhi. “Lo sai già, non è
vero?”
Lei
non leggeva la sua biografia tutte le volte che comprava un libro.
Era assurdo. Non lo faceva. Okay, invece lo faceva eccome, ma non era
necessario che lui lo sapesse. “Non
so per quale motivo tu possa sospettarlo”
Lui
la guardò per un attimo e aprì la bocca per
rispondere, ma un
grande alieno era appena uscito dalla porta, circondato da fumo, e
stava facendo loro segno di entrare.
“Vieni
Kate! Dobbiamo sederci davanti!” disse Alexis velocemente,
trascinandola verso la prima fila di quel piccolo teatro. Si sedette
e Kate prese posto accanto a lei in una delle poltrone rosse.
Si
muovevano- realizzò mentre si legava la cintura.
“Perché mi sto
legando la cintura?” chiese, aiutando Alexis ad allacciare la
sua
“Che viaggio sarebbe questo?”
“E
rovinarti la sorpresa?” sorrise Rick alla sua sinistra
“Nemmeno
per sogno”
“Alexis?”
chiese Kate.
“No
no. Sono d'accordo con papà. Devi aspettare”.
Kate
sbuffò e guardò la parete di fronte, su cui vi
era uno schermo
gigantesco. Pareva una sorta di incrocio tra un cinema privato e la
piattaforma di carico di una reale astronave. Era del colore della
latta e i muri avevano travi trasversali e finte saette; le poltrone
si trovavano su una sorta di piattaforma. Si sarebbe mossa e li
avrebbe sbattuti di qua e di là, giusto?
“Cittadini
del pianeta Terra!”. Una voce rimbombò attraverso
un altoparlante,
e le porte si chiusero. “Vi diamo il benvenuto al vostro
viaggio su
Marte. Vi suggeriamo di reggervi forte, a volte l'atterraggio
può
essere un po'.. bump.. bump..”. Ci fu
un'interferenza e la
voce all'improvviso non si udì più.
“Si
parte!” sussurrò Rick, mentre il pavimento sotto
di loro
cominciava a tremare.
Le
luci si spensero e lo schermo di fronte a loro si illuminò,
rivelando un'immagine del pianeta Marte che si stava avvicinando
sempre di più ad ogni secondo. Il pavimento
iniziò a muoversi più
violentemente, e la sedia di Kate si muoveva a destra e a manca;
l'immagine divenne più luminosa finché pareva che
fossero diventati
una sfera di fuoco in procinto di precipitare sul suolo.
“Per
favore rimanete calmi. Stiamo per schiantarci! Stringetevi ai vostri
cari e attenti alle creature!”
Kate
rise e si strinse ad Alexis e Rick mentre venivano sballottati qua e
là e sobbalzavano; le luci lampeggiarono e del fumo
penetrò dai
condotti agli angoli del soffitto. Dopo un minuto di rumoroso
rovesciamento, la piattaforma si fermò e le luci si accesero
lentamente.
Kate
guardò Alexis, che stava sorridendo, e poi Rick, il quale
-fu
sorpresa di scoprire- le teneva la mano. Oh, lei
l'aveva
afferrata. La mano di lui era grande sotto la sua, e stava
sorridendo.
“Ti
è piaciuto?”
“E'
stato fantastico” rise Kate. Tutto il suo disagio e le sue
preoccupazioni erano state spazzate via. Chi sapeva che esistesse
un posto del genere? E che modo bizzarro di entrare in un ristorante.
Alexis
si era tolta la cintura e aveva allungato la mano verso di lei prima
che Kate potesse riprendersi dalla sorpresa; si alzò,
tirando Rick
dietro di sé, mentre le porte si aprivano dalla parte
opposta del
piccolo teatro. Seguì Alexis di fuori e si trovarono
all'entrata di
un'enorme stanza.
Sembrava
Marte, davvero. Kate boccheggiò guardandosi intorno,
osservando i
grandi muri di “pietra”, luci verdi e viola molto
bizzarre che
illuminavano da alcune lampade 'spaziali' messe casualmente sul
pavimento, e separé dalla forma di affioramenti di rocce.
Fedeli al
resto, degli alieni camminavano tra i tavoli portando vassoi di cibo
servito su dischi spaziali, e i bambini correvano ovunque con bambole
aliene e elmetti spaziali.
“Cosa
ne pensi?” chiese Rick, e Kate percepì il suo
respiro caldo contro
il suo orecchio mentre lui si inciampava e finiva contro la sua
schiena, spinto dai bambini urlanti che avevano avuto davanti a loro.
“Quei
bambini sono maleducati” disse piano Alexis aspettando in
fila per
la cameriera.
“La
pagheranno, gli alieni mangiano i bambini come loro” le disse
Rick.
Alexis
rise e Kate si unì a lei. “Tutto questo
è surreale”
“Vero?
Ti domandi cosa hai fatto per perderti una cosa simile da
bambino”
sorrise lui.
“Intendi
nell'età della pietra?” scherzò lei.
Lui
la guardò torvo. “Ti rimane una sola vecchia
battuta oggi. Tienila
per quando andremo a pattinare”
“Perché?
Sai già che cascherai per terra?”
“Si”
rispose lui tranquillo “Ma prima mi riempirò lo
stomaco. Chiedi un
séparé tesoro”
Alexis
guardò la direttrice di sala con i suoi occhioni dolci e un
piccolo
ammaliante sorriso. “Potremmo per favore avere un
séparé per tre
persone?”
La
donna la guardò, chiaramente scioccata dalla calma, raccolta
e
gentile richiesta. “Certamente” sorrise
“Emily, puoi fare
strada a questa perfetta famiglia verso il séparé
nell'angolo? E
accertarti che Andrew li serva?”
Rick
ridacchiò, mentre la giovane cameriera bionda prendeva tre
menu e li
conduceva in fondo al ristorante, chiacchierando con Alexis riguardo
al suo 'viaggio' su Marte, con Rick e Kate che le seguivano.
“Penserai
che mi debba servire del mio nome, ma no: tutto quello che la bambina
deve fare è dire 'per favore' e otteniamo tutto. E'
strabiliante”.
“Beh,
lei è deliziosa. E la gente farebbe qualunque cosa per un
sorriso, a
New York” concordò Kate. Era adorabile-
abbastanza adorabile da
non averle fatto registrare il commento sulla famiglia.
“Ecco
a voi” disse loro Emily facendoli sedere attorno ad un grande
tavolo rotondo. “Andrew sarà da voi tra un minuto,
ed eccovi i
vostri menu”. Diede a ciascuno un largo e coloratissimo menu,
mentre Kate si infilava dopo Alexis, Rick in coda dietro di loro.
“Divertitevi”
“Grazie
Emily!” rispose Alexis.
La
cameriera sorrise e si allontanò, sussurrando qualcosa ad
una
collega e recandosi al piano principale. Entrambe guardarono indietro
verso il loro tavolo e Kate trattenne un sorriso mentre apriva il
grande menu. E tutto era in tema Marte- era scioccata.
Ridacchiò
leggendo le varie descrizioni del “Mars burger” e
delle “Martian
fries” con piante spaziali -lattuga-, e sangue dei
viaggiatori
-ketchup-. Sembrava fantastico.
“Gli
hamburgers sono buoni?”
Rick
incontrò il suo sguardo. “Alcuni dei migliori che
io conosca”
“Allora
per me va bene” sorrise Kate chiudendo il menu
“Cosa prendi
Alexis?”
“Martian
tenders” rispose lei “Hanno la forma di alieni e ti
portano anche
sangue dei viaggiatori e budella aliene”
“Mostarda”
spiegò Rick.
“E
non pensi sia disgustoso?” le chiese Kate.
“Disgustoso?”
biascicò lei “E' fantastico!”
Kate
rise. Temeraria e incredibile, ecco cosa era Alexis. Lei era
fantastica. “Batti il cinque” disse Kate allungando
una mano
verso di lei.
Alexis
la batté con gusto e le sorrise radiosa. “Quindi,
ti piace?”
“E'
grandioso” rispose onesta “E' divertente e strano e
semplicemente
così.. marziano”
“Alexis
era completamente disperata la prima volta che siamo venuti”
le
disse Rick.
“Papà!”
“E'
vero! Si nascondeva nella mia spalla”
“Avevo
tre anni, papà” sbuffò Alexis
“E c'era tanto rumore”
Rick
scoppiò a ridere. “Non ti sto prendendo in giro pumpkin”
“Si
invece”
“No”
“Si!”
lo incenerì lei con lo sguardo.
“Ragazzi”
li zittì Kate mentre un giovane con la faccia ricoperta di
brufoli
si avvicinava.
“Benvenuti
a Mars2112” disse gioviale. Era vestito con un'uniforme da
Capitano
e rivolse loro un largo sorriso, mostrando tutti i denti. “Il
mio
nome è Colonnello Andrew Carter, e sono qui per prendere le
vostre
ordinazioni in questo piacevole giorno marziano. Cosa posso portarvi
per rinfrescarvi?”
Rick
e Kate guardarono Alexis, che sorrise timidamente al ragazzo alto ed
allampanato. “Posso avere uno Starship Shake per
favore?”
“Ma
certamente, bella umana!” rispose lui “E per voi
due?”
“Per
me una Diet Coke, grazie” disse Kate.
“E
per me una Coca Cola Float” aggiunse Rick
“Bell'uniforme”
“Grazie”
sorrise il ragazzo “Ho appena ricevuto una
promozione”. Si voltò
verso Alexis “Ora faccio volare l'astronave”
Alexis
ridacchiò e Andrew estrasse un blocco appunti,
scribacchiando le
loro ordinazioni. “Siete pronti a darmi le vostre coordinate
di
sustentamento?”
“Posso
avere dei Martian Tenders per favore?” chiese Alexis.
“Ma
certo!”
“Io
prendo il Mars burger con patatine fritte, per favore, mediamente al
sangue” disse Kate quando il ragazzo si voltò
verso di lei.
“Per
me lo stesso, ma al sangue” aggiunse Rick.
“Saranno
da voi alla velocità della luce!” disse loro
Andrew “Beh, magari
a quella del suono. La velocità della luce è fin
troppo”
“E'
perfetto” rispose Rick.
“In
cucina!”. E il ragazzo corse via, un braccio teso davanti a
lui ad
imitazione di Superman.
“E'
divertente” annunciò Alexis una volta che si fu
allontanato “E
buffo. Non può davvero far volare
un'astronave”
“Tu
e la tua realtà” sospirò Rick
“Non mi permette mai di stare al
gioco!”, disse a Kate con un lamento.
“Beh,
perché lei è quella ragionevole. Non è
vero, Alexis?”
“Già!”
“Non
mi piace questa cosa di voi che fate comunella”
replicò Rick
“Quindi vi sfido a disegno”
“A
disegno?” chiese Kate, realizzando solo in quel momento che
la loro
tovaglia era fatta di carta e c'era una scatola di pastelli in centro
al tavolo. Alexis aveva già allungato le mani, e Kate la
tirò verso
di loro cosicché potesse prenderla.
“Il
primo che disegna la navicella più impressionante sceglie il
dessert
per tutti”
“Ci
sto” replicò Alexis “Tu ci stai,
Kate?”
Kate
spostò lo sguardo dall'uno all'altra; due paia di occhi
azzurri la
guardavano a loro volta, con un'espressione di sfida. “Oh, ci
sto”.
Ciascuno
di loro scelse un pastello. Spinsero i loro menu dall'altro lato del
tavolo -il grande cameriere li aveva dimenticati- e si misero dritti,
pronti a disegnare.
“Ai
vostri posti, pronti, disegnate finché arriva il
cibo!” annunciò
Rick.
Poi
ci fu una gran frenesia nel disegnare. Kate non riusciva a ricordare
l'ultima volta che aveva colorato qualcosa in un ristorante. Cavolo,
non riusciva a ricordare l'ultima volta che avesse fatto altro dallo
scrivere su un blocco degli indizi. Si trovò a ripensare al
suo
disegno originario qualche minuto dopo però, quando diede
un'occhiata alla sua sinistra e vide che Rick aveva già
disegnato
un'astronave e stava ora abbozzando una seconda navicella. Alexis,
alla sua destra, era ancora intenta a fare la sua astronave, ma aveva
otto ali e dettagliatissime leve e ombreggiature. Il modello di Kate,
triangolare e a due ali, sembrava proprio triste in confronto a
quello.
“Non
fermarti Kate” la incitò Alexis “Abbiamo
almeno altri cinque
minuti. Forse riesci a disegnare una pista di atterraggio”
Kate
le sorrise e tornò al suo disegno. Non avrebbe vinto, ma
tutto ciò
era stranamente divertente. Disegnarono e sospirarono e alzarono le
loro teste finché Andrew riapparve.
“Gara
di disegno?” chiese, tenendo facilmente in equilibrio i loro
piatti, un alieno dietro di lui con un cestino di fette di pane a
forma di astronave.
“Si”
rispose Rick guardandolo “Vuoi essere il giudice?
Così è
imparziale”
Andrew
alzò le spalle e posò tutti i piatti dall'altro
lato del tavolo;
poi si sporse in avanti. “Quello rosso. Sicuramente quello
rosso”
“Ha!”
esclamò Alexis, alzando un pugno in aria.
“Anche
se, devo dire signore, il vostro è abbastanza
intricato” riconobbe
Andrew, dando un'occhiata alla foresta di navicelle e aeroplani e
macchine volanti disegnata da Rick. “Il suo potrebbe essere
più
realistico, però” aggiunse Andrew rivolto a Kate
“Sembra la più
aerodinamica”
Quella
di Kate -pensò lei- sembrava più funzionale.
“Ma Alexis vince
comunque”
“Oh,
si, decisamente. Pronta per il cibo, vincitrice?”
Alexis
annuì, sorridendo, e ridacchiò quando Andrew
simulò i rumori di un
atterraggio e le passò il piatto. Rick e Kate non ottennero
lo
stesso trattamento, e Kate era divertita notando che Rick era un po'
imbronciato. Andrew si lasciò con un inchino e Kate si
voltò verso il suo piatto, meravigliata dall'enorme
dimensione.
“Una
persona non può mangiare così tanto”
disse. Alexis e Kate la
guardarono increduli, ed entrambi sollevarono un pezzo di cibo verso
le loro bocche. “Okay, mi correggo” concesse lei
ridendo; Rick le
fece un cenno di approvazione e Alexis mormorò
“Già” mentre
mangiava un alieno di pollo.
Alla
fine si era rivelato quasi troppo, ma decisamente troppo buono da
lasciare indietro. Kate mangiò l'intero hamburger (il quale,
nonostante il nome marziano, era normale e completamente delizioso) e
le patatine fritte, e aveva anche abbastanza spazio per uno di quei
Sundaes che Alexis aveva reclamato come premio per la sua vittoria.
Mangiò
tutto con gusto. Il fatto che sarebbero andati a pattinare e che
avrebbe potuto smaltirlo non faceva parte dei suoi piani, nemmeno un
po'. Alla fine del pasto Rick non le permise di dividere il conto, o
contribuire, o pagare nulla. Lei lo pregò, lo
pregò, ma lui
rifiutò.
“Pago
io l'entrata alla pista di pattinaggio allora” gli disse
quando lui
le condusse fuori dal ristorante con una mano sulla schiena di lei,
salutando Andrew, Alexis sgusciando davanti a loro.
“Kate,
siamo stati noi a convincerti a uscire” mormorò
lui, e Alexis si
guardò intorno mentre percorrevano la piattaforma di carico
che
portava all'uscita del ristorante. “Non dovresti
pagare”
“Ma
io voglio farlo. Metà e metà. Tu hai pagato il
pranzo, io il
pattinaggio. Niente discussioni”
Si
guardarono intensamente finché lui annuì.
“La prossima volta pago
io, però” brontolò, mentre Alexis li
incitava ad 'andare più
veloce'.
Kate
alzò distrattamente le spalle e si fece condurre su per le
scale e
di nuovo nell'automobile.
La
prossima volta- apparentemente ci sarebbe stata una prossima volta.
Si
infilò vicino ad Alexis, Rick dopo di lei.
“Sembra
che non andiamo a pattinare da una vita” disse Alexis mentre
si
immettevano nel traffico.
“Da
due sole settimane tesoro” rise Rick rovistando nella sua
borsa
“Aha!”
Estrasse
un secondo paio di occhiali da sole e li passò a Kate.
“Uh..
grazie?” rispose lei, rigirandoli tra le mani. Erano
bellissimi-
grandi e stilosi e certamente nascondevano buona parte del viso.
“Perché?”
Rick
si stava rimettendo il berretto e infilando i suoi occhiali.
“Anonimato. Alexis non ne ha bisogno, perché
è adorabile, ma tu
potresti averne bisogno in caso qualcuno ci notasse”
“Oh”
“Provali
Kate!” ridacchiò Alexis.
Kate
obbedì in modo quasi assente e infilò gli
occhiali sul volto,
voltandosi verso Alexis. “Come mi stanno?”
“Benissimo”
le sorrise lei radiosa “Sembri una star del cinema!”
“Davvero?”
rise Kate. Si voltò verso Rick. “E lei che ne
dice, signore?”
“Sono
d'accordo con lei. Sembri Audrey Hepburn, solo con un
paraorecchie”.
Kate
arrossì. “Grazie”. Vide il suo riflesso
negli occhiali di Rick e
doveva ammetterlo: non era affatto male. E, se fossero serviti a
tenerla lontano dalla Pagina Sei, li avrebbe indossati. Avrebbe
indossato una rete se fosse stato necessario.
La
macchina si arrestò e Rick si abbassò, afferrando
entrambe le loro
borse.
“Posso
portarla..” protestò Kate.
“Segui
la bambina in viola saltellante e lasciami fare il galante”
rispose
lui.
“Non
so se trovo la tua galanteria affascinante o irritante” gli
disse
lei uscendo dopo Alexis e prendendola per mano.
“Trovala
affascinante, così risparmierà dolore ad
entrambi” ghignò lui.
“Ora sbrighiamoci. Abbiamo un'altra fila da fare”.
Camminarono
verso Madison Square Garden e si misero in fila. Kate si
guardò
intorno, verso i giganteschi alberi e le luci scintillanti, e
percepì
una fitta. Era venuta lì con sua madre qualche settimana
prima
che.. e avevano pattinato, e lei era caduta dritta sul sedere
facendosi tanto male da rimanere seduta su un cuscino per una
settimana intera. Poteva ancora sentire sua madre ridere ma provare ad
essere gentile mentre cercava di riaccompagnarla al taxi che
avevano preso per tornare all'appartamento invece di camminare.
“Va
tutto bene?” chiese Rick a bassa voce. Alexis era troppo
presa a
guardare una coppia fare acrobazie sul ghiaccio per notare quanto
Kate fosse diventata silenziosa.
“Oh,
si” rispose lei, scuotendo leggermente la testa
“Solo.. ricordi”
“Belli,
brutti?” chiese lui con dolcezza, prendendola per mano.
Le
sembrò un gesto così naturale che lei gli strinse
la mano in segno
di ringraziamento. “Entrambi” sussurrò.
“Mi
dispiace”
Lei
incontrò il suo sguardo. O meglio, occhiali da sole
incontrarono
occhiali da sole. “Non fa niente. Ci sono già
tornata prima di
oggi. Non è.. non è così
terribile”
“Potremmo
fare qualcos'altro” suggerì lui.
Alexis
la tirò per l'altra mano. “Hai visto?!”
chiese meravigliata.
Kate lanciò un'occhiata alla pista e vide l'uomo sollevare
la sua
partner sopra la testa e farla girare, la donna sicura e allo stesso
tempo fluida tra le sue braccia.
“E
perdermi questo?” disse rivolta a Rick, annuendo ad Alexis
che
saltellava accanto a loro. “Nemmeno per idea”
Lui
sorrise. “Andiamo allora”. La fila si mosse ed
entrarono
nell'area di attesa. “Dai Alexis, cerchiamo una panchina e
mettiti
i pattini”
Kate
li seguì e si sedette accanto ad Alexis, mentre Rick si
inginocchiava ed estraeva i suoi pattini. Alexis si tolse gli stivali
e allungò un piede verso Rick, dimenando le dita davanti
alla sua
faccia.
“Non
voglio annusare i suoi piedi, Lexi” rise lui afferrandole un
piede
e tenendolo fermo “Sono puzzolenti”.
“Non
è vero!” replicò Alexis “I
tuoi lo sono!”
Kate
rise e si tolse i suoi stivali, esitando per un momento. Stava
davvero per tirar fuori i suoi pattini al neon, non è vero?
Ma poi
Rick fece il verso di una renna e Alexis rise e rise. Improvvisamente
non le importò molto. Se li allacciò e si
voltò verso di loro,
trovando Rick che le fissava i piedi, fermo a metà dei suoi,
mentre
Alexis si muoveva avanti e indietro.
“C'è
qualche problema?” chiese Kate tranquillamente, infilando gli
stivali nella borsa.
“No..
nessun problema” rispose lui guardandola negli occhi
“I tuoi
pattini sono luminosi”
“E?”
Lui
alzò le spalle. “E niente”.
“Andiamo,
Alexis” disse Kate, allungando una mano verso la bambina
“Mettiamo
questi in un armadietto e paghiamo mentre il tuo lento padre finisce
di mettersi i pattini”
“Ho
quasi finito!” protestò lui, e Alexis
saltò su afferrando la mano
di Kate.
“Chi
dorme non piglia pesci Rick” rispose lei mentre barcollavano
“Tuo
padre è ridicolo”
“Non
dirlo a me” annuì Alexis saggiamente.
Kate
rise e inserì alcune monete dentro un armadietto, rimosse la
chiave
e infilò dentro le loro cose, mettendo la chiave in tasca.
Camminarono verso la cassa e Kate comprò tre biglietti.
Poteva
permetterselo, era a malapena una spesa.
La
campanella suonò e l'ultimo gruppo iniziò a
sfilare sul ghiaccio
mentre loro stavano in piedi accanto all'ingresso. Kate non riusciva
a vedere Rick nella folla che si avvicinava, e Alexis stava quasi per
cadere in avanti, cercando di entrare in anticipo.
“Potrebbe
per favore tenere questo per l'uomo alto con un berretto bianco,
grossi occhiali da sole e un cappotto nero?” chiese
all'addetto con
un sorriso.
Il
giovane annuì prontamente. “Sicuro”.
“Grazie
mille”. Sembrava che gli avesse rallegrato la giornata. Forse
essere carini non era un'arma che solo Alexis poteva sfoderare,
dopotutto.
Quando
la campanella suonò di nuovo, fu trascinata sul ghiaccio.
Entrambe
furono scosse per un attimo cercando di trovare l'equilibrio, ma
presto Alexis stava tirando Kate con sé.
“Sei
molto brava Alexis” notò Kate vedendo la bambina
pattinare accanto
a lei con facilità. “Sei molto fluida per una
bambina della tua
età”
“Pattino
da una vita” sorrise Alexis “Mi piace tantissimo. A
te?”
Kate
sorrise. “Anche a me. Di solito lo facevo.. venivamo qui
spesso
quando ero piccola”
“Davvero?”
“Si”.
Kate intravide Rick inciamparsi nel venire verso di loro“E
mio
padre barcollava proprio come il tuo” rise lei mentre lui le
raggiungeva, sbuffando, le guance dipinte di rosa dal freddo.
“Avreste
potuto aspettarmi” disse loro afferrando l'altra mano di
Alexis
“Ero circa sette persone dietro di voi. Grazie per avere
affascinato l'addetto per me”
“Di
nulla” ridacchiò Kate.
“Ce
la fai a starle dietro?” chiese alzando il mento. Kate
annuì, ed
insieme sollevarono Alexis, facendola poi scendere; squittiva dal
divertimento.
“Beh,
starle dietro è una parola grossa” rispose Kate,
sorridendo ad Alexis “Diciamo che lei mi sta
trascinando”
“E
non sto nemmeno andando veloce!” disse tutta eccitata
“Vuoi
vedermi andare veloce?”
“Sicuro?”
chiese Kate.
“Okay.
Torno subito!” esclamò lei. Poi le
lasciò andare prontamente la
mano e sgusciò via, facendosi strada tra la folla con
un'accuratezza
che era insieme notevole e un po' agghiacciante.
“Spaventoso,
eh?” chiese Rick pattinando verso di lei in modo che fossero
fianco
a fianco.
“Si”
concordò Kate “Le hai insegnato tu?”
Lui
annuì. “Mia madre non deve pattinare se vuole
salvarsi la vita, e
sua madre.. beh, diciamo solo che ho del materiale
compromettente se mai ne avrò bisogno”
Kate
rise. “Sembri abbastanza bravo, una volta preso
l'equilibrio”
“Anche
tu, Lanterna Verde”
“Sul
serio?” commento lei sarcastica, e vide Alexis raggiungerli
da
dietro “Tra tutti i supereroi, devi proprio scegliere
quello?”
“I
tuoi pattini sono verdi al neon, Kate”
ghignò lui, tendendo
una mano per afferrare quella che Alexis aveva allungato alla sua
sinistra. Prese velocemente la mano di Kate quando la spinta di
Alexis lo trascinò in avanti, tirando Kate dietro di
sé.
“Preferisci che ti chiami Strega Cattiva?”
“Preferirei
che tu non prendessi in giro i miei bellissimi pattini” disse
lei
tirando su col naso.
“Io
penso siano proprio forti” le disse Alexis.
“E
io penso che tu sia velocissima” rispose Kate.
“Mi
piace andare veloce” spiegò lei con un sorriso
radioso “Posso
continuare ad andare papà?”
“Certo
pumpkin” disse lui “Ma fatti
vedere, okay?”
“Okay!”.
Ed era sgusciata via di nuovo.
“Qualche
volta pattina con me, ma di solito le piace volar via” disse
lui
mentre facevano un altro giro della pista, ancora mano nella mano.
“E'
magnifica” rispose Kate guardando quella piccola scia di
rosso che
spuntava in mezzo alla folla zigzagando qua e là.
“Già”
sorrise lui. Poi finì contro di lei quando un'orda di
bambini gli
sfrecciò accanto. Kate afferrò il suo braccio per
reggersi e
traballarono per un attimo, finché non trovarono nuovamente
l'equilibrio.
Rick
la prese sottobraccio. “Così non ci
separiamo” disse.
“Come
vuoi tu” rispose Kate. Il suo corpo era caldo e forte accanto
a
lei, ed era.. era bello.
“Allora,
venivi qui da bambina?” chiese.
“Ogni
domenica” rispose lei.
“Ti
sarai divertita un mondo”
Lei
annuì e si strinse leggermente a lui mentre una coppia
passava
accanto a loro. “Ai miei genitori piaceva tanto. E, beh.. io
ero un
po' come Alexis”
“Ti
ci vedo a saettare in giro in quel modo”
Kate
rise. “Ho fatto prendere un bello spavento ai miei
più volte”
“Precipitata
e distrutta huh?”
“Oh,
si” ridacchiò lei. Non aveva bisogno di dirgli che
la sua ultima
grande caduta risaliva a quando lei aveva diciannove anni.
“Ma
pensavano fosse divertente”
“Tu..”
si interruppe lui.
“Cosa?”
chiese lei.
“Vedi
spesso tuo padre?” domandò lui guardandola.
Kate
trattenne il respiro. “Oh”.
“Non
sei obbligata a rispondere” aggiunse in fretta
“Solo.. okay,
dimentica tutto. Scusami”
“No,
no”. Lei strinse il suo gomito. Poteva farle bene condividere
quelle cose con qualcuno, specialmente alla luce della conversazione
che lei e suo padre avevano avuto la sera prima. E Rick.. c'era
qualcosa di così confortante in lui, in un modo nel quale
nemmeno
Will lo era stato. E non era una cosa romantica, era solo.. che cosa
aveva quell'uomo da renderla propensa a parlare?
“Lui..
ha preso male la morte di mia madre. E noi.. non è
più stato lo
stesso”
“Mi
dispiace”
Lei
annuì. “Anche a me. Ma sai, le persone ritornano,
giusto? Ne
uscirà prima o poi”
“Ne
sono sicuro” le disse Rick “Se è forte
almeno la metà di quanto
sembri esserlo tu, allora ne sono certo”
Lei
lo guardò. “Sei affascinante, non è
vero?”
Lui
sorrise. “Stai pensando di prendermi, non è
così?”
“Oh,
vedrai quando ti prenderò, Richard Castle” disse
lei a bassa voce.
Improvvisamente era diventato troppo. Poi intravide Alexis sfrecciare
accanto a loro. “Ma prima, sarai tu a dovermi prendere,
vecchiaccio!”. Lasciò il suo braccio e
saettò accanto alla figlia
di lui, sentendolo ridere dietro di lei.
Piccoli
passi. Avrebbero fatto piccoli passi. E, non appena lui la
afferrò
per la vita e insieme caddero per terra in un intreccio di braccia e
gambe, con Alexis che ridacchiava sopra di loro, Kate capì
che
forse, solo forse, poteva farcela a piccoli passi.
--Note dell'autore
(FanficwriterGHC)---
Link della storia in lingua originale:
http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/
Questo autore
è straniero e a gestire questo account è la
persona che traduce le sue storie.
L'indirizzo email della traduttrice è sara.bresciani@aol.com
Se vuoi
pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo
permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa
(nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti
fornirò la password per accedere a questo account
--Note della traduttrice (SaraIzzie)---
Come promesso, ecco il nuovo capitolo. Finalmente ce l'ho fatta,
nonostante tutti gli impegni! Farò del mio meglio per
postare in fretta il successivo! ;)
Buona domenica a tutti!
Sara
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