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YLSM - Cap 2
Per
Elena, Caroline e Bonnie era arrivato il momento di iniziare
l'università. Erano sia eccitate che intimorite per questo,
soprattutto quest’ultima, mentre le due vampire non ci davano
molto peso: avrebbero dovuto rifare tutto questo all'infinito.
Damon
e Stefan le avevano accompagnate fino al parcheggio, poi avevano deciso
di fare un giro per l'ateneo per controllare la situazione. Sapevano
che si sarebbero difese benissimo da sole, ma il loro bisogno di
proteggere Elena e le sue amiche era più forte di qualsiasi
altra cosa. Dopo essersi accertati che fosse tutto regolare, se ne
tornarono a casa: Damon infatti avrebbe iniziato una settimana dopo
perché le aule di medicina erano ancora in ristrutturazione.
Le
tre ragazze si recarono nell'aula dove si sarebbe svolta la loro prima
lezione, e iniziarono a cercare tre posti vicini. Dopotutto avevano
scelto di andare nella stessa facoltà della stessa
università proprio per stare sempre insieme! I posti liberi
erano ormai pochi, ma ne trovarono tre vicini nella quinta fila,
accanto ad una ragazza castana con dei grandi occhi verdi.
«Scusa,
questi posti sono occupati?» le chiese cortesemente Elena.
«No
no, sono liberi!» rispose timida la ragazza. Non sembrava
molto a suo agio.
Elena
si accomodò nel posto accanto alla ragazza, seguita dalle
altre che si sedettero nei due posti successivi.
«Comunque
piacere, mi chiamo Elena, e loro sono Caroline e Bonnie.»
esordì, indicando poi le due amiche al suo fianco che fecero
un cenno di saluto rivolto alla ragazza castana.
«Piacere
mio, mi chiamo Alyssa.» rispose con uno strano accento la
ragazza, che sembrava non saper cosa fare. Per sua fortuna
arrivò il docente in aula e iniziò a fare
l'appello.
Quando
arrivò a “Ferrari” Alyssa rispose con un
sonoro «Presente!» e Caroline si voltò a
guardarla sorpresa: «Ferrari?! Come le auto?» le
chiese sottovoce.
La
ragazza annuì. Intanto il docente era arrivato a
“Forbes”.
«Quindi
non sei Americana suppongo…» continuò
il discorso la bionda, non curandosi del docente che l'aveva chiamata
all'appello.
«No,
vengo dall'Italia.» le rispose l’altra, mentre
Bonnie tirava una gomitata a Caroline per avvertirla della situazione.
«Per
l'ultima volta: Forbes?» urlò il docente, serio
come da quando era entrato nell'aula ma visibilmente spazientito.
«Presente!»
rispose imbarazzata lei, dopo essersi accorta della situazione in cui
si era cacciata. Non rispondere all'appello per distrazione il primo
giorno dell'università non ha mai fatto fare una buona prima
impressione a nessuno.
«Forse
è meglio se non pensi ad automobili o paesi lontani mentre
sei qui, Care…» la richiamò Bonnie e
ridacchiarono sommessamente tutte e tre. L'avevano cominciata proprio
bene l'università!
Il
primo giorno di università passò in fretta, e
così anche gli altri di quella settimana. In aula si
concedettero poche chiacchiere dopo la figuraccia di Caroline, ma
strinsero amicizia con Alyssa, tanto che ormai alla fine delle lezioni
uscivano dall'ateneo sempre insieme. A parte un po' di timidezza
all'inizio, le tre avevano scoperto che quella ragazza era simpatica e
gentile.
«Hey
Alyssa, tu che fai durante questo weekend? Se non hai impegni mi
chiedevo se ti va di venire da noi: studiamo un po' e poi passiamo il
resto del pomeriggio a svagarci. Troveremo sicuramente qualcosa di
divertente da fare!» le chiese Elena, all'uscita dell'ultima
lezione della settimana.
«Beh,
non credo di avere impegni, quindi…perché
no?» rispose l’altra con un gran sorriso.
«Ok,
fantastico! Allora facciamo alle 15! Noi abitiamo in Bennett Memorial
Road, 5.» disse la vampira mora, e quando la ragazza
sentì il nome della via si voltò verso Bonnie,
che la guardò scuotendo la testa e alzando gli occhi al
cielo.
«Io
non c'entro nulla, è stata un'idea di Damon.»
disse rassegnata la strega.
«Damon?
E chi è?!» chiese curiosa la ragazza.
«Oh,
lo conoscerai quando verrai da noi! Non hai idea di che onore sia fare
la sua conoscenza!» rispose ironica Caroline.
Bonnie
e Alyssa risero assieme a lei, ma Elena le interruppe riportando
l'attenzione sul weekend: «Beh comunque, Damon a parte, sappi
che l'appartamento dalla strada non si vede. Per cui quando arrivi ad
una zona in cui a lato della strada è pieno zeppo di alberi
e vedi una stradina lì in mezzo, imboccala e arriverai al
nostro appartamento.» disse seccata alla ragazza, che rimase
sorpresa dal cambiamento d’umore repentino dell'amica, e si
salutarono.
Il
giorno dopo le ragazze si erano date da fare tutto il mattino per
pulire e riordinare casa e poi erano andate a fare la spesa
“da umani” per il pomeriggio di svago e per la
settimana a venire. Erano riuscite a riempire il frigorifero e gli
armadietti della cucina di qualsiasi schifezza possibile, come
patatine, merendine piene di cioccolata, gelati a vari gusti,
marshmallow, ma per fortuna avevano fatto scorta anche di verdure e
frutta, per il bene di Bonnie. Lei si era poi preparata il pranzo,
mentre gli altri si saziavano con le sacche prima dell'arrivo di
Alyssa. Non volevano correre nemmeno il minimo rischio di farsi
scoprire, per nessuna ragione.
L'orologio
segnava le 14.20, e le ragazze iniziarono a preparare la cucina:
portarono tutti i libri che sarebbero serviti e li misero sul tavolo,
dove avrebbero poi studiato, poi presero un altro tavolo dall'open
space e ci misero sopra trucchi, smalti, giornalini di gossip e di
enigmistica, e per finire qualche gioco di società. Avevano
optato per un pomeriggio a tema: “Cose da ragazze”.
Con tutto quello che era successo a Mystic Falls negli anni precedenti
non avevano avuto molto tempo per queste cose a cui invece tutte le
altre ragazze della loro età si erano dedicate spesso,
così presero al volo l'occasione per recuperare tutto quello
che si erano perse.
Ad
Elena venne poi in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino
attorno al loft per abbellire un po' l'ambiente, che poteva sembrare
troppo freddo e distaccato altrimenti.
Quando
ne raccolse una busta piena, che poi avrebbe diviso in diversi vasi
sparsi per il loft, si voltò per tornare dentro, ma si
ritrovò Damon davanti.
«Ti
sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il
giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso
nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.
«Non
volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono lei.
«Basta
toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei
significati nascosti il vampiro, prendendole la mano e facendole
appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.
I
due ora si stavano guardando negli occhi, col respiro sospeso. Elena
non sapeva cosa fare: una parte di lei avrebbe voluto saltargli in
braccio e baciarlo con tutta la passione che aveva in corpo, come aveva
fatto fino a qualche mese prima, mentre un'altra parte, molto
più razionale e imparziale, le diceva che aveva fatto una
promessa e doveva mantenerla, per il suo bene e quello dei fratelli
Salvatore. Abbassò lo sguardo e scosse la testa.
«Damon,
non possiamo andare avanti così. Ricordi quello che ti ho
detto la notte della festa?» mormorò, alzando gli
occhi su quelli di ghiaccio del vampiro mentre gli poneva la domanda.
«Beh
calcolando quanto avevo bevuto e quello che abbiamo fatto dopo, me lo
ricordo fin troppo bene.» rispose lui col suo sorrisetto
beffardo.
«Parlavo
sul serio. E parlo sul serio anche adesso: dobbiamo comportarci
diversamente, soprattutto quando la settimana prossima ci vedremo anche
all'università. Non possiamo sempre stuzzicarci. Non PUOI
sempre stuzzicarMI. Mi sono promessa che avremmo dovuto vivere come dei
semplici coinquilini, magari amici, ma niente di più. E
voglio che sia così davvero.» ribatté
lei, mentre gli occhi le si facevano lucidi.
Damon
chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Forse aveva
ragione lei, avrebbero dovuto comportarsi da amici, ma come potevano
riuscirci davvero per un anno intero? Lui non ce l'avrebbe mai fatta:
il desiderio di tornare a quei mesi in cui tutto era perfetto era
troppo forte. Voleva davvero, con tutto se stesso, tornare ai momenti
in cui passeggiavano tranquilli, si baciavano ovunque, dormivano
insieme, e soprattutto lei sorrideva sempre: bastava che le parlasse, o
solo la guardasse, per ricevere in cambio uno dei suoi meravigliosi e
preziosi sorrisi. Ma, in fondo, sapeva che probabilmente tutto questo
non sarebbe accaduto mai più. Doveva tenersi stretti quei
ricordi e andare avanti, come aveva fatto con Katherine anche se non
era niente in confronto ad Elena.
Quando
lui riaprì gli occhi la sua espressione era cambiata: ora
era freddo come il ghiaccio.
«Va
bene, Elena, farò come vuoi. Se non ti basta,
farò finta di non conoscerti quando siamo
all'università. Ma ricorda che dovrai fingere anche
tu.» rispose, avvicinandosi a lei, troppo perché
lei riuscisse a sopportarlo. In quel momento fu grata di essere una
vampira, altrimenti il suo cuore avrebbe perso un colpo e le sue guance
sarebbero avvampate. Non poteva dimostrargli tutto questo, non poteva
dargli speranze, non poteva infrangere la promessa. Doveva provarci sul
serio. Solo un anno. Sarebbe passato in fretta.
«Me
lo ricorderò.» disse solennemente. Per qualche
giorno avrebbe sicuramente evitato di aggirarsi per il giardino.
Quando
si voltò in direzione del vialetto e vide Alyssa che le
stava venendo incontro le sfuggì un'imprecazione nella sua
mente. Aveva sentito tutto quello che si erano detti? O era appena
arrivata e non si era accorta di nulla? Le andò incontro,
seguita da Damon.
«Ciao
Elena! Scusami, forse sono in anticipo, ma temevo di avere
difficoltà a trovarvi, da come mi avevi descritto
l'appartamento!» disse con leggero imbarazzo Alyssa. Elena
pensò che probabilmente aveva sentito tutto ma era indecisa
se interromperli o meno. Beh, ci avevano pensato da soli ad
interrompersi, per fortuna.
«Ciao
Alyssa! Non preoccuparti, ti stavamo aspettando! Vieni,
entriamo.» le disse con l'intenzione di andare dentro, ma
Damon la fermò.
«Elena,
come sei maleducata!» la sgridò ironicamente, poi
si rivolse all’umana, sfoderando il suo sorriso
più sexy: «Perdonala… Mi presento, io
sono Damon. Molto lieto di conoscerti». Le prese la mano e la
baciò dolcemente, mentre la guardava negli occhi.
L'intenzione era di infastidire Elena dopo le parole che gli aveva
riservato poco prima, e a quanto pare ci era riuscito: la vampira lo
stava guardando di sbieco, con lo sguardo furente.
«Piacere
mio.» mormorò imbarazzata la ragazza, e dopo
qualche istante in cui si riprese dall'imbarazzo aggiunse:
«Quindi sei tu Damon, quello che ha scelto la via con lo
stesso nome di Bonnie. Posso dirti che è stata un'idea
proprio unica?» concluse con una lieve risata.
«Oh,
grazie, lo so. Ma non tutti la pensano come te.» le rispose
ridendo anche lui e mettendosi la mano a lato della bocca sull'ultima
frase, come a far finta di non volersi far sentire da Elena. Quella
bella ragazza gli stava già simpatica. Avrebbe voluto
divertirsi ancora un po', ma non voleva che la vampira poi se la
prendesse con lei.
«Bellissime,
scusatemi ma vi saluto adesso. Avrei da fare. È stato un
piacere conoscerti, Alyssa.» disse chinando la testa, poi si
voltò e se ne andò senza aspettare una risposta.
Le
ragazze si misero subito a studiare, e dopo un paio d'ore ebbero finito
tutto. Si sistemarono così attorno all'altro tavolo e
cominciarono a darsi da fare con gli smalti: decisero di scegliere
ognuna un colore, perciò Elena ne prese uno blu elettrico
metallizzato, Caroline, che era indecisa tra l'azzurro e il rosa, alla
fine scelse quello azzurro, Bonnie invece optò per un rosso
fuoco ed Alyssa scelse uno dei suoi colori preferiti, ovvero il lilla.
Elena mise lo smalto ad Alyssa mentre Bonnie lo metteva a Caroline, poi
fecero al contrario, chiacchierando nell'attesa che si asciugasse.
Scoprirono così che Alyssa si era trasferita dall'Italia
solo tre settimane prima, ed era lì tutta sola. I suoi
genitori e suo fratello erano rimasti in Italia, e per il momento non
avevano alcuna intenzione di cambiare residenza, loro si trovavano bene
in Italia. Lei invece si era sempre sentita fuori posto in quel paese
così bello ma non senza difetti e problemi. Amava l'America,
quel modo così diverso di vivere. Aveva sempre amato anche
la lingua inglese: che fosse parlato in Inghilterra, America o
qualsiasi altro posto poco le importava, era una lingua melodiosa in
qualsiasi luogo del mondo. Così, dopo due anni alla ricerca
di un lavoro mai trovato, decise di mollare tutto e ricominciare in
un'università Americana. Decise che avrebbe rincorso il suo
sogno: vivere negli USA.
«Immagino
ti manchino parecchio…» disse Bonnie con un lungo
sospiro, pensando ai suoi genitori. Anche a lei le mancavano parecchio
i suoi, senza parlare poi delle situazioni delle altre due amiche.
«Sì,
soprattutto mia madre: con lei stavo davvero bene. Invece mio fratello
mi manca molto meno!» rispose la ragazza, con una risatina
alla fine.
«Perché?»
chiese curiosa Elena.
«Beh,
diciamo che non siamo in ottimi rapporti. Lui è sempre stato
diverso in tutto e per tutto da me, e ha ottenuto molte più
cose, soprattutto dai miei. Il fatto di essere più piccolo
di me e maschio anziché femmina sono andati a suo
vantaggio.» rispose sommessamente.
«E
cosa c'entra scusa?! Io e mio fratello abbiamo un ottimo rapporto,
ovviamente tra alti e bassi, ma ci siamo sempre aiutati a vicenda. E
poi anche lui è più piccolo di me, ed
è un maschio, ma siamo stati messi sempre allo stesso
livello!» continuò la vampira, sorpresa della
rivelazione dell'amica.
«Da
noi è diverso: in ogni famiglia ci sono delle preferenze, e
differenze tra maschio e femmina o piccolo e grande. Soprattutto al
sud, da dove provengono i miei. In poche parole mio fratello
è il cocco di casa.» sbuffò alla fine
l’umana.
Damon
entrò dalla porta a vetri che dava sul giardino e
s'intromise nel discorso: «Eh sì, una vera rottura
i fratellini! Ne so qualcosa, fidati…».
«Anche
tu hai un fratello?» chiese sorpresa la ragazza. Lui era
davvero un bel ragazzo, e s'immaginò che il fratellino non
sarebbe stato da meno quando sarebbe arrivato alla sua età.
«Già.
L'angioletto di casa. Sempre coccolato.» rispose il vampiro.
Proprio
in quel momento entrò in cucina Stefan, guardando seccato il
fratello.
«Quando
si parla del diavolo…» sbuffò Damon.
Il
nuovo arrivato le si avvicinò, e stringendole la mano si
presentò: «Piacere, sono Stefan, il fratello di
Damon.».
Alyssa
lo guardò sorpresa: non immaginava che il
“fratellino” fosse così grande, pensava
piuttosto ad un bimbo. Continuò a guardarlo ancora per un
istante, poi tornò con lo sguardo sul fratello maggiore. Non
riusciva a trovare molte somiglianze tra i due, e varie ipotesi le
riempirono la testa.
«Piacere,
sono Alyssa.» gli rispose poi, mentre stava ancora
rimuginando sulle varie ipotesi.
«Ti
spiace se ti rubo per un attimo le tue amiche?» chiese
sorridente il minore dei Salvatore.
«No
no, figurati. Aspetterò in salotto.» rispose
gentilmente lei, rivolgendo un sorriso alle sue amiche e dirigendosi
verso l'open space.
«Damon,
ti spiace?» aggiunse Stefan, facendo cenno al fratello di
seguire Alyssa in salotto.
Il
vampiro e le tre ragazze si sorpresero della richiesta, ma lui
seguì lo stesso l’umana. Appena entrambi furono
fuori dalla cucina, Stefan uscì seguito dalle ragazze e si
allontanarono parecchio dalla casa per essere sicuri che Damon non
sentisse nulla di quel che si sarebbero detti.
«Abbiamo
un problema, forse.» dichiarò Stefan.
«Non
si era capito!» ribatté ironicamente Caroline.
«Di
cosa si tratta?» Bonnie parlò seria, ignorando la
frecciatina dell'amica.
«Alcuni
vampiri e un paio di streghe sono spariti dalle zone qua attorno. Non
si sa più nulla di loro, e l'unica cosa sicura è
che nessuno se n'è andato intenzionalmente.»
affermò il vampiro.
«Pensi
che siano stati rapiti?» chiese Elena incredula.
«O
peggio. Non escludo nessuna possibilità. Per questo volevo
chiedervi di stare attente quando siete in giro. E a te, Bonnie, vorrei
chiedere se puoi fare un incantesimo di protezione sulla nostra casa in
modo che possiamo entrarci solo noi cinque.» rispose lui.
«Certo,
posso farlo. Ma dovrò aspettare che Alyssa se ne vada, o
includerla nell'incantesimo. Secondo te cosa sarebbe meglio?»
gli chiese la strega.
«Puoi
ricordarti di includere anche Klaus per favore? A momenti
sarà qui e desidererei che stesse qui al sicuro con
me!» chiese un po' agitata la bionda intromettendosi.
«Sì,
giusto, metti anche Klaus. Per Alyssa non saprei, non mi fido
così tanto di quella ragazza. Se vuoi farlo subito
l'incantesimo, dovete promettermi che la terrete d'occhio in qualsiasi
istante.» disse Stefan, e Bonnie e Caroline annuirono.
«Per
quello hai fatto rimanere Damon in casa con lei?» chiese
Elena a mani conserte, con un velo di gelosia.
«Anche.
Diciamo che non voglio che mio fratello sappia quello che ci stiamo
dicendo.» rispose lui.
«Come?!
Ma che stai dicendo Stef?! Vuoi lasciare che tuo fratello rischi di
sparire – o
morire –
non dicendoglielo?!» Elena non poté fare a meno di
sottolineare quella parola, e deglutire dopo averla detta. Stava
andando in panico pensando di poterlo perdere, anche se sapeva di
averlo ferito, quel pomeriggio, quando erano in giardino, dicendogli
praticamente di starle lontano se non fosse riuscito a comportarsi da
semplice amico.
«Non
gli succederà nulla, tranquilla. Mi occuperò io
di lui. Non voglio farlo rischiare, anzi, voglio proprio fare l'esatto
contrario: se lui venisse a sapere tutto ciò, ne cercherebbe
la causa e si metterebbe nei guai, lo sappiamo tutti. Perciò
non gli dirò nulla, ma lo avviserò di stare
più attento e uscire il meno possibile.» disse
tranquillamente Stefan, alzando le sopracciglia.
«Sei
sicuro che ti ascolterà?» chiese Caroline, che
adesso era preoccupata anche per Elena.
«Io
ci proverò. Se non mi ascolterà,
troverò un'altra soluzione. Ma voi non dovete
preoccuparvene. Ci penso io a mio fratello.» rispose risoluto
il vampiro.
«E
così quello è il tuo
“fratellino”?» chiese Alyssa a Damon, con
un sopracciglio alzato.
«Esatto.
Credimi, non ha gli anni che dimostra.» le rispose lui,
sghignazzando per l'ironia della frase. Chissà come
l'avrebbe presa quella ragazza se avesse saputo che entrambi avevano
più di 160 anni.
«E
quanti ne ha allora?» chiese curiosa lei.
«Prova
a chiederglielo!» la sfidò il vampiro, mentre si
incamminava per la stanza. Inconsciamente andò a finire
vicino al pianoforte, e sfiorò i tasti con le dita.
«Sai
suonarlo?» gli chiese la ragazza, avvicinandosi anch'ella al
pianoforte.
Lui
era indeciso su cosa rispondere: sapeva che se avesse detto di
sì, la domanda seguente sarebbe stata di farle sentire
qualcosa. Ma decise di rischiare: «Sì, e sono
molto bravo.».
«E
soprattutto modesto!» ridacchiò lei.
Sul
viso di Damon comparve un sorriso e da quel momento si
dimenticò di essere stato tagliato fuori dal discorso di suo
fratello: la risata di Alyssa era proprio bella da sentire,
così naturale e dolce. Si accomodò sullo sgabello
del pianoforte ed iniziò a suonare, anche se fino ad
un'istante prima voleva evitarlo. Gli venne l'ispirazione e
iniziò a muovere le dita sui tasti con gli occhi chiusi,
seguendo una sua melodia in testa. Era talmente concentrato che non si
accorse nemmeno che lei si era accomodata affianco a lui sullo
sgabello. Quando infatti finì di suonare e riaprì
gli occhi rimase sorpreso vendendosela affianco.
«Hai
ragione, sei bravo. Era una composizione di qualche sconosciuto autore
americano quella che stavi suonando? Non la conosco.» gli
chiese curiosa.
«Diciamo
di sì. Sei un'appassionata di compositori?»
ribatté lui, il sorriso ancora sul suo viso.
«Anche.
Suono il violino.» rispose la ragazza, con un velo di
malinconia.
«Beh,
allora dovrai farmi sentire qualcosa anche tu.» la
stuzzicò, ma lei abbassò lo sguardo e gli
sussurrò triste: «Quanto vorrei poterlo
fare».
«Qual
è il problema?» chiese teneramente il vampiro.
«Non
ho il mio violino. L'ho dovuto lasciare in Italia, con la promessa che
al primo viaggio, mio o dei miei, l'avrei fatto arrivare
qui.» rispose lei ancora a testa bassa.
«Ehi...»
le sussurrò, mentre le sollevava il mento con due dita
«Nel frattempo puoi procurartene un altro, magari a noleggio
se non vuoi comprarne uno». Alyssa aveva gli occhi pieni di
lacrime, pronte a tracimare, e Damon ci si perse: il verde di quegli
occhi sembrava un prato sferzato dal vento, un prato colmo di
sincerità e nostalgia.
«Ti
manca l'Italia, vero?» le chiese.
Lei
annuì, e singhiozzando aggiunse: «Alcune cose mi
mancano davvero tanto, ma sto bene qui. Mi piace Durham. Mi piace
essere in America, dove ho sempre sognato di vivere. Oddio, ti sto
riempiendo di lagne! Scusami per la stupida scena a cui ti sto facendo
assistere…».
«Stupida?!
Stai scherzando?! Non lo sai che fa bene piangere e sfogarsi ogni
tanto?» le rispose lui, rivolgendole un caldo sorriso. E poi,
seguendo il suo istinto, fece una cosa che non avrebbe mai pensato di
fare: si mise a cavalcioni sullo sgabello e
l’abbracciò, facendole appoggiare il viso sulla
sua spalla, mentre le diceva che sarebbe andato tutto per il verso
giusto, e che la nostalgia sarebbe passata col tempo.
«Grazie.»
gli disse lei ancora singhiozzante, e si strinse a lui, provocandogli
uno strano brivido. Gli sembrò di conoscere da sempre quella
tenera ragazza che ora era abbracciata stretta a lui, ma non
capì il perché.
Dopo
qualche minuto Alyssa si riprese, e Damon decise di farle vedere il
resto della casa per tenerle la mente occupata. Commentò
ironicamente ogni stanza cercando di farla sorridere, e il
più delle volte ci riuscì. Quando poi
sentì che gli altri erano tornati,
l’accompagnò in cucina.
Avevano
un'aria tutt'altro che tranquilla, ma appena videro Alyssa arrivare
sfoderarono i migliori sorrisi che avevano.
«Allora,
dov'eravamo rimaste?» disse retoricamente Caroline, prendendo
in mano un beauty case pieno di trucchi.
Le
altre ragazze si guardarono tra loro e scoppiarono a ridere: era
proprio inarrestabile!
Si
misero attorno al tavolo “da ragazze” e
cominciarono a provare diversi abbinamenti, mentre i fratelli Salvatore
si diressero nell'open space.
«Che
succede, fratello?» chiese irritato Damon. Ancora non gli
andava giù che l'avesse tenuto fuori dal discorso.
«Niente,
Damon. Ho solo avvisato le ragazze che è meglio stare in
giro il meno possibile e quando si è fuori di stare
sull'attenti, e credo proprio che dovresti farlo anche tu. In fondo non
la conosciamo questa zona e potrebbero esserci licantropi o cacciatori
di vampiri, no?» rispose Stefan cercando di sembrare il
più credibile possibile.
L’altro
si fece una grossa risata, e poi gli rispose spavaldo:
«Fratellino, devo ricordarti chi sono? Sono sopravvissuto al
morso di un licantropo e sono riuscito a portare dalla nostra parte un
cacciatore di vampiri, anche se non credo che Alaric si potesse proprio
definire tale.» e alla menzione dell'amico la sua espressione
si indurì. Dopotutto gli mancava ancora molto, anche se
erano passati diversi mesi.
«Damon,
per favore, una volta tanto ascoltami. Sta' attento.» gli
ripeté serio Stefan, poi gli desse una pacca sulla spalla e
si sedette sul divano.
Damon
rimase sorpreso dal tono del fratello, e sospettò che ci
fosse qualcosa sotto, ma sapeva che non gliel'avrebbe mai rivelato.
Pensò di sedersi sul divano con lui e provare a tirargli
fuori qualche altra informazione, ma appena fece un passo
suonò il campanello. Era Klaus. Gli aprì e si
salutarono, poi salutò anche Stefan, che gli
indicò la porta della cucina. L’Ibrido Originale
ci andò spedito, e quando aprì la porta Caroline
gli saltò letteralmente addosso. Si baciarono
appassionatamente, per così tanto tempo che Elena e Bonnie
tossirono per ricordar loro che non erano da soli in quella stanza.
Quando si staccarono si guardarono negli occhi, colmi di gioia e di
amore. Le due ancora non riuscivano a crederci che proprio lui potesse
provare quelle emozioni, era ancora davvero strano per loro vederlo
così. Klaus le salutò, poi si avvicinò
ad Alyssa e si presentò: «Piacere, io sono Klaus,
il fidanzato di Caroline.» le disse facendole il baciamano,
da solito galantuomo che era.
«Piacere
mio, sono Alyssa. Ci siamo conosciute all'università,
studiamo nella stessa facoltà.» disse la ragazza
garbatamente.
«Lo
so, me l'ha detto. Mi dispiace essere arrivato mentre siete ancora
impegnate, mi sa che dovrete continuare senza di lei.» disse
lui, e prese la bionda in braccio, mentre entrambi ridevano felici
guardandosi negli occhi.
«Spero
non mi odierete per questo!» terminò, e se ne
andò in camera di Caroline con lei ancora in braccio.
Bonnie
si era allontanata con una scusa da Elena e Alyssa dopo che Stefan era
entrato in cucina, facendole un cenno per fare l'incantesimo ora che
erano tutti in casa, Klaus e Alyssa compresi. Damon aveva seguito il
fratello, cercando di capire cosa gli stava nascondendo, ma non
scoprì nulla di nuovo. Poi i quattro si misero a
chiacchierare.
Caroline
e Klaus avevano appena fatto l'amore. Erano abbracciati sotto le
lenzuola, ancora su di giri, e si stavano coccolando dolcemente. La
vampira sapeva che appena gli avrebbe detto della notizia, che Stefan
le aveva dato poco prima, lui non avrebbe pensato ad altro,
così aspettò un po' prima di iniziare il
discorso. Ma non poteva più aspettare ormai.
«Sai,
Stefan oggi ci ha detto di stare attenti quando siamo in giro. Dovresti
farlo anche tu.» gli sussurrò, mentre era sdraiata
sul suo petto.
«Attenti
a cosa? E perché?» si sorprese l’Ibrido.
«Perché
alcuni vampiri e delle streghe sono spariti. Si pensa che siano stati
rapiti o peggio, uccisi. Io non voglio perderti.» gli rispose
lei, stringendosi forte a lui.
«Non
succederà.» la rassicurò lui,
stringendola a sé a sua volta e baciandole i capelli.
La
mente di Klaus percorse velocemente il millennio che aveva vissuto,
alla ricerca di qualcuno che potesse essere la causa di tutte quelle
scomparse, ma non ricordò nulla che avesse a che fare sia
con i vampiri che con le streghe.
Damon
nei giorni a seguire uscì ogni notte per poi tornare al
mattino solo per andare all’università assieme a
Elena, Caroline e Bonnie, e lì si incontrava con Alyssa.
Chiacchieravano tutti insieme per un po', prima di dividersi nelle due
facoltà. Poi, al pomeriggio, passava un po' di tempo con le
quattro ragazze, e quando loro andavano a casa lui andava al pub o in
qualche parco poco frequentato per riflettere. Il suo cervello ormai si
stava per fondere, pensando sempre al perché suo fratello
gli avesse raccomandato di stare attento, e dopo essersi comportato per
qualche giorno in quel modo Stefan cercò di ribadirgli il
concetto, ma con poco successo.
Una
sera Damon aveva deciso di andare prima al parco e dopo qualche ora al
pub, ma quando arrivò ci trovò una sorpresa:
anche Alyssa era lì. Era seduta tutta sola ad un tavolino,
in un angolo del pub, lontano dalle forti luci del bancone. Si sedette
di fronte a lei, al suo tavolo, facendole quasi andare di traverso
l'aperitivo che stava bevendo.
«Che
ci fa una ragazza come te qui, in un misero pub, a bere un aperitivo
tutta sola?» le chiese sfacciato.
«Ti
ricordo che ho 21 anni compiuti, posso permettermi di andare in
qualsiasi pub e bere quanto e cosa mi pare. Tu invece che ci fai qui,
da solo? Non hai i tuoi amici con cui venire al pub?» rispose
risoluta la ragazza.
«Diciamo
che non amano bere quanto me.» rispose lui con un sorrisetto
beffardo, poi ordinò un whisky e le fece così
compagnia. I due si punzecchiarono a vicenda per tutta la sera.
«Beh,
si è fatto tardi. Direi che sarà meglio tornare a
casa, altrimenti domani chi si sveglia per
l'università!» disse Alyssa prendendo la borsetta
dallo schienale della sedia.
«Già.
Ti accompagno.» disse Damon alzandosi.
«Oh,
no no, non ti preoccupare! Tanto abito qua vicino! Ci vediamo
domani!» disse tutta imbarazzata e se ne andò
velocemente. Lui si insospettì, e decise di seguirla di
nascosto.
Casa
sua era tutt'altro che vicina al pub. A piedi ci aveva messo mezz'ora
per arrivare a casa, se così si poteva definire. Era un
vecchio condominio, piuttosto malconcio, e lei stava addirittura al
piano sotterraneo. Damon ovviamente si limitò ad osservare
l'interno dell'appartamento dalla piccola finestra che dava sul
giardino: la camera che si vedeva era una piccola cucina, con un
tavolino per due persone e un divano. C'erano sia il portone d'entrata
che un'altra porta. Sperò che portasse ad un corridoio e che
a sua volta portasse ad altre diverse stanze, ma quando Alyssa la
aprì notò con grande tristezza che portava ad un
piccolo bagnetto, dove a malapena ci stavano i sanitari essenziali e
una cabina doccia così stretta che ci stava giusta giusta
una persona all'interno. Il suo cuore di si strinse all'idea che quella
ragazza, così dolce e così allegra, stesse in un
posto così sudicio.
Alyssa
uscì dal bagno, si avvicinò alla valigia affianco
alla porta del bagno, e da essa tirò fuori un pigiama. Damon
si voltò, intuendo che lei si stava per spogliare. Avrebbe
potuto approfittarne per dare una sbirciatina, ma qualcosa lo trattenne
dal guardare dentro quella finestra. Quando dopo un minuto la luce si
spense, si affacciò di nuovo: la ragazza era raggomitolata
sul divano, avvolta in un lenzuolo, forse l'unica cosa decente di tutta
la casa, e stava cercando di addormentarsi. Mosche e zanzare
però non le davano pace, ce n'erano parecchie, e il vampiro
riuscì a vedere anche delle formiche per terra.
Damon
si giurò che avrebbe fatto qualcosa, qualsiasi cosa,
purché Alyssa non dovesse più vivere
così. Se non fosse stato per le finestre bloccate di sicuro
si sarebbe introdotto furtivamente e avrebbe almeno scacciato tutti
quegli insetti fastidiosi. Per il momento, però, decise di
stare lì, solo a guardarla, e assicurarsi che oltre tutto
ciò che aveva già visto non ci fosse di peggio.
Nei
tre giorni seguenti, dopo la scuola, Damon chiese ad Alyssa di poterla
accompagnare a casa, ma lei trovò le più
disparate scuse per declinare la proposta. Non sapeva però
che lui, ogni notte, era comunque a casa sua, fuori dalla finestra, ad
osservarla mentre dormiva.
Il
giorno dopo le chiese per l'ennesima volta se volesse un passaggio a
casa, ma lei rispose che aveva delle commissioni da sbrigare e non
sarebbe tornata prima di sera. Così lui, stufo di quella
situazione e dell'essere inerme, non potendola aiutare, andò
a casa sua. Sbirciò dalle finestre: lei era in casa. Era
arrivato il momento di farle sputare la verità, anche se la
conosceva già. Così si avvicinò al
campanello, e cercò “Ferrari”.
Pigiò il pulsante, e dopo qualche secondo sentì
delle porte all'interno del condominio che si aprivano, e dei passi che
si avvicinavano. «Non
le funziona nemmeno il citofono»,
pensò.
Il
portone si aprì, e Alyssa si trovò Damon davanti.