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Autore: ElenaDobrevSomerhalder    23/07/2012    3 recensioni
[IN REVISIONE]
Una storia dove i personaggi andranno al College in altre città, incontreranno nuove persone e, ovviamente, nuovi pericoli. Fino alla 3° stagione segue la serie TV.
Prima parte di una trilogia.
AMBIENTAZIONE TEMPORALE: alla fine dell'estate che segna il passaggio al College (5° stagione)
AMBIENTAZIONI GEOGRAFICHE: Mystic Falls, Durham, Los Angeles
PERSONAGGI PRINCIPALI: Elena, Damon, Stefan, Caroline, Bonnie, Nuovo Personaggio
PERSONAGGI SECONDARI: Klaus, Rebekah, Matt, Meredith, Jeremy, Tyler, Elijah, Kol, Katherine, Nuovi Personaggi
COPPIE: Damon/Elena, Stefan/Elena, Klaus/Caroline, Matt/Rebekah, Stefan/Meredith, altre nuove coppie
CAPITOLI: 22
ESTRATTO DAL 2° CAPITOLO:
Ad Elena venne in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino attorno al loft[...].
Quando ne raccolse una busta piena [...] si voltò per tornare dentro, ma si ritrovò Damon davanti.
«Ti sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.
«Non volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono Elena.
«Basta toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei significati nascosti Damon, prendendole la mano e facendole appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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YLSM - Cap 2



Per Elena, Caroline e Bonnie era arrivato il momento di iniziare l'università. Erano sia eccitate che intimorite per questo, soprattutto quest’ultima, mentre le due vampire non ci davano molto peso: avrebbero dovuto rifare tutto questo all'infinito.

Damon e Stefan le avevano accompagnate fino al parcheggio, poi avevano deciso di fare un giro per l'ateneo per controllare la situazione. Sapevano che si sarebbero difese benissimo da sole, ma il loro bisogno di proteggere Elena e le sue amiche era più forte di qualsiasi altra cosa. Dopo essersi accertati che fosse tutto regolare, se ne tornarono a casa: Damon infatti avrebbe iniziato una settimana dopo perché le aule di medicina erano ancora in ristrutturazione.

Le tre ragazze si recarono nell'aula dove si sarebbe svolta la loro prima lezione, e iniziarono a cercare tre posti vicini. Dopotutto avevano scelto di andare nella stessa facoltà della stessa università proprio per stare sempre insieme! I posti liberi erano ormai pochi, ma ne trovarono tre vicini nella quinta fila, accanto ad una ragazza castana con dei grandi occhi verdi.

«Scusa, questi posti sono occupati?» le chiese cortesemente Elena.

«No no, sono liberi!» rispose timida la ragazza. Non sembrava molto a suo agio.

Elena si accomodò nel posto accanto alla ragazza, seguita dalle altre che si sedettero nei due posti successivi.

«Comunque piacere, mi chiamo Elena, e loro sono Caroline e Bonnie.» esordì, indicando poi le due amiche al suo fianco che fecero un cenno di saluto rivolto alla ragazza castana.

«Piacere mio, mi chiamo Alyssa.» rispose con uno strano accento la ragazza, che sembrava non saper cosa fare. Per sua fortuna arrivò il docente in aula e iniziò a fare l'appello.

Quando arrivò a “Ferrari” Alyssa rispose con un sonoro «Presente!» e Caroline si voltò a guardarla sorpresa: «Ferrari?! Come le auto?» le chiese sottovoce.

La ragazza annuì. Intanto il docente era arrivato a “Forbes”.

«Quindi non sei Americana suppongo…» continuò il discorso la bionda, non curandosi del docente che l'aveva chiamata all'appello.

«No, vengo dall'Italia.» le rispose l’altra, mentre Bonnie tirava una gomitata a Caroline per avvertirla della situazione.

«Per l'ultima volta: Forbes?» urlò il docente, serio come da quando era entrato nell'aula ma visibilmente spazientito.

«Presente!» rispose imbarazzata lei, dopo essersi accorta della situazione in cui si era cacciata. Non rispondere all'appello per distrazione il primo giorno dell'università non ha mai fatto fare una buona prima impressione a nessuno.

«Forse è meglio se non pensi ad automobili o paesi lontani mentre sei qui, Care…» la richiamò Bonnie e ridacchiarono sommessamente tutte e tre. L'avevano cominciata proprio bene l'università!

Il primo giorno di università passò in fretta, e così anche gli altri di quella settimana. In aula si concedettero poche chiacchiere dopo la figuraccia di Caroline, ma strinsero amicizia con Alyssa, tanto che ormai alla fine delle lezioni uscivano dall'ateneo sempre insieme. A parte un po' di timidezza all'inizio, le tre avevano scoperto che quella ragazza era simpatica e gentile.

«Hey Alyssa, tu che fai durante questo weekend? Se non hai impegni mi chiedevo se ti va di venire da noi: studiamo un po' e poi passiamo il resto del pomeriggio a svagarci. Troveremo sicuramente qualcosa di divertente da fare!» le chiese Elena, all'uscita dell'ultima lezione della settimana.

«Beh, non credo di avere impegni, quindi…perché no?» rispose l’altra con un gran sorriso.

«Ok, fantastico! Allora facciamo alle 15! Noi abitiamo in Bennett Memorial Road, 5.» disse la vampira mora, e quando la ragazza sentì il nome della via si voltò verso Bonnie, che la guardò scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo.

«Io non c'entro nulla, è stata un'idea di Damon.» disse rassegnata la strega.

«Damon? E chi è?!» chiese curiosa la ragazza.

«Oh, lo conoscerai quando verrai da noi! Non hai idea di che onore sia fare la sua conoscenza!» rispose ironica Caroline.

Bonnie e Alyssa risero assieme a lei, ma Elena le interruppe riportando l'attenzione sul weekend: «Beh comunque, Damon a parte, sappi che l'appartamento dalla strada non si vede. Per cui quando arrivi ad una zona in cui a lato della strada è pieno zeppo di alberi e vedi una stradina lì in mezzo, imboccala e arriverai al nostro appartamento.» disse seccata alla ragazza, che rimase sorpresa dal cambiamento d’umore repentino dell'amica, e si salutarono.



Il giorno dopo le ragazze si erano date da fare tutto il mattino per pulire e riordinare casa e poi erano andate a fare la spesa “da umani” per il pomeriggio di svago e per la settimana a venire. Erano riuscite a riempire il frigorifero e gli armadietti della cucina di qualsiasi schifezza possibile, come patatine, merendine piene di cioccolata, gelati a vari gusti, marshmallow, ma per fortuna avevano fatto scorta anche di verdure e frutta, per il bene di Bonnie. Lei si era poi preparata il pranzo, mentre gli altri si saziavano con le sacche prima dell'arrivo di Alyssa. Non volevano correre nemmeno il minimo rischio di farsi scoprire, per nessuna ragione.

L'orologio segnava le 14.20, e le ragazze iniziarono a preparare la cucina: portarono tutti i libri che sarebbero serviti e li misero sul tavolo, dove avrebbero poi studiato, poi presero un altro tavolo dall'open space e ci misero sopra trucchi, smalti, giornalini di gossip e di enigmistica, e per finire qualche gioco di società. Avevano optato per un pomeriggio a tema: “Cose da ragazze”. Con tutto quello che era successo a Mystic Falls negli anni precedenti non avevano avuto molto tempo per queste cose a cui invece tutte le altre ragazze della loro età si erano dedicate spesso, così presero al volo l'occasione per recuperare tutto quello che si erano perse.

Ad Elena venne poi in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino attorno al loft per abbellire un po' l'ambiente, che poteva sembrare troppo freddo e distaccato altrimenti.

Quando ne raccolse una busta piena, che poi avrebbe diviso in diversi vasi sparsi per il loft, si voltò per tornare dentro, ma si ritrovò Damon davanti.

«Ti sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.

«Non volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono lei.

«Basta toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei significati nascosti il vampiro, prendendole la mano e facendole appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.

I due ora si stavano guardando negli occhi, col respiro sospeso. Elena non sapeva cosa fare: una parte di lei avrebbe voluto saltargli in braccio e baciarlo con tutta la passione che aveva in corpo, come aveva fatto fino a qualche mese prima, mentre un'altra parte, molto più razionale e imparziale, le diceva che aveva fatto una promessa e doveva mantenerla, per il suo bene e quello dei fratelli Salvatore. Abbassò lo sguardo e scosse la testa.

«Damon, non possiamo andare avanti così. Ricordi quello che ti ho detto la notte della festa?» mormorò, alzando gli occhi su quelli di ghiaccio del vampiro mentre gli poneva la domanda.

«Beh calcolando quanto avevo bevuto e quello che abbiamo fatto dopo, me lo ricordo fin troppo bene.» rispose lui col suo sorrisetto beffardo.

«Parlavo sul serio. E parlo sul serio anche adesso: dobbiamo comportarci diversamente, soprattutto quando la settimana prossima ci vedremo anche all'università. Non possiamo sempre stuzzicarci. Non PUOI sempre stuzzicarMI. Mi sono promessa che avremmo dovuto vivere come dei semplici coinquilini, magari amici, ma niente di più. E voglio che sia così davvero.» ribatté lei, mentre gli occhi le si facevano lucidi.

Damon chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Forse aveva ragione lei, avrebbero dovuto comportarsi da amici, ma come potevano riuscirci davvero per un anno intero? Lui non ce l'avrebbe mai fatta: il desiderio di tornare a quei mesi in cui tutto era perfetto era troppo forte. Voleva davvero, con tutto se stesso, tornare ai momenti in cui passeggiavano tranquilli, si baciavano ovunque, dormivano insieme, e soprattutto lei sorrideva sempre: bastava che le parlasse, o solo la guardasse, per ricevere in cambio uno dei suoi meravigliosi e preziosi sorrisi. Ma, in fondo, sapeva che probabilmente tutto questo non sarebbe accaduto mai più. Doveva tenersi stretti quei ricordi e andare avanti, come aveva fatto con Katherine anche se non era niente in confronto ad Elena.

Quando lui riaprì gli occhi la sua espressione era cambiata: ora era freddo come il ghiaccio.

«Va bene, Elena, farò come vuoi. Se non ti basta, farò finta di non conoscerti quando siamo all'università. Ma ricorda che dovrai fingere anche tu.» rispose, avvicinandosi a lei, troppo perché lei riuscisse a sopportarlo. In quel momento fu grata di essere una vampira, altrimenti il suo cuore avrebbe perso un colpo e le sue guance sarebbero avvampate. Non poteva dimostrargli tutto questo, non poteva dargli speranze, non poteva infrangere la promessa. Doveva provarci sul serio. Solo un anno. Sarebbe passato in fretta.

«Me lo ricorderò.» disse solennemente. Per qualche giorno avrebbe sicuramente evitato di aggirarsi per il giardino.

Quando si voltò in direzione del vialetto e vide Alyssa che le stava venendo incontro le sfuggì un'imprecazione nella sua mente. Aveva sentito tutto quello che si erano detti? O era appena arrivata e non si era accorta di nulla? Le andò incontro, seguita da Damon.

«Ciao Elena! Scusami, forse sono in anticipo, ma temevo di avere difficoltà a trovarvi, da come mi avevi descritto l'appartamento!» disse con leggero imbarazzo Alyssa. Elena pensò che probabilmente aveva sentito tutto ma era indecisa se interromperli o meno. Beh, ci avevano pensato da soli ad interrompersi, per fortuna.

«Ciao Alyssa! Non preoccuparti, ti stavamo aspettando! Vieni, entriamo.» le disse con l'intenzione di andare dentro, ma Damon la fermò.

«Elena, come sei maleducata!» la sgridò ironicamente, poi si rivolse all’umana, sfoderando il suo sorriso più sexy: «Perdonala… Mi presento, io sono Damon. Molto lieto di conoscerti». Le prese la mano e la baciò dolcemente, mentre la guardava negli occhi. L'intenzione era di infastidire Elena dopo le parole che gli aveva riservato poco prima, e a quanto pare ci era riuscito: la vampira lo stava guardando di sbieco, con lo sguardo furente.

«Piacere mio.» mormorò imbarazzata la ragazza, e dopo qualche istante in cui si riprese dall'imbarazzo aggiunse: «Quindi sei tu Damon, quello che ha scelto la via con lo stesso nome di Bonnie. Posso dirti che è stata un'idea proprio unica?» concluse con una lieve risata.

«Oh, grazie, lo so. Ma non tutti la pensano come te.» le rispose ridendo anche lui e mettendosi la mano a lato della bocca sull'ultima frase, come a far finta di non volersi far sentire da Elena. Quella bella ragazza gli stava già simpatica. Avrebbe voluto divertirsi ancora un po', ma non voleva che la vampira poi se la prendesse con lei.

«Bellissime, scusatemi ma vi saluto adesso. Avrei da fare. È stato un piacere conoscerti, Alyssa.» disse chinando la testa, poi si voltò e se ne andò senza aspettare una risposta.


Le ragazze si misero subito a studiare, e dopo un paio d'ore ebbero finito tutto. Si sistemarono così attorno all'altro tavolo e cominciarono a darsi da fare con gli smalti: decisero di scegliere ognuna un colore, perciò Elena ne prese uno blu elettrico metallizzato, Caroline, che era indecisa tra l'azzurro e il rosa, alla fine scelse quello azzurro, Bonnie invece optò per un rosso fuoco ed Alyssa scelse uno dei suoi colori preferiti, ovvero il lilla. Elena mise lo smalto ad Alyssa mentre Bonnie lo metteva a Caroline, poi fecero al contrario, chiacchierando nell'attesa che si asciugasse. Scoprirono così che Alyssa si era trasferita dall'Italia solo tre settimane prima, ed era lì tutta sola. I suoi genitori e suo fratello erano rimasti in Italia, e per il momento non avevano alcuna intenzione di cambiare residenza, loro si trovavano bene in Italia. Lei invece si era sempre sentita fuori posto in quel paese così bello ma non senza difetti e problemi. Amava l'America, quel modo così diverso di vivere. Aveva sempre amato anche la lingua inglese: che fosse parlato in Inghilterra, America o qualsiasi altro posto poco le importava, era una lingua melodiosa in qualsiasi luogo del mondo. Così, dopo due anni alla ricerca di un lavoro mai trovato, decise di mollare tutto e ricominciare in un'università Americana. Decise che avrebbe rincorso il suo sogno: vivere negli USA.

«Immagino ti manchino parecchio…» disse Bonnie con un lungo sospiro, pensando ai suoi genitori. Anche a lei le mancavano parecchio i suoi, senza parlare poi delle situazioni delle altre due amiche.

«Sì, soprattutto mia madre: con lei stavo davvero bene. Invece mio fratello mi manca molto meno!» rispose la ragazza, con una risatina alla fine.

«Perché?» chiese curiosa Elena.

«Beh, diciamo che non siamo in ottimi rapporti. Lui è sempre stato diverso in tutto e per tutto da me, e ha ottenuto molte più cose, soprattutto dai miei. Il fatto di essere più piccolo di me e maschio anziché femmina sono andati a suo vantaggio.» rispose sommessamente.

«E cosa c'entra scusa?! Io e mio fratello abbiamo un ottimo rapporto, ovviamente tra alti e bassi, ma ci siamo sempre aiutati a vicenda. E poi anche lui è più piccolo di me, ed è un maschio, ma siamo stati messi sempre allo stesso livello!» continuò la vampira, sorpresa della rivelazione dell'amica.

«Da noi è diverso: in ogni famiglia ci sono delle preferenze, e differenze tra maschio e femmina o piccolo e grande. Soprattutto al sud, da dove provengono i miei. In poche parole mio fratello è il cocco di casa.» sbuffò alla fine l’umana.

Damon entrò dalla porta a vetri che dava sul giardino e s'intromise nel discorso: «Eh sì, una vera rottura i fratellini! Ne so qualcosa, fidati…».

«Anche tu hai un fratello?» chiese sorpresa la ragazza. Lui era davvero un bel ragazzo, e s'immaginò che il fratellino non sarebbe stato da meno quando sarebbe arrivato alla sua età.

«Già. L'angioletto di casa. Sempre coccolato.» rispose il vampiro.

Proprio in quel momento entrò in cucina Stefan, guardando seccato il fratello.

«Quando si parla del diavolo…» sbuffò Damon.

Il nuovo arrivato le si avvicinò, e stringendole la mano si presentò: «Piacere, sono Stefan, il fratello di Damon.».

Alyssa lo guardò sorpresa: non immaginava che il “fratellino” fosse così grande, pensava piuttosto ad un bimbo. Continuò a guardarlo ancora per un istante, poi tornò con lo sguardo sul fratello maggiore. Non riusciva a trovare molte somiglianze tra i due, e varie ipotesi le riempirono la testa.

«Piacere, sono Alyssa.» gli rispose poi, mentre stava ancora rimuginando sulle varie ipotesi.

«Ti spiace se ti rubo per un attimo le tue amiche?» chiese sorridente il minore dei Salvatore.

«No no, figurati. Aspetterò in salotto.» rispose gentilmente lei, rivolgendo un sorriso alle sue amiche e dirigendosi verso l'open space.

«Damon, ti spiace?» aggiunse Stefan, facendo cenno al fratello di seguire Alyssa in salotto.

Il vampiro e le tre ragazze si sorpresero della richiesta, ma lui seguì lo stesso l’umana. Appena entrambi furono fuori dalla cucina, Stefan uscì seguito dalle ragazze e si allontanarono parecchio dalla casa per essere sicuri che Damon non sentisse nulla di quel che si sarebbero detti.

«Abbiamo un problema, forse.» dichiarò Stefan.

«Non si era capito!» ribatté ironicamente Caroline.

«Di cosa si tratta?» Bonnie parlò seria, ignorando la frecciatina dell'amica.

«Alcuni vampiri e un paio di streghe sono spariti dalle zone qua attorno. Non si sa più nulla di loro, e l'unica cosa sicura è che nessuno se n'è andato intenzionalmente.» affermò il vampiro.

«Pensi che siano stati rapiti?» chiese Elena incredula.

«O peggio. Non escludo nessuna possibilità. Per questo volevo chiedervi di stare attente quando siete in giro. E a te, Bonnie, vorrei chiedere se puoi fare un incantesimo di protezione sulla nostra casa in modo che possiamo entrarci solo noi cinque.» rispose lui.

«Certo, posso farlo. Ma dovrò aspettare che Alyssa se ne vada, o includerla nell'incantesimo. Secondo te cosa sarebbe meglio?» gli chiese la strega.

«Puoi ricordarti di includere anche Klaus per favore? A momenti sarà qui e desidererei che stesse qui al sicuro con me!» chiese un po' agitata la bionda intromettendosi.

«Sì, giusto, metti anche Klaus. Per Alyssa non saprei, non mi fido così tanto di quella ragazza. Se vuoi farlo subito l'incantesimo, dovete promettermi che la terrete d'occhio in qualsiasi istante.» disse Stefan, e Bonnie e Caroline annuirono.

«Per quello hai fatto rimanere Damon in casa con lei?» chiese Elena a mani conserte, con un velo di gelosia.

«Anche. Diciamo che non voglio che mio fratello sappia quello che ci stiamo dicendo.» rispose lui.

«Come?! Ma che stai dicendo Stef?! Vuoi lasciare che tuo fratello rischi di sparire – o morire – non dicendoglielo?!» Elena non poté fare a meno di sottolineare quella parola, e deglutire dopo averla detta. Stava andando in panico pensando di poterlo perdere, anche se sapeva di averlo ferito, quel pomeriggio, quando erano in giardino, dicendogli praticamente di starle lontano se non fosse riuscito a comportarsi da semplice amico.

«Non gli succederà nulla, tranquilla. Mi occuperò io di lui. Non voglio farlo rischiare, anzi, voglio proprio fare l'esatto contrario: se lui venisse a sapere tutto ciò, ne cercherebbe la causa e si metterebbe nei guai, lo sappiamo tutti. Perciò non gli dirò nulla, ma lo avviserò di stare più attento e uscire il meno possibile.» disse tranquillamente Stefan, alzando le sopracciglia.

«Sei sicuro che ti ascolterà?» chiese Caroline, che adesso era preoccupata anche per Elena.

«Io ci proverò. Se non mi ascolterà, troverò un'altra soluzione. Ma voi non dovete preoccuparvene. Ci penso io a mio fratello.» rispose risoluto il vampiro.


«E così quello è il tuo “fratellino”?» chiese Alyssa a Damon, con un sopracciglio alzato.

«Esatto. Credimi, non ha gli anni che dimostra.» le rispose lui, sghignazzando per l'ironia della frase. Chissà come l'avrebbe presa quella ragazza se avesse saputo che entrambi avevano più di 160 anni.

«E quanti ne ha allora?» chiese curiosa lei.

«Prova a chiederglielo!» la sfidò il vampiro, mentre si incamminava per la stanza. Inconsciamente andò a finire vicino al pianoforte, e sfiorò i tasti con le dita.

«Sai suonarlo?» gli chiese la ragazza, avvicinandosi anch'ella al pianoforte.

Lui era indeciso su cosa rispondere: sapeva che se avesse detto di sì, la domanda seguente sarebbe stata di farle sentire qualcosa. Ma decise di rischiare: «Sì, e sono molto bravo.».

«E soprattutto modesto!» ridacchiò lei.

Sul viso di Damon comparve un sorriso e da quel momento si dimenticò di essere stato tagliato fuori dal discorso di suo fratello: la risata di Alyssa era proprio bella da sentire, così naturale e dolce. Si accomodò sullo sgabello del pianoforte ed iniziò a suonare, anche se fino ad un'istante prima voleva evitarlo. Gli venne l'ispirazione e iniziò a muovere le dita sui tasti con gli occhi chiusi, seguendo una sua melodia in testa. Era talmente concentrato che non si accorse nemmeno che lei si era accomodata affianco a lui sullo sgabello. Quando infatti finì di suonare e riaprì gli occhi rimase sorpreso vendendosela affianco.

«Hai ragione, sei bravo. Era una composizione di qualche sconosciuto autore americano quella che stavi suonando? Non la conosco.» gli chiese curiosa.

«Diciamo di sì. Sei un'appassionata di compositori?» ribatté lui, il sorriso ancora sul suo viso.

«Anche. Suono il violino.» rispose la ragazza, con un velo di malinconia.

«Beh, allora dovrai farmi sentire qualcosa anche tu.» la stuzzicò, ma lei abbassò lo sguardo e gli sussurrò triste: «Quanto vorrei poterlo fare».

«Qual è il problema?» chiese teneramente il vampiro.

«Non ho il mio violino. L'ho dovuto lasciare in Italia, con la promessa che al primo viaggio, mio o dei miei, l'avrei fatto arrivare qui.» rispose lei ancora a testa bassa.

«Ehi...» le sussurrò, mentre le sollevava il mento con due dita «Nel frattempo puoi procurartene un altro, magari a noleggio se non vuoi comprarne uno». Alyssa aveva gli occhi pieni di lacrime, pronte a tracimare, e Damon ci si perse: il verde di quegli occhi sembrava un prato sferzato dal vento, un prato colmo di sincerità e nostalgia.

«Ti manca l'Italia, vero?» le chiese.

Lei annuì, e singhiozzando aggiunse: «Alcune cose mi mancano davvero tanto, ma sto bene qui. Mi piace Durham. Mi piace essere in America, dove ho sempre sognato di vivere. Oddio, ti sto riempiendo di lagne! Scusami per la stupida scena a cui ti sto facendo assistere…».

«Stupida?! Stai scherzando?! Non lo sai che fa bene piangere e sfogarsi ogni tanto?» le rispose lui, rivolgendole un caldo sorriso. E poi, seguendo il suo istinto, fece una cosa che non avrebbe mai pensato di fare: si mise a cavalcioni sullo sgabello e l’abbracciò, facendole appoggiare il viso sulla sua spalla, mentre le diceva che sarebbe andato tutto per il verso giusto, e che la nostalgia sarebbe passata col tempo.

«Grazie.» gli disse lei ancora singhiozzante, e si strinse a lui, provocandogli uno strano brivido. Gli sembrò di conoscere da sempre quella tenera ragazza che ora era abbracciata stretta a lui, ma non capì il perché.



Dopo qualche minuto Alyssa si riprese, e Damon decise di farle vedere il resto della casa per tenerle la mente occupata. Commentò ironicamente ogni stanza cercando di farla sorridere, e il più delle volte ci riuscì. Quando poi sentì che gli altri erano tornati, l’accompagnò in cucina.

Avevano un'aria tutt'altro che tranquilla, ma appena videro Alyssa arrivare sfoderarono i migliori sorrisi che avevano.

«Allora, dov'eravamo rimaste?» disse retoricamente Caroline, prendendo in mano un beauty case pieno di trucchi.

Le altre ragazze si guardarono tra loro e scoppiarono a ridere: era proprio inarrestabile!

Si misero attorno al tavolo “da ragazze” e cominciarono a provare diversi abbinamenti, mentre i fratelli Salvatore si diressero nell'open space.

«Che succede, fratello?» chiese irritato Damon. Ancora non gli andava giù che l'avesse tenuto fuori dal discorso.

«Niente, Damon. Ho solo avvisato le ragazze che è meglio stare in giro il meno possibile e quando si è fuori di stare sull'attenti, e credo proprio che dovresti farlo anche tu. In fondo non la conosciamo questa zona e potrebbero esserci licantropi o cacciatori di vampiri, no?» rispose Stefan cercando di sembrare il più credibile possibile.

L’altro si fece una grossa risata, e poi gli rispose spavaldo: «Fratellino, devo ricordarti chi sono? Sono sopravvissuto al morso di un licantropo e sono riuscito a portare dalla nostra parte un cacciatore di vampiri, anche se non credo che Alaric si potesse proprio definire tale.» e alla menzione dell'amico la sua espressione si indurì. Dopotutto gli mancava ancora molto, anche se erano passati diversi mesi.

«Damon, per favore, una volta tanto ascoltami. Sta' attento.» gli ripeté serio Stefan, poi gli desse una pacca sulla spalla e si sedette sul divano.

Damon rimase sorpreso dal tono del fratello, e sospettò che ci fosse qualcosa sotto, ma sapeva che non gliel'avrebbe mai rivelato. Pensò di sedersi sul divano con lui e provare a tirargli fuori qualche altra informazione, ma appena fece un passo suonò il campanello. Era Klaus. Gli aprì e si salutarono, poi salutò anche Stefan, che gli indicò la porta della cucina. L’Ibrido Originale ci andò spedito, e quando aprì la porta Caroline gli saltò letteralmente addosso. Si baciarono appassionatamente, per così tanto tempo che Elena e Bonnie tossirono per ricordar loro che non erano da soli in quella stanza. Quando si staccarono si guardarono negli occhi, colmi di gioia e di amore. Le due ancora non riuscivano a crederci che proprio lui potesse provare quelle emozioni, era ancora davvero strano per loro vederlo così. Klaus le salutò, poi si avvicinò ad Alyssa e si presentò: «Piacere, io sono Klaus, il fidanzato di Caroline.» le disse facendole il baciamano, da solito galantuomo che era.

«Piacere mio, sono Alyssa. Ci siamo conosciute all'università, studiamo nella stessa facoltà.» disse la ragazza garbatamente.

«Lo so, me l'ha detto. Mi dispiace essere arrivato mentre siete ancora impegnate, mi sa che dovrete continuare senza di lei.» disse lui, e prese la bionda in braccio, mentre entrambi ridevano felici guardandosi negli occhi.

«Spero non mi odierete per questo!» terminò, e se ne andò in camera di Caroline con lei ancora in braccio.



Bonnie si era allontanata con una scusa da Elena e Alyssa dopo che Stefan era entrato in cucina, facendole un cenno per fare l'incantesimo ora che erano tutti in casa, Klaus e Alyssa compresi. Damon aveva seguito il fratello, cercando di capire cosa gli stava nascondendo, ma non scoprì nulla di nuovo. Poi i quattro si misero a chiacchierare.


Caroline e Klaus avevano appena fatto l'amore. Erano abbracciati sotto le lenzuola, ancora su di giri, e si stavano coccolando dolcemente. La vampira sapeva che appena gli avrebbe detto della notizia, che Stefan le aveva dato poco prima, lui non avrebbe pensato ad altro, così aspettò un po' prima di iniziare il discorso. Ma non poteva più aspettare ormai.

«Sai, Stefan oggi ci ha detto di stare attenti quando siamo in giro. Dovresti farlo anche tu.» gli sussurrò, mentre era sdraiata sul suo petto.

«Attenti a cosa? E perché?» si sorprese l’Ibrido.

«Perché alcuni vampiri e delle streghe sono spariti. Si pensa che siano stati rapiti o peggio, uccisi. Io non voglio perderti.» gli rispose lei, stringendosi forte a lui.

«Non succederà.» la rassicurò lui, stringendola a sé a sua volta e baciandole i capelli.

La mente di Klaus percorse velocemente il millennio che aveva vissuto, alla ricerca di qualcuno che potesse essere la causa di tutte quelle scomparse, ma non ricordò nulla che avesse a che fare sia con i vampiri che con le streghe.



Damon nei giorni a seguire uscì ogni notte per poi tornare al mattino solo per andare all’università assieme a Elena, Caroline e Bonnie, e lì si incontrava con Alyssa. Chiacchieravano tutti insieme per un po', prima di dividersi nelle due facoltà. Poi, al pomeriggio, passava un po' di tempo con le quattro ragazze, e quando loro andavano a casa lui andava al pub o in qualche parco poco frequentato per riflettere. Il suo cervello ormai si stava per fondere, pensando sempre al perché suo fratello gli avesse raccomandato di stare attento, e dopo essersi comportato per qualche giorno in quel modo Stefan cercò di ribadirgli il concetto, ma con poco successo.

Una sera Damon aveva deciso di andare prima al parco e dopo qualche ora al pub, ma quando arrivò ci trovò una sorpresa: anche Alyssa era lì. Era seduta tutta sola ad un tavolino, in un angolo del pub, lontano dalle forti luci del bancone. Si sedette di fronte a lei, al suo tavolo, facendole quasi andare di traverso l'aperitivo che stava bevendo.

«Che ci fa una ragazza come te qui, in un misero pub, a bere un aperitivo tutta sola?» le chiese sfacciato.

«Ti ricordo che ho 21 anni compiuti, posso permettermi di andare in qualsiasi pub e bere quanto e cosa mi pare. Tu invece che ci fai qui, da solo? Non hai i tuoi amici con cui venire al pub?» rispose risoluta la ragazza.

«Diciamo che non amano bere quanto me.» rispose lui con un sorrisetto beffardo, poi ordinò un whisky e le fece così compagnia. I due si punzecchiarono a vicenda per tutta la sera.

«Beh, si è fatto tardi. Direi che sarà meglio tornare a casa, altrimenti domani chi si sveglia per l'università!» disse Alyssa prendendo la borsetta dallo schienale della sedia.

«Già. Ti accompagno.» disse Damon alzandosi.

«Oh, no no, non ti preoccupare! Tanto abito qua vicino! Ci vediamo domani!» disse tutta imbarazzata e se ne andò velocemente. Lui si insospettì, e decise di seguirla di nascosto.

Casa sua era tutt'altro che vicina al pub. A piedi ci aveva messo mezz'ora per arrivare a casa, se così si poteva definire. Era un vecchio condominio, piuttosto malconcio, e lei stava addirittura al piano sotterraneo. Damon ovviamente si limitò ad osservare l'interno dell'appartamento dalla piccola finestra che dava sul giardino: la camera che si vedeva era una piccola cucina, con un tavolino per due persone e un divano. C'erano sia il portone d'entrata che un'altra porta. Sperò che portasse ad un corridoio e che a sua volta portasse ad altre diverse stanze, ma quando Alyssa la aprì notò con grande tristezza che portava ad un piccolo bagnetto, dove a malapena ci stavano i sanitari essenziali e una cabina doccia così stretta che ci stava giusta giusta una persona all'interno. Il suo cuore di si strinse all'idea che quella ragazza, così dolce e così allegra, stesse in un posto così sudicio.

Alyssa uscì dal bagno, si avvicinò alla valigia affianco alla porta del bagno, e da essa tirò fuori un pigiama. Damon si voltò, intuendo che lei si stava per spogliare. Avrebbe potuto approfittarne per dare una sbirciatina, ma qualcosa lo trattenne dal guardare dentro quella finestra. Quando dopo un minuto la luce si spense, si affacciò di nuovo: la ragazza era raggomitolata sul divano, avvolta in un lenzuolo, forse l'unica cosa decente di tutta la casa, e stava cercando di addormentarsi. Mosche e zanzare però non le davano pace, ce n'erano parecchie, e il vampiro riuscì a vedere anche delle formiche per terra.

Damon si giurò che avrebbe fatto qualcosa, qualsiasi cosa, purché Alyssa non dovesse più vivere così. Se non fosse stato per le finestre bloccate di sicuro si sarebbe introdotto furtivamente e avrebbe almeno scacciato tutti quegli insetti fastidiosi. Per il momento, però, decise di stare lì, solo a guardarla, e assicurarsi che oltre tutto ciò che aveva già visto non ci fosse di peggio.



Nei tre giorni seguenti, dopo la scuola, Damon chiese ad Alyssa di poterla accompagnare a casa, ma lei trovò le più disparate scuse per declinare la proposta. Non sapeva però che lui, ogni notte, era comunque a casa sua, fuori dalla finestra, ad osservarla mentre dormiva.

Il giorno dopo le chiese per l'ennesima volta se volesse un passaggio a casa, ma lei rispose che aveva delle commissioni da sbrigare e non sarebbe tornata prima di sera. Così lui, stufo di quella situazione e dell'essere inerme, non potendola aiutare, andò a casa sua. Sbirciò dalle finestre: lei era in casa. Era arrivato il momento di farle sputare la verità, anche se la conosceva già. Così si avvicinò al campanello, e cercò “Ferrari”. Pigiò il pulsante, e dopo qualche secondo sentì delle porte all'interno del condominio che si aprivano, e dei passi che si avvicinavano. «Non le funziona nemmeno il citofono», pensò.

Il portone si aprì, e Alyssa si trovò Damon davanti.


To be continued………

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ElenaDobrevSomerhalder

   
 
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